CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIII LEGISLATURA
------------------------------------
Nota stampa
della seduta n. 439 del 23 settembre 2008
------------------------------------
Esame delle mozioni 191 (Balia e più) e 179 (Amadu e più) sui tagli alla scuola sarda.
L’esame delle due mozioni, una presentata dal centrosinistra l’altra dal centrodestra, sui tagli alla scuola sarda è stato il primo punto all’ordine del giorno della seduta del Consiglio regionale che si è aperta stamattina sotto la presidenza dell’on. Giacomo Spissu. La mozione 191 (Balia e più) “sull’allarmante situazione della scuola sarda a seguito dei nuovi tagli agli organici” è stata illustrata dall’on. Balia (PS). In Sardegna – ha detto il consigliere socialista - la scuola è un presidio sociale e identitario. Non vogliamo che venga smantellato o venga messo in discussione. Balia ha richiamato la risoluzione sulla scuola approvata all’unanimità dalla commissione Cultura. Mi auguro che si arrivi anche in aula all’approvazione di un ordine del giorno unitario. La risoluzione – ha ricordato il presidente della Ottava commissione - richiamava le proteste che arrivavano dal mondo della scuola in merito alla soppressione di alcune classi. Oggi la situazione si è ulteriormente aggravata. Balia non ha espresso giudizi sulla riforma del ministro Gelmini anche perché – ha detto – non si conosce ancora il testo integrale. Certo, le prospettive non sono buone: ci sono solo dei titoli a cui corrisponde una impostazione politica. Scompaiono i moduli, si riducono gli indirizzi. Noi non vogliamo una scuola più povera e meno qualificata. Il passaggio da costo storico per alunno al costo standard deciso dal ministro quali effetti produrrà sulla scuola? Il taglio dei docenti non può essere valutato solo come un taglio matematico senza valutare le conseguenze pedagogiche. I socialisti vogliono un potenziamento della scuola pubblica. La preoccupazione è che in fondo al piano del ministro ci sia un tentativo di depotenziamento della scuola pubblica a discapito di quella privata. Noi questo non possiamo accettarlo. Mi auguro che dopo il dibattito –ha concluso Balia - si arrivi all’approvazione di un ordine del giorno comune per contrastare i tentativi di tagli alla scuola sarda.
La mozione 179 (Amadu e più) è stata illustrata dal primo firmatario che ha ricordato che la mozione è datata 14 maggio 2008. Tutti sappiamo – ha detto Amadu - che intervenire oggi per attivare alcuni processi che andavano attivati a maggio e a giugno è impossibile perché oggi l’anno scolastico è già iniziato. La prima cosa che si deve rilevare rispetto a questa mozione – ha affermato – è che non sappiamo ancora cosa la giunta regionale ha fatto. Già a maggio si sapeva che 941 cattedre in Sardegna sarebbero andate perse nella razionalizzazione della scuola. Se a Maggio la giunta regionale avesse attivato un tavolo tecnico forse tanti posti di lavoro non sarebbero stati annullati. Per Amadu è urgente mettere in campo un’azione incisiva e forte per avviare con il governo nazionale un dialogo per ottenere una possibilità di deroga per la Sardegna. La giunta regionale – ha concluso - deve uscire dal letargo.
Per l’on. Davoli (Prc) l’intervento di Amadu ha accentuato la confusione. Non voglio lamentarmi – ha detto - solo dei tagli ai docenti ma voglio discutere su cosa sarà la scuola del domani.. L’intervento del ministro Gelmini fatto in piena estate senza concertazione è devastante e contraddittorio. Come è possibile prevedere il taglio di 145.000 posti nel prossimo triennio e affermare che il tempo pieno sarà aumentato del 50%? Per il consigliere di Rifondazione c’è un atteggiamento di “restaurazione” dentro la scuola . Oggi si vuole ritornare alla mamma-tuttologa. Dunque, la riforma Gelmini è basata su schemi vecchi e utilizza la scuola solo per fare “cassa”. Per Davoli dopo l’intervento di Amadu è difficile che si possa arrivare ad approvare un ordine del giorno unitario.
