CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII legislatura

Seduta congiunta della Quinta e Settima commissione del Consiglio regionale per approfondire i diversi aspetti dell'epidemia di morbo della lingua blu


Cagliari, 19 ottobre - E' arrivato sulle ali del vento o su qualche nave da carico (sono queste le ipotesi scientifiche più accreditate) il moscerino che ha scatenato in Sardegna l'epidemia della "blue tongue" i cui effetti disastrosi si avvertono in numerosi allevamenti ovini, soprattutto nel Cagliaritano e nell'Iglesiente. Un virus particolarmente aggressivo portato dalla "culicoides imicola" (questo il nome del moscerino, che rassomiglia a una zanzara) ha messo in ginocchio alcune greggi: al 18 ottobre 15.500 erano i capi morti, oltre 92 mila quelli abbattuti. Un bilancio che potrebbe aggravarsi perché ormai i 2.300 focolai sono diffusi in tutta l'isola e le strategie per combattere moscerino e virus non ancora decise.

In previsione di un DdL della giunta per indennizzare gli allevatori che le commissioni regionali Agricoltura (presidente Onnis) e Sanità (presidente Noemi Sanna) hanno all'esame e per mettere a fuoco la dimensione di un'emergenza preoccupante, sono stati ascoltati oggi i tecnici dell'Unità di crisi costituita presso l'assessorato alla Sanità. Cristiana Patta, dell'Istituto zooprofilattico di Sassari e responsabile dei progetti speciali, Sandro Rolesu epidemiologo, Renato Uleri e Fausto Sulis veterinari, Vincenzo Mantega responsabile della provincia per la disinfestazione hanno risposto alle domande che i commissari hanno fatto.

L'Unità di crisi lavora sodo, ma ancora oggi molti aspetti dell'epidemia non sono chiari. C'è tuttavia un rassicurante dato statistico: la mortalità delle pecore colpire dal virus si aggira sul 3 per cento, percentuale che sembra allentare la preoccupazione per conseguenze ancora più drammatiche. Mortalità e morbilità (cioè il numero in percentuale dei capi infetti) varia da zona a zona; ma il dato complessivo dimostra che il danno è molto rilevante (non riguarda solo l'abbattimento dei capi, ma anche il mancato reddito per le aziende colpite), ma forse la situazione (col la diminuzione della temperatura) è destinata a migliorare.

L'allerta è scattata a fine giugno, quando l'Unione europea ha segnalato che questa malattia, presente in Sudafrica da molti anni, risaliva il continente verso il bacino del Mediterraneo. Trappole per vettori hanno permesso di catturare il moscerino prima dell'esplosione dei focolai: di qui un'intensa attività di ricognizione, che sarà completata entro la fine di novembre e consentirà di avere una mappa dell'inquietante presenza del virus. L'isola è stata divisa in 281 quadranti, per ciascuno dei quali è in corso l'indagine sulla presenza del moscerino e del virus.

Difficile, oggi, stabilire quale sarà la strategia. Prima di stabilirlo è necessario conoscere i valori epidemici, ancora in evoluzione. Esperienze di altri paesi (come la Grecia) che hanno subito l'aggressione del virus non sono esportabili. Ed esperti mondiali, subito contattati, non danno ricette definitive.

In dubbio se ricorrere o meno alla vaccinazione (la Grecia ha deciso di no). In ogni caso, affermano i tecnici della task force regionale, bisogna calcolare attentamente i pro e i contro. I vaccini attenuati prodotti in Sudafrica nascono il rischio di una reversione della virulenza originando mutanti geneticamente differenziati che possono aggravare gli effetti. Si potrebbe tentare con vaccini inattivi (spenti) e sono stati avviati contatti con una causa farmaceutica francese che dovrebbe a breve completare lo studio e la sperimentazione. Se i risultati saranno favorevoli, si seguirà una corsia preferenziale per ottenere la registrazione del prodotto.

In ogni caso si è evitato lo "stumping out", cioè l'abbattimento generalizzato dei capi per dar luogo a una sorta di vuoto biologico. L'abbattimento è richiesto solo per quei capi che mostrino tutti i sintomi e con una certa gravità. Sono i capi abbattuti (e non quelli morti) saranno indennizzati.

Il direttore dell'assessorato alla Sanità, Pierluigi Cuccuru, ha sottolineato l'impegno profuso nella raccolta e l'aggiornamento dei dati. Purtroppo non esiste, in assessorato, ha detto, un collegamento in rete per cui il trasferimento dei dati è laborioso.

Rimedi? Per l'Unità di crisi bisogna attendere di conoscere il quadro generale dell'epidemia. Aver sostenuto tuttavia di non ricorrere allo "stumping out" è stata una scelta utile e coraggiosa.

Infatti, se si fosse proceduto all'abbattimento generalizzato, i capi distrutti sarebbero stati un milione e mezzo, un vero e proprio tracollo per molte aziende. Circostanza positiva, la guarigione di molti capi che hanno resistito alla virulenza dell'agente patogeno. La natura, per difendersi, ha usato i suoi mezzi. Naturali, appunto.


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