CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII legislatura

La Spisa (presidente Commissione Programmazione, Bilancio e Credito): la Fondazione venda subito il pacchetto azionario del Banco di Sardegna Spa e i responsabili della dissennata gestione siano individuati.


Cagliari, 30 dicembre 2000 - Una gestione fallimentare quella che ha portato il Banco di Sardegna sull'orlo del collasso e del commissariamento. Sono stati sperperati migliaia di miliardi commettendo evidenti errori sia nel settore del credito sia negli investimenti finanziari.  Chi ha commesso questi errori madornali va messo velocemente alla porta. Questo, in sintesi, il giudizio espresso sulla bufera che si è abbattuta sulla più importante banca sarda dall'on. Giorgio La Spisa (Fi), presidente della terza Commissione del Consiglio regionale (Programmazione economica e sociale, Bilancio, Credito) che sentirà, a metà gennaio, il presidente della Fondazione, Vanni Palmieri, per essere informata sul processo di privatizzazione e di risanamento della Spa.

La Spisa lamenta che la Fondazione abbia tagliato fuori "da qualunque decisione sulla gestione" la Regione. "Se tale atteggiamento fosse originato dalla divergenza politica fra  governo regionale e Fondazione,  ciò costituirebbe motivo non solo grave - dice La Spisa - , ma inaccettabile".  In realtà qualche "sospetto" ci sarebbe.2Lo statuto - afferma il consigliere regionale di forza Italia - è stato riscritto con l'evidente scopo di garantire al centro sinistra il controllo della Fondazione, prevedendo un rappresentate sia della Regione che di ciascuna Provincia. "Ma evidentemente si sono fatti i conti senza l'oste, perché con le ultime elezioni tre Province su quattro sono passate al centro destra".

Tuttavia, considerata la situazione preoccupante del futuro del Banco, è auspicabile che il nuovo organismo direttivo che guiderà la Fondazione "sia sganciato, quanto più possibile, dalla politica".  La Regione "è disponibile al confronto in un clima non conflittuale, ma di sana dialettica".

Quanto alla vendita del pacchetto di maggioranza alla Popolare dell'Emilia Romagna, "rientra nel processo di privatizzazione e nessuno ha da ridire". Nessuna "ostilità" nei confronti della nuova proprietà. "Oltretutto - prosegue La Spisa - la vendita avviene su precisa indicazione della Banca d'Italia in seguito a un'ispezione che ha accertato sofferenze elevate e un capitale di rischio impoverito oltre il margine di tranquillità". Perciò è necessario insistere con la Fondazione perché affretti i tempi della vendita del restante pacchetto azionario.

Alla nuova proprietà spetta il compito di risanare la banca e di darle competitività nell'affollato mondo del credito perché diventi appetibile anche ad un possibile azionariato diffuso. Solo una volta raggiunta questo obiettivo si può andare in Borsa.

Ma per dare al Banco gambe buone occorre - afferma l'on. La Spisa - un'azione coraggiosa  di revisione della dirigenza. L'assetto manageriale (una volta messe in chiaro le responsabilità della debacle gestionale) va modificato. Sono passi inevitabile si vuole salvare un patrimonio importante per la Sardegna.

Tuttavia  il risanamento della Spa "non può prescindere  da un'altra decisione coraggiosa sul destino della Banca di Sassari. Se andrà avanti la fusione per incorporazione - aggiunge La Spisa - la situazione diventerà più complessa e difficile da risolvere. Non credo che le diseconomie della Banca di Sassari possano aiutare a risolvere le diseconomie del Banco di Sardegna".

Quanto all'ex Banca Popolare "deve conservare la propria autonomia che rappresenta una risorsa dell'economia sarda". La competizione, sottolinea La Spisa, non ha mai fatto male a nessuno; spesso, al contrario, ha favorito il mercato. Perciò "bisogna studiare modalità appropriate per restituire autonomia alla banca di Sassari".   

Nessun incontro è previsto fra la terza Commissione e i vertici del Banco. Nessun giudizio per ora su una dirigenza che qualcuno sostiene avrebbe meritato il commissariamento. "Credo - conclude La Spisa - che la prudenza sia d'obbligo in questa fase. Tuttavia le responsabilità dell'infelice gestione del Banco negli ultimi anni vanno individuate. A qualunque livello ciò sia avvenuto".


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