CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII legislatura

Il presidente Serrenti invita i consiglieri regionali ad approfondire i temi del federalismo e della riforma dello Stato


Cagliari 9 agosto 2000 - Il presidente del Consiglio regionale, Efisio Serrenti, prima delle vacanze estive dei componenti l'Assemblea regionale, ha inviato ai capigruppo consiliari ed ai componenti la Prima commissione una lettera con la quale propone una riflessione sul federalismo e sulla riforna dello Stato. Temi di grande attualità, ha scritto Serrenti, sui quali è opportuno soffermarsi per un necessario approfondimento.

Caro collega, scrive Serrenti, mi è gradito inviarti la risoluzione predisposta dalla Commissione Istituzioni e Autonomia del Consiglio regionale della Valle d'Aosta, sulle modifiche costituzionali riguardanti l'Ordinamento federale della Repubblica e l'elezione diretta dei Presidenti delle Regioni a Statuto speciale. Il documento contiene interessanti spunti per una opportuna riflessione sulla riforma complessiva del nostro ordinamento costituzionale e, in particolare, per quanto riguarda le Regioni autonome. Mi auguro che anche la nostra Assemblea voglia dedicare il proprio impegno alla definizione di un documento che segni l'avvio di una nuova ed improcrastinabile "stagione statutaria".
Una stagione che dovrà vedere il Consiglio riflettere sul proprio "nuovo" ruolo, aggiunge Serrenti, che potrebbe non essere più quello di cogestore della politica regionale, come avviene nell'attuale sistema, in cui l'indirizzo politico è determinato dal continuum maggioranza parlamentare - governo, simboleggiato dal "rapporto di fiducia".
Benché un collegamento tra Esecutivo e Consiglio non possa mancare in futuro, ritengo che esso dovrebbe basarsi, più che sulla contrattazione delle decisioni, sulla trasparenza dell'amministrazione, della gestione, delle scelte e dei risultati.
Si delinea quindi un ruolo del Consiglio che dovrebbe imperniarsi su un più penetrante controllo, su una funzione legislativa caratterizzata non dal numero, ma dalla qualità delle leggi prodotte, e infine su una reale partecipazione dei consiglieri, per la quale occorrerà garantire ai medesimi idonee strutture informative e di elaborazione, concreti strumenti di indagine, reali possibilità di acquisire atti ed interrogare persone.
Pur rilevando che nella riforma costituzionale del 1999 la "Specialità" potrebbe rappresentare, ancora una volta, una causa di ritardo, è innegabile che sul terreno degli Statuti si misurerà il tasso di maturità del regionalismo italiano.
I nuovi spazi di autonomia statutaria delle Regioni, scrive ancora il presidente del Consiglio, rappresentano dunque un'opportunità, ma anche una sfida. Si vedrà in concreto se e quali Regioni si impegneranno a fondo in un processo di ripensamento del proprio modo di essere e di porsi sia nei rapporti interni, sia nei rapporti per così dire esterni.
I primi attengono al cosiddetto circuito democratico, cioè alle relazioni tra corpo elettorale regionale, Consiglio regionale, presidente della Regione, Giunta regionale e organizzazione burocratica. I secondi investono il duplice versante dello Stato e delle autonomie locali (comuni e province). Il maggior ambito di autonomia dal centro non dovrà costituire una nuova occasione per spadroneggiare sulla periferia, secondo l'accusa ricorrente in passato di neocentralismo regionale. Non può cioè essere contraddetto il federalismo amministrativo a Costituzione invariata - concepito dalla riforma Bassanini e ancora in fase di faticoso completamento - che è improntato al principio di sussidiarietà e al ruolo di primo piano da assegnare alle autonomie locali, cioè al livello istituzionale più vicino al cittadino.
Il processo di adozione degli statuti e, sulla base di essi, di leggi regionali e di altri atti normativi e organizzativi regionali, potrebbe portare ad una progressiva differenziazione delle Regioni. Alcune di esse potranno acquistare maggior dinamismo e capacità innovative. Altre andranno a rimorchio o resteranno per così dire al palo. Del resto, il senso più profondo dell'autonomia è quello dell'autoresponsabilità, cioè del rischio dell'insuccesso delle iniziative concepite e realizzate sulla base di una propria decisione.
Su questo campo, conclude il presidente Serrenti, sulla nostra capacità di impegnarci a fondo nel processo di ripensamento del nostro modo di "essere Regione", mi permetto di sollecitare la tua massima attenzione, affinché, dopo la pausa estiva, si possa avviare il tanto auspicato cammino delle riforme.
Cordiali saluti.