CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIII LEGISLATURA
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Nota stampa
della seduta n. 479 del 23 dicembre 2008
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Cominciato il dibattito sulle dimissioni del Presidente della Regione Renato Soru = Quasi 60 gli iscritti a parlare
Cagliari, 23 dicembre 2008 – Il dibattito sulle dimissioni del presidente della Regione Renato Soru è cominciato. Sono 60 gli iscritti a parlare. La seduta pomeridiana ha avuto inizio con una dichiarazione del Presidente della Regione: “Alcune cose le possiamo fare tutti assieme. Se c’è la condivisione di tutti possiamo riprendere il lavoro da dove lo abbiamo lasciato, e cioè dalla legge urbanistica” ha detto lasciando di fatto intendere che le dimissioni potevano, a quelle condizioni, essere ritirate. Per questo Soru ha proposto una Conferenza dei capigruppo per verificare se vi potesse essere tale condivisione generale, ma i gruppi di opposizione non hanno voluto partecipare. Alla ripresa dei lavori il Presidente del Consiglio Giacomo Spissu ha aperto la discussione come previsto dall’ordine del giorno.
Nella sua dichiarazione iniziale, il presidente della Regione aveva sottolineato come “questo dibattito è un’occasione importante, non foss’altro perchè è la prima volta che si registrano le dimissioni del presidente col nuovo sistema. E’ quanto prevede la Statutaria, che rappresenta una delle cose buone fatte in questa legislatura”. Il presidente ha osservato come sia stato positivo “prevedere il margine di raffreddamento della crisi dei trenta giorni” ed ha “chiesto scusa per i ritardi della mattinata . L’ho fatto per cercare di esercitare al meglio le mie responsabilità”. Dopo aver ricordato di aver ascoltato in questi giorni tante persone, dagli amministratori degli enti locali a rappresentanti della società civile, allo stesso On. Beppe Pisanu, ha affermato che da molte parti è stato univoco il richiamo ad una assunzione di responsabilità maggiore”. Da diverse parti vengono appelli a migliorare la produttività della politica e il lavori consiliare. Molte le proposte, prima delle prossime elezioni, si può ad esempio approvare una riduzione del numero dei consiglieri e assumere altri provvedimenti urgenti. Da qui la proposta di ripartire dal punto in cui ci si era fermati, se venissero accolte alcune sue proposte.
Sulla richiesta di svolgere una Conferenza dei capigruppo si è detto però contrario il capogruppo di FI Giorgio La Spisa, che criticando come il presidente della Giunta abbia tenuto aperto invano il Consiglio per una intera mattinata, e dicendo che è necessario aprire il dibattito, ha annunciato che i capigruppo dell’opposizione non avrebbero partecipato alla Conferenza.
Questo è accaduto, e alla ripresa dei lavori il presidente del Consiglio ha avviato il dibattito.
Il primo intervento è stato di Pietro Pittalis (FI): “Finalmente dopo 30 giorni di forzato immobilismo a causa delle dimissioni il Consiglio può riprendere l’attività”. Finalmente ha detto Pittalis si possono affrontare le vere cause delle dimissioni, a meno che non si vogliano ancora dileggiare i sardi se venissero ritirate: sarebbe una cosa grave se con la crisi in atto, dopo tutti i problemi denunciati da sindacati e parti sociali, dopo le grandi aspettative della Sardegna e del disagio sociale si risolvesse tutto con una “sceneggiata napoletana in salsa sarda”. Per Pittalis “le dimissioni sono un epilogo di un calcolo lucido che non ha niente a che vedere con l’urbanistica ma riguarda i problemi interni al centro sini9stra”. “In 4 anni di malgoverno e gestione fallimentare della cosa pubblica –ha detto- non si poteva che arrivare a questa conclusione”. Non sono d’accordo che le dimissioni “possano essere collegate a vicende che non siano squisitamente politiche”. “Noi non faremo i girotondi . Noi chiediamo la conferma di queste dimissioni”. Dopo aver espresso giudizi molto critici sul caso Saatchi & Saatchi e sulla mancata osservanza di apposito invito del Consiglio per quanto riguarda il diretto generale della Regione, “la consideriamo responsabile e coerente e le chiediamo di confermare le dimissioni”.
Il dibattito continua
(lp)
Il dibattito sulle dimissioni del presidente Soru. Centrodestra compatto: l’esperienza del centrosinistra si concluda qui. La Sinistra chiede al Pd di compiere i passi per ricostituire l’unità. Mario Floris: emblematico il caso Funtanazza.
