CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII legislatura

Imprenditoria femminile, decolla la legge regionale. Disponibili subito più di 14 miliardi.


Cagliari, 7 dicembre - Approvata giovedì scorso dalla Commissione IV (Attività produttive, presidente Nicola Rassu (Fi), approda in Consiglio regionale la legge regionale n.83 sulle "norme di sostegno all'imprenditoria femminile" in attuazione della legge nazionale 215/92. Il provvedimento attiverà il contributo statale di 14 miliardi 142 milioni previsto per la Sardegna, che prevede la compartecipazione della Regione, il cui impegno finanziario è indicato in 1 miliardo e 250 milioni (previsto in assestamento di bilancio 2000) elevato a 5 miliardi nei prossimi bilanci, a partire dal 2001.

"Abbiamo dato priorità alla proposta di legge - commenta l'on. Rassu - per le ricadute che le incentivazioni possono avere nell'economia sarda, soprattutto nei paesi dell'interno dove la manualità delle donne ha un valore aggiunto importante. La legge consente non solo di avviare nuove attività, ma di rilevare attività esistenti e divide gli interventi in tre aree principali: agroalimentare, manifatturiero, del commercio, turismo e servizi. Pensiamo al contributo che può dare il cosiddetto artigianato domiciliare incoraggiando attività che sappiano valorizzare culture e tradizioni".

La legge, che in Commissione è stata votata all'unanimità, consentirà probabilmente di finanziarie, secondo le previsioni, tutte le domande presentate ex ante alla sua applicazione. Un Comitato regionale per l'imprenditoria femminile, istituito presso la Presidenza della Giunta, che la Commissione ha sfoltito (risultava pletorico e, forse, non adatto a procedure snelle come lo spirito della legge suggerisce) nel numero dei componenti - presieduto dall'Assessore al Lavoro e del quale fanno parte un rappresentante degli Assessorati all'Industria, al Turismo, Artigianato e Commercio, all'Agricoltura, alla Programmazione e della Commissione Pari opportunità - individuerà annualmente i criteri di priorità, segnalando aree particolari di sviluppo e specifiche attività considerate strategiche, e stabilirà una graduatoria assegnando un punteggio, da 0 a 10, alle domande presentate dopo avere sentito i rappresentanti delle organizzazioni regionali  più rappresentative nella cooperazione, piccola industria, commercio, artigianato, agricoltura, turismo e servizi.

Tra le finalità della legge l'attivazione di programmi regionali per attuare iniziative di informazione e di supporto per la diffusione della cultura d'impresa tra le donne; sviluppare servizi di assistenza e consulenza tecnica e manageriale; promuove la formazione imprenditoriale anche attraverso convenzioni con enti pubblici e privati di specifica competenza e con sede operativa in Sardegna.

Complessivamente, a regime, la dotazione annuale della legge sarà di 19 miliardi 142 milioni.

Possono accedere ai benefici della legge:

- le società cooperative e di persone costituite in misura non inferiore al 60 per cento da donne; le società di capitali le cui quote di partecipazione spettino in misura non inferiore ai due terzi a donne e i cui organi di amministrazione siano costituiti per almeno i due terzi da donne;

- le imprese individuali gestite da donne;

- le imprese o loro consorzi, le associazione, gli enti, le società di promozione imprenditoriale anche a capitale misto, i centri di formazione e gli ordini professionali che promuovano corsi di formazione imprenditoriale o servizi di consulenza e di assistenza tecnica e manageriali riservati per una quota non inferiore al 70 per cento a donne.

Gli incentivi

Sono previsti:

- contributi in conto capitale fino al 50 per cento delle spese per impianti ed attrezzature sostenute per l'avvio o per l'acquisto di attività commerciali, turistiche, industriali, artigianali o dei servizi, nonché per progetti aziendali connessi alla qualificazione e all'innovazione del prodotto, delle tecnologie e dell'organizzazione;

- contributi sino al 30 per cento delle spese sostenute per l'acquisizione di servizi destinati all'aumento della produttività, all'innovazione, alla ricerca di nuovi mercati, a nuove tecniche di produzione e commercializzazione, allo sviluppo di sistemi di qualità;

- per le attività in aree che beneficiano di intervento comunitario destinato alle zone disagiate il contributo è elevato al 60 e al 40 per cento.

Inoltre possono essere concessi dagli istituti di credito finanziamenti agevolati per un importo non superiore a 300 milioni e per non più di 5 anni ad un tasso pari al 50 per cento del tasso di riferimento, che viene ridotto al 40 per cento per le aree indicate dal regolamento CEE.

E' necessaria una legge specifica per l'imprenditoria femminile?

Non è forse vero che le buone idee non hanno sesso? "Purtroppo c'è da rimuovere un vecchio freno culturale - risponde l'on. Ivana Dettori (Ds) - che assegna alle imprese delle donne una condizione di debolezza. Atteggiamento che si riflette nell'accesso al credito. Per fortuna le cose stanno cambiando; ma il passo è lento. Ritengo perciò che questa legge aiuti non solo chi vuole diventare imprenditrice, ma anche l'economia di alcune zone dell'isola dove le donne costituiscono una risorsa che, altrimenti, rischia di non essere utilizzata".

Sostenere e rafforzare le imprese "rosa" non significa tuttavia fare assistenzialismo; ma fornire una serie di servizi e condizione di "accesso all'impresa" che altrimenti sarebbero problematiche, soprattutto per la nuova imprenditorialità. Ma, aggiunge Ivana Dettori, "la legge non riguarda solo i singoli progetti, ma una programmazione che tuteli i saperi e le competenze femminili". Solo a parità di condizioni, infatti, "sarà possibile verificare sul campo la qualità, la forza e l'efficacia delle imprese femminili".

Una legge importante, commenta l'on. Maria Giuseppina Pilo (Fi) per "almeno tre ordini di fattori: primo, perché finalmente la Regione colma una lacuna rispettando quanto disposto  dall'Unione europea che prevede, negli strumenti di programmazione e di intervento, il riconoscimento delle pari opportunità; in secondo luogo per la sussidiarietà fra Stato e Regione per i finanziamenti; in terzo luogo perché, con la sussidiarietà, viene rispettata l'autonomia locale. Le attività di assistenza tecnica e istruttoria sono affidate alla regione, più vicina ai problemi dello sviluppo imprenditoriale del territorio".


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