CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII legislatura
Presentato in conferenza stampa il disegno di legge del centrodestra sul diritto allo studio che introduce l'assegno di studio. La Spisa: un passo avanti verso la parità scolastica.
Cagliari, 13 febbraio 2001 - Un assegno di studio della Regione, "non superiore al 50 per cento delle spese effettivamente sostenute", è previsto a favore "degli studenti in disagiate condizioni economiche" per "favorire il successo scolastico". L'assegno può essere speso nelle scuola statali o non statali, purché parificate, che non abbiano fine di lucro o in corsi di formazione professionale organizzati da agenzie con sede in Sardegna. Lo prevede, fra l'altro, la proposta di legge presentata dai consiglieri di centrodestra. Tra le firme, anche quella dell'assessore Pittalis, "un segnale dell'attenzione al problema", commenta l'on. Giorgio La Spisa, che ha presentato il provvedimento nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato i rappresentanti delle associazioni studentesche Alternativa democratica e Avanguardia democratica e dell'Associazione genitori scuole cattoliche, Giuseppe Fois.
La proposta di legge - ha spiegato La Spisa - si muove negli ambiti dell'autonomia regionale che può solo integrare le leggi dello Stato. Per questo motivo si muove nell'ambito del diritto allo studio e riforma la vecchia legge regionale, la 31. Ma lo spirito è quello di superare "la barriera ideologica che impedisce all'Italia di avvicinarsi ai paesi occidentali di tradizione democratica" e di superare i pregiudizi che considerano "pubblica" solo la scuola statale.
La scuola che cambia ("ma avanziamo forti riserve sulla riforma in corso") non va in direzione della libertà, perché la legge sulla parità scolastica "non risolve il problema". Di qui le iniziative di molte Regioni ("c'è anche l'Emilia Romagna", sottolinea La Spisa per sottolineare che l'esigenza nasce al di fuori delle ideologie politiche) ad affrontare il problema.
Ma la proposta di legge serve anche ad alimentare il dibattito, superando finalmente "antiche barriere create da uno stato anticlericale che vede un'antagonista nella scuola religiosa". E il dibattito coinvolge in prima persona gli studenti. Anzi, la legge, spiega Federico Ibba, di Avanguardia studentesca, nasce proprio dagli studenti che vogliono vedere "come la politica risponda alle esigenze della scuola". La finalità del progetto è mettere famiglie e studenti nelle condizioni di scegliere quale scuola ritengono, sul piano formativo, più utile, anche se per il momento "i fondi previsti (75 miliardi) non saranno sufficienti e sarà necessario "venire a patti con la realtà" dando la precedenza alle famiglie meno abbienti.
E' un primo passo - commenta Simone Faini, di Alternativa studentesca - di un processo che non deve garantire solo la libertà di scelta, ma anche efficaci rimedi contro altri mali della scuola, come la dispersione scolastica. Per questo gli studenti di Alternativa chiedono un confronto con gli studenti, "che in maggioranza sono favorevoli".
Alla scuola si chiede di più, non solo nella didattica, ma soprattutto nel dialogo con le famiglie. "Come genitori abbiamo la netta sensazione - sostiene l'on. Mariella Pilo - che si affrontino più i problemi dei lavoratori della scuola, seri ed urgenti, che non quelli degli studenti". Il confronto con le famiglie è fittizio, affidato "a organismi burocratici che non entrano nel merito. Noi - ha aggiunto l'on. Pilo - vogliamo che si parli dei valori che la scuola esprime e trasmette ai ragazzi".
Per la Consulta studentesca provinciale, che a gennaio ha affrontato il problema dei buoni scuola, l'orientamento è molto favorevole. "Non abbiamo trovato opposizione - testimonia il vice presidente - , né critiche o dibattiti accesi; ma solo consensi".
La proposta - precisa l'on. La Spisa - è aperta, si attendono contributi da parte di tutti. L'impegno comune è spingere in alto la qualità della scuola, creando condizioni favorevoli perché la formazione dei giovani venga migliorata in stretta competizione con l'offerta formativa europea.
I "numeri" delle scuole private sarde
Su 28 mila utenti delle scuole materne, oltre il 50 per cento frequenta le scuole non statali.
Elementari - 15 scuole con 99 classi e 2.499 alunni (su un totale regionale di 83.000)
Medie inferiori - 8 scuole con 31 classi e 691 alunni (su un totale regionale di 61.000)
Licei classici - 1 scuola con 5 classi e 150 alunni
Licei scientifici - 1 scuola con 5 classi e 150 alunni
Licei linguistici - 3 scuole con 13 classi e 235 alunni
Ex istituti Magistrali - 4 scuole con 19 classi e 335 alunni
Ex scuole Magistrali - 3 scuole con 15 classi e 305 alunni
Istituti tecnici commerciali - 1 scuola con 5 classi e 78 alunni.
Complessivamente gli alunni delle scuole medie superiori sarde sono 91.000.
Che cosa hanno fatto le altre regioni
Piemonte - Previsto un contributo regionale "all'educazione scolastica" che rimborsa una percentuale della spesa sostenuta con importi che dovrebbero variare dai 2 ai 3 milioni. E' assegnato a famiglie con redito massimo fino a 140 milioni lordi.
Lombardia - Il buono scuola rimborsa sino al 25 per cento della spesa scolastica sino a 2 milioni. Prevede una franchigia di 400 mila lire ed è assegnato a famiglie con un reddito massimo di 60 milioni lordi per componente (esempio, 5 componenti = 300 milioni). Pende un ricorso del governo alla Corte Costituzionale sulla struttura della franchigia e sulla soglia elevata del reddito.
Veneto - Il buono scuola rimborsa da 500 mila lire a1 milione e mezzo, prevede una franchigia di 300 mila lire. Il reddito familiare previsto è di 90 milioni netti.
Emilia Romagna - Si chiama "assegno di studio", rimborsa sino al 50 per cento della spesa scolastica. E' concesso a famiglie con reddito netto non superiore ai 52 milioni.
Friuli Venezia Giulia - E' "assegno di studio" e rimborsa una percentuale della spesa sostenuta differenziata per fasce di reddito. E' destinato solo agli alunni delle scuole private. Il reddito massimo di accesso previsto è di 100 milioni lordi, ma sono previsti aumenti per più figli a carico. E' in vigore dal 1991.
>