CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII legislaturaGli auguri di fine anno del presidente del Consiglio ai sardi
Cagliari 30 dicembre 1999 - In occasione delle feste di fine anno, il presidente del Consiglio regionale, Efisio Serrenti, ha preparato un messaggio di auguri per tutti i sardi.
Stiamo per salutare un anno particolarmente tormentato e difficile, che ha portato alla società sarda dolore, preoccupazioni, problemi che la classe politica non ha saputo compiutamente affrontare e risolvere.
Un anno segnato da un lungo vuoto politico, perché per troppi mesi i politici sardi sono stati impegnati in una defatigante campagna elettorale ed in una preoccupante crisi che, solamente da poco, ha trovato una soluzione.
Una situazione difficile, solamente in parte provocata da una legge elettorale inadeguata ed anacronistica.
Il bilancio di questi dodici mesi, quindi, non può certamente essere positivo. Solo in alcune occasioni, di fronte alla drammaticità degli avvenimenti che sono accaduti, infatti, abbiamo trovato l'accordo necessario per proporre soluzioni adeguate alla gravità dei problemi che siamo stati chiamati ad affrontare.
In altre sedi ed in altre occasioni sarà il caso di riesaminare il nostro comportamento, di approfondire le risposte che abbiamo dato alle pressanti richieste che ci sono giunte dalla società isolana.
Oggi, prima di augurare a tutti i sardi che vivono nella nostra isola o che sono sparsi per il mondo, un felice Natale ed un più fortunato anno, mi siano consentite alcune semplici considerazioni.
I destini della nostra isola sono nelle nostre mani, in quelle dei rappresentanti della Sardegna nelle istituzioni locali, nazionali, comunitarie, chiamati ad amministrare, a compiere le scelte politiche più consone alla difficile realtà nella quale operiamo.
Aldilà delle necessarie contrapposizioni, delle legittime divisioni, nel pieno rispetto dei diversi ruoli che siamo chiamati a ricoprire, l'unico nostro obiettivo deve essere quello di agire, operare, decidere nell'interesse generale della collettività sarda.
Gli interessi dei singoli, delle oligarchie, dei piccoli potentati non devono assolutamente condizionare le scelte generali. Non possono imporci scelte e decisioni legate al particolare.
Noi rappresentiamo la Sardegna, con i suoi problemi, le sue ansie, con la speranza della sua gente. Esistono, e sono il sale della democrazia, le diverse concezioni ideologiche, dalle quali discendono differenti visioni della realtà che ci circonda, dei modi con i quali affrontarla.
Ma le legittime differenze non devono portare ad una sterile contrapposizione, ad irrigidimenti che provocano pericolose paralisi.
Recentemente, di fronte ai danni provocati dalle alluvioni che hanno colpito alcune zone della Sardegna meridionale, la classe politica ha, almeno parzialmente, accantonato i contrasti ideologici all'origine di tante laceranti polemiche.
Credo che la difficile situazione nella quale viviamo imponga proprio un atteggiamento simile.
I problemi sono davanti agli occhi di tutti; le strade da percorrere segnate dalle decisioni dello Stato, della Unione europea.
Sono convinto che la classe politica debba, per affrontare e risolvere questa difficile situazione, ritrovare un minimo di unità, una forma di collaborazione che permetta di superare steccati e divisioni ormai storici, ma anche per questo particolarmente pericolosi ed anacronistici.
Il passato non deve essere cancellato, la storia che ognuno ha alle sue spalle non deve essere dimenticata. Ma proprio da queste esperienze devono giungere le indicazioni necessarie per trovare soluzioni politiche moderne, adatte a garantire un diverso futuro a coloro dei quali siano i rappresentanti istituzionali.
In Consiglio ci sono stati violenti contrasti, vivaci contrapposizioni, che in più di una occasione hanno pericolosamente avvelenato il clima politico generale.
Nella piena distinzione dei ruoli, nel corretto svolgimento dei nostri compiti, dobbiamo cercare di superare questi inutili irrigidimenti; dobbiamo confrontarci con coraggio e coerenza cercando, in ogni caso, di giungere alla sintesi necessaria per elaborare ed approvare i provvedimenti adatti a risolvere i problemi dei sardi.
Servono riforme, a livello istituzionale, in grado di incidere realmente in una situazione sociale che può diventare esplosiva. Chi è senza lavoro, chi chiede una casa, chi soffre e non è assistito nel modo migliore non deve attendere, per anni, che le cose cambino.
Le riforme devono essere fatte, presto e bene; il sistema economico deve essere rimesso in moto subito; gli interventi sociali devono essere moderni, efficaci, garantiti.
Il tempo delle parole e delle promesse è alle nostre spalle e non possiamo continuare a guardare in dietro.
Il mondo moderno, corre, vola in molti campi. Ed i più forti non si fermano ad aspettare chi non regge il loro passo.
L'impegno che dobbiamo prendere, quindi, è quello di accantonare le polemiche sterili e di confrontarci, invece, sui problemi concreti, sugli ostacoli che impediscono ai sardi, a tutti i sardi, di essere al passo con i tempi.
La libertà dai bisogni, il progresso generale della nostra società devono essere gli obiettivi che ci dobbiamo porre, le sfide che dobbiamo vincere.
L'augurio che faccio a tutti i sardi, vicini e lontani, è che il nuovo Millennio ci veda finalmente capaci di batterci, con intelligenza, tenacia, passione per realizzare un futuro realmente migliore. Felice Anno a tutti.
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