CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIII LEGISLATURA
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Nota stampa
della seduta n. 442 del 1° ottobre 2008
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Seduta statutaria: all’ordine del giorno le mozioni 193 (Capelli e più), 194 (Biancu e più) , 195 (Balia e più) sulla modifica delle leggi per l’elezione del Parlamento europeo.
Cagliari, 1 ottobre 2008 – Le tre mozioni presentate sulla modifica delle leggi per l’elezione del Parlamento europeo sono state il primo argomento all’ordine del giorno della seduta statutaria del Consiglio regionale che si è aperta sotto la presidenza dell’on. Giacomo Spissu.
L’on. Capelli (Udc) ha illustrato la mozione 193 “ Modifica delle leggi per le elezioni al Parlamento europeo e al Parlamento nazionale”. Il capogruppo dell’udc ha auspicato l’approvazione di un ordine del giorno unitario per ristabilire principi di democrazia . E’ da decenni - ha detto Capelli - che la Sardegna cerca di sensibilizzare il Parlamento sul diritto di rappresentanza che la nostra isola ha nel parlamento europeo. Nella mozione si chiede, infatti, che nella nuova legge possa essere costituito il Collegio Sardegna. Per quanto riguarda le preferenze Capelli crede che sia necessario reintrodurle sia per il parlamento europeo che per quello italiano. Con l’attuale sistema manca la rappresentanza democratica perché i parlamenti sono costituiti da “nominati” e non da “eletti”. Pur di reintrodurre le preferenze – ha aggiunto Capelli – siamo anche disposti ad accettare una soglia di sbarramento (che non superi il 5%) .
La mozione 194 è stata illustrata dall’on. Orrù (Pd) che ha detto che è necessario rivendicare istituzionalmente la rappresentanza dovuta alla nostra isola nel Parlamento europeo. La mozione 194 – ha detto Orrù - propone di consentire ai cittadini sardi di esprimere una propria rappresentanza nel parlamento europeo a partire dalle elezioni del 2009 e di dare la possibilità agli elettori di esprimere la preferenza. La garanzia della rappresentanza – ha aggiunto - è un principio sacrosanto nell’Europa delle regioni. D’altronde, l’istituzione di un collegio Sardegna è presente in tutte le sei proposte di legge che sono state presentate in Parlamento. Dunque, un’esigenza sentita da tutti ma che deve essere sollecitata da un ordine del giorno unitario che deve essere approvato dal Consiglio regionale.
L’on. Balia (PS) ha illustrato la mozione 195 di cui è primo firmatario. Anche per i socialisti si deve arrivare all’approvazione di un ordine del giorno ampiamente condiviso da parte di tutte le forze politiche. La nostra mozione – ha detto Balia – si basa sulla reintroduzione delle preferenze e sull’istituzione del collegio Sardegna che finalmente ci consentirà di eleggere nostri rappresentanti a Strasburgo. Aver eliminato le preferenze – ha sottolineato - vuol dire aver eliminato i diritti dei cittadini. Il rischio è quello di allargare il solco tra le Istituzioni e i cittadini e di indebolire l’ autorevolezza del Parlamento perché è evidente che un livello istituzionale costituito da nominati anziché da eletti è subalterno. Sulla soglia di sbarramento Balia è stato chiaro: è aberrante ed è anti storica nei confronti dei piccoli partiti.
Dopo le relazioni i lavori sono proseguiti con il dibattito generale. Il primo ad intervenire è stato l’on. Vargiu (Riformatori) che ha ribadito il principio della centralità del cittadino nella politica. Non può esserci politica – ha detto - senza la partecipazione diretta del cittadino. I cittadini devono sentirsi protagonisti della politica. Ricordando le iniziative portate avanti dai riformatori per scorporare il collegio Sicilia - Sardegna, Vargiu ha sollecitato una richiesta forte e unitaria da parte del Consiglio regionale. L’eliminazione delle preferenze – ha detto ancora Vargiu - alimenta una deriva partitocratrica. I partiti politici senza preferenza hanno la possibilità di eleggere i “loro domestici” al Parlamento. Pertanto, se il sistema elettorale è proporzionale ci devono essere le preferenze se il sistema è quello maggioritario ci devono essere le primarie. (R.R. SEGUE)
Prosegue il dibattito sulle mozioni per la legge elettorale delle Europee. Le liste bloccate sono un deficit di democrazia. Gli intervento degli onorevoli Uggias, Salis e Caligaris.
