CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII legislatura

Messaggio del presidente Serrenti per il Cinquantenario della Cisl sarda


Cagliari, 21 settembre 2000 - In occasione del Cinquantenario della Cisl sarda, il Presidente del Consiglio regionale, on. Efisio Serrenti, ha inviato ai dirigenti del sindacato il seguente messaggio:

Cinquanta anni di vita sono una tappa realmente importante, anche per un sindacato. La Cisl sarda, dopo mezzo secolo di lotte, di prese di posizione coraggiose, di scontri può, quindi, tracciare un primo bilancio. Estremamente positivo, per le conquiste raggiunte, per le battaglie di civiltà condotte con grande coerenza e chiarezza di intenti.

Un cammino lungo, a tratti tortuoso e difficile, che ha caratterizzato, non poco, il processo di crescita sociale ed economica anche della Sardegna.

La società moderna, quella italiana in particolare, dopo l'epilogo della Seconda guerra mondiale ha dovuto affrontare l'immane sforzo della ricostruzione. Una fase caratterizzata dall'ansia delle scelte, dal desiderio di nuovi spazi di libertà individuali e di essere liberi dal bisogno, che ha animato le generazioni provate dai conflitti bellici e dal fascismo..

La ricerca di un futuro migliore ha, per molti anni, fatto saltare equilibri e rapporti sociali. In molte, troppe, occasioni si sono dimenticate le leggi di tutela dei lavoratori, le regole, anche labili, di difesa delle classi meno favorite, le norme che cercavano di garantire la sicurezza dei posti di lavoro e la salute dei cittadini.

La rapida evoluzione dei sistemi economici ha imposto al sindacato scelte politiche ed operative, in linea con i risultati che le organizzazioni dei lavoratori avevano raggiunto in altre parti del mondo.

Le conquiste sindacali nelle democrazie industriali dell'Occidente hanno avuto benefico effetto anche nel nostro Paese ed il sindacato ha acquisito un ruolo di grande importanza, in quel processo di crescita economica e civile chiamato il "miracolo italiano".

In Sardegna le cose, per certi versi, sono andate diversamente che nel resto del Paese.

Nell'Isola, le grandi scelte politiche del dopoguerra sono state più laceranti, perché la società sarda, agricola e piccolo borghese, non era in grado di sopportare il frenetico ritmo, che ha caratterizzato il panorama politico nazionale di quei difficili anni.

La lotta per le terre, le prime rivendicazioni sociali, le richieste dei lavoratori delle poche industrie ancora in attività, le polemiche sul futuro delle miniere hanno, nell'isola fatto sorgere contrasti e lacerazioni, hanno causato scontri politici ed ideologici nei quali sono stati coinvolti partiti e forze sociali. Ed i contrasti hanno portato a scissioni, lacerazioni, divisioni ed "uscite di scena" anche traumatiche.

In quel drammatico periodo è nata anche la Cisl sarda, figlia di una sofferta scelta di alcuni giovani sindacalisti di matrice cattolica, non più disposti a subire le decisioni e le scelte, ideologicamente diverse, delle altre componenti del mondo sindacale.

Una scelta difesa sempre con coraggio e coerenza. Una autonomia conquistata e tutelata con il lavoro costante, con l'impegno assiduo in difesa degli ideali di libertà e di democrazia.

Non voglio certamente dire che il sindacato ha sempre avuto ragione; si deve però riconoscere che le organizzazioni sindacali hanno svolto un ruolo importantissimo nel gettare le basi del moderno stato sociale, un processo di ammodernamento che deve completamente coinvolgere tutta la società italiana.

Il Terzo millennio, la nuova realtà dell'Europa unita, la globalizzazione dei sistemi economici mondiali probabilmente impongono nuove, diverse, scelte.

Il nuovo cammino della Cisl sarda deve, quindi, proseguire nel solco della sua grande tradizione. Il ruolo del sindacato, in una società in troppo rapida ed a tratti frenetica evoluzione, é quello di tenere conto delle rigide regole economiche ma anche di tutelare le esigenze dei meno favoriti, di coloro che non hanno, ma che hanno gli stessi diritti dei più forti, dei tutelati, di coloro che hanno.

Una società è libera e giusta se riconosce a tutti uguali diritti e stessi doveri; se garantisce a tutti uguali punti di partenza. I migliori, anche tra gli uomini esistono differenze profonde e diverse capacità, devono e possono arrivare ai vertici della stessa società; anche partendo dai gradini più bassi. E la società moderna non deve e non può mettere paletti e d ostacoli a questo naturale processo di crescita culturale e civile.

Anche perché le migliori intelligenze, le grandi capacità vengono, altrimenti, attratte dal altri Paesi, dove diverse sono le condizioni generali e maggiori le possibilità di affermarsi.

La politica ha questo grande compito: stabilire le regole generali perché tutti i migliori riescano ad emergere, ad affermarsi. E questo compito, da politico, lo rivendico a tutti coloro che considerano la politica come un servizio da rendere alla collettività. Ma credo che il sindacato, proprio per la sua storia e le sue tradizioni, abbia il compito, oggi forse più delicato ed importante di prima, di fare in modo che le ferree leggi che regolano i rapporti tra gli Stati, tra sistemi economici, tengano conto dei bisogni, delle esigenze, dei diritti dei meno fortunati, dei meno favoriti, di coloro che hanno capacità normali o forse anche ridotte, di coloro che per handicap anche fisici non sono in grado di competere con tutti gli altri.

Questa è la sfida che la Cisl sarda deve saper affrontare e vincere. Per partecipare alla costruzione di una società più moderna e giusta. Un traguardo difficile, un impegno gravoso, al cui conseguimento tutte le forze politiche e sociali devono dare il loro contributo, perché i valori di libertà e di solidarietà, che hanno caratterizzato tante battaglie ideali, politiche, sindacali, combattute e vinte anche dalla Cisl sarda, devono permeare la società di domani.

Analizzando quanto fatto sinora, gli amici della Cisl sarda sapranno cogliere le nuove sfide e portare avanti, con il coraggio e la coerenza che hanno contraddistinto il loro primo mezzo secolo di vita, nuove iniziative in difesa dei più deboli, dei meno favoriti. Ad altri traguardi, con l'augurio di buon lavoro

Efisio Serrenti

Cagliari, 21 settembre 2000


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