CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII legislatura
La maggioranza di Centrodestra: fare luce sulla gestione della sanità regionale. E' intollerabile il debito delle Asl che si avvicina complessivamente ai mille miliardi e penalizza la qualità dei servizi. Azione di responsabilità verso i vecchi amministratori?
Cagliari, 25 gennaio 2001 - La sanità regionale? Una fabbrica di debiti in costante aumento: 50 miliardi nel 1997, 157 nel 1998, 377 nel 1999, una cifra imprecisata nel 2000 perché neppure l'assessore competente è riuscito ad avere dalle Asl i bilanci definitivi. Tirando le somme, se il deficit non raggiunge i mille miliardi, poco ci manca. C'è da preoccuparsi e i consiglieri di Centrodestra della Commissione sanità se ne preoccupano chiedendo di sapere come sono maturati i deficit delle aziende sanitarie, se per gestioni allegre (per citare il Ragioniere dello Stato, Monorchio) o per far fronte a necessità organizzative (l'adeguamento, ad esempio, degli ospedali alle norme di sicurezza) pur senza le coperture finanziarie. Insomma, nel buco nero della sanità regionale c'è qualcosa che non quadra, soprattutto perché non si conoscono i dati precisi. E lo Stato, intanto, si tira indietro: se le Asl continuano a fare debiti ci pensino le Regioni a ripianarli. Come? Attivando l'autonomia impositiva, che significa imporre nuove tasse a carico del cittadino che diventa l'incolpevole capro espiatorio si una situazione difficile e controversa.
Un "grido di dolore", quello del Centrodestra, per mettere fine a una lunga situazione di incertezza che ha caratterizzato la gestione dei "piccoli imperatori" (li definisce così l'on. Liori), i manager dai pieni poteri che hanno fatto il bello e il cattivo tempo. Ora - dice il Centrodestra - si cambia registro. Il rapporto con i nuovi manager è fiduciario, ma tutti sono sotto esame. Chi non rispetta gli obiettivi assegnati (uno scollamento non superiore al 5 per cento fra entrate e spese) verrà richiamato all'ordine. L'obiettivo finale, spiega il presidente della Commissione Sanità, l'on. Noemi Sanna Nivoli, è quello di evitare che il cittadino, spesso mal servito nel principale fra i diritti civili, quello alla salute, paghi le spese di un sistema che non funziona e non può migliorare senza una svolta decisiva, perché il bilancio della sanità è rigido proprio a causa dei molti debiti e riduce al lumicino qualunque tentativo di programmazione per migliorare la qualità dei servizi.
Un passato da non dimenticare, dunque. Al contrario da indagare per capire se ci sono state responsabilità e, in tal caso, chi e in qual misura è chiamato a risponderne. Nessun velo pietoso, insomma, da stendere su gestioni un po' misteriose; ma la necessità di sapere i motivi di gestioni passive. Non tutte, allo stesso modo, nel senso che alcune piccole Asl (Sanluri e Lanusei, ad esempio) raggiungono la parità di bilancio, altre medie (come Olbia o Oristano) migliorano le loro performances, mentre le più grosse (Cagliari, Sassari, Nuoro) sono una mezza catastrofe.
Difficile, comunque, fare di tutt'erbe un fascio. Lo spiega l'on. Licandro riferendosi alla "non omogenea erogazione di servizi" fra Asl e Asl. A Oristano (situazione che l'on. Licandro conosce bene) non c'è il servizio di oculistica, neuro e dermatologia, né la risonanza magnetica. Per una mammografia le liste d'attesa raggiungono i 10 mesi ("ma come pensare in queste condizioni a una prevenzione efficace?"). Un quadro allarmante che la nomina del nuovo manager non attenua, perché non si è mai occupato di sanità. Nessun giudizio a priori, spiega Licandro; ma Oristano deve avere una sanità efficace e non può far quadrare i conti collezionando vistose carenze.
Altro esempio da non imitare, la gestione degli ultimi due anni dell'Asl 3 di Nuoro. E' vero che la diffusione sul territorio crea diseconomie, ma, precisa l'on. Capelli, c'è un'inchiesta della magistratura che ha drizzato le orecchie su appalti molto dispendiosi e per onerosi acquisti di attrezzature. E poi è sintomatico che la sanità privata faccia utili e quella pubblica collezioni debiti. Il privato eroga solo servizi remunerativi? Utilizzi quei servizi la sanità pubblica, alla quale non si chiede di fare utili, per ripianare il bilancio di servizi in perdita che è comunque chiamata a erogare.
Chiarito che la Commissione consiliare non è una "commissione d'inchiesta", la necessità di vederci chiaro in un pianeta quasi sconosciuto è, afferma l'on. Sanna Nivoli, "più che un dovere politico, un dovere morale". D'accordo - spiega l'on. Cappai - nel ripianare il buco con la previsione di un mutuo (le risorse ordinarie davvero non sono sufficienti), ma a patto che si raggiunga una gestione trasparente e oculata. Dunque, la prima necessità è conoscere la spesa. "Le Asl si sono rivolte a consulenti esperti di amministrazione, esperti di contabilità o del mondo del lavoro per avere i bilanci in regola e subito. Risultato: hanno speso centinaia di milioni ma i bilanci non sono arrivati. L'assessore ci ha messo otto mesi per farsi consegnare la contabilità degli ultimi tre anni".
Ma diseconomia è anche avere una struttura sanitaria e non avviarla. Il centro di cardiochirurgia dell'Asl di Sassari è pronto da tempo, ma non funziona perché manca il personale e una serie di attrezzature. Chi ha bisogno di quel tipo di prestazione - afferma l'on. Cassano - deve andare nella penisola. Se ne vanno 10 miliardi all'anno, si creano molti disagi agli utenti. Il passato è denso di ombre e l'ipotesi di "gravi omissioni da parte dei manager", sostiene Cassano, non è campata in aria.
Nessun giudizio a priori - commenta l'on. Randazzo - sui vecchi manager. Se, infatti, quei debiti sono maturati per ridurre i disagi dei malati, migliorando le strutture ospedaliere, "siamo d'accordo". Ma ricorda che a Sassari si opera a temperature di 40 gradi perché "nelle sale operatorie non c'è condizionatore". E questo esempio non dà l'impressione che si sia agito in quella direzione.
Il Consiglio regionale - precisa Sanna Nivoli - conferma la propria autonomia dalla Giunta e l'impegno ad avallare solo un modello di sanità che sia rispettoso del malato. E' un messaggio rivolto ai nuovi amministratori? "Anche a loro".
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