CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII legislaturaPresentazione centro di ricerca Ericsson di Cagliari. Indirizzo di saluto del presidente Serrenti
Cagliari, 6 ottobre 2000 - Partecipando alla presentazione del centro di ricerca Ericsson di Cagliari, il Presidente del Consiglio regionale on. Efisio Serrenti, ha rivolto il seguente indirizzo di saluto:
E' con particolare piacere che partecipo alla presentazione del centro di ricerca che la Ericsson ha realizzato a Cagliari.
Una iniziativa coraggiosa ed una grande opportunità per molti sardi. La ricerca, specialmente in un campo particolarmente interessante ed in rapida evoluzione quale quello della trasmissione dei dati e dell'Internet mobile, apre notevoli prospettive per la crescita culturale, ed economica, della società sarda.
La nostra isola è povera di materie prime, ma ricca di bellezze naturali in grado di favorire una elevata qualità della vita. Ma la società sarda, per garantirsi un futuro meno difficile, deve puntare su nuove possibilità di sviluppo.
I settori tradizionali ed il turismo non possono, da soli, fornire le risorse economiche necessarie per favorire la rinascita della Sardegna.
Occorre puntare sulla intelligenza e sulle capacità personali della gente sarda. Risorse troppo a lungo trascurate; eppure sono numerosissimi gli esempi di studiosi e ricercatori sardi che hanno raggiunto risultati eccellenti. Ma troppo spesso, per affermarsi, hanno dovuto abbandonare la loro Regione, se non il loro Paese.
In questi ultimi anni, però, abbiamo potuto capire quali traguardi si possono raggiungere con la fantasia e le proprie, notevoli, capacità intellettuali. Mi riferisco ai risultati ottenuti da Video on line e da Tiscali, due esempi di ciò che si può ottenere, anche accettando le sfide dei grandi colossi dell'economia mondiale, quando si hanno l'intelligenza e l'intuito necessari.
La globalizzazione dei mercati impone che la competizione avvenga sui mercati mondiali. La sfida è, dunque, tra i diversi sistemi scientifici. La Sardegna, con le sue risorse economiche limitate, non può certamente pensare di competere con economie ben più ricche ed evolute. Ma l'intelligenza e la fantasia possono permettere risultati assolutamente impensati.
La ricerca ha, quindi, un ruolo essenziale e la preparazione culturale è alla base di questa sfida.
La Sardegna, per molto tempo, ha trascurato la ricerca scientifica ed ora si affaccia, con un qualche ritardo, in questo difficile ma entusiasmante campo.
Le università sarde, in molte occasioni, non hanno compreso il reale significato delle nuove scoperte e non hanno saputo cogliere i momenti più opportuni per mettersi al passo con i grandi centri di studio, che operano nel vecchio e nel nuovo mondo.
Da qualche tempo, però, la nostra isola è all'avanguardia, nel sistema mondiale, per lo sviluppo dell'informatica e per l'utilizzo pratico di queste nuove tecnologie.
Credo che le Istituzioni, le Università ed i grandi gruppi privati possano, ora, fornire i mezzi e gli strumenti necessari per favorire questo processo di crescita culturale.
La Ericsson presenta, oggi, il suo nuovo centro di ricerca, alla cui realizzazione partecipa anche l'Università di Cagliari. La dimostrazione che Istituzioni e Privati possono, devono, collaborare tra loro, perché il progresso è frutto di questi accordi, dello sforzo di intelligenze che lavorano assieme per raggiungere i nuovi traguardi.
L'informatica, forse ce ne rendiamo conto con colpevole ritardo, permette il superamento delle distanze, promuove nuove forme di lavoro. Nel centro di Cagliari i dati di altri studi giungono anche da molto lontano, i risultati ottenuti a Cagliari possono essere diffusi, in poco tempo, anche nelle parti più lontane del pianeta.
La ricerca può, quindi, essere svolta anche in una palazzina di un centralissimo e popoloso quartiere cagliaritano, permettendo a chi è impegnato in questi studi di vivere la sua vita normale, di scambiare idee ed opinioni con chi compra il giornale nella vicina edicola; di coltivare quei rapporti personali che permettono di capire quali siano le esigenze della gente comune, quali i bisogni di una società complessa e composita quale è anche quella sarda.
Troppo spesso, sino ad un recentissimo passato, i sardi sembravano tagliati fuori da questi grandiosi processi di crescita culturale. Ora la tendenza sembra radicalmente cambiata.
Attraverso i collegamenti informatici è possibile il lavoro a distanza, è più facile accedere alle ricerche più avanzate. Forse non è più necessario realizzare imponenti strutture lontane dai centri abitati, staccate dalle sedi istituzionalmente deputate a studi ed approfondimenti.
Probabilmente i politici sardi devono ancora prendere coscienza di questo mutato scenario. Il fatto che Ericsson ed Università di Cagliari abbiano avviato una stretta e fattiva collaborazione, decentrando addirittura quattro giovani ricercatori nella sede staccata di Sassari, indica chiaramente la strada da seguire.
La Sardegna, quindi, deve diventare un grande laboratorio, deve permettere ai sardi, giovani o meno giovani, di poter svolgere tutte le ricerche possibili, di poter studiare i risultati che la sperimentazione, nei diversi campi, ha sul processo di sviluppo della società, deve permettere che gli stessi ricercatori possano analizzare i risultati della applicazione pratica dei loro studi.
Certamente è necessario un grande sforzo, un grande impegno anche finanziario, ma è la strada che una società povera, come la nostra, deve necessariamente seguire se vuole progredire.
A nome dell'intera Assemblea regionale e mio personale, mi congratulo, quindi, con i massimi dirigenti di un importantissimo Gruppo che ha scommesso sulla nostra Isola e spero che questa sia la prima di una lunga serie di presentazioni.
In Sardegna non mancano le intelligenze e la capacità personali. Spesso, troppo spesso, sono mancati i mezzi perché queste grandi potenzialità si trasformassero in risultati concreti.
Auguro, mi auguro, che i migliori possano studiare e lavorare nella loro isola, che i risultati di queste loro fatiche trovino pronta e pratica applicazione nella nostra terra. Questa iniziativa è la dimostrazione che questo futuro è già cominciato, sta a noi fare in modo che non sia una ennesima occasione perduta.
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