Cagliari, 23 dicembre 2008 – “La Sardegna che avrei voluto”, ha il sapore di un amaro rendiconto di fine legislatura la difesa che il presidente Soru farà di se stesso a conclusione del dibattito in corso sulle sue dimissioni. Lo ha detto l’on. Mario Floris (Uds) ricordando come promesse non mantenute e occasioni perdute abbiano segnato il passo di questi (quasi) cinque anni. Nella stagione delle riforme, la giunta ha partorito il topolino di una timida legge statutaria, ritagliata su misura per il presidente. Senza la statutaria, peraltro sub sudice, oggi – ha detto Mario Floris – non ci sarebbe dibattito e il Consiglio si limiterebbe a prendere atto di una decisione cinica, che evita possibili conseguenze, di naturale morale e legale. Le dimissioni “sono la foglia di fico” per coprire “illegalità diffusa e conflitto di competenza”, come il caso Funtanazza, che “ha fatto trovare con le mani nel sacco” il difensore della tutela ambientale. Una vicenda che dimostra, tra l’altro, come alcune notizie, diffuse sulla stampa dal presidente, siano infondate sui tempi e sui modi dell’acquisto, sui rapporti con l’ex Snam (poi Eni), con l’impegno, non mantenuto, di trasferire la proprietà al Comune di Arbus. C’è di tutto, in questa storia, dalla legge salvacoste a quella urbanistica, alla legge salvacantieri, una serie di emblematiche coincidenze che pongono Soru davanti a situazioni problematiche, così poco in linea col paladino del buon governo del territorio. Dietro queste pretese c’è un personale disegno e un neo affarismo che esigono, anche da parte di chi di dovere, una sanzione morale, prima ancora che penale. Per questo motivo, perché la misura è cola, l’auspicio è che le dimissioni siano mantenute.
In questi trenta giorni di riflessione, ha detto l’on. Cugini (Sinistra autonomista), il partito democratico, che ha il maggior peso, e, di conseguenza, le maggiori responsabilità nel centrosinistra, ha fatto poco di rilanciare l’unità delle forze politiche che compongono la coalizione. Oggi la situazione è molto complessa e richiama tutti i partiti a precise responsabilità, in proporzione, tuttavia, alle rispettive rappresentanze. Il punto cruciale riguarda l’etica pubblica, della quale, talvolta si è smarrito il senso. Il Consiglio sta per concludere la legislatura (manca poco alla fine naturale): deve conservare la propria dignità, che non può essere compromessa da interessi speculativi. Il presidente Soru deve sapere ascoltare i singoli, perché ciascuno, pur nella diversità, può dare un contributo. Quanto alla legge urbanistica, chiamata come pretesto dal presidente, se ci sono stati errori correggiamoli, “ma finiamola per addossare a chiunque di noi l’epiteto di cementificatori”; e, soprattutto, ha concluso l’on. Cugini, non modifichiamo la realtà degli eventi per attribuire responsabilità delle tensioni. Ieri L’Unità ha scritto che il centrosinistra aveva bocciato la legge urbanistica. “Eravamo abituati a ritenere che il giornale dei lavoratori dicesse sempre la verità. Questa volta non è stato fatto e il centrosinistra non merita di essere trattato così”. Cugini ha ricordato che, per quanto lo riguarda, è arrivato al capolinea della politica attiva: Vorrei essere ricordato per la fedeltà all’ideologia che rappresento, non per aver indebolito la sinistra.
Quattro anni e mezzo di governo Soru all’insegna della sfida e degli sgarbi istituzionali. Ha ripercorso la cronaca l’on. Capelli (Udc). Ultimo atto l’invito, in apertura di seduta, formulato dal presidente all’opposizione per riprendere il discorso dov’era stato interrotto. Nessun tavolo di confronto, invece, nonostante i grandi temi sul tappeto e l’esigenza di alleviare il peso di una crisi sempre più dura. Ma che tipo di collaborazione vuole Soru? Non quella che l’opposizione auspica: avere l’occasione di dire la sua, di misurarsi con la maggioranza.
Soru chiede l’approvazione immediata della legge urbanistica, la modifica della legge elettorale, la riduzione dei compensi ai consiglieri; tutti argomenti sui quali il centrodestra è d’accordo. Chiede occasioni che lo rafforzino. Non chiede invece interventi a sostegno dell’economia, degli investimenti, delle attività produttive; nessun intervento a favore delle fasce più esposte alla crisi. Per questo motivo – ha concluso Capelli – è opportuno che la legislatura finisca qui, evitando di aggravare una situazione che appare a tutti, tranne che al presidente, drammatica. La Sardegna è cambiata. Chiediamo perciò ai sardi se sono d’accordo nel rinnovargli la fiducia oppure no. (adel)
Paolo Pisu: dimissioni ingiustificate
Cagliari, 23 dicembre 2008 – Le dimissioni mi sono sembrate ingiustificate e ingiustificabili. Così Paolo Pisu (RC) nel suo intervento, che ha sottolineato che queste non possono trovare motivazione nell’episodio della legge urbanistica. Sono emerse contrapposizioni, ha osservato Pisu fra i presidenzialisti e i parlamentaristi “ed io sono convinto che occorre dare un ruolo centrale alle assemblee elettive e quindi al Consiglio regionale”. Pisu ha precisato che sostenere che il voto contrario in aula sulla legge urbanistica sia stato “trasversale” è fuorviante se non falso. Quanto alla logica dell’uomo solo ha posto un quesito: “chi se non l’intera maggioranza ha il merito di quanto fatto in questi quattro anni? Davvero si può credere che tutto sia stato fatto da un uomo sol0?”. Secondo Pisu, all’origine di tutto vi sono “le pretese del presidente e gli scontri interni al PD” che è stato la principale fonte della paralisi”.
Pisu ha quindi concluso con “l’invito al ritiro delle dimissioni, al fine di varare una buona legge finanziaria a favore dei bisogni della Sardegna, ridurre i consiglieri a 60 secondo una precedente propria proposta e ridurre gli emolumenti dei consiglieri”.
La discussione prosegue.