Per l’on. Caligaris (PD) la rivoluzione in atto nella scuola è legata alla modifica del titolo V della Costituzione. La riduzione degli organici dei docenti viene da lontano. E’ diventata drastica nel 2007 e nel 2011 si perderanno 109.000 posti di lavoro. La Caligaris ha ricordato che i tagli arrivano da due governi diversi uno di sinistra e uno di destra. Il provvedimento del Governo Berlusconi – ha aggiunto la consigliera socialista - è un autentico sterminio di intellettuali. Le riforme che lasciano cadaveri per strada non sono riforme condivisibili. Davanti a una situazione come questa – ha affermato - dobbiamo riflettere perché non sarà più garantita un’istruzione uguale per tutti. La Sardegna con la riforma farà un passo indietro di oltre 40 anni. Il federalismo scolastico non colmerà le differenze tra regione e regione. Non è tagliando i posti di lavoro che si innalzerà l’istruzione. La consigliera ha proposto di aprire una vertenza con il Governo. Per Maria Grazia Caligaris in Sardegna i tagli sono stati già fatti con la scorsa finanziaria ora è il momento di investire sull’istruzione.
L’on. Cassano (Riformatori) ha ricordato che in data 11 aprile 2008 presentò una interrogazione sui tagli nella scuola a cui non è mai stata data risposta. Il consigliere dei Riformatori ha detto di essere favorevole alla presentazione di un documento unitario che denunci le responsabilità sia del governo Prodi che del governo Berlusconi.
L’on. Uras (PRC) ha detto che con la riforma della scuola la Sardegna viene colpita due volte. Per il capogruppo di Rifondazione è necessario aprire una vertenza con lo Stato. “Noi vogliamo – ha detto – difendere i posti di lavoro e i diritti degli studenti più bisognosi”. Uras ha sollecitato la giunta regionale a prendere posizione e a dire che è contro i provvedimenti espressi dal governo nazionale. Per il consigliere di RC è difficile arrivare a concludere la discussione con una posizione unitaria. Le posizioni sulla scuola sono troppe diverse. (R.R. Segue)
Scuola, approvata la mozione 191 (Balia e più); no alla mozione 179 (Amadu e più)
Cagliari, 23 settembre 2008 – Con l’approvazione della mozione del Centrosinistra, primo firmatario Peppino Balia (Sdi) sui problemi della scuola, e con la non approvazione della mozione del centrodestra (primo firmatario Salvatore Amadu, FI) si è concluso il dibattito del Consiglio regionale che proseguirà domani alle ore 10 con la prosecuzione dell’ordine del giorno.
42 i voti a favore della mozione Balia contro i 19 voti contrari, mentre per la mozione Amadu e più i voti a favore sono stati 28 e 36 quelli negativi. Fallita invece la ricerca di una votazione unitaria su un documento che vedesse il favore di tutte le forze politiche.
Prima della votazione conclusiva, numerosi gli interventi.
Giorgio La Spisa (Fi) a nome del centrodestra aveva messo in guardia dal rischio di ridurre la discussione all’interno di una angusta prospettiva. La questione delle differenze fra territori è un argomento importante, ed è giusto sottolineare le tante discrepanze, ma tutti devono avere l’obbligo di guardare al problema con la massima obiettività andando alla sostanza delle cose: “della demagogia siamo tutti veramente stanchi. Occorre affrontare questi temi in modo veramente “laico””.
Per Paola Lanzi (Sa) non si è tutti uguali e fra destra e sinistra ci sono due politiche diverse anche sulla scuola. La situazione della scuola è grave –ha detto- e i tagli indiscriminati sono un segno di una politica di destra, che attacca una scuola egualitaria: si vuole una scuola che penalizza il Meridione e la donna. La giunta deve intervenire presso il governo perché i problemi della scuola non si possono risolvere solamente con i tagli.
Per Giovanni Moro il tema della scuola in questi giorni è sottoposto a una grande strumentalizzazione. “Stanno arrivando al pettine grossi nodi strutturali” Per troppo tempo si è alimentato il malessere attorno al problema del precariato quasi la scuola dovesse avere il ruolo di ammortizzatore sociale. L’Italia in fatto di qualità della scuola è agli ultimi posti in Europa e così pure la Sardegna. Si tratta di cose su cui il Consiglio deve riflettere, tenendo conto delle nostre specificità.
