CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII legislatura

Muca pazza: l'opposizione chiede alla Giunta regionale un efficace sistema di prevenzione e controllo. Presentata una mozione sulla sorveglianza sanitaria della BSE e sulla salvaguardia della zootecnia e dei consumatori.


Cagliari, 10 febbraio 2001 - I pochi dati che si conoscono sul pericolo mucca passa in Sardegna generano (proprio perché pochi) preoccupazione: i controlli sanitari sono sporadici e i 34 test effettuati su un patrimonio di 310 bovini non permettono di dare risposta rassicuranti. In alcune zone dell'isola i servizi veterinari delle Asl, chiamati a svolgere i compiti operativi, non hanno mosso un dito. Nessuno vuole creare inutile allarmismo, anche perché si rischierebbe di deprimere un settore economico che fatica a tenersi a galla, ma il solo modo per allentare la preoccupazione e riportare i consumi di carne rossa ai livelli abituali è accertare in modo rigoroso lo stato di salute dei bovini. Questi i motivi che hanno spinto l'opposizione a presentare in Consiglio una mozione "sulla salvaguardia delle zootecnia e dei consumatori" che fa seguito a un'interpellanza presentata dai Ds ma esaurita nei tempi tecnici senza il necessario approfondimento che "questa calamità voluta dall'uomo" merita.

Finora nella vicenda mucca pazza - ha detto l'on. Emanuele Sanna illustrando la mozione - ha funzionato la burocrazia (33 le "note" inviate dall'Assessorato alle aziende sanitarie), prevenzione e controlli assai meno. Insufficienti i controlli sull'accesso di alimenti animali (non c'è filtro nei porti e il servizio non dispone di personale); di qui il timore, suffragato da una serie di campionamenti "non conformi", che le farine animali, causa principale (salvo smentita, nel senso che la scienza non ha ancora definito i percorsi della malattia) della BSE, circolino in Sardegna e vengano utilizzate "quasi sempre all'insaputa degli stessi allevatori".

La capacità alimentare dell'isola copre il 40 per cento del fabbisogno e per il "finissaggio" delle bestie da macellare si ricorre perciò ad alimenti che arrivano dall'esterno. Almeno il 90 per cento delle aziende fa ricorso ad alimenti importati. Come escludere, se i controlli sono assenti, se quegli alimenti sono a rischio? Ciò non significa che il pericolo sia diffuso; ma senza dati sistematici non può essere accertato. La conseguenza più immediata è l'emotività che accompagna la mucca pazza con la brusca caduta dei consumi di carne rossa ("fondamentale per l'alimentazione - sottolinea Emanuele Sanna, che di professione fa il pediatra - soprattutto per i giovani"). Ma i danni non colpiscono solo gli allevamenti da carne. Anche il comparto lattiero caseario rischia molto se le aziende da latte non vendono i vitelli, bloccati in Sardegna anche come serbatoio del virus della "blue tongue". Basta fare due conti - precisa l'on. Pasqualino Manca - per comprendere come le aziende zootecniche siano alle corde e corrono il rischio di chiudere per debiti.

Nonostante l'incombente pericolo che nasce da lontano, da un modello agricolo - spiega l'on. Alberto Sanna - "che punta sulla quantità a discapito di qualità e sicurezza" ed è frutto di "intrecci sempre più stretti fra industria e agricoltura", sia il Piano operativo regionale (POR) sia la Finanziaria regionale sottovalutano il problema e non sostengono la riconversione ecocompatibile degli allevamenti e delle attività dell'agricoltura. Un emendamento presentato dal centrosinistra per stanziare risorse a favore di aziende biologiche o disponibili alla riconversione non ha trovato finora il via libera da parte della maggioranza.

Tutto ciò sollecita un piano di coordinamento degli interventi, "che spetta alla regione". Ma è indispensabile che l'Assessorato alla Sanità si attrezzi; il servizio veterinario è inesistente e senza risorse umane il discorso è destinato a essere improduttivo.

Di qui l'invito al Consiglio perché la mozione dell'opposizione raccolga la solidarietà di tutte le forze politiche "per la necessaria solidarietà verso gli allevatori e per dare garanzie assolute ai consumatori". Il timore della mucca pazza deve essere, insomma, un punto di partenza per un discorso più ampio - sollecita l'on. Ibba - sulla sanità dei prodotti alimentari ("manca la cultura dell'attenzione a questo problema cruciale della società moderna"). Se la Regione si dotasse di un piano regionale della Sanità, sarebbe possibile impegnarsi su un progetto obiettivo.

Chi sottovaluta il problema, sicuramente sbaglia dicono i presentatori della mozione. Non basta dire che "per caratteristiche ambientali, epidemiologiche e culturali la Sardegna sia in una situazione più favorevole rispetto ad altre regioni - ha affermato l'on. Emanuele Sanna - ; bisogna accertare l'esistenza e la dimensione del fenomeno. Dichiararsi estranei al problema e  da irresponsabili". Conforta che molti allevamenti siano semibradi e che molti allevatori continuino a vigilare (la stragrande maggioranza della carne sarda è esente da rischio) ma il fenomeno va tenuto sotto stretta sorveglianza. E la Regione - affermano i partiti di opposizione - deve uscire dal torpore e fare la propria parte.


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