(lp)
Dibattito sulle dimissioni del presidente Soru, interventi degli on. li Licandro, Marraccini, Uras, Artizzu, Ladu e Caligaris
Dopo l’on Pisu è intervenuto per Forza Italia l’on. Mimmo Licandro, che ha puntato l’indice dell’assenza del presidente Soru, “che ha tenuto in ostaggio per un giorno e mezzo il Consiglio” e rivolto alla maggioranza ha detto: “Troppo tardi vi siete levati per tentare di ridurre le esondazioni. Caro collega Cugini, cosa vuol dire rinnovare il patto del centrosinistra? Noi, ad onor del vero, avevamo colto sin dall’inizio della legislatura i sintomi della malattia. E la malattia è quella di moraleggiare sugli altri senza moraleggiare su se stessi”.
Per l’esponente di Forza Italia tutto è stato spazzato via dal governo Soru: formazione professionale, agricoltura, sanità. Tutto è stato spazzato da una sorta di pulizia etica e alla conta dei danni, alla fine di questa legislatura non c’è un solo atto di progresso per il popolo sardo”. L’on. Licandro ha citato Berlinguer, richiamato dal presidente Soru in un suo intervento televisivo, e ha citato poi Salvatore Satta, autore de “Il giorno del giudizio”: “Ecco, presidente, per lei è arrivato proprio il giorno del giudizio da parte del popolo sardo. Nessuno crede che la vostra rottura sia imputabile all’urbanistica. Soru ha atteso il 25 dicembre per poter sciogliere il nodo delle dimissioni. Queste dimissioni erano nell’aria da tempo e Soru ha scelto le date con tempismo. Ma la questione morale non può risolversi con una doppia morale”.
E’ poi intervenuto l’on. Sergio Marraccini (Uds), che ha premesso: “Ho fatto rileggere il mio discorso e non sono a rischio di querela. Avvisate pure gli avvocati del presidente. E comunque non ho soldi. Detto questo, noi per primi abbiamo chiesto le dimissioni del presidente Soru e siamo a credito di voti da questa maggioranza. Per fortuna abbiamo stretto delle amicizie sincere in questi anni e questi sono valori”.
Rivolto all’assessore Mannoni, ha esposto i costi della gestione di Abbanoa: “L’Esaf costava centomila euro, non due milioni e anche questa è una questione morale. Siamo d’accordo sulla riduzione delle consulenze e degli stipendi ma a quel punto dobbiamo essere coerenti su tutto. Come mai il direttore Gumirato ha fatto una festicciola in famiglia con i dipendenti? Chi ha pagato questa festicciola?”.
L’on. Marraccini ha aggiunto, rivolto all’on. Porcu: “Sono disponibile a tornare a fare il primario e così come me tanti altri. Ma non è così che si cura la Sardegna: dobbiamo ragionare per molto con la logica del meno peggio?”.
Ha preso poi la parola l’on. Luciano Uras, capogruppo del Prc: “Alcune ore fa è stata avanzata una proposta non per salvare comunque la legislatura ma perché in una rinnovata fiducia si completasse un programma di governo utile all’intera comunità sarda.
Questa crisi economica mondiale non nasce certo in Sardegna ma ci riguarda direttamente perché ruota anche intorno a questo tema: cosa facciamo del nostro territorio? Lo rendiamo produttivo o lo violentiamo? Io non penso che chi difende lo sviluppo col cemento lo faccia per male ma perché davvero crede che questo serva a far camminare l’economia sarda. Non è la nostra opinione, non pensiamo che si debba governare così il territorio, rendendolo sterile quando avremo finito di far gettare cemento dappertutto.
Io non condivido del tutto questa riforma, che non è una legge urbanistica ma una disciplina organica del territorio. Lo abbiamo fatto con sospensioni e approfondimenti tecnici e alla fine siamo arrivati al nodo: la pianificazione paesaggistica per questa Regione. E’ su quello che si è rotto il rapporto di fiducia e apprezzo l’autocritica, se è sincera. Ma sinora ho sentito altro e la domanda risuona ancora: come dobbiamo governare questo territorio? Conservandolo o consumandolo?”.
Proseguendo, l’esponente comunista ha parlato della soluzione della crisi in atto: “In questi giorni ho lavorato per comporre e decine di volte mi sono scontrato con il presidente Soru. Il terreno del confronto è politico, non sulla questione morale. Il terreno è su quel che serve, incoraggiando il presidente a risolvere la crisi. Abbiamo scoperto che anche le strade che stiamo sperimentando non sono praticabili perché voi non lo consentite: neppure tra di noi c’è convergenza piena. Sento intorno a me quest’aria pesante che non aiuta la comunità. Avremmo dovuto governare meglio in questi mesi per trovare soluzioni ai problemi della Sardegna, come il problema di chi perde il lavoro. Invece, nulla: l’obiettivo di alcuni è dimostrare che è in pericolo la democrazia per effetto dell’autoritarismo del presidente. E allora la strada è gia segnata”.
