CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII legislatura

Illustrata in Consiglio una proposta di legge che prevede "norme a sostegno delle iniziative a favore delle donne in difficoltà"

Cagliari, 5 giugno 2001 - I dati ufficiali sono largamente incompleti ma mostrano una preoccupante crescita dei casi di violenza nei confronti delle donne. Sono sempre più numerosi i casi che vengono denunciati, aumentano costantemente i casi di sopraffazione di ogni tipo, che le donne cominciano a denunciare, superando i loro timori, vincendo quella forma di riserbo che ha spesso impedito alle vittime di indicare i loro carnefici.

In questa situazione, estremamente preoccupante, troppo spesso la strutture pubbliche non sono in grado di fornire l'assistenza e l'aiuto necessari per superare i momenti più difficili, specialmente quando in queste vicende sono coinvolti anche dei bambini  e dei minori.

"Servono iniziative concrete, risposte rapide e tempestive alle richieste di aiuto che giungono da tante donne, costrette a subire violenze psicologiche e fisiche di ogni genere, spesso nel chiuso delle loro case. Abusi che raramente venivano e vengono denunciati, anche per il timore di ritorsioni più gravi".

Le iniziative più opportune sono previste in una proposta di legge degli onorevoli Michele Cossa, Noemi Sanna Nivoli, Mariella Pilo, Claudia Lombardo, Massimo Fantola, Pierpaolo Vargiu, Gavino Cassano, interventi illustrati, nel corso di una conferenza stampa, dagli stessi presentatori.

"Partendo dalle esperienze del mondo del volontariato e da quelle  maturate dagli enti locali, ha detto Michele Cossa, spiegando le ragioni che hanno ispirato il provvedimento di legge, abbiamo previsto interventi finanziari per favorire la realizzazione di  centri antiviolenza, di case di accoglienza ed ospitalità, ai quali possano far ricorso le donne che vogliono sottrarsi a particolari situazioni di pericolo. Per realizzare queste strutture, in grado di accogliere temporaneamente le donne ed, eventualmente, anche i loro figli, la Regione potrà contribuire sino al cinquanta per cento della spesa prevista, un contributo cumulabile con gli interventi finanziari comunitari, statali o degli enti locali".

La proposta di legge, messa a punto con l'assistenza di esperti della materia, prevede la realizzazione di una serie di "servizi", necessari per superare i momenti particolarmente difficili nei quali si possono trovare le donne, siano esse "cittadine italiane o straniere".

I centri antiviolenza e le case di accoglienza possono essere realizzate dagli enti locali, da associazioni femminili e di volontariato, da organizzazioni formate dagli enti pubblici e dalle organizzazioni non lucrative di utilità sociale (Onlus). I progetti, che possono essere finanziati anche in diverse annualità, possono prevedere tutta una serie di "servizi" ed iniziative per favorire incontri e colloqui preliminari, per realizzare "percorsi personalizzati" di uscita dalla violenza, per fornire la necessaria assistenza di carattere legale, di affiancamento della donna "nella fruizione dei servizi pubblici o privati". In tutti i casi saranno rigorosamente rispettate la massima riservatezza e l'anonimato.


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