CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII legislaturaLa Sardegna e le problematiche europee. Incontro sulle prospettive di sviluppo europee. Saluto del presidente Serrenti
Cagliari, 25 giugno 2001. Intervento in Aula consiliare del Presidente Efisio Serrenti sulle problematiche legate alla Comunità Europea.
Signore, signori,
la Sardegna, da oltre quarant'anni, guarda con grande fiducia all'Europa e, con qualche preoccupazione, a Bruxelles. La Comunità europea, con i suoi interventi per favorire lo sviluppo economico e sociale delle zone meno favorite, ha permesso di raggiungere significativi risultati, nel processo di sviluppo e crescita della nostra Isola. Nei confronti di Bruxelles, invece, in molte occasioni le preoccupazioni sono apparse più che fondate, perché una visione troppo burocratica degli interventi comunitari ha, spesso, provocato scompensi e causato più inconvenienti che benefici.
L'allargamento dell'Unione, che seppur con qualche difficoltà è in fase di attuazione, impone un profondo riesame delle scelte e degli atteggiamenti della Sardegna nei confronti dei nuovi programma comunitari, perché le politiche di sostegno, necessariamente, saranno indirizzate a favorire lo sviluppo dei Paesi dell'Est che entreranno a far parte della UE.
L'abbassamento dei parametri convenzionali, utilizzati per assegnare i finanziamenti comunitari, per l'obiettiva situazione dei nuovi "soci" comporterà l'esclusione della nostra regione, di molte altre regioni italiane e di quelle cosiddette marginali, dai programmi dell'Obiettivo 1.
Da tempo esiste questo pericolo, ne siamo consci, e non sono mancati i consigli e gli incitamenti a rivedere i metodi di attuazione degli interventi europei.
Si impone un diverso modo di affrontare questa nuova realtà. Giunta e Consiglio devono lavorare con grande intesa, per riuscire ad utilizzare completamente i quasi 11 mila miliardi dei POR e tutti gli altri finanziamenti comunitari eventualmente disponibili.
Consiglio e Giunta devono procedere celermente, tempestivamente, ad adeguare la nostra legislazione a quella europea; Esecutivo ed Assemblea legislativa devono stabilire, immediatamente, procedure e metodi che devono essere semplici, trasparenti ed europei.
Sono necessari, quindi, unità d'intenti e grande accordo, tra le massime istituzioni regionali, per adeguare le macchine amministrative e burocratiche ai nuovi, gravosi, impegni che ci attendono.
Gli interventi dei due Piani precedenti, quelli dell'89/93 e 94/99, hanno prodotto risultati inferiori a quelli ipotizzati. Il nuovo Programma, quello del 2000/2006, è l'ultima occasione che si presenta alla Sardegna per colmare un divario che rischia di diventare, altrimenti, assolutamente insuperabile.
Dobbiamo, però, da subito disegnare uno scenario diverso, dobbiamo prevedere da subito un diverso modello di sviluppo.
Le norme comunitarie diventano sempre più vincolanti. Non possiamo continuare a considerare l'Unione europea solamente come opportunità per accedere ad importanti flussi finanziari, ma come un complesso e sempre più ampio sistema economico-politico, entro il quale muoverci tenendo conto di norme, vincoli, direttive che hanno valore sempre più cogente.
Commissione e Parlamento europeo acquistano, continuamente, maggiore peso politico. All'interno di quelle Istituzioni anche la Sardegna deve poter far sentire la propria voce. Certamente, siamo e ci sentiamo rappresentati dall'amico Mariotto Segni, ma vogliamo che i sardi eleggano i loro rappresentanti in Sardegna.
Si impone una revisione della legge elettorale, su base regionale, e questa è una battaglia avviata da tempo, che deve concludersi prima delle nuove consultazioni europee.
Recentemente, in un convegno organizzato anche dal nostro Consiglio, è stato detto che "oggi siamo un popolo di ricchi senza saperlo, e ci comportiamo come un popolo di poveri".
Siamo ricchi di cultura e tradizioni, abbiamo molte risorse e ricchezze, anche naturali, sulle quali puntare le nostre possibilità di crescita e di sviluppo.
Il riconoscimento del principio penalizzante dell'insularità (ottenuto grazie anche al lavoro ed all'impegno del Consiglio regionale e, mi sembra opportuno ricordarlo, del nostro ex collega Paolo Fois); la creazione del Fondo di coesione; la realizzazione della zona di libero scambio nell'area del Mediterraneo; lo sviluppo della ricerca e delle risorse umane; la qualità della vita nella nostra Isola, sono le opportunità che si offrono alla Sardegna per inserirsi, a pieno titolo, nel processo di sviluppo europeo.
Su questi grandi temi dobbiamo cominciare a lavorare, da subito, con grande unità d'intenti, superando divisioni e contrasti, coinvolgendo le istituzioni e tutta la società sarda.
Noi siamo gli artefici del nostro futuro. Siamo noi che dobbiamo fare in modo che i compiti ed i ruoli delle diverse istituzioni vengano chiariti, diventino realtà e valori condivisi, attorno ai quali costruire il consenso delle nostre popolazioni.
Questi gli obiettivi che la Nuova Europa ci impone; un cammino difficile che dobbiamo affrontare con grande coraggio, chiarezza di intenti, fiducia nelle nostre capacità. Una sfida che vogliamo assolutamente vincere.
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