Il presidente Spissu ha dato poi la parola all’on. Ignazio Artizzu (An): “Abbiamo lavorato per quattro anni sperando di servire con onore l’interesse della Sardegna e ringrazio oggi tutti perché oggi potrebbe essere l’ultima volta che parlo in quest’aula. Il bilancio del lavoro di questa maggioranza è negativo e non solo per colpa degli ormai ex governanti, che pure non hanno mantenuto gli impegni presi in campagna elettorale. Certo è che il presidente Soru ha fallito nel suo tentativo di traghettare la Sardegna fuori dalla crisi e i problemi hanno investito il centrosinistra italiano e sardo”. Dopo aver rievocato il blind trust e le difficoltà tra il Pd e l’Italia dei Valori, l’on. Artizzu ha detto: “Il conflitto di interesse verrà risolto semplicemente dicendo che non c’è più. E non intendiamo affondare la lama sul presidente Soru, che pure oggi è sulle pagine di un grande quotidiano italiano per via di certe ipotesi di reato avanzate dalla magistratura. E’ il presidente che ci porta a toccare i temi giudiziari, visto che è Soru che ha chiesto un risarcimento da cinque milioni di euro a fronte di accuse politiche”.
L’esponente di An ha ricordato le prime mosse del caso Saatchi, “quando alcuni consiglieri regionali chiedevano gli atti della gara e i funzionari scappavano come lepri dagli uffici. Avremmo preferito non toccare questi temi ma, presidente Soru, lei ha il potere di fare paura a qualcuno ma non alle persone libere. I sardi attendono di sapere dal primo di ottobre se lei, fustigatore implacabile senza macchia e senza paura, ha commesso i reati per i quali si indaga su di lei nella sua qualità di presidente della Regione. Lei si dovrebbe dimettere per i trentamila disoccupati in più generati dal suo governo, per aver partorito bilanci ridicoli come le dovrebbero avere insegnato sentenze di ogni ordine e grado. E doveva dimetterlo la stessa maggioranza tempo fa, se la legge elettorale lo avesse consentito. Invece la sindrome di Stoccolma è diventata una necessità e una regola di vita.
Dica, presidente, su chi vuole esercitare pressione. Noi vogliamo le elezioni anticipate e non siamo disponibili a inciuci, cari colleghi del centrosinistra: siete abbastanza bravi a crearvi problemi da soli, avete messo le basi della nostra vittoria consentendo che questo Consiglio perdesse credibilità. La Sardegna risorgerà anche senza di lei, presidente Soru: faccia trattative, prometta. Noi la mandiamo a casa”.
E’ intervenuto poi la parola l’on. Silvestro Ladu (Fortza Paris), che ha premesso: “Quel che diciamo oggi non serve a nulla perché le decisioni sono già state prese e le elezioni si concluderanno anticipatamente. Lei non ha riguardo, presidente Soru, per il lavoro dell’assemblea: in questo parlamento i rappresentanti del popolo sono eletti dal popolo sardo, non sono nominati dalle segreterie dei partiti. E se proprio vuole ridurre a ottanta i consiglieri regionali, perché non propone l’eliminazione del listino, da dove vengono eletti consiglieri che non hanno preso proprio un voto?”.
L’oratore ha poi toccato il tema della crisi economica che investe anche la Sardegna e ha detto rivolto a Soru: “L’eccesso di potere nelle sue mani è evidente e così la sua maggioranza è implosa. Lei ha distrutto i rapporti istituzionali, col mondo sindacale e con quello economico e sociale della Sardegna. E’ stato un grave errore, perché ai sardi così non sono giunte le risposte attese.
Andiamo a elezioni perché lei, presidente Soru, ha avuto paura delle primarie. Andiamo a elezioni per i suoi problemi giudiziari, che ancora non sono stati risolti. Andiamo a elezioni perché lei vuole evitare la strettoia del codice etico del Pd”.
Ancora, sulla questione urbanistica, l’on. Ladu ha detto: “Faccia i nomi, qui, dei cementificatori che si annidano in Consiglio regionale. Parli dei suoi investimenti immobiliari, parli di Funtanazza, parli di Sa Illetta dove ha costruito un bel complesso. Lei non è un moralizzatore della politica ed è lei il primo investito dalla questione morale, anche se aspettiamo prima di esprimere un giudizio sulle sue responsabilità”.
Il presidente Spissu ha chiesto all’Aula di ridurre a dieci minuti gli interventi, considerato l’elevatissimo numero di consiglieri iscritti a parlare. Ha dato poi la parola all’on. Maria Grazia Caligaris (Socialisti), che ha detto: “Mi riconosco nella linea del partito socialista per evitare lo scioglimento anticipato della legislatura, per evitare alla Sardegna i danni di uno scioglimento anticipato ma non posso non riconoscere che i partiti e la politica sono stati sterilizzati in questi mesi.
Le dimissioni, in una situazione di crisi come questa, sono ancora più gravi per la Sardegna. Il vero responsabile di questa situazione, espressione della solitudine del potere, è il presidente Soru che ha portato avanti un’azione demolitoria dell’alleanza, con strappi ad esempio nella materia dei trasporti e del piano per il lavoro. Sono state assecondate le politiche di vendita di Ferrovie dello Stato e sono convinto che le inchieste delle Procure saranno in grado di individuare le responsabilità di questi atti”.
Sulla crisi in atto l’oratrice socialista ha detto: “Le dimissioni non sono il frutto di una scelta a favore degli “ultimi”, come spesso dice il presidente, e tantomeno per ricostituire la coalizione, composta da partiti che lei ha maltrattato. Lei ha inteso prendersi, presidente Soru, la rivincita sul Pd e su tutto il centrosinistra dopo aver perso le primarie del suo partito. Lei vuole andare avanti pur sapendo che un centrosinistra diviso favorisce l’opposizione di centrodestra e sarà un bel Natale per il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi”.
