CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII legislaturaIl Presidente Serrenti ha scritto al Capo del Governo chiedendo la sospensione ed il riesame del decreto di vendita della centrale termoelettrica di Fiumesanto
Cagliari 7 settembre 1999 - Lo scorso mese di marzo il Governo ha recepito, con il decreto n.79, la direttiva comunitaria 96/92 in materia di liberalizzazione del mercato elettrico. In applicazione di questo decreto è stato, quindi, predisposto un piano di dismissioni delle centrali termoelettriche dell'Enel, compresa quella di Fiumesanto.
L'ipotesi di privatizzazione dell'impianto isolano ha creato notevoli preoccupazioni ed ha provocato numerose manifestazioni di protesta da parte dei lavoratori del settore e delle popolazioni che abitano nelle zone dove questo impianto sorge.
I rappresentanti degli enti locali, delle forze politiche e sindacali hanno con insistenza chiesto la modifica, o almeno la sospensione, del decreto n. 79 per la particolarità della situazione sarda, che presenta alcune peculiarità che la differenziano profondamente dalle altre regioni italiane.
Il presidente del Consiglio regionale, Efisio Serrenti, facendosi interprete di queste preoccupazioni e dell'allarme sociale suscitato dalla ipotesi di vendita della centrale di Fiumesanto, ha scritto al Presidente del Consiglio dei ministri, ai Parlamentari eletti in Sardegna, ai capigruppo del Consiglio regionale ed ai segretari delle confederazioni sindacali una lunga lettera ricordando la particolare situazione isolana, che ne fanno "un caso unico nel Mediterraneo".
La Sardegna, infatti, è l'unica "regione insulare" italiana collegata in maniera insufficiente col resto del territorio nazionale. La scarsa densità abitativa, il basso numero delle utenze, prevalentemente civili, ne fanno un mercato povero, scarsamente redditizio, difficile e costoso da servire. Tutta l'energia elettrica necessaria deve, quindi, essere prodotta in loco e deve essere prevista una adeguata riserva di potenza, per poter garantire le erogazioni richieste in tutte le condizioni, anche le più avverse.
"Appare evidente, scrive nella sua lettera il presidente Serrenti, che uno dei principali rischi che si potrebbero correre, introducendo regole di mercato che presuppongono concorrenza ed utili di gestione, è proprio quello di sacrificare la giusta e necessaria strutturazione elettrica sul territorio".
L'attuazione del decreto di "dismissioni" delle centrali elettriche sta creando le condizioni perché questo rischio diventi realtà. L'Enel - scrive anche il Presidente Serrenti - ha, infatti, previsto "la razionalizzazione (o meglio, il contenimento se non la chiusura) di veri e propri presidi fondamentali nella trasmissione e dispacciamento, ricerca, servizi informatici ecc." L'impianto di Fiumesanto, inoltre, è stato conferito alla società Genco B per una sua prossima vendita, col conseguente smembramento del sistema della produzione elettrica sarda. Una vendita che potrebbe avvenire mentre nel Sulcis non sono ancora iniziati i lavori di ricostruzione dei gruppi già smantellati, malgrado le ripetute rassicurazioni da parte dei massimi dirigenti dell'Ente elettrico nazionale.
La vendita della termocentrale di Fiumesanto, aggiunge il presidente Serrenti "andrà a realizzarsi in una condizione di mercato distorto a causa della futura realizzazione di impianti agevolati, a norma del CIP/6 per circa 900 Mw, determinando la "compresenza" (sul mercato isolano) di ben quattro soggetti produttori di energia".
"Vendere la termocentrale sassarese, aggiunge il presidente Serrenti, che rappresenta il sito tecnologicamente più avanzato del settore, oltre che la "porta" indispensabile per l'attuazione del progetto di metanizzazione dell'Isola, significa privatizzare di fatto l'intero sistema energetico della Sardegna, accentuandone la fragilità e l'assenza di garanzie".
"Il problema quindi si configura, aggiunge il presidente Serrenti, nel rendere compatibili le diseconomie strutturali del sistema sardo con una liberalizzazione che già fin d'ora sta ponendo le premesse per uno scadimento della qualità del servizio ed una notevole contrazione dell'occupazione".
Una situazione che sta determinando inquietudini ed apprensioni in molti settori della società sarda e che necessità di una approfondita verifica in sede governativa, per mettere a punto le norme correttive necessarie per "attuare una liberalizzazione mirata e compatibile con la specificità sarda".
Il presidente del Consiglio regionale, quindi, sottolinea la necessità che l'Enel predisponga un piano industriale per la Sardegna, che preveda il riconoscimento dei maggiori oneri di sistema (riserva, distribuzione e trasmissione)dovuti all'insularità, all'orografia, alla scarsa densità dell'utenza sarda. Dovrebbe anche essere stabilita la ripartizione della riserva pro-quota tra tutti i soggetti produttori, anche attraverso la rinegoziazione, da parte del gestore della rete nazionale, delle convenzioni stipulate dall'Enel con i produttori privati (titolari o meno di concessioni CIP/6). Infine, dovrebbero essere definite regole particolari per il mercato locale della "generazione", per permettere la coesistenza e la validità economica delle unità produttive esistenti o in fase di realizzazione nell'Isola, così da conservare nell'ambito Enel i siti produttivi del Sulcis, di Fiumesanto e quelli idroelettrici.
Questi i motivi che spingono il presidente Serrenti a chiedere al presidente del Consiglio dei Ministri "di valutare l'opportunità di una sospensione degli effetti del decreto, limitatamente alla realtà sarda".
Il presidente dell'Assemblea regionale ha chiesto, infine, ai parlamentari eletti in Sardegna di "dare la propria disponibilità" a dare vita ad un tavolo di concertazione, la sede più opportuna per mettere a punto una strategia comune con le altre forze politiche e sociali dell'isola che porti a scelte diverse da quelle decise recentemente dal Governo e dall'Ente elettrico di Stato. In quella sede, inoltre, sarà possibile predisporre proposte concrete da far inserire nel necessario piano energetico regionale che deve rispettare "la peculiarità della Sardegna" e contribuisca al rilancio economico dell'Isola, così come previsto anche dal programma di sviluppo per il Mezzogiorno varato recentemente dal Governo.
La lettera al presidente D'Alema è stata inviata a che al presidente della Giunta regionale. Il presidente Serrenti ha, infatti, voluto informare della sua iniziativa il presidente Pili sottolineando come sia "lungi da me l'intenzione di assumere iniziative che potessero essere intese come "sostitutive" delle competenze dell'esecutivo."
"Il mio vuole essere, scrive il presidente Serrenti al presidente Pili, un franco contributo a quell'indispensabile mobilitazione generale che, accanto agli organi istituzionali dello Stato e della Regione, deve vedere impegnate le forze politiche, sociali e sindacali, gli enti locali, gli imprenditori, i lavoratori, per la sacrosanta tutela dei diritti dei sardi, già penalizzati e discriminati in altri settori vitali dell'economia".