CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII legislatura

VIII congresso regionale della Cisl Sardegna: "L'Isola che vogliamo".


Cagliari, 23 maggio 2001 - Il presidente Effisio Serrenti  è intervenuto sull'Ottavo congresso regionale della Cisl Sardegna svoltosi il 23 e 24 maggio:

Gentili signore, signori,

la Cisl sarda apre oggi il suo ottavo congresso regionale, il primo del terzo millennio, un appuntamento di grande importanza, anche perché si celebra subito dopo la consultazione elettorale per il rinnovo del Parlamento nazionale. Un momento di riflessione interna, quindi, ma anche l'occasione per decidere le nuove strategie che i rappresentanti del mondo del lavoro dovranno seguire nel necessario confronto con il nuovo Governo e il nuovo Parlamento.

Il sindacato, ormai da tempo, ha assunto un ruolo particolarmente delicato, nella vita politica e sociale anche del nostro Paese. Da difensore degli interessi e dei diritti delle classi operaie, si è velocemente trasformato in soggetto politico, sostituendosi in molte occasioni ai rappresentanti dei cittadini, non sempre attenti ai bisogni ed alle necessità della società italiana.

In Sardegna questa "supplenza" è stata particolarmente incisiva, perché le organizzazioni confederali hanno spesso imposto, e difeso, le scelte di politica economica che hanno profondamente mutato la realtà sarda.

Scelte ora spesso contestate; ma i troppi critici dimenticano quei tempi, quel diverso scenario entro il quale furono prese quelle determinate decisioni.

Attualmente è in atto un profondo riesame dei grandi programmi che hanno caratterizzato gli anni sessanta e settanta. E' in discussione quel modello di sviluppo, ma non si è ancora messo a punto il nuovo.

La nuova economia, il capitalismo moderno, hanno ancora contorni poco definiti. Politici ed imprenditori, in troppe occasioni, sembrano evitare il concreto confronto con la realtà mondiale. Eppure la nuova economia, l'era dell'elettronica, ha aperto nuovi scenari, ha permesso la nascita e la crescita di iniziative imprenditoriali che si sono affermate fuori degli schemi tradizionali.

Il sistema economico, almeno nelle società industriali più evolute, ha un diverso modo di prevedere lo sviluppo dei sistemi produttivi, di concepire il processo di accumulazione delle risorse, necessario per permetter la redistribuzione di parte delle ricchezze ottenute.

E' cambiato, quindi, il ruolo degli imprenditori, come quello dei rappresentanti sindacali. Dalla difesa del salario si è passati alla difesa delle conquiste sociali. Un compito di stimolo, un ruolo di coscienza critica in una società nella quale, troppo spesso, i pochi hanno molto, mentre i molti sono, di fatto, esclusi dal processo di crescita economica e sociale.

Questo appuntamento, come dice lo slogan del congresso, può servire, però, per fare il punto su questa evoluzione del sindacato; per tracciare un primo bilancio di ciò che il "nuovo sindacato" ha ottenuto; per permettere di approfondire i temi che vengono proposti all'attenzione ed alla discussione di coloro che a questo appuntamento partecipano o anche a coloro che, a questo convegno, guardano con occhio attento.

Da anni parliamo di riforme, tutti sono convinti che il Paese debba essere profondamente diverso da quello ipotizzato dai nostri padri costituenti. Ma le riforme finora realizzate sono, forse, insufficienti. Così come quelle promesse, urlate, reclamante a gran voce, sono forse anacronistiche o non in grado di dare risposte concrete a tutta la società italiana.

Lo scorso anno la Cisl, a proposito dell'Isola che vogliamo, ha proposto un patto a tutti i sardi, indicando le priorità, gli obiettivi contenuti in questo "nuovo accordo".

Il programma politico della Cisl non fissava scadenze precise, immediate, perentorie. Ma quella proposta, che anticipava tutti i temi sui quali deve poggiare l'isola che vogliamo, ha ancora un grande valore.

L'Isola che vogliamo, ma anche il Paese o l'Europa che vogliamo, devono garantire le libertà individuali; assicurare quella crescita sociale, economica, culturale che è sempre stato un obiettivo, irrinunciabile, per tutti gli uomini liberi; difendere la solidarietà sociale, pilastro essenziale nella costruzione di ogni moderna democrazia.

Un traguardo che può essere raggiunto solamente con grandi sforzi, con un impegno coerente, superando divisioni e contrasti, personalismi e particolarismi inutili. L'Isola che vogliamo è una grande sfida da combattere e vincer,e non solamente nel nostro interesse, ma tenendo a cuore le ragioni ed i diritti dei nostri figli, delle future generazioni.

Sono convinto che le amiche e gli amici della Cisl, in questa difficile impresa, sapranno profondere le loro migliori idee, le loro energie. Certo che saprete raggiungere questi obiettivi, con la certezza che da questo congresso emergeranno le indicazioni e le strategie necessarie per vincere questa decisiva battaglia, auguro a voi ed a tutti i sardi un domani meno travagliato, in questa Sardegna che tutti amiamo e che vorremmo più libera, più progredita, madre amorevole e giusta per tutti i suoi figli. Auguri di buon lavoro.


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