L’on. Caligaris ha poi denunciato i danni provocati dal presidenzialismo, “che provoca personalismo eccessivo e mortifica il ruolo parlamentare e le opposizioni, scaricando ingiustamente le responsabilità sui partiti”. (c.c.)
Maninchedda: si afferma con Soru il primato dell’economia sulla politica, creando la vera questione morale che minaccia la vita pubblica. Centrodestra polemico: dimissioni ciniche, frutto di un calcolo personale. Una Finanziaria contro la fame? Precedenza all’urbanistica.
Cagliari, 23 dicembre 2008 – Soru? E’ in piena campagna elettorale. Nel sito della Regione sono contenute notizie su eventi frutto di fantasia: il saccheggio delle coste, i consiglieri cementificatori (probabilmente si tratta di quelli del centrosinistra che hanno frenato la legge urbanistica), boicottaggio della pianificazione urbanistica delle zone interne. Un versione addomestica, della quale, senza alcun controllo sulla veridicità delle notizie, il presidente si avvantaggia. Lo ha detto l’on. Pileri (Forza Italia) intervenendo nel dibattito sulle dimissioni dell’on. Soru. La Giunta, ha aggiunto Pileri, non dice che è inadempiente, sulle zone interne, perché se avesse rispettato le scadenze imposte dal Codice Urbani avrebbe dovuto provvedere. Dunque, addossa ad altri responsabilità che sono le proprie e gode dell’assenza del contradditorio, Questo è solo un aspetto di una vicenda politica che ha toccato il fondo e che, nell’urbanistica, consente al presidente della Regione ampia discrezionalità
Soru ha fatto il bello ed il cattivo tempo, da quando è al governo della Regione. Si è dimesso dopo aver fatto i suoi calcoli ed è ricorso a un pretesto (lo stop alla legge urbanistica si sarebbe risolto, in un regime democratico, con un correzione del testo; ma niente è possibile al di fuori di quel che il governatore vuole. Lo ha detto l’on. Rassu (Forza Italia), sottolineando che questa legislatura è stata all’insegna di un presidenzialismo sfacciato che ha calpestato la dignità dei sardi. Le conseguenze delle dimissioni. Esporre decine di migliaia di famiglie agli effetti nefasti della crisi; “ma a Soru le vicende umane non importano un bel niente. Egli ha scelto il momento a lui favorevole”. Ma un comandante che abbandona la nave nel mare in tempesta non è degno di tale nome, né di continuare a comandare, “Un secondo governo Soru – ha concluso – non ci sarà”.
La crisi ha radici lontane, ha detto l’on. Liori (An): dalla sconfitta alle primarie per il controllo del Pd, alla prospettiva di doversi cimentare in un nuovo confronto con un candidato alla presidenza. Ora il presidente cerca di scaricare sul centrodestra la colpa e, “con una grande faccia di bronzo”, chiede all’opposizione di collaborare per salvare la legislatura. Ma mette al primi punto l’approvazione, cieca, della legge urbanistica. Non è un esempio di buon governo, ma di evidenti interessi personali nel gestire il territorio. Le molte scelte clientelari, le centinaia di consulenze, spesso portate “dall’altra parte del mare”, lo scandalo della sanità con la nomina in extremis dei nuovi manager (lo stesso Soru si scandalizzava perché alcune nomine erano state fatte, a fine legislatura, dal presidente Masala, “ma nella pienezza dei poteri”, costituiscono un elenco di provvedimenti molto discutibili, alcuni dei quali nell’occhio della magistratura.
Dall’on. Licheri (Sinistra autonomista) è arrivato l’invito al presidente per restare al timone della Regione ed approvare rapidamente la Finanziaria (“speravo di farlo in questi giorni, anziché dover discutere delle dimissioni”), per difendere la Sardegna dei tagli del governo nazionale che disconosce gli accordi di programma e cancella il ruolo della chimica sarda. Non fermiamo ora il treno dell’innovazione, ha detto Licheri; le sfide sono tante, soprattutto nel mondo del lavoro, in grave difficoltà.
“Avevo detto, alla vigilia del governo Soru, che quello che si realizzava era un cartello elettorale non una coalizione. Aggiungevo che, col cartello, cioè con la semplice somma dei partiti, non si governa. Così si espresso l’on. Moro (An) sottolineando come la crisi rappresenti l’inevitabile epilogo, che Soru ha colpo con cinismo, pensando dalle dimissioni di trarre il massimo vantaggio personale”. La sovraesposizione mediatica, le dichiarazioni di cattivo gusto rilasciate alla tivù nazionale (ha finito per chiamare in causa persino Gesù), il suo “presidenzialismo con claque”, i fiumi di promesse dimostrano che si era fatto i suoi calcoli. In questo frastuono, silenzio, invece, sulla questione morale, ben più grave persino di ciò che si legge sui giornali.
