CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII legislatura

L'allargamento dell'Europa, messaggio del Presidente


Cagliari 11 agosto 2000 - Le regioni comprese nell'Obiettivo 1, tra le quali quindi anche la Sardegna, quando i paesi dell'est europeo entreranno a pieno titolo nell'Unione europea si troveranno in una situazione difficile. E', infatti, convinzione generale che queste regioni non beneficeranno più di interventi particolari di sostegno, quando saranno conclusi quelli previsti dall'Agenda 2000-2006. Entro il 2006, tuttavia, le regioni dell'Obiettivo 1 non avranno raggiunto il livello medio dei Paesi che fanno parte della attuale UE.
Per la Sardegna e le altre regioni meridionali una situazione di grande disagio ed il rischio di diventare ancora più marginali di quanto non siano attualmente.
Preoccupato per queste prospettive, il presidente della Commissione per le petizioni del Parlamento europeo, l'onorevole Nino Gemelli, ha inviato una lettera ai presidenti delle Giunte e dei Consigli della Sardegna, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Molise, Puglia e Sicilia sollecitandoli a studiare le più opportune iniziative politiche, per evitare che queste regioni vedano ulteriormente aumentare le differenze nei confronti delle regioni più ricche e progredite.
Il presidente del Consiglio regionale, Efisio Serrenti, preoccupato per gli effetti negativi che l'auspicato allargamento della Comunità europea potrebbe avere sul processo di sviluppo della Sardegna, ha scritto ai presidenti dei gruppi consiliari ed al presidente della Seconda commissione permanente inviando loro la lettera dell'onorevole Gemelli e sollecitando un opportuno approfondimento degli aspetti legati alle nuove adesioni dei Paesi ex-comunisti alla Unione europea.

Caro collega, ha scritto il presidente Serrenti, ti invio la lettera che l'on. Nino Gemelli, Presidente della Commissione per le Petizioni del Parlamento Europeo, ha scritto al Ministro per le Politiche Comunitarie.
Ritengo che i temi trattati, certamente alla tua conoscenza, meritino un approfondimento in seno alla Commissione, che potrebbe adottare una risoluzione da sottoporre al voto dell'Assemblea.
Non possiamo infatti esimerci dall'affrontare la questione del ruolo che la nostra Regione intende assumere nel panorama europeo e mediterraneo.
Quanto al primo aspetto, ha aggiunto Serrenti, è noto che gli orientamenti più moderni del dibattito riguardante il ruolo delle Regioni nel processo di integrazione europea vedono queste ultime come soggetti autonomi di diretta rilevanza comunitaria, componenti a pieno titolo dell'Unione Europea. Non soltanto, quindi, entità territoriali destinatarie di iniziative di riequilibrio, tese alle eliminazioni delle disparità economiche, che hanno finora costituito gli obiettivi della "politica regionale" della comunità, secondo il senso ormai consolidato che tale espressione ha assunto.
Se è vero che le Regioni sono prive di una rilevanza istituzionale autonoma nel processo decisionale comunitario, è altrettanto vero che un riconoscimento del fondamento costituzionale dei principi dell'autonomia regionale e locale nella costruzione europea e la proposizione dell'esigenza di un rapporto diretto tra enti regionali e locali e Comunità Europea si sono ormai affermati.
Alle Regioni, ha scritto anche Serrenti, va riconosciuto un ruolo fondamentale nella costruzione dell'unità politica europea e il rafforzamento dell'autonomia regionale in Europa deve essere ritenuto obiettivo complementare e quello più vasto dell'unificazione politica.
Per quanto concerne lo scenario del Mediterraneo, destinato a riacquistare una posizione di centralità quale via di comunicazione e di scambio internazionale, va da sé che occorre disegnare una strategia complessiva volta a valorizzare la Sardegna, ideale "ponte" tra l'Europa ed i paesi del Nord Africa. Mi auguro, ha concluso il presidente del Consiglio, che dopo la pausa estiva tutto il Consiglio voglia impegnarsi su questi temi, oggi più che mai determinanti per il futuro della nostra isola.