CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII legislatura

Conferenza stampa del Centro sinistra: il progetto di legge della Giunta sul riordino dell'urbanistica mette a rischio il patrimonio ambientale e paesaggistico della Sardegna


Cagliari, 23 gennaio 2001 - Il Centro sinistra fa quadrato per opporsi al disegno di legge in materia urbanistica presentato dalla Giunta regionale; lo considera un attentato alla salvaguardia dei beni del paesaggio e dell'ambiente, "patrimonio inviolabile dei sardi" ed è fortemente preoccupato dal regime di "anarchia" che l'abrogazione di una serie di vincoli prevista dal disegno di legge determina con conseguenze oggi non calcolabili. Per questo motivo ci sarà una proposta unitaria che viene dai banchi dell'opposizione. Il fine non è quello di fare da contraltare alla proposta della maggioranza, ma di mantenere quelle garanzia di tutela che - se dovesse essere approvata la proposta del governo regionale - sarebbero compromesse.

Il giudizio, molto negativo e ampiamente motivato, è stato espresso nel corso di una conferenza stampa. L'on. Gian Mario Selis ha sostenuto che, al contrario delle pretese di semplificazione, il disegno di legge della Giunta in realtà complica le cose, da una parte perché mette a rischio alcuni capisaldi della difesa del paesaggio, compresa quella fascia costiera di salvaguardia che vieta l'edificazione entri 300 metri dal mare, un valore culturale faticosamente acquisito che sarà rapidamente vanificato perché entro 18 mesi perderà la sua efficacia (ma la perderà da subito nella gestione pattizia, fra Giunta e imprenditori, con la procedura degli accordi di programma). Paesaggio e ambiente non sono valori da tenere sotto vetro, ma non devono essere obiettivo di un rinnovato assalto alla diligenza. "L'assenza di paletti certi - ha aggiunto Selis - e l'ampia discrezionalità concessa al governo regionale nel concedere deroghe non solo rappresentano un esagerato arbitrio, ma rischiano di creare danni permanenti".

Per l'opposizione - ha detto l'on. Carlo Dore - non ci sono dubbi: il disegno di legge crea un neo centralismo della Regione, un vero e proprio tuffo nel passato quando era l'assessorato all'Urbanistica a decidere. Infatti, mentre la Giunta rafforza le proprie prerogative, azzera il ruolo delle Province e mortifica quello dei Comuni; ma sottrae anche qualunque competenza al Consiglio regionale persino su progetti di grandi dimensioni.

In un clima di generale incertezza, determinato anche dall'annullamento dal Consiglio di Stato di 7 dei 14 piani paesistici regionali perché ritenuti scarsamente efficaci nella tutela ambientale, fa spicco - ha sostenuto Dore - la lunga inerzia della Giunta, bruscamente interrotta da una proposta che, anziché colmare le lacune in materia, mostra una "palese insofferenza alla norma che tutela paesaggio e ambiente".

Il rischio di una "vacanza" della norma potrebbe davvero cambiare il volto delle coste, che potrebbero riproporre modelli da Riviera adriatica, commettendo "un delitto nei confronti dell'umanità".

Da una parte, dunque, il Centro sinistra vuole opporsi a un periodo di confusione e di tangibili rischi, dall'altra intende semplificare la legislazione esistente e renderla omogenea dando certezza a imprenditori e cittadini. Lo ha detto l'on. Cicito Morittu ribadendo che lo spirito della proposta della giunta è nell'articolo 9 della legge, che "abroga e cancella, per ricominciare tutto da capo". Con qualche contraddizione, come quella di prevedere nella Finanziaria dell'anno passato finanziamenti per i piani paesistici provinciali e, invece, di cancellare le Province da qualunque compito di programmazione. Ma ricominciare da capo significa - ha argomentato Morittu - un tormentone che durerà dai 10 ai 15 anni; nel frattempo la giunta ha mano libera nel decidere deroghe che saltano anche il parere delle Soprintendenze. "La Giunta si inventa invece il PUT, una specie di grande piano regolatore generale, ma - commenta Morittu - non si sciolgono i nodi della gestione, creando le premesse per futuri contenziosi con lo Stato". Ai Comuni, esclusi dalle decisioni di autonomia (dichiarati inefficaci i piani paesistici, costati qualcosa come 60 miliardi), oltre al danno la beffa: a loro restano compiti gravosi (come assolvere il parere della valutazione di impatto ambientale) e ingestibili. Nel frattempo si

riesumano vecchie salme, di lottizzazioni in sonno, non già quelle che avessero avviato lavori, ma semplicemente quelle che, dopo un lungo letargo, attraverso spicce convenzioni, possono riprendere il cammino. Si profilano nuove iniziative sanitarie ("è il definitivo decollo - si domanda Morittu - della clinica di don Verzè a Olbia?"), con coste forse popolate di beauty farm. Tutto ciò, fra allarmanti previsioni di abusi, saltando persino la commissione consiliare dell'Urbanistica, chiamata a esprimersi sulle varianti, ma non sulle deroghe della Giunta. "Tutto ciò non potrà segnare alcun passa avanti sulla strada dello sviluppo di qualità".

Per giunta questa rivoluzione avviene in un momento poco credibile, come quello elettorale per certificare - ha affermato l'on. Pierangelo Masia - una presunta e pretesa capacità di governo che, a giudizio dell'opposizione, è esattamente di segno opposto.  Di qui la necessità di mettere insieme le risorse politiche e culturali del Centro sinistra per una legge che ostacoli i pericoli della proposta della Giunta. La Sardegna è unica per le bellezze del paesaggio; mortificarle significa mettere a repentaglio il turismo, voce cruciale nell'economia dell'isola. Ma, soprattutto, ha concluso Masia, occorre salvare gli equilibri territoriali decidendo sapientemente su un bene comune e inalienabile.

In commissione giacciono quattro progetti di legge sulla materia. Dal Centro sinistra arriva la proposta di un impegno per lavorare su un testo unico, con l'ombrello, tuttavia, di precise e autorevoli norme di salvaguardia. Per evitare sorprese.

Tre i punti decisivi: superare le condizioni di emergenza determinate dal vuoto normativo in seguito all'annullamento di 7 dei 14 piani territoriali paesistici; individuare e armonizzare strumenti e norme di tutela paesistica e di pianificazione territoriale che definiscano le procedure di uso e valorizzazione del territorio; fornire un quadro legislativo che dia certezza e assegni a Comuni e province un ruolo di programmazione e sviluppo, aprendo un confronto con le autonomie locali.


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