CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII legislatura

Su nuraxi, 1950/2000, dalle prime ricerche al riconoscimento internazionale dell'Unesco. Messaggio del presidente On.le Efisio Serrenti


Cagliari, 2 dicembre 2000 - Oggi, a Barumini, si ricordano i cinquant'anni dall'inizio dello scavo che ha riportato alla luce la reggia nuragica, un monumento di inestimabile valore recentemente dichiarato dall'Unesco "patrimonio dell'umanità". In occasione del convegno di studi sulle ricerche archeologiche della zona, il presidente del Consiglio regionale, Efisio Serrenti, ha inviato un breve indirizzo di saluto:

Impegni legati al mio incarico politico mi impediscono di essere presente alla cerimonia commemorativa della scoperta della reggia nuragica di Barumini, un appuntamento importantissimo al quale avrei partecipato con grande entusiasmo.

Sono da sempre convinto dell'importanza che la riscoperta delle nostre radici ha nel difficile tentativo di costruire un futuro migliore nel quale siamo impegnati, purtroppo con alterne fortune.

La reggia di Barumini rappresenta, però, una tappa fondamentale in questo nostro tormentato cammino; forse anzi è proprio l'inizio di questo processo di valorizzazione della nostra storia, il primo, importantissimo passo verso un domani senza dubbio migliore:, l'inizio di quel riscatto culturale, sociale, economico che ci deve vedere tutti appassionati protagonisti.

Dalla vecchia Marmilla, granaio di Roma, punto di incontro di civiltà forse non compiutamente conosciute e valorizzate, può prendere l'avvio una grande scommessa: inserire nella cultura più moderna le vestigia di una civiltà ancora avvolta nel mistero.

Attorno a questo splendido complesso, riportato alla luce dopo grandi fatiche e grazie alla appassionata opera di uno studioso come il professor Lilliu, stanno lentamente riemergendo particolari di un passato affascinante, trascurato, carico di misteri e di reconditi messaggi.

Villanovaforru, il complesso di Santa Vittoria, sono alcuni esempi di questo sconosciuto mondo, al quale dobbiamo rivolgere la nostra attenzione, forse con sforzi ancora maggiori, certamente dedicando ad essi risorse finanziarie e fatiche superiori a quelle attuali.

I fertili campi, ma anche le impervie e spoglie colline che ci circondano racchiudono tesori e monumenti sconosciuti. La terra e le pietre che nascondono queste realtà devono, quindi, essere rimosse e le vestigia di un passato lontano riacquistare tutta la loro bellezza ed imponenza.

Quanti sono, anche in questa remota parte di Sardegna, i tesori dimenticati? Quante possibilità di sviluppo sono legate ad una completa riscoperta del nostro passato?

Il futuro, lo dimostra la storia, si costruisce e si modella valorizzando realtà ignorate, tradizioni dimenticate o non pienamente conosciute.

Dalle prime difficili ricerche, seguite con occhio sospettoso e forse scettico si è giunti ai riconoscimenti dell'Unesco, che ha considerato quello di Barumini un monumento patrimonio dell'umanità.

Quante sono le regge sepolte, quanti i nuraghi che racchiudono ancora tesori di incomparabile bellezza, che attendono la mano degli studiosi e dei ricercatori per riacquistare il loro originario splendore?

La sfida che la Sardegna deve affrontare è forse proprio questa: diventare nel suo complesso un "patrimonio dell'umanità", un luogo dove antico e moderno si fondono, dove le nuove generazioni riscoprono il gusto della vita, il fascino delle tradizioni, i valori che la civiltà moderna spesso nasconde e trascura.

Il frenetico divenire dell'oggi diventa più sopportabile, se cresce la qualità della vita. Un patrimonio archeologico e naturalistico unico, quale è quello sardo, garantirebbero quella vita migliore, più piacevole e vivibile, alla quale tendono le nuove, ma anche le non più giovani generazioni.

Questo il messaggio che giunge dalla fatica del professor Lilliu e dei suoi assistenti, di oggi e di allora; questa l'indicazione che viene da questi piccoli, ma grandi, paesi.

Signore, signori, a noi il compito di tradurre, in iniziative concrete e negli atti politici conseguenti, le richieste che ci giungono da una società che guarda al futuro, con fondate preoccupazioni, ma anche con ragionevoli speranze.

A chi ha faticato per ridare vigore alla nostra storia, quindi, un sentito ringraziamento e l'augurio che il loro esempio dia nuovo impulso alla riscoperta delle nostre radici, sulle quali costruire un domani migliore. 


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