CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII legislaturaProposta di legge dell'on. Rassu per la ristrutturazione finanziaria delle imprese agricole e agropastorali.
Cagliari, 19 dicembre 2000 - Duemila aziende agropastorali nell'anticamera del fallimento, almeno altrettante in agonia: è il preoccupante panorama di un settore decisivo per l'economia della Sardegna. Soffocati dai debiti, gli imprenditori agricoli pagano il prezzo dell'insularità, dei trasporti, dei costi più elevati del danaro e delle fonti energetiche, della scarsità di infrastrutture e servizi, delle ricorrenti calamità. Molte aziende affrontano ogni giorno profonde diseconomie che mettono a repentaglio la loro sopravvivenza. A queste, soprattutto, si rivolge la proposta di legge regionale n.135, presentata dall'on. Nicola Rassu (Fi) che prevede il consolidamento dei debiti ed una dilazione dei pagamenti nei prossimi sei anni. Ma, spiega Rassu, non si tratta della solita legge assistenziale; la condizione essenziale per essere ammessi ai benefici è fornita da un piano aziendale che dimostri la capacità di raggiungere l'equilibrio economico. Alla domanda va infatti allegato un piano di ristrutturazione finanziario rassicurante sul futuro dell'azienda e, insieme, una serie di indicatori favorevoli (un margine di struttura - il rapporto cioè fra capitale permanente e e ammontare delle immobilizzazioni nette - non inferiore allo 0,65 per cento e un tasso di rendimento del capitale investito di almeno il 5 per cento). Aziende sane, insomma, con i requisiti per stare sul mercato e solo momentaneamente "appesantite" dal "pedaggio" dell'insularità e da infrastrutture inadeguate; ma pronte a riprendersi con un sostegno specifico, che la legge propone.
A queste aziende sarà offerta l'opportunità di bloccare il debito evitando lo spettro degli atti giudiziari e di rateizzare il debito (linea capitale più interessi, con l'esclusione degli interessi di mora). L'impianto originario delle legge prevedeva 10 anni per debiti sino a 200 milioni e 15 anni per debiti superiori. Ma l'on. Rassu ha presentato un emendamento che riduce a sei anni il periodo di rientro. Una riduzione - come spiega il presentatore della proposta di legge - che si collega ai tempi degli interventi della Comunità europea. Dal 2006 si dovrebbe concludere l'assistenza finanziaria dell'Obiettivo 1 previsto per le aree italiane disagiate ed è probabile che tale scadenza venga fatta rispettare (anche se si prevede un passaggio morbido attraverso un periodo di phasing out) per evitare comunque condizioni di concorrenza sleale. Ma le condizioni dovrebbero essere più favorevoli rispetto a quelle previste dall'impianto originale della legge, con un tasso in diminuzione rispetto a quello iniziale del 64 per cento del tasso di riferimento e sino al 48 per cento. Un meccanismo abbastanza complesso di calcolo che tuttavia dovrebbe causare sostanziali benefici.
Nel piano di ristrutturazione aziendale vanno indicate anche le cause del disagio economico e finanziario e gli strumenti per rimuoverle. Inoltre l'azienda deve dimostrare che gli interventi richiesti non provocano "indebita distorsione della concorrenza" e non determinano aumento "della capacità produttiva complessiva".
"Siamo fiduciosi che la Comunità europea approvi il provvedimento tenendo conto sia dei motivi penalizzanti della riconosciuta insularità, sia del ruolo strategico che il settore ha per l'economia sarda", spiega l'on. Rassu. "Il crollo del settore - aggiunge - avrebbe conseguenze disastrose, anche sul piano sociale".
La proposta di legge arriverà presto il Commissione agricoltura e inizierà il consueto iter legislativo (la Commissione bilancio dovrà esprimersi sulla "capienza" dell'intervento finanziario, previsto per ora in 10 miliardi). "Abbiamo intenzione di andare a Bruxelles per valutare con i tecnici della Comunità i contenuti della proposta, al fine di evitare sorprese", conclude Rassu. I debiti ammissibili sono sino a 700 milioni per aziende singole o associate e sino a un miliardo e mezzo per cooperative o loro consorzi.
La Regione annovera un precedente in materia di interventi "a favore delle aziende agricole in difficoltà", la legge numero 4 del 1998. Una legge generica, che indicava solo in linea di principio i possibili interventi di sostegno. In quell'occasione la Comunità si era limitata a prenderne atto, riservandosi di decidere "quando saranno adottate le misure". Come in questo caso.
Infine, è previsto che le agevolazioni siano trasmissibile da padre in figlio secondo il principio della continuità aziendale.
Ma l'on. Nicola Rassu ha presentato anche una proposta di legge nazionale in base alla quale lo Stato si accolla il 50 per cento del debito del capitale e consolida il restante 50 per cento più gli interessi . I mutui devono essere contratti a tasso ordinario e comunque superiore a quello agevolato e riguardano conduzione, esercizio dell'attività agricola e a interessi. Alle aziende sono concessi mutui non agevolati a tasso variabile con un periodo di ammortamento di 15 anni. I mutui erogati sono assistiti dal Fieg, il Fondo di Garanzia. Anche in questo caso è previsto un piano di ristrutturazione finanziaria dell'azienda.
Rapidi i tempi per l'erogazione. Le banche devono dare risposta entro 60 giorni. Da parte loro le imprese agricole e agropastorali devono trasmettere annualmente le risultanze economico - finanziarie, il conto economico di fine anno e il bilancio aziendale alla Commissione europea.
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