Cagliari, 1 ottobre 2008 – “Caro Walter…” scriveva, in una lettera aperta al presidente in pectore del Pd un gruppo di consiglieri regionali della Margherita, non condividendo la scelta del comitato dei saggi di proporre al congresso istitutivo del partito le liste bloccate. Era una fuga dalla partecipazione popolare, così insistentemente sollecitata, e una scelta destinata a incidere (con puntuale conferma dei fati) sul quadro politico di quel partito. Ma la stessa logica, quella del “dominus”, del leader che decide nella stanza dei bottoni l’assegnazione dei posti buoni nella competizione elettorale, si ripropone per le elezioni europee, di cui il Consiglio si occupa discutendo le tre mozioni all’ordine del giorno della seduta obbligatoria del primo ottobre. Lo ha ricordato l’on. Giommaria Uggias (Misto) che ha criticato l’ostinato istinto di sopravvivenza che caratterizza la vita dei partiti (“Walter, sconfitto, non si tocca perché è bravo. Lo dice Antonello, che, a sua volta, resta in sella perché Walter dice che è bravo. Ovviamente si tratta di nomi di fantasia….”) dando luogo al malcostume (cita Umberto Eco) di ricandidare invariabilmente chi perde le elezioni. Le liste bloccate gerena un blocco della politica, un distacco dalla gente comune, ma, soprattutto, una signoria feudale che perpetua la casta. Ciò che si chiede per le elezioni europee dovrebbe riguardare le politiche e le regionali dove un listino bloccato garantisce l’elezione “solo a chi ossequia il leader” e perpetua “la tirannia romana”.
L’assenza della Sardegna dal parlamento di Strasburgo è un “deficit di democrazia”, ha detto, a sua volta, l’on. Adriano Salis (IdV) e il Consiglio regionale deve saper reagire a questa condizione subalterna trovando la forza necessaria per portare avanti, unitariamente, la battaglia. Altrimenti dovrà fare mea culpa. Salis ha chiesto al presidente del Consiglio di convocare quanto prima una riunione delle forze politiche e istituzionali per creare una robusta vertenza in grado di incidere sulle scelte del governo, superando la tendenza, in voga da tempo, a “nazionalizzare “ le elezioni europee (la costante presenza dei leader nazionali ai vertici delle liste bloccate è un chiaro segnale di ridurre a esperienze politiche nazionali la funzione dell’Europa). Il testo unificato di sei proposte di legge, in Parlamento, può essere l’occasione per partire da un comune sentire, per ostacolare il disegno Calderoni-Bossi, che tende a privare il Meridione di una legittima rappresentanza.
Le liste bloccate sono un attentato alla libera scelta del cittadino, ha detto l’on. Maria Grazia Caligaris (Misto, socialista); ma anche gli sbarramenti al 5 per cento non consentono di realizzare una democrazia rappresentativa della situazione politica del Paese. Il ruolo esercitato dalla Casta, che protegge se stessa, introduce principi eutoreferenziale d’epoca feudale e fa arretrare di un secolo il sistema elettivo. No deciso alle liste bloccate, ha detto la Caligaris ricordando che la sua elezione è avvenuta nel listino (senza, cioè, alcuna preferenza) secondo una formula che non condivide perché (anche a proposito della rappresentanza di genere) sono i partiti a doversi assumere la responsabilità di garanzia la politica parlamentare attraverso il voto popolare. L’autoritarismo del sistema divide, anziché unire; non consente riforme condivise ed esercita il potere precostituito solo come elargizione di favori; circostanza che la politica moderna non può con concepire.
Il dibattito prosegue. (adel)
Prosegue il dibattito sulle mozioni per la legge elettorale delle Europee
Cagliari, 1 ottobre 2008 – Il dibattito è proseguito con l’intervento di Paolo Pisu (RC) che è stato particolarmente critico sulla mancat6a rappresentanza della Sardegna a causa dell’attuale sistema elettorale. Si afferma che si vuole l’Europa dei popoli invece si continua a sostenere l’Europa degli Stati. “Come sardo non mi fido di farmi rappresentare dallo Stato Italiano che non ha mai riconosciuto veramente l’identità del popolo sardo”. Purtroppo in molte forze politiche prevale un atteggiamento supino e remissivo alle logiche statali. Purtroppo, ancora, tutti noi –ha detto Pisu- abbiamo rinunciato in questa legislatura alla battaglia più importante quella per avere un nuovo Statuto. “Quella del collegio unico per il Parlamento europeo con la Sicilia è un’ingiustizia”. Pisu ha anche affermato la necessità che in sede elettorale si ritorni al proporzionale contro un presidenzialismo maggioritario.
