CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII legislatura

Gli auguri di buon anno del presidente Serrenti


Cagliari, 29 dicembre 2000 - Il presidente del Consiglio regionale, Efisio Serrenti, ha inviato una lettera aperta agli organi di informazione regionale, con la quale augura a tutti i sardi un felice 2001.

Signor direttore,

l'anno che si chiude è stato particolarmente travagliato, caratterizzato da emergenze, da appuntamenti difficili, da contrasti spesso dovuti più a malintesi che a reali differenze di idee e di opinioni.

Il nuovo anno, quindi, spero sia migliore, almeno più sereno, per tutti.

La Sardegna deve trovare una nuova dimensione, deve riuscire a tenere il passo delle altre regioni, deve ridiventare il punto di riferimento di tutti coloro che credono nell'autonomia, che vogliono costruire uno Stato, una Comunità dei popoli, delle specialità.

Per molti anni la Sardegna è stata un esempio, un modello di riferimento, per la sua vivacità politica, per il fervore intellettuale della sua gente.

In questi ultimi tempi, purtroppo, questa sua capacità di precorre i tempi si è appannata e ha perso la sua carica propositiva ed innovativa.

L'Unione europea, a Nizza ma prima ad Amsterdam, ha riconosciuto l'insularità come caratteristica peculiare, della quale si deve tenere conto nel decidere gli interventi strutturali, le politiche in favore delle zone periferiche e marginali.

Ma la Sardegna, a mio parere, deve riacquistare quel ruolo particolare che aveva quando le proposte politiche delle sue menti più illuminate venivano portate ad esempio. Mi riferisco alle richieste di autonomia, alle ipotesi di federalismo solidaristico enunciate dai tanti spiriti liberi sardi che hanno segnato il pensiero politico dell'ormai trascorso Novecento.

Il terzo millennio ha bisogno di nuove idealità, di nuove proposte e la Sardegna può, in questo travagliato momento, far sentire alta la sua voce.

La Sardegna, quindi, deve cambiare. E lo deve fare dandosi una diversa organizzazione politica, una diversa struttura istituzionale.

Le riforme le fanno gli uomini ed il Consiglio regionale deve far sentire la sua voce autorevole.

Le riforme le facciamo anche noi, che dobbiamo essere attenti e sensibili alle esigenze di mutamento che arrivano dalla gente. L'Assemblea dei sardi, quindi, deve approfondire le richieste della società e decidere il percorso più rapido ed efficace da seguire.

Una "stagione costituente" è diventata esigenza condivisa da molti. Il Consiglio regionale, quindi, deve affrontare questi temi e scegliere gli strumenti più idonei, a legislazione vigente, per preparare ed attuare queste riforme.

Lo chiedono i tanti nostri fratelli che ogni giorno, con sacrifici e fatica, compiono il loro dovere, che difendono l'ordine pubblico, che prestano soccorso ai bisognosi, che spesso si sostituiscono al potere pubblico per dare aiuto e conforto a chi soffre, a chi ha bisogno di solidarietà ed aiuto, a coloro che con grande abnegazione e sacrificio forniscono servizi alla collettività, in ogni momento e nelle più difficili condizioni.

Nelle feste di fine d'anno, quando tutti godiamo il calore degli affetti familiari, il mio pensiero, grato, va ai sardi impegnati in missioni umanitarie e di pace in terre lontane, a coloro che lontano dalla loro terra hanno trovato lavoro e condizioni decorose di vita, a quanti, nella nostra terra, si prodigano per garantire serenità e tranquillità.

Oscuri custodi del nostro vivere, spesso chiamati a risolvere emergenze ed imprevisti, troppo spesso la loro dedizione viene ignorata. Credo sia opportuno, in questi giorni, riconoscere la loro fatica e ringraziarli per il loro impegno. Come penso sia opportuno impegnarsi, ognuno nel proprio ruolo e proprio luogo di lavoro, per migliorare le condizioni di vita della nostra società.

Le grandi riforme sono possibili se ognuno porta il proprio, anche piccolissimo, contribuito alla causa comune. L'augurio che faccio a tutti i sardi, vicini e lontani, è che il lavoro di tutti serva a rendere la Sardegna ancora più bella e più moderna. La speranza che coltivo, personalmente, è che noi, che siamo stati chiamati dal popolo ad amministrare questa meravigliosa terra, abbiamo la forza e la volontà di anteporre il bene comune agli interessi particolari.

Auguri di cuore a tutti


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