“Se Soru ci avesse chiesto di approvare subito una Finanziaria che risponda alla fame, il Psd’Az ci sarebbe stato. Ha chiesto di approvare l’urbanistica, che evidentemente considera più urgente. Non ha posto date, né fornito un’agenda. A queste condizioni la richiesta era improponibile”. Così l’on. Maninchedda, sardista, il quale ha sottolineto il percorso politico del presidente, dallo scioglimento di Progetto Sardegna, alla confluenza nell’alleanza dell’Ulivo (“che ansia aveva di aderire ad un partito nazionale?”), al tentativo di controllare il Pd, per assumere un ruolo importante nel leaderismo veltroniano forte del fatto che la politica paga il prezzo al potere economico, che rappresenta, di per sé, la grande questione morale. “Non si tratta di mazzette, ma di violazione delle regole” ha detto, ribaltando nel Pd una situazione (“Veltroni dice: siamo persone perbene, ma è un’affermazione senza fondamento”) che ha instaurato un progressivo degrado. Soru diventa “un Berlusconi sostenibile” e diventa, nell’esercizio del potere, la vera morale. In questo scenario qualunque discorso appare fuorviante e la difesa del Pd al suo leader, contrastata e inconcludente. (adel)
Dibattito sulle dimissioni del presidente Soru, interventi degli on. li Lai, Matteo Sanna, Sanjust, Porcu.
Dopo l’on. Maninchedda è intervenuto l’on. Silvio Lai, che ha replicato al precedente oratore: “Lo voglio tranquillizzare, perché il presidente Soru ha proposto una finanziaria rapida, la legge urbanistica, la formazione professionale e il tema dei costi della politica per concludere così la legislatura. Apprezzo molto le parole del Psd’az ma penso che la minoranza abbia fatto un errore a non dire di sì a non rinviare le elezioni anticipate in nome di poche norme chiare, per il bene dei sardi tutti. Non era un’offesa per nessuno la proposta di un percorso comune. Siamo a una svolta fondante non solo di questa legislatura ma dell’autonomia sarda ed è la prima volta che si va ad elezioni anticipate ed è la prima volta che la politica sarda non si assume una responsabilità propria davanti a una richiesta collettiva delle forze sociali. Saremo misurati tutti assieme per questa scelta pesante che abbiamo fatto, che avete fatto. Questa crisi non ha nodi occasionali, arriva da lontano: dai poteri e dalle responsabilità degli eletti e dei nominati. Poteri e responsabilità, due facce della stessa medaglia che mostrano una democrazia nel suo complesso in conflitto”.
L’esponente del Pd ha detto poi che “non si superano le difficoltà con giudizi trancianti sulle responsabilità. La strada per superare la crisi c’era ed è un errore anche perché nessuno sa come reagirà l’elettorato, se parteciperà o meno al voto. Di sicuro i sardi hanno sempre punito le divisioni. E poi la Sardegna rischia di fare da capro espiatorio di uno scenario italiano critico. La Sardegna che ci chiede un atto generoso e di buon senso. I sardi hanno attese e per questo dobbiamo superare le logiche individuali: non c’è un problema di fiducia, presidente Soru. Noi abbiamo detto di sì a tutte le questioni che il presidente Soru ha posto perché la cosa più importante è la richiesta dei sardi di concludere la legislatura con una legge finanziaria. E il bene dei sardi vale più qualunque altra questione. Il progetto di Sardegna insieme merita ulteriore attenzione ma se prevarrà l’opinione che è meglio costruire un nuovo percorso, allora il centrosinistra si dovrà costruire con tutte le forze che si dichiarano alternative alla destra”.
Il presidente Spissu ha dato poi la parola all’on. Matteo Sanna (An), che ha detto: “A poco è servito questo dibattito perché credo che il presidente abbia già deciso cosa fare. In questi anni Soru e la sua giunta hanno fatto di tutto, dimenticandosi dei sardi. E a questo si è aggiunta la grande questione del conflitto di interessi. E’ venuto il tempo di riconoscere, per il centrosinistra, l’errore della candidatura del presidente Soru. Un errore che deve anche far riflettere noi del centrodestra per le scelte prossime venture. Oggi non è in gioco la legislatura ma la credibilità delle istituzioni, che rischiano ancora di più di essere staccate dai cittadini. Il presidente Soru ha pensato solo a se stesso, con matematica e cinismo, mentre un uomo di Stato pensa alle prossime generazioni, non alle scadenze elettorali come lei.
Ci vuole fantasia per dire che avete governato bene: se lei avesse ben governato perché la sua coalizione è al collasso?”.
Per Forza Italia ha preso la parola l’on. Carlo Sanjust e ha detto: “In questi anni abbiamo cercato di fare un’opposizione responsabile e non gioiamo per queste sconfitte. Abbiamo sempre cercato di fare proposte costruttive e alternative. Noi non ci fasceremo la testa per queste dimissioni, ne andiamo orgogliosi perché oggi si certifica il vostro fallimento. Voi avete promesso mari e monti e avete rinnegato tutto nell’arco dell’intera legislatura.
Presidente Soru, lei ha promesso che si sarebbe fatto carico dei tanti sardi disagiati eppure contiamo licenziamenti a catena, disoccupati della formazione professionale, la crescita di nuovi poveri a fronte dei tagli drastici all’assistenza sociale e della sanità. Non è tutta colpa della congiuntura mondiale o italiana: la politica della Regione ha influito in maniera sicuramente negativa e i sardi sanno di cosa stiamo parlando. Mentre l’emergenza dilaga lei non trova di meglio di fare che litigare con i suoi compagni del Pd: complimenti”.