Anche per Silvestro Ladu (Fortza Paris) il collegio unico Sicilia Sardegna è profondamente ingiusto, per questo il dibattito odierno è importante.”E’ necessario che tutte le realtà possano esprimere la propria rappresentanza a livello europeo, nel collegio unico vi è troppa disuguaglianza e ingiustizia”. Quindi Ladu ha parlato della necessità di trovare un sistema che garantisca la governabilità, ma non a discapito della rappresentanza attraverso un meccanismo che comunque garantisca la semplificazione del sistema politico. Occorre poi condurre il sistema verso una autentica partecipazione democratica sottraendolo al volere delle centrali dei partiti.
Inaccettabile per Renato Lai (Udc) la mancanza di una rappresentanza della Sardegna nel Parlamento di Strasburgo. Negli anni ’80 tale rappresentanza c’era ed era una solida rappresentanza. Oggi gli scenari sono mutati, e la Sardegna ha l’esigenza di avere sbocchi politici maggiori. Con la mozione 193 vogliamo riappropriarci di diritti che abbiamo già avuto. Riferendosi poi al voto di preferenza ha ribadito che occorre tornarci, perchè è necessaria la concezione di un nuovo modo di rappresentare la società: è un obbligo morale. Ha quindi auspicato l’approvazione di un ordine del giorno comune.
Prendendo spunto dal dibattito sulla rappresentanza in europea e su meccanismi democratici che garantiscano reale rappresentanza, Peppino Pirisi (Pd) ha sottolineato con soddisfazione che la seduta obbligatoria è stata dedicata a questa materia. E si è “rammaricato per l’assenza in questa importante circostanza del Presidente Soru”. Nel condividere il contenuto delle mozioni, Pirisi ha detto che è giusto rivendicare la rappresentanza a Strasburgo, aggiungendo “che è giusto rifiutare con sdegno il tentativo di esproprio delle rappresentanze popolari e democratiche”.
Con una velata allusione alle vicende politiche sarde, Pirisi ha sottolineato come la deriva populista derivante dai meccanismi elettorali non riguarda solo il Governo nazionale. Secondo Pirisi, l’attacco al ruolo del popolo e della rappresentanza popolare è diffuso non solo nazionalmente. Quanto al mandato elettorale diretto “non è un mandato divino”, di fronte al quale ci devono essere soldatini obbedienti al volere del capo. Su questi problemi occorre riflettere. “E comunque è una deriva che a me non piace”, così come non piace il fatto che siano le centrali dei partiti a scegliere di fatto chi verrà eletto. Dopo aver ricordato come spesso ormai cambia addirittura la logica dei numeri (“75 diventa più piccolo di 64”) ha auspicato l’eliminazione del listino, perchè occorre che i rappresentanti nelle istituzioni siano veramente scelti dal popolo.
Ha chiuso gli interventi l’assessore alle Riforme Massimo Dadea, che ha sottolineato i due elementi che emergono con forza dal dibattito:non a caso la seduta statutaria è stata dedicata a un argomento di tanta importanza, la generale unità di intenti su questo argomento che esprime una più vasta unità. Sulla situazione attuale un elemento stride fortemente: di fronte alla mancanza di rappresentanza della Sardegna a Strasburgo, si contrappone la funzione strategica che la Sardegna ha nel Mediterraneo riconosciuta anche dall’Europa. La Sardegna sarà determinante nell’Unione del Mediterraneo nell’ambito di una collaborazione fra i popoli, se l’Europa ha il suo futuro al Sud, la Sardegna sarà determi9nante. Quanto alla introduzione del voto di preferenza, è un elemento fondamentale di democrazia. Occorre fare in modo che non solo l’Assemblea regionale ma anche il Parlamento se ne faccia carico. La Giunta sosterrà le opportune iniziative.