Un grande progresso fu l’avvento della scuola pubblica gratuita, ha sottolineato Salvatore Serra (SA) che è ritornato indietro nella storia per ricordare che ad esempio nel paese di Isili la scuola pubblica fu introdotta fin da Medioevo , “mentre oggi il Governo sta facendo l’esatto contrario”. Due, a giudizio di Serra gli obiettivi di questo governo: una razionalizzazione portata avanti con sistemi e proposte inaccettabili, e il tentativo di presentare soluzioni semplici per affrontare problemi complessi. E certo il problemi della scuola non si risolvono col maestro unico.
Per Angelina Corrias (PD), ha esordito con una serie di dati che caratterizzano lo stato di disagio della scuola in Sardegna. Se a livello nazionale si vogliono tagliare 5000 posti di insegnamento, in Sardegna i docenti dovrebbero ridursi di 1280 unità: “si chiama razionalizzazione –ha detto Corrias- ma si tratta di tagli veri e propri all’occupazione”. Si dice che la scuola non goda buona salute al Sud, ci si attendeva un dibattito serio su questo, invece si prendono decisioni per decreto che rappresentano un attacco al diritto all’istruzione per tutti. Si vuole tornare indietro al maestro unico che scomparve nella metà degli anni 80, quando anche la formazione dei docenti doveva essere autofinanziata. “Ma non si può uscire a ritroso dalla modernità”. “Non ci arrendiamo a quanto dice Tremonti, che una buona scuola pubblica l’Italia non se la può permettere”.
Per Pierpaolo Vargiu (Rif) si sta facendo un dibattito quasi cristallizzato nel tempo: “si cambia maglia a seconda dello scenario politico di riferimento”. L’esempio viene dalla Sanità per la quale nella scorsa legislatura il centrodestra aveva timidamente proposto qualche iniziativa di riduzione della spesa, e fu assalito dalle protesta mentre in questa legislatura il centrosinistra ha fatto cento volte di più. Altrettanto sta accadendo oggi con la scuola. Secondo Vargiu “le razionalizzazioni sono in realtà a favore dei deboli, non a favore dei ricchi”, per mettere loro a disposizione un sistema scolastico adeguato mentre i ricchi possono pagarselo.
Marco Espa (Pd) ha sottolineato come il concetto della razionalizzazione ha in realtà il vero obiettivo di dare l’assalto alla scuola pubblica, con lo scopo di fondo di realizzare una scuola di serie A e una di serie B. Ne sono la dimostrazione le ipotizzate Fondazioni.
Ha invece salutato la riforma Gelmini come una proposta di vero cambiamento per il Paese, Raffaele Farigu (Nuovo Psi). Il dibattito, ha detto, ricalca una logora polemica. L’istruzione è un punto fondamentale nell’emancipazione dei singoli e dei popoli, un concetto portato avanti sempre dalla sinistra. Anche se poi molti insegnanti di sinistra, ormai sindacalizzati, a causa degli stipendi inadeguati hanno cominciato a “disimpegnarsi” e rispondevano alle critiche: “non siamo missionari”.
Infine la replica dell’assessore Mongiu che ha sottolineato come l’istruzione sia un bene comune su cui occorre impegnarsi. Ricordando come la istruzione pubblica sia abbastanza giovane, risalendo in realtà a 40 anni fa, ha citato vari dati, fra cui quello gravissimo secondo cui ogni anno si ha una perdita di 4 mila alunni nella sola Sardegna a causa dello spopolamento. Al tavolo con il Governo, un gruppo molto forte di regioni governate dal centrodestra si sono presentate unite adducendo le proprie specificità per derogare dal decreto. O anche la Sardegna è capace di difendere la scuola pubblica con forza: scuola per scuola, comune per comune, caso per caso, “o saremo perdenti”.
Concluso il dibattito, e poiché (nonostante il tentativo di Peppino Balia), non è stato trovato l’accordo per un documento unitario, le mozioni sono state poste in votazione col l’approvazione della mozione 191.
I lavori del Consiglio riprenderanno domani mattina alle ore 10.
(lp)