L’on. Sanjust si è espresso poi sulla sanità, sulla scuola sarda, sulle politiche ambientali (“dov’è finita la sua visione mirabolante dello sviluppo?”) e sull’edilizia. “E’ fortemente ridimensionata mentre gli enti locali sono ridotti a recitare la parte dei comprimari”. Su Saatchi l’esponente di Forza Italia si è detto garantista ma “i giudici dicono che il buongoverno promesso non c’è stato e la sentenza del Tar su Tuvixeddu che parla di sviamento di potere è di una gravità inaudita”.
E’ poi intervenuto l’on. Porcu (Pd), che ha sottolineato le difficoltà del dibattito in aula. “Sono stati ripetuti schemi e convinzioni già visti. Il centrodestra attacca la figura morale ed etica del presidente e gli rimprovera il conflitto di interesse. Eppure non lo rimprovera a chi ha dato il via a lottizzazioni in zone ad alto rischio idrogeologico. In questa legislatura sono stati cancellati cento enti inutili: dov’è in conflitto, in chi ha mandato a casa mille amministratori di enti inutili?
Il conflitto è in chi ha voleva cementificare Tuvixeddu o in chi ha cercato di fermare la certificazione?
Trenta giorni fa è successa una cosa semplice: il presidente Soru ci ha richiamato al rispetto del patto elettorale sul Ppr e la risposta in aula è stata no. Io non ho sentito ancora questa risposta e mi preoccupo che qualche collega anziano non abbia ancora capito. Perché allora mi chiedo: cosa accadrà in occasione di prossime scelte?
Quel che è successo è lo specchio di un sistema politico che riguarda anche la Sardegna. Il Pd sardo è dentro l’azione di governo e ringrazio ogni assessore della delegazione del Pd per il lavoro che ha svolto. Da quei temi, non su generici appelli all’unità, dobbiamo ripartire nei rapporti con la società sarda”.
Rivolto ai colleghi del centrodestra l’on. Porcu ha detto: “Avete fatto male a non cogliere l’appello su pochi punti lanciato dal presidente Soru e prima ancora dall’on. Pisanu. Ancora una volta vi rifugiate nella supposizione del mero calcolo elettorale e non guardate al bisogno dei sardi. Questo è un governo all’avanguardia e a differenza del collega Rassu pensiamo che ci sarà un altro governo Soru. Presidente Soru, decida lei con la sua coscienza ma i sardi sapranno scegliere da chi essere guidati e da chi offre concrete speranze alla loro terra”. (c.c.)
Il dibattito sulle dimissioni del Presidente della Regione
Cagliari, 23 dicembre 2008 – Prosegue il dibattito sulle dimissioni del presidente della Regione. Il consigliere Pierpaolo Vargiu (Rif) ha sottolineato come rispetto al solito l’intervento del presidente della Regione, nella seduta odierna sia stato non sufficientemente chiaro e trasparente: perché si è rivolto all’opposizione? “Non siamo certamente noi i suoi interlocutori”. Dopo aver osservato che il presidenzialismo “sceglie un presidente insieme alla sua maggioranza e non in modo separato”, Vargiu ha affermato come non si capisce se il presidente “stia sfiduciando la propria maggioranza o viceversa”. Il rappresentante del Riformatori ha ripercorso alcune delle tappe della legislatura ricordando gli assessori sostituiti e come la maggioranza abbia cominciato a perdere pezzi su pezzi, “al punto in cui oggi il presidente si è rivolto addirittura alla minoranza per un sostegno”. Secondo Vargiu in questa legislatura non ci sono state regole ma lo smantellamento delle regole: per il futuro facciamo quanto meno demagogia possibile.
E’ quindi intervenuto Pierangelo Masia (Ps) che ha sottolineato come la Sardegna sia in questi giorni sotto i riflettori nazionali ma lo sia soprattutto il centrosinistra soprattutto se si sta andando verso le elezioni anticipate. Certo, secondo Masia, per il centrosinistra le prospettive non sembrerebbero in questa situazione delle più favorevoli. “Spero che il presidente -ha detto Masia- non abbia deciso di confermare le dimissioni: anzi chiediamo in tal caso che decida di ritirarle; tutto il centrosinistra glielo chiede”. Masia ha manifestato contrarietà sulla richiesta fatta alla destra di sostenere la legislatura. Dopo aver sottolineato la mancanza di dialogo negli ultimi mesi, ha osservato come il partito socialista si è detto disponibile ad una ripresa di dialogo, ed ha concluso sottolineando come la legislatura abbia avuto una grande valenza, e proprio per questo di fronte alla crisi in atto in Sardegna, la responsabilità delle dimissioni è grande. Ma certo occorre alla Sardegna un forte presenza della Sinistra.
Per Renato Lai (Fortza Paris) occorrono azioni forti che sappiano far fronte ai problemi gravi in atto, azioni che però sono venute meno.”siamo in una situazione di forte stagnazione e la crisi economica e sociale è dirompente”. Criticando certi atteggiamenti del presidente della Regione, Lai ha sottolineato “l’impressione che siano prevalsi atteggiamenti al di sopra del Consiglio, del presidente salvifico e lungimirante”. Se ci fosse stata maggiore sobrietà forse il clima sarebbe stato diverso.
Quanto alla minoranza, ha detto, essa fa il suo ruolo. Occorre aprire un leale confronto fra le forze politiche. Lai ha quindi sottolineato i problemi della Gallura e di Olbia, ed ha lamentato l’errata valutazione della situazione dei trasporti ferroviari a Olbia.