Il dibattito continua.
(lp)
Approvato un ordine del giorno sulla riforma della legge elettorale che consenta la presenza della Sardegna nel Parlamento europeo. Saranno rinnovate le concessioni per la pesca degli stagni e lagune.
Cagliari, 1 ottobre 2008 – Con un ordine del giorno (praticamente) unitario si è conclusa la discussione sulla necessità di consentire, attraverso una revisione della legge elettorale, la presenza della Sardegna al Parlamento europeo. Il documento è stato votato per parti, sempre a larga maggioranza. Su alcuni passi non ha partecipato al voto Forza Italia, mentre An si è astenuta.
Il sede di dichiarazione di voto, l’on. Uras (Prc) ha ribadito i tre punti cruciale: il riconoscimento della Sardegna nell’Unione, il diritto alla pluralità politica (n a sbarramenti), il voto di preferenza. L’on. Vargiu (Riformatori) ha ritirato la firma dal documento, pur votando a favore, perché, ha spiegato, i Riformatori lo ritengono “condivisibile ma non esaustivo”,
Si è quindi parlato della gestione degli stagni, grazie a una mozione illustrata dal primo firmatario, on. Oscar Cherchi (Forza Italia), presentata a maggio, in prossimità di scadenza per le concessioni, ma ancora valida per la proroga a dicembre delle stesse. Si chiede alla Giunta di far conoscere le decisioni (“idee, linee, programmi”) sulla valorizzazione di un patrimonio di grande valore, che ha segnato nel tempo una drastica riduzione della produttività, al punto che oggi le famiglie dei pescatori (oltre 300) patiscono la fame essendo il reddito insufficiente. Tanto per comprendere la dimensione della crisi, se in passato si pescavano 300 quintali di pesce per ettaro, oggi non si superano, “salvo morie” (on. Dedoni), i 50 quintali.
In campagna elettorale (per le politiche) il presidente Soru avrebbe annunciato che le concessioni non sarebbero state rinnovate, generando preoccupazione.
Apprezzando la mozione, l’on. Pisu (Prc) ha sostenuto la necessità di valorizzare la pesca, risorsa importante della nostra insularità ed ha sottolineato, al contrario, la scarsa attenzione per il comprato. La legge varata due anni fa non è stata ancora applicata, i progetti di valorizzazione non sono decollati, e l’assemblea di pescatori tenutasi a Cagliari (Larghissima adesione) ha infastidito la Regione che, evidentemente, “non gradisce il dialogo con i sindacati”. Bisogna fare sicuramente di più.
Critico anche l’on. Alberto Sanna (Pd), ex presidente della Commissione Agricoltura, il quale, lamentando un prolungato silenzio nei confronti di una sua interrogazione, sollecita la Giunta a risposte più puntuali e convincenti. Il problema è complesso e i ritardi con cui la Regione lo affronta “ci rende non credibili”. La disponibilità di risorse (30 milioni) non consente ulteriori ritardi, mentre l’attuale situazione di disagio dimostra che la gestione va modificata.
Cambiare significa anche riconoscere i propri errori, ha detto l’on. Dedoni (Riformatori) riferendosi al fatto che la promozione della classe sociale passa anche attraverso un riesame critico delle cose fatte. Se le cooperative non sono esenti da colpe, ha detto, va riconosciuto il fatto che non siano state “assistite e sostenute” da enti locali e Regione. Oggi si pensa di cambiare. L’auspicio è che non sia l’uomo solo al comando a decidere, ma senta, in proposito, il Consiglio e tenga conto dei giudizi espressi.
L’on. Atzeri (Psd’Az) ha richiamato l’attenzione sullo stagno di Santa Gilla (finora si era parlato di Santa Giusta e Oristano, compendi di grande valore, anche ambientale) il cui abbandono è sotto gli occhi di tutti. L’ipersensibilità ambientale della Giunta, ha aggiunto, si inizia e finisce a Tuvixeddu. In passato la presenza industriale garantiva perlomeno alcune centinaia di posti di lavoro, oggi Santa Gilla è un monumento allo spreco, con testimonianze (avanotterie, schiuditoi, tabulari) che dimostrano l’utilità di iniziative solo per i progettisti vicini a certi patiti.
