CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII legislatura"I sardi sono ricchi, ma vivono da poveri. Occorre cambiare". Il presidente del Consiglio regionale, concludendo il seminario di studi sulla Sardegna e le politiche europee, ha auspicato azioni più incisive in difesa dei diritti dell'Isola
Cagliari, 25 giugno 2001 - "I sardi sono ricchi, non lo sanno, e vivono da poveri". Il presidente del Consiglio regionale Efisio Serrenti, concludendo il convegno di studi sulla Sardegna e le politiche comunitarie, che si è svolto oggi nell'aula dell'Assemblea regionale, ha auspicato che tutti i rappresentanti dell'isola, presenti nelle diverse sedi istituzionali, sappiano far sentire la loro voce in difesa dei giusti diritti della Sardegna.
"E' necessaria una grande coesione, ha concluso Serrenti. Il Consiglio si farà, quindi, promotore di altri incontri, di altre iniziative, e collaborerà con la Giunta e con i rappresentanti sardi in seno al Parlamento europeo per avviare tutte le iniziative politiche necessarie, per garantire l'inserimento della Sardegna nel processo di costruzione della nuova Unione europea".
Il presidente del Consiglio regionale, nel suo breve cenno conclusivo, ha raccolto gli inviti e le proposte emerse durante la giornata di studi, incentrata sull'utilizzo delle opportunità che la Unione europea offre anche alla nostra isola ed all'ormai imminente allargamento della Comunità ai paesi dell'Est.
L'allargamento agli Stati dell'est, comunque, non "deve rappresentare un pericolo per la nostra Regione, anzi. Nuove esigenze, nuove istanze, realtà diverse da quelle dei paesi occidentali sono una occasione importante, da non perdere". Il deputato Antonello Cabras, condividendo in pieno la proposta di dare vita ad una sede istituzionale permanente, nel cui ambito approfondire e dibattere i temi europei, ha sottolineato come "l'allargamento" sia un obiettivo di grandissima rilevanza politica". Non dobbiamo avere paura di diventare più grandi e più forti, "dobbiamo semplicemente capire dove va la storia e stringere le necessarie alleanze con i Paesi, con le regioni che hanno interessi simili".
"Non credo che tutte le isole europee abbiano le stesse esigenze che abbiano noi", ha aggiunto Antonello Cabras. Ed ha indicato nella necessità di mettere a punto nuove strategie, condivisibili con le isole e le regioni marginali che hanno i "nostri stessi problemi, come ad esempio la Corsica", la strada migliore. Il recente referendum irlandese ha aperto nuovi scenari, ha indicato una strada che potrà avere anche importanti risvolti giuridici. Il trattato di Nizza, d'altro canto, indica che le riforme, gli interventi comunitari saranno decisi "nei limiti delle disponibilità di bilancio". Il fondo di coesione, che potrebbe sostituire gli interventi dell'Obiettivo 1, potrà avere risultati positivi anche per la Sardegna, a condizione che i diversi paesi non "scarichino, sulla compatibilità, i loro processi di sviluppo", senza adeguate risorse finanziarie.
La Sardegna, comunque, può puntare anche sulla "insularità", un principio ormai sancito nei trattati comunitari, a condizione che "vengano rispettati i vincoli del patto di stabilità", una condizione grave, vista l'attuale situazione socio-economico sarda, ma assolutamente necessaria.
"Le isole o alcuni territorio con handicap, possono comunque affrontare con fiducia l'allargamento dell'Unione, chiedendo il necessario incremento dei finanziamenti europei o deroghe ai movimenti di capitali o alle norme sulla concorrenza. Decisioni che vengono, in ogni caso, prese in sede comunitaria, ha concluso Antonello Cabras. Ma la Sardegna ha, comunque, un grande ruolo da giocare nella ormai imminente realizzazione della zona di libero scambio del Mediterraneo".
La Sardegna è in grado di accettare una sfida di questa importanza. Se lo è chiesto il consigliere di An Cesare Corda, il quale ha tracciato un quadro dell'Isola assolutamente negativo. In Sardegna esiste, da troppo tempo, un gravissimo problema idrico, non ci sono infrastrutture, manca un'autostrada, la rete viaria è superata, le ferrovie sono ferme alla fine dell'Ottocento, la politica del credito è pesantemente controllata da istituti che non hanno sede in Sardegna.
"Non c'è sviluppo se non c'è cultura e grande preparazione professionale". E' necessario, quindi, puntare molto sulla ricerca, sulla valorizzazione del patrimonio culturale isolano, sulla formazione professionale, che deve essere assolutamente adeguata alle reali esigenze di una società in rapido sviluppo.
Il riconoscimento del merito, i premi per coloro che meglio operano e che sono in grado di competere sull'ampio scenario europeo, la realizzazione delle necessarie infrastrutture, la valorizzazione del patrimonio culturale, la riorganizzazione della macchina burocratica, anche "un assessorato per l'Europa", sono temi condivisi anche da Pierpaolo Vargiu, consigliere regionale del Patto Segni-Riformatori.
"La Sardegna può anche uscire dall'obiettivo 1, ha detto Vargiu, ma deve ottenere un occhio di riguardo dalla Commissione e dal Parlamento europei". Per ottenere questa maggiore considerazione, tuttavia, occorrono più dinamismo, più efficienza "ed i soldi disponibili devono essere assolutamente spesi".
La questione europea, infatti, è ormai diventata la "questione centrale" della politica sarda. "Si va verso un'Europa delle regioni" e per inserirsi stabilmente in questo nuovo processo si deve, necessariamente, affrontare il tema delle riforme ed "il Consiglio regionale, ha concluso Pierpaolo Vargiu, è la sede adatta per esaminare e decidere queste cose".