Il dibattito prosegue.
(lp)
Il presidente Soru si è dimesso. “Lascio, ma non scappo. Da dopodomani andrò nei paesi a spiegare ciò che di buono abbiamo fatto on questi anni”. Per La Spisa si conclude una stagione di menzogne, di una rivoluzione finita a colpi di petardo. Biancu: un bilancio molto positivo, nonostante l’eredità di un disastroso indebitamento.
Cagliari, 23 dicembre 2008 – “Confermo le dimissioni, con la massima serenità possibile. Stanotte dormirò bene, perché ho speso questi anni a dare il meglio di me, nell’interesse dei sardi. Lascio la Regione in ordine, più moderna, più consapevole, con nuove regole. Lascio ma non scappo. Da dopodomani andrò i giro per i paesi a raccontare ciò che abbiamo fatto”. Con queste parole l’on. Soru ha chiuso, alle 22 e 10, la sua esperienza alla guida della Regione, confermando le dimissioni presentate il 25 novembre scorso, in dissenso con alcuni consiglieri maggioranza, che avevano fermato l’idea che il presidente aveva in testa sulla legge urbanistica. Era un atteggiamento “che contraddiceva il governo del territorio” e, per la prima volta, apriva una falla politica all’interno della maggioranza. Una lunga riflessione, poi la decisione, dopo un dibattito aspro, duro, a tratti violento.
Un ringraziamento alle forze politiche, soprattutto a quelle della maggioranza, “per l’ottimo lavoro che abbiamo fatto, insieme” e un augurio all’assessore Mannoni che assume l’interim sino alle nuove consultazioni elettorali, previste per il 15 febbraio.
Un dibattito serrato, quello che si è iniziato nel primo pomeriggio e si è concluso con l’intervento dell’on. La Spisa, capogruppo di Forza Italia. Toni bruschi (“è stata la legislazione degli inganni, delle menzogne”) per ricordare l’ingresso in politica di Soru, avvenuto “con la violenza e l’abilità di chi aspira al potere” che annunciava la rivoluzione con le bombe e si è esaurito in pochi petardi e qualche fuoco d’artificio. Oggi l’ultimo inganno, il goffo tentativo di scaricare sull’opposizione la responsabilità di una crisi nata all’interno della maggioranza. Questo “eroe nuragico”, la cui esperienza politica “è nata nelle stanze ovattate di una società piena di debiti” dovrà fare i conti con una economia in affanno, con la povertà della gente, con le molte contraddizioni che fa ritenere utile l’interruzione anticipata della legislatura.
In precedenza erano intervenuti il capogruppo del Pd, on Biancu, che, elencando le cose fatte, ha detto che i meriti di Soru vanno oltre i numeri “perché abbiamo trovato in dissesto finanziario di dimensioni superiori a qualunque previsione. E’ stata una sfida difficilissima, ma il centrosinistra “ha saputo dare risposte concrete e coerenti con il programma di sviluppo. Il risanamento della spesa pubblica, la battaglia per le entrate, il lungo elenco delle riforme, le risorse investite dimostrano la produttività della Giunta. Non tutto è andato liscio. Ci sono stati contrasti, anche accesi. Le dimissioni di Soru non costituiscono una catastrofe – ha detto ancora – e preludono a un rinnovato impegno del centrosinistra, per quanto permangano “i distinguo di diversi colleghi”, che avevano portato alle dimissioni del presidente.
L’on. Diana (An) ha ribadito che il giudizio dei sardi è, invece, negativo, che lo sviluppo si è fermato, la miseria è cresciuta e lo stesso motivo delle dimissioni (considerato che la legge urbanistica è sembrata a tutti un motivo occasionale) conferma il giudizio severo del centrodestra. Se tutto funzionasse alla perfezione, non si capirebbe il motivo di una decisione così drastica.
Il “coraggio del dubbio” è stato invocato da Balia (misto, socialista) perché Soru facesse marcia indietro. Aveva detto, ad inizio di legislatura che non si sarebbe mai dimesso. Ha cambiato idea, a causa di un Pd sfilacciato, che ora si assume la maggiore responsabilità nella competizione elettorale. La pressione mediatica dei giornali nazionali svela tentazioni di speculazione politica; ma si deve tenere conto che si vota in Sardegna, non in Italia
L’on. Atzeri ha confermato la disponibilità del Psd’Az ad approvare subito la Finanziaria per rispondere al bisogno della gente; ma ha rifiutato l’etichetta di cementificatori, che Soru ha usato a sproposito, per denunciare una situazione inesistente.
Il sostengo a Soru nella prossima campagna elettorale è stato espresso dall’on. Salis (IdV), che giudica molto positiva questa esperienza. La Regione si è data le regole ed ora può marciare meglio.
L’on. Cuccu (Udc) ha detto che si è verificata l’implosione di un partito, il Pd, che non riesce a nascere ed ha ritenuto niente affatto trascurabile la questione urbanistica. L’ultimo semaforo verde del Piano paesaggistico era rivendicato dalla Giunta, che lo sottraeva al Consiglio.
Infine l’on. Lanzi (Sinistra autonomista) ha detto che la sua parte politica ha sempre tenuto fede agli impegni ed ha insistito perché Soru non confermasse le dimissioni. Inutilmente. (adel)