Infine l’on. Pileri (Forza Italia).La Regione, ha detto, non vuole il confronto con la gente. La gestione unica (una sorta di trasposizione del pensiero unico) realizza, come per le altre riforme, soltanto insuccessi.
L’assessore Foddis ha letto una lunga risposta sostenendo: primo, lagune e stagni non esprimono la potenzialità posseduta ed occorre uno sforzo per vavalorizzarli; secondo, le concessioni saranno rinnovate, ma i concessionari dovranno presentare un progetto di sviluppo definendo gli obiettivi; terzo, la Regione dovrà trovare lo strumento tecnico-operativo per intervenire. Per il momento nessuna indiscrezione a riguardo.
La mozione non è stata posta in votazione su richiesta dell’on. Oscar Cherchi , il quale ha ritenuto sufficienti le risposte fornire dall’assessore, in particolare, ha sottolineato, sul rinnovo delle concessioni. (adel)
Il grave stato di disagio delle lavoratrici delle imprese di pulizia al servizio della Regione, e i ritardi nella ripresa dei lavori per la costruzione della diga di Monte Nieddu all’attenzione del Consiglio nell’ultima parte della seduta odierna
Cagliari, 1 ottobre 2008 – Il dibattito su due interpellanze (337, Uras e più; 321, Mattana e più) ha concluso i lavori della seduta statutaria presieduta dall’on. Giacomo Spissu. All’attenzione del Consiglio la grave situazione in cui versano i lavoratori delle imprese di pulizia, giardinaggio e movimentazione della Regione a causa della situazione degli appalti, e i gravissimi ritardi nella realizzazione della diga di Monte Nieddu nel Basso Sulcis che rischia di provocare una gravissima emergenza idrica.
La prima interpellanza è stata illustrata dal consigliere Luciano Uras (Prc) che ha descritto le gravi situazioni di disagio in cui versano i lavoratori delle ditte appaltatrici dei servizi regionali di pulizia. Contestando il sistema di appalti “all’insegna del risparmio sulla pelle dei poveri” al quale bisogna porre fine immediatamente, Uras ha ricordato che la situazione riguarda 600 persone, che guadagnano 450 euro al mese, e sono spesso costrette a trasferte quotidiane anche da un comune all’altro nell’arco della medesima giornata di lavoro. E’ inaccettabile questa regione che risparmia sui più poveri.
Ha risposto l’assessore agli enti locali, Gian Valerio Sanna, il quale nel condividere il principio che sta alla base dell’interpellanza di Uras, ha tuttavia elencato i limiti che impediscono alla Regione di fare leva su strumentazioni diverse dal sistema degli appalti, sottolineando come la Regione sarda sia stata in più di una circostanza richiamata a causa di una spesa “troppo elevata” al riguardo. Sanna ha tuttavia assicurato tutta l’attenzione della Regione verso il problema sollevato e l’impegno per la soluzione di una questione tanto delicata.
L’interpellanza 321, sulla diga di Monte Nieddu è stata illustrata dal consigliere Salvatore Mattana (Pd), che ha sottolineato le gravissime preoccupazioni per le conseguenze negative derivanti dalla mancata realizzazioni della diga, per la quale il Consiglio si era già espresso con toni prooccupati nell’ormai lontano 2002. Il problema delle siccità, fa ritornare alla memoria lo spauracchio delle autobotti, ha detto Mattana, un’esperienza di cui non sentiamo affatto la nostalgia.
L’Assessore ai lavori pubblici Carlo Mannoni, ha precisato come il suo assessorato abbia sempre seguito con molto impegno il problema che nasce dal fatto che l’azienda appaltatrice intende rinunciare all’incarico per il mancato approvvigionamento delle ceneri delle centrali Enel che dovevano rappresentare la materia prima per la nuova tecnologia costruttiva del manufatto in calcestruzzo. Precisando di aver preso apertamente posizione a favore della diga, ha tuttavia ricordato come da parte ambientalista vi siano resistenze.
Difficile dichiararsi soddisfatti, ha replicato Mattana. Le difficoltà non sarebbero esattamente quelle riferita, ha detto. Occorre dare un segnale forte e concreto.
La seduta del Consiglio si è quindi conclusa, ed i lavori rinviati a martedì 7 ottobre prossimo alle ore 10,30.
(lp)