CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII legislatura

Intervento del Presidente Serrenti al Convegno Teletron


Cagliari 21 settembre 1999 - Ogni anno la Sardegna paga un prezzo altissimo, anche in vite umane, per gli incendi che depauperano continuamente il nostro patrimonio boschivo. Ma sconta anche la scarsa attenzione prestata, anche in un recente passato, alle sue bellezze ambientali.
Un corretto utilizzo della risorsa ambientale, delle diverse vocazioni del territorio potrebbe, invece, favorire un pronto riscatto economico e sociale della nostra società. Potrebbe favorire la ripresa di attività economiche in grado di rilanciare tutti i comparti produttivi dell'isola.
Perché vedere l'ambiente, nel suo complesso, quindi le città, le campagne, le coste e le zone interne come una ricchezza da saccheggiare, senza ipotizzarne, invece, un utilizzo compatibile con l'esigenza di lasciare ai nostri figli ciò che abbiamo ricevuto, in ben diverse condizioni, dai nostri genitori?
La sfida del nuovo millennio, io credo, si giocherà proprio sulla ricerca, sulla valorizzazione delle risorse umane, sulla tutela e sul razionale utilizzo di quelle ambientali.
Non è certamente compito del presidente del Consiglio regionale, anche per il suo ruolo di garante dell'Istituzione e non di amministratore impegnato nella oculata gestione della cosa pubblica, dare indicazioni di cosa e di come si dovrebbe agire. Ma da cittadino sardo mi siano consentite alcune considerazioni.
L'ambiente, in tutti i suoi aspetti, deve essere difeso, protetto, tutelato, valorizzato senza impoverirlo.
Un compito importantissimo, per raggiungere questi obiettivi, è quello della scuola, che deve formare la coscienza civile, quindi anche ambientale, dei cittadini di domani. Ma che può richiamare, ad opportune riflessioni, anche quelli di oggi.
La ricerca, che in alcuni settori compie velocissimi progressi, è chiamata, invece, a fornire strumenti sempre più evoluti ed affidabili, per prevenire i molti disastri provocati dall'uomo e per indicare come porvi rimedio.
I sistemi elettronici di telesorveglianza e monitoraggio ambientale possono, quindi, essere un utile supporto per la gestione del territorio sardo. Conosco ed apprezzo quanto, in questo campo, ha fatto la Teletron, che da tempo collabora anche con l'amministrazione regionale nel campo del telerilevamento. So che la società, nata e cresciuta in Sardegna, ha in programma di espandersi sul territorio nazionale ed anche all'estero.
Una sfida coraggiosa, che imprenditori sardi, in un settore particolarmente evoluto, vogliono portare aldilà del mare. Dimostrazione che con una adeguata preparazione professionale e disponendo di studi scientifici approfonditi e delle più moderne tecnologie il mercato, anche quello internazionale, può essere affrontato con notevoli possibilità di successo.
Ciò che in questa occasione mi piace dire, però, è che questa società sarda, che si vuole affermare anche lontano dalla nostra isola, deve sviluppare la ricerca proprio qui, da noi, per dare un fattivo contributo al programma di tutela. recupero e valorizzazione del nostro notevole patrimonio ambientale, un impegno che deve caratterizzare le scelte della classe politica sarda per i prossimi anni.
Il telerilevamento con postazioni fisse e mobili, con la possibilità di trasmettere dati in tempi ridottissimi ed utilizzando le reti telefoniche, può garantire la copertura di tutto il territorio isolano. Si potrebbero, così, tenere costantemente sotto controllo le zone maggiormente a rischio.
Sappiamo bene, e lo abbiamo ripetuto più volte, che non è necessario disporre di grandi mezzi aerei per domare le fiamme. Ma che è essenziale intervenire e spegnere un piccolo fuoco, prima che diventi inarrestabile.
Ignoriamo le polemiche, spesso strumentali, che si sono fatte su questi argomenti. Occorre, e mi rivolgo da sardo anche ai responsabili regionali, elaborare un programma globale, che preveda una efficace prevenzione, un tempestivo intervento, una pronta ricostruzione di ciò che è andato distrutto. Tre diverse fasi nelle quali sistemi operativi evoluti possono rivelarsi un essenziale supporto.
Così come questi stessi sistemi possono essere utilizzati nella lotta all'abusivismo edilizio, nel controllo del territorio almeno per quanto riguarda l'apertura di nuove cave o il sorgere spontaneo di discariche abusive. Si può anche ipotizzare il ricorso a sistemi elettronici per evitare il pericoloso fenomeno della pesca di frodo ed il rischio di compromettere il delicato equilibrio del sistema costiero e delle acque interne.
Ma, forse, queste stesse apparecchiature potrebbero permettere anche la sorveglianza delle grandi dighe, dei fiumi più pericolosi, per evitare alluvioni e disastri che, anche recentemente, si sono verificati in diverse zone dell'isola.
Certamente non si può limitare la violenza delle precipitazioni atmosferiche, ma un adeguato sistema di monitoraggio potrebbe almeno permettere di intervenire, tempestivamente, per evitare che ostacoli di diverso genere blocchino i corsi d'acqua, formando quelle dighe che impediscono il regolare flusso della pioggia, quando questa cade copiosa, e le conseguenti alluvioni.
Ma gli stessi sistemi di rilevamento potrebbero anche permettere un più razionale utilizzo delle scarse risorse idriche delle quali, da troppo anni, disponiamo. E' utopistico pensare che in base allo stato vegetativo, ed alle richieste del mercato, i tecnici del settore possono decidere di privilegiare questa o quella coltura, dirottando l'acqua disponibile in quei campi invece che in altri?
Così come non dovrebbe essere certamente difficile controllare il traffico automobilistico, almeno nelle arterie principali e nei periodi di grande traffico, per evitare ingorghi ed estenuanti attese e grandi disagi.
Ma gli stessi sistemi potrebbero permettere anche una qualche forma di controllo nelle zone "più calde" delle città o delle campagne, dove più frequenti si ripetono episodi di criminalità. E forse, in questi casi, si potrebbero organizzare efficaci sistemi di prevenzione e di tutela dei cittadini più deboli ed indifesi.
Ma queste sono divagazioni teoriche, sulle quali sarà meglio ritornare quando la Sardegna disporrà delle strutture adeguate.
Oggi occorre guardare all'immediato futuro e sperare che i progressi tecnologici che si susseguono freneticamente, anche per la fatica e l'impegno dei sardi, degli istituti scientifici e delle società che operano nell'Isola, trovino immediata ed efficace applicazione nella nostra regione. In modo da permettere un controllo costante del territorio e, perché no, da garantire ai sardi un futuro migliore.