CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII legislaturaIntervista al Presidente Serrenti
Cagliari 28 settembre 1999. La Dodicesima legislatura del Consiglio regionale si è aperta con l'elezione dell'onorevole Efisio Serrenti alla massima carica dell'Assemblea sarda.
Al suo terzo mandato consiliare, Efisio Serrenti, esponente di spicco del Partito sardo d'azione, è stato chiamato a presiedere il Consiglio nel passaggio al terzo millennio. Un appuntamento importante perché la Sardegna si appresta ad affrontare il difficile cammino che porterà alla nascita della comunità politica
europea.
Una sfida che preoccupa, ma che viene affrontata con fiducia. Sardista sin da giovane, Efisio Serrenti ha una lunga attività sindacale e politica alle spalle. La sua vita pubblica ha avuto inizio nel sindacato, UIL bancari, nel quale è passato da semplice iscritto alla segreteria generale regionale ed al comitato direttivo nazionale.
La sua attività più prettamente politica ha avuto inizio nel 1985, quando è stato eletto consigliere provinciale ed è stato chiamato a far parte della giunta provinciale di Cagliari, con l'incarico di assessore alla Cultura. Nel 1987 è stato anche il primo dei non eletti alla Camera dei Deputati, sempre nelle file del Psd'az.
La sua prima elezione in Consiglio regionale risale al 1989, quando è entrato a fare parte del palazzo di via Roma con quasi 9000 voti di preferenza. Nella Decima legislatura è stato segretario, questore e vice presidente dell'Assemblea regionale.
Riconfermato nelle elezioni regionali del 1994, Efisio Serrenti è stato prima presidente del gruppo sardista poi, per tre anni, assessore regionale alla Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione. Spettacolo e Sport. E' uscito dalla giunta regionale nel 1998.
Rieletto, nella Dodicesima legislatura regionale è stato chiamato alla presidenza del Consiglio.
Una lunga attività politica svolta sempre sotto il simbolo dei Quattro mori. Alla fine del secondo millennio, quali il significato ed il valore dell'ideologia sardista?
Il Sardismo, durante la prima Guerra mondiale, quando le sue basi ideali si sono affermate nei campi di battaglia, poteva non essere compreso e condiviso. Nel 1921, quando il Partito è nato ufficialmente, era una ideologia rivoluzionaria.Gli stati monarchici di allora erano, infatti, saldamente unitari e centralisti.
Ora il Sardismo è di grande attualità. L'Europa si è accorta che le differenze culturali, sociali, linguistiche e di tradizioni sono una grande ricchezza. Tutti hanno capito che c'è bisogno delle diversità, per dare linfa ed impulso alla nascita di un nuovo grande soggetto politico ed economico. Una realtà politica non omologante, ma che esalti le differenze e valorizzi le specifiche caratteristiche delle diverse regioni. Ecco, il Sardismo è la spinta ideale per la nostra battaglia di emancipazione.
Quindi è ancora corretto parlare di specificità culturale, economica e sociale della Sardegna.
Certamente. I popoli sono alla costante ricerca della loro identità, legata alle particolarità culturali, linguistiche, sociali che si ritrovano all'interno di una comunità. Senza dubbio esistono differenze, forse anche contrasti, ma la Sardegna ha proprie caratteristiche peculiari, che ne fanno un unicum differente dalle altre regioni italiane ed europee.
Questa specificità dell'Isola impone, quindi, anche un modello di sviluppo diverso, rispetto a quello di molte altre parti del Paese e d'Europa.
L'economia della Sardegna si basava sulle attività tradizionali: l'agricoltura, l'allevamento, il razionale utilizzo delle nostre bellezze naturali. Poi c'è stata l'industrializzazione ed abbiamo importato un modello di grande industria, quella petrolchimica, quando lo scenario mondiale mutava profondamente.
Le concezioni di una moderna economia sono state fatte saltare da quella scelta industriale. Non era sbagliato, infatti, puntare sull'industria per far crescere il tessuto economico sardo: era un errore puntare sulla chimica quando quel settore stava entrando in crisi. Un errore che non possiamo più commettere.
Lo sviluppo deve basarsi sul razionale utilizzo delle nostre risorse naturali, sull'industria innovativa ed ad alta tecnologia, sulla valorizzazione e trasformazione delle nostre produzioni agricole e zootecniche, sui servizi, sulla ricerca, specialmente sul turismo.
Ecco, in sintesi si può dire che la Sardegna deve puntare a garantire un modello di sviluppo economico e di vita "compatibile con l'ambiente ed a dimensione umana". La sua posizione geografica, la sua centralità mediterranea, infatti, fanno si che il turismo, l'industria pulita del terzo millennio, con tutte le significative sinergie che il mondo delle vacanze favorisce, sia la scommessa che dobbiamo affrontare, se vogliamo garantire lo sviluppo futuro della nostra Isola.
Un programma di ampio respiro, per la cui realizzazione sarà certamente costretto a passare molte ore al tavolo di lavoro.
Il presidente del Consiglio regionale è il garante del buon funzionamento dell'Assemblea legislativa isolana, ma non ha compiti amministrativi. Svolgo, infatti, un ruolo di controllo e di indirizzo. Un compito importantissimo, che mi impegna incessantemente. Ma il lavoro, come sanno i miei collaboratori, non mi ha mai spaventato e non mi spaventa ora.
In ufficio arrivo verso le nove e mezzo, dieci di mattina e mi trattengo sino alle nove e mezzo, dieci di sera. Spesso anche il sabato. Molte volte, per questioni istituzionali e politiche, devo spostarmi, anche lontano da Cagliari. Ma non mi lamento certamente. Ho scelto volontariamente di candidarmi ed ho promesso, ai sardi che mi hanno votato, di portare avanti certi programmi. Un impegno al quale non voglio sottrarmi e che intendo rispettare con coerenza e grande rigore intellettuale. Anche se mi costa molto, perché sono costretto a trascurare la mia famiglia, a ridurre il tempo che prima dedicavo ai miei svaghi: viaggiare, leggere, andare per mare. Ho sempre viaggiato volentieri, perché mi interessa la storia e la vita degli altri popoli. Così come leggo sempre molto, specialmente libri di saggistica politica ed economica. E certamente non trascuro i romanzi degli scrittori moderni, con un debole per Hemingway. Parte del tempo libero, infine, lo passavo in mare, pescando o facendo lunghissimi bagni. Ora devo necessariamente ridurre questi momenti di relax. Ma, come si usa dire, la bicicletta l'hai avuta? Con quel che segue.