Una sede adatta per affrontare un grande tema, diviso in due parti fondamentali: le questioni interne, le questioni esterne.
In Sardegna, intanto, sui subiscono i grandi processi europei, si subiscono le scelte e le decisioni prese molto lontano. "Invece i sardi devono diventare protagonisti attivi di tutti i processi che interessano la nostra isola". Protagonisti attivi che non temono l'allargamento della Unione, che da queste aperture ai paesi dell'ex impero comunista devono, anzi, trarre spinta propulsiva per disegnarsi un nuovo ruolo nell'ambio bacino del Mediterraneo. Mauro Pili, esponente di punta di F.I. intervenendo nel dibattito. Dopo aver tracciato un quadro "continentale" egemonizzato dalla Germania, che ha imposto il recupero delle sue regioni orientali, Pili ha ribadito la necessità che l'Isola, il nostro Paese, diventino il reale baricentro dello sviluppo del paesi del Mezzogiorno d'Europa, sostenendo che "ci si deve aprire ai mercati africani, medio-orientali".
Gli interessi regionali, nazionali, trovano molto spesso favorevoli opportunità nei paesi aldilà del mare. Ma aprirsi agli Stati delle altre rive mediterranee impone una struttura amministrativa e produttiva di ben diverso livello. La Regione deve avviare la battaglia per le infrastrutture, anche quelle finanziarie, deve ottenere che vengano messe a disposizione anche le risorse dei Piani operativi nazionali (PON), deve allacciare rapporti internazionali stretti, necessari per realizzare le grandi opere, come il metanodotto Algeria-Sardegna-Corsica-Francia, in grado di garantire lavoro e sviluppo. Ma anche con la vicina Corsica i rapporti, gli accordi, non devono essere episodici, sporadici. L'Isola è alle prese con un grande processo di desertificazione ambientale, ma anche con un drammatico processo di desertificazione finanziaria. Queste emergenze devono essere affrontate, anche con la collaborazione delle regioni vicine. Il progetto generale di sviluppo deve, inoltre, essere profondamente rivisto. Si deve puntare sulle reali vocazioni isolane. Il turismo, l'agro-zootecnia, l'agro-industria sono occasioni che non possono essere ulteriormente ignorate. Si deve valorizzare il patrimonio, culturale, ambientale, produttivo della Sardegna e lo si può fare se i finanziamenti disponibili vengono usanti, immediatamente, nel modo migliore.
Queste le ragioni interne alle quali ha fatto cenno Mauro Pili, il ritardo sistematico nel decidere e nello spendere, retaggio del passato, "ha fatto perdere favorevoli occasioni". Un modo di fare che non può più essere accettato, anche perché la "regione dovrà reperire le risorse necessarie per finanziare i suoi programmi, Risorse che poi saranno restituite dall'UE". Ma i tempi di istruttoria, di spesa, sono sempre eccessivamente lunghi, mentre occorrono regole e procedure snelle, efficienti, in linea con i tempi europei. I risultati finora ottenuti con i Por, ad esempio, non sono adeguati alle aspettative della società sarda. Occorre cambiare metodi e procedure "ed il Consiglio deve fare la sua parte", favorendo la profonda revisione della macchia regionale, per metterla in grado di affrontare con successo questa nuova sfida.
Ci sono molte cosa da cambiare, ma non tutto è stato inutile. Intanto vanno rivisti i criteri ed i parametri seguiti per esaminare la realtà sarda, poi si deve "finalmente passare dalle affermazioni di principio, ai fatti". Il presidente della Giunta, Mario Floris, in una breve replica agli intervenuti nel lungo ed appassionato dibattito, ha ricordato la vertenza aperta con lo Stato che "qualche risultato positivo ha prodotto ed altri arriveranno". Certamente il cammino è ancora lungo, ma ricordando che "siamo, prima di tutto, un'Isola italiana, prima che un'isola europea" Mario Floris ha confermato la validità della trattativa col Governo, avviata per ottenere la restituzione di tutte le imposte riscosse in Sardegna, il riconoscimento del diritto di "trattare" direttamente programmi e progetti, in sede comunitaria o nazionale, che riguardano la nostra Isola.
"Abbiamo fatto scelte coraggiose, coerenti, ha concluso Mario Floris, ed i risultati ci daranno certamente ragione".
Ma i risultati si ottengono anche con politiche attive incisive, con una presenza costante nelle sedi più opportune. Concludendo il convegno, Mariotto Segni ha ricordato come sia difficile il cammino delle riforme, come sia arduo ottenere in Europa risultati positivi, quando la "classe politica regionale sembra troppo distante da questi temi".
In questo seminario sono state dette cose molto giuste, ha aggiunto Mariotto Segni. Si è parlato, senza preoccupazione eccessiva, dell'allargamento dell'Europa, che "va fatto il più velocemente possibile, ma con serietà" e tenendo conto delle realtà di tutti i paesi comunitari. "Ora si devono predisporre gli strumenti operativi necessari per accelerare il nostro cammino". Ed il parlamentare europeo ha indicato in un tavolo di lavoro anche allargato, in un costante incontro-confronto con il Governo, a partire dal problema dell'insularità, in una serie di incontri con i responsabili dei diversi dicasteri, primo tra tutti quello delle politiche per il Mezzogiorno, questo "essenziali", strumenti di confronto politico.
Ma, ha concluso Mariotto Segni, ci sono alcune iniziative da decidere ed attuare subito, ad esempio la realizzazione delle autostrade del mare o del metanodotto Algeria-Europa, "ed una stretta collaborazione con la Corsica, per risolvere i problemi comuni, è la scelta più utile e razionale".
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