CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURA

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Nota stampa
della seduta n. 457 del 30 ottobre 2008

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Testo unificato di disciplina del governo del territorio, prosegue il dibattito sull’articolo 2 e sui relativi emendamenti.

Cagliari, 30 ottobre 2008 – Prosegue il dibattito sotto la presidenza del Vice presidente Nicolò Rassu, sul Testo unificato per la disciplina del Governo del territorio. la Seduta è cominciata nel pomeriggio con gli ultimi interventi sull’articolo 2 e sugli emendamenti relativi.
Critico Oscar Cherchi (Fi), che dopo aver sottolineato i problemi all’interno della maggioranza accantonati temporaneamente ieri solo dopo la comparsa del Presidente Soru, ha affermato che “il testo in discussione non presenta alcuna logica condivisibile ed è difficile dimostrare che ci si trova di fronte a una vera pianificazione territoriale”. Cherchi ha detto che occorre dare certezze nel rapporto fra Regione ed enti locali.
Per Pierangelo Masia (Misto-Ps), “anche quest’articolo 2 poteva essere scritto in modo snello e comprensibile, non come è adesso”, riferendosi al concetto “di sviluppo sostenibile” richiamato nel testo di legge ha detto che si tratta di cosa ben più complessa di quello cui fa riferimento l’articolo 2. Giudicando riduttivo il modo in cui si intende affrontare la questione del dissesto idrogeologico del territorio isolano, ha illustrato il senso degli emendamenti presentati dal suo gruppo.
Critico anche Attilio Dedoni (I Riformatori) per il quale non si danno risposte adeguate al tema del governo territoriale. “Questa non è affatto né una legge di indirizzi, né una legge innovativa”, ha detto. Occorre programmare al meglio “le future dinamiche territoriali”. Questa legge non fa scelte di sviluppo ma pone solamente divieti, come le altre leggi varate in questa legislatura.
Ha difeso la legge con varie argomentazioni, e nello specifico l’articolo 2, il Presidente della IV commissione Stefano Pinna (Pd). “Non condivido gli emendamenti proposti –ha detto- questa non è una legge urbanistica ma un provvedimento che disciplina il governo del territorio”: e le finalità contenute nell’articolo 2 danno perfettamente conto di questo. Obiettivo di fondo che si vuole conseguire, ha spiegato, è la verifica della coerenza esistente fra strumenti (o mezzi) e principi come sono formulati in quest’articolo.
E’ intervenuto anche l’assessore Gian Valerio Sanna, che s’è detto meravigliato del fatto che si voglia negare l’utilità del sistema informativo integrato sul territorio per prevenire i disastri idrogeologici, e che si contesti la priorità della difesa dai rischi idrogeologici. Ha quindi respinto con convinzione le critiche sulla “mortificazione degli enti locali” ricordando che proprio questa maggioranza e la Giunta con l’introduzione del fondo unico per le autonomie locali abbiano liberato comuni e province da un giogo.
Il dibattito prosegue.
(lp)

Approvato l’articolo della legge urbanistica che istituisce lo strumento della perequazione e della compensazione, che “risponde a una giusta logica distributiva” ed evita situazioni speculative da una parte e punitive dall’altra. Pirisi: “Superare le regole di su connottu”.

Cagliari, 30 ottobre 2008 – Approvati i primi quattro articoli della legge urbanistica, ma sul 4, che introduce lo strumento della perequazione e compensazione, si è sviluppato un ampio dibattito che ha preso le mosse da due emendamenti (soppressivi) presentati dall’on. Uras (Prc) e dal centrodestra (on. Pileri). Sino a quel punto la discussione è filata liscia e numerosi emendamenti sono stati ritirati da entrambi gli schieramenti per semplificare il lavoro dell’aula.
L’articolo 4, invece, è argomento non così innovativo come lo si vorrebbe far passare (“è da trent’anni che se ne parla”, ha detto l’on. Mattana, Pd, dalla Bucalossi in giù), ma sicuramente modifica una vecchia concezione un tantino manichea, che su un’area definita dagli strumenti urbanistici edificatoria, vi siano i “buoni”, i quale costruiranno, ed i “cattivi”, la cui proprietà è destinata invece, ad esempio, ai servizi, rispetto standard e quant’altro. In questo caso – con la perequazione e compensazione – di stabiliscono le modalità di risarcimento al privato incluso tra i “cattivi”.
L’on. Uras si è detto contrario a questo principio, che grava di oneri la comunità (attraverso i Comuni, chiamati a esborsi a volte rilevanti) e che sancisce un diritto che non c’è, quello che lega indissolubilmente la proprietà della terra al diritto ad edificare. L’interesse pubblico deve prevalere sempre, ha sostenuto Uras, e non deve essere gravato da oneri dei quali beneficiano i privati.
D’accordo, ma per altri motivi, l’on. Caligaris, che ha citato la posizione dell’Ordine degli ingegneri, espressa in un documento (del quale la Commissione non era a conoscenza, ha precisato il relatore Pirisi) nel quale di sottolinea che non sono approfonditi i presupposti giuridici, perché il diritto alla proprietà non è “elemento di pianificazione”. Materia da normare, insomma, che non può costituire semplice citazione di principio né divenire strumento operativo.
Per il relatore, on. Pirisi, ed il presidente della Commissione, on. Pinna, lo strumento risponde a logica di giustizia distributiva, che ristabilisce un equilibrio quando, in una stessa area indicata di espansione, si creano forti disuguaglianze di valore tra cittadini. Giudizio, nella sostanza, condiviso dall’on. Masia (Misto, socialista), il quale ritiene che la legge debba prevedere tale norma anche per evitare che in una delle classiche “notti dei pennarelli” la fortuna baci alcune persone e volti le spalle ad altre.
L’on. Maninchedda (Psd’Az) ha argomentato che non tutto ciò che esprime la mano pubblica è buono e ciò che invece esprime il privato è speculativo. Con questo strumento la Regione da regolatrice diventa padrona , lasciando in forse, per un linguaggio poco chiaro, il cittadino al quale viene riconosciuto non il diritto edificatorio, “ma la capacità edificatoria”.
Visto dalla parte dei Comuni, lo strumento è di grande utilità, ha dichiarato l’on. Salis (IdV) perché evita di pagare oneri con gli espropri su aree che, a volte, non vengono utilizzate.
Del resto, ha detto, in conclusione, l’on. Pirisi, non si può rimanere fermi al tempo di “su connottu”; dal momento che le aree hanno tutte nome e cognome e che rappresentano interessi spesso molto rilevanti, la perequazione e compensazione attenua le differenze e scongiura, in qualche realtà sarda, il ricorso alle bombe e alle fucilate per dissentire sulle scelte urbanistiche operate.
L’invito a ritirare gli emendamenti non funziona. Pertanto il presidente Spissu mette ai voti l’articolo 4 (in caso di approvazione gli emendamenti decadono) che passa con 29 sì e 14 no, più tra astensioni.
Se si sia trattato di scaramucce su questioni più sostanziose è da verificare. L’assessore ha spiegato che la pianificazione assume, con la legge all’esame, due livelli: uno strategico ed uno perativo. Il Puc (strategico) non genera il diritto ad edificare, ma rimanda al piano attrattivo. Il diritto alla perequazione si genera nell’ambito del piano attrattivo e “consente la gestione di molte situazioni complesse” che, finora, hanno condizionato lo sviluppo corretto o il recupero di aree da valorizzare (ad esempio i centri storici) sui quali si continua scommettere. (adel)