CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII legislatura

Presentata dal gruppo consiliare di Federazione dei democratici e dei socialisti una proposta di riforma dello Statuto speciale della Sardegna

Cagliari, 7 giugno 2001 - "Si parla tanto di riforme, poi non si fa nulla. Oppure si propongono soluzioni che avrebbero bisogno di molti anni per giungere a conclusione". Il capogruppo di Federazione dei democratici e dei socialisti, Peppino Balia, ha presentato in Consiglio regionale "una ipotesi di percorso", decisamente più veloce di quelle proposte da altre forze politiche, per giungere in tempi rapidissimi ad una sostanziale modifica dello Statuto speciale della Sardegna.

Una operazione, hanno sottolineato i consiglieri regionali dello stesso gruppo Raimondo Ibba e Pierangelo Masia, che deve essere conclusa prima che diventi definitiva la riforma delle Regioni approvata dal Governo alla fine della scorsa legislatura; riforma che ha concesso molti poteri a tutte le regioni italiane riducendo, se non si interverrà tempestivamente, la "specialità" di quella regionale sarda.

L'assemblea costituente è  immediatamente improponibile, perché si dovrebbe far approvare una legge di modifica costituzionale; le altre iniziative ipotizzate non sono in grado di portare ad una reale modifica dello Statuto, quindi inutili. Partendo da queste premesse, il gruppo consiliare di Federazione dei democratici e dei socialisti, d'intesa con Benedetto Ballero, docente universitario ed esponente di spicco del socialismo isolano, ha messo a punto una strategia "più rapida ed incisiva".

"Il professor Ballero, ai sensi dell'articolo 50 della Costituzione e dell'articolo 1 dello Statuto, presenterà una petizione al Consiglio regionale, perché si apra, subito, una approfondita discussione sulle riforme". I consiglieri di Fds, hanno anticipato Peppino Balia, Raimondo Ibba e Pierangelo Masia, dal canto loro presenteranno una mozione, sulla quale chiederanno il consenso anche delle altre forze politiche presenti in Consiglio, che proporrà le necessarie integrazioni e modifiche allo Statuto speciale. Il "Nuovo Statuto", approvato dal Consiglio, dovrebbe essere immediatamente trasmesso al Parlamento come "proposta della Sardegna" ed approvato con una legge costituzionale.

Ma tutto ciò dovrebbe avvenire in tempi brevissimi, perché la legge costituzionale 2/2001 ha profondamente variato lo Statuto speciale, per quanto riguarda la forma di Governo e l'elezione diretta del presidente della Giunta. La riforma del titolo V della Costituzione, approvata successivamente dal Parlamento, ha modificato altri aspetti particolarmente significativi, quali i poteri delle regioni, i nuovi rapporti tra le stese regioni e lo Stato. Questa nuova riforma, forse ignorata o sottovalutata dai più, sarà ora sottoposta al referendum confermativo, secondo quanto prevede l'articolo 138  della Costituzione.

Questa legge, però, prescrive che "sino all'adeguamento dei rispettivi Statuti, le disposizioni della presente legge costituzionale si applichino anche alle regioni a statuto speciale….per le parti in cui prevedono forme di autonomia più ampie rispetto a quelle già attribuite".

Quando questa legge entrerà in vigore, ha ricordato Ballero, vi sarà un massiccio incremento dei poteri di tutte le Regioni italiane, compresa quindi la Sardegna, la quale fruirà di un incremento di poteri ben superiore rispetto a quelli sinora rivendicati.

Ma sparirà la "specialità" dell'autonomia sarda.

"Quindi, ha aggiungo Peppino Balia, è necessario che il referendum confermativo passi, perché sarebbe in ogni caso una ottima base di partenza per ottenere una reale differenziazione rispetto alle regioni ordinarie, completando la riforma con l'introduzione delle indispensabili norme finanziarie, dell'articolo 13, della continuità territoriale e di quelle peculiarità che fanno della Sardegna una regione "davvero" speciale".

Sono necessari, hanno affermato gli esponenti socialisti, tempi rapidi e decisioni politiche concrete, perché "sono troppe le forze politiche, specialmente del settentrione, che vogliono cancellare le regioni speciali ed affermare con forza il federalismo economico, ben diverso da quello solidale, per il quale si battono, invece, le forse progressiste".


>