CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII legislaturaLa situazione delle carceri isolane illustrata alla Commissione Giustizia del Senato
Cagliari, 4 ottobre 2000 - La difficile situazione delle carceri sarde è stata illustrata ieri, a Roma, dall'ufficio di presidenza della Seconda commissione al Comitato carceri della commissione Giustizia del Senato della Repubblica.
Il presidente della Commissione Diritti civili dell'Assemblea regionale, Beniamino Scarsa, accompagnato dai colleghi Paolo Fadda, Cesare Corda e Bachisio Falconi, nel corso di una audizione sollecitata dalla commissione Diritti Civili del Consiglio regionale, ha spiegato la difficile situazione esistente negli istituti carcerari isolani.
La Seconda commissione è impegnata proprio in una indagine conoscitiva sul sistema carcerario isolano ed, al termine della prima fase di indagine, dopo approfonditi sopralluoghi e moltissime audizioni con i rappresentanti delle diverse figure professionali che operano nel sistema penitenziario, ha tracciato un primo bilancio, seppur provvisorio, giudicato " particolarmente interessante" dalla Commissione Giustizia del Senato.
"Le violazioni dei diritti civili, nelle carceri sarde, avvengono specialmente per l'inadeguatezza delle strutture e le notevoli carenze negli organici". Il presidente della Seconda, Beniamino Scarpa, si è soffermato su questi particolari aspetti, sottolineando il sovraffollamento degli istituti isolani, la scarsa utilizzazione delle case di lavoro all'aperto, la impossibilità di ristrutturare le strutture esistenti, perché quasi tutte costruite nei secoli scorsi o ricavate da vecchi conventi e costruzioni destinate ad altri scopi.
I rappresentanti della commissione Diritti civili, Scarpa, Fadda, Corda e Falconi, hanno anche ricordato come i trattamenti di recupero, previsti dalla stessa Costituzione italiana, non vengono mai attuati, perché il numero degli educatori, degli assistenti, degli psicologi è assolutamente inadeguato a fare fronte alle esigenze di una popolazione carceraria cresciuta oltre ogni limite e che cambia continuamente.
"Le carenze negli impianti e negli organici, hanno detto i rappresentanti della Seconda Commissione, sono imputabili alla scarsa attenzione che lo Stato riserva agli istituti di pena isolani. Il provveditore regionale è "provvisorio" e viene in Sardegna due volte la settimana; i direttori dei dodici istituti di pena sono quattro fissi e tre in missione ed è difficile che riescano a colloquiare con i detenuti; i giudici di sorveglianza non possono seguire, con la dovuta attenzione, i numerosissimi detenuti".
Con particolare attenzione è stata illustrata anche la situazione sanitaria, visto che a Cagliari ed a Sassari il 70 per cento dei detenuti sono tossicodipendenti, quasi tutti recidivi, ed è elevatissimo il numero dei sieropositivi.
"Sarebbero necessari impianti diversi, meglio adatti alle esigenze di coloro che devono essere recuperati, ha aggiunto Beniamino Scarpa. Certamente non si può parlare di osservazione, cura, trattamento, formazione professionale avvio al lavoro ed inserimento nella società, una volta scontata la pena, che sarebbe il percorso più corretto per il recupero dei detenuti".
In Sardegna questo percorso, le opportune e necessarie "attività trattamentali", il recupero dal punto di vista psicologico, fisico e culturale di chi è ospite negli istituti di pena, è praticamente impossibile.
Nel piano straordinario per lo sviluppo delle attività e dei servizi penitenziari, attualmente all'esame del Senato, le proposte della Sardegna, hanno dichiarato i rappresentanti della Seconda commissione, troveranno la giusta collocazione.
"Il Comitato carceri della Commissione Giustizia, hanno dichiarato al termine dell'incontro i consiglieri Scarpa, Fadda, Corda e Falconi, hanno particolarmente apprezzato il nostro lavoro. Hanno anche chiesto di avere i risultati completi, non appena l'indagine conoscitiva sarà conclusa. Hanno condiviso in pieno le nostre indicazioni e voluto approfondire, con particolare attenzione, proprio alcuni aspetti strutturali, quelli che secondo noi impediscono la razionalizzazione e l'ammodernamento del sistema carcerario sardo".
"Non appena i risultati della nostra indagine conoscitiva saranno definitivi, hanno concluso i componenti l'ufficio di presidenza della Seconda commissione, li invieremo al Senato, li discuteremo e lavoreremo per giungere ad un protocollo di intesa tra la Regione, gli Enti locali ed il Dipartimento penitenziario, un accordo assolutamente necessario, se si vuole avviare un reale processo di adeguamento del sistema carcerario della nostra isola, agli standard di una società evoluta e civile".
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