CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURA

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Nota stampa
della seduta n. 429 del 22 luglio 2008

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Arriva in Aula la legge istitutiva del Corecom ed è subito polemica. Troppo debole il senso dell’autonomia dall’Autorità nazionale, non tutela la realtà sarda in un periodo di delicati equilibri. Il relatore Frau: fra la mera adozione della legge nazionale e l’ipotesi di una legge di sistema, è stata scelta la terza via, della moderazione.

Cagliari, 22 luglio 2008 – Arriva in Aula (si è iniziata in mattinata la discussione) la legge istitutiva del Corecom, il Comitato regionale per le comunicazioni, “emanazione” della legge 249 del 1997, che istituiva l’Autorità nazionale. Sardegna buona ultima a non aver ottemperato alle direttive, con un ritardo imperdonabile, ha detto il relatore Frau, presidente della Seconda commissione, perché ha leso “i diritti dei cittadini sardi”. E’ grazie all’impegno della Commissione, maggioranza e opposizione, che è maturata questa proposta, frutto di lavoro e di mediazione, da oggi all’esame del Consiglio.
Ma è subito polemica. Un testo debole, che non tiene conto della specialità dello Statuto regionale e prevede un Corecom-terminale dell’autorità nazionale, una sorta di passacarte, con funzioni limitate, ben diverso, dirà l’on. Pisu (Prc), presidente della Seconda commissione nella prima fase della legislatura, della proposta dell’Arcos, l’Autorità regionale, autonoma nel ruolo, che una serie di freni, soprattutto politici (“colpi di mano dei soliti noti ora nel Pd”), e l’attività dilatoria della Giunta (una proposta avanzata dall’allora assessore Pilia era stata sconfessata dal presidente Soru) hanno bloccato. Il Corecom che nasce da questa legge, appare “inadeguato” ed incapace di tutelare (ha detto l’on. Caligars, Sdi) gli interessi dei sardi. Non si comprende come mai Soru, in perenne conflitto con lo Stato per rivendicare l’autonomia, questa volta abbia tirato i remi in barca.
La discussione si annuncia vivace e (forse) tormentata.
Per l’on. Frau la proposta è buona ed appare equilibrata, tra le spinte in avanti, a rischio, qualcuna, di incostituzionalità, e il rispetto gerarchico dell’autorità nazionale. Tre le tesi a confronto: la prima, di adozione alla legge nazionale per l’utilizzazione delle deleghe; la seconda, una legge di sistema, perciò complessa e articolata; la terza, la previsione di un Corecom che godesse di qualche autonomia ma dovesse rispondere all’autorità. In una fase innovativa (“nuove prospettive stanno emergendo sul ruolo delle Regioni”) nella definizione delle materie delegate è prevalsa la prudenza e la convinzione che sia la Conferenza Stato-Regioni a dover riconoscere i livelli di specificità. Da tener presente che “una imponente stratificazione della legislazione” non può essere comunque ignorata.
Il Corecom che si prevede è “terzo e indipendente” rispetto al governo regionale (resta in seno al Consiglio e non dipenderà dalla Giunta); alla sua nomina si procede con evidenza pubblica (lo voterà il Consiglio con salvaguardia dei diritti delle minoranze); la sua durata è slegata dalla legislatura (non sarà, necessariamente, proiezione di chi governerà), mentre una serie di incompatibilità dovrebbero garantire l’indipendenza dal sistema politico ed economico e la professionalità dei candidati.
Ma per l’on. Caligaris è un altro segnale del restringimento dei margini dell’autonomia e di una specialità che soffre della forza politica di regioni ordinarie (“la Lombardia ha dettato l’agenda del governo, noi siamo sempre più deboli nel confronto”). La debolezza, naturalmente, peserà in alcune circostanze di un futuro prossimo, come la dismissione delle frequenze militari e gli equilibri difficili del mercato; il rischio è quello di perdere il treno (altro segnale, la mancata conferenza regionale sull’informazione, che poteva essere occasione di dibattito e approfondimento). In Aula la proposta di legge potrà essere modificata, ma è improbabile che si abbia il coraggio di restituire dignità e concretezza a un testo ambiguo e inadeguato.
L’on. Pisu (Prc) ha denunciato con toni decisi il tentativo di mettere le mani sull’(in)formazione, cioè sulla manipolazione di una materia di estrema delicatezza, perché, attraverso essa, si giunge al mercato delle coscienze. La soluzione piratesca adottata dalla Commissione fa del Corecom una specie di Corerat (il precedente organismo), “insufficiente e scarsamente autorevole”. La riforma del titolo quinto della Costituzione ha reso le Regioni concorrenti in materia, sollevando il livello d’iniziativa e della competenza tecnica e, insieme, prevedendo una maggiore imparzialità. La proposta dell’Arcos interpretava questo nuovo clima, poneva paletti più rigidi di ineleggibilità (no ai trombati della politica né a persone con “le mani in pasta” nel settore delle telecomunicazioni; prevedeva una Consulta. Ora si ritorna “al modello del 1997” e le funzioni “restano sostanzialmente in capo alla Giunta”. Dichiaratosi “deluso dalla decadenza del metodo e del merito”, Pisu ha avanzato una censura sul modo di lavorare (“in maniera scorretta”) ed ha ribadito che il suo ruolo, nel corso del dibattito, “non sarà subalterno al Pd”.

Riprendono questo pomeriggio alle 17, con il voto sul passaggio agli articoli, i lavori del Consiglio regionale. Concluso il dibattito generale sulla Proposta di legge n. 54 (Pisu e più) “Istituzione del Comitato regionale per le comunicazioni della Sardegna (CORECOM)

Cagliari, 22 luglio 2008 – Riprenderanno questo pomeriggio alle 17, con il voto sul passaggio agli articoli, i lavori del Consiglio regionale. Questa mattina si è concluso il dibattito generale sulla Proposta di legge n. 54 (Pisu e più) “Istituzione del Comitato regionale per le comunicazioni della Sardegna (Corecom)”.
Sul testo l’on. Cassano (Riformatori) ha ricordato che la PL arriva in aula solo grazie al contributo decisivo dei consiglieri di minoranza. Cassano ha annunciato il voto di astensione a meno che il testo non sia migliorato.
Per l’on. Calledda (PD) questo provvedimento è uno strumento utile per la Sardegna ma forse sarebbe meglio rimandare il testo in commissione per un maggiore approfondimento. L’esponente del Pd ha sollecitato all’assessore di organizzare la conferenza regionale per le comunicazioni che non può essere solo un’enunciazione. Il consigliere, inoltre, ha lanciato una sfida: “Le frequenze libere (cioè quelle non assegnate) devono essere gestite dalla Regione Sarda.
L’on. La Spisa (F.I.) ha detto di non volersi soffermare sul contenuto o sui ritardi o sull’opportunità (necessaria) di un intervento legislativo in materia. Il capogruppo di Forza Italia ha sollevato una questione politica. Quale è – ha chiesto - il vero motivo per cui si arriva oggi a esitare questa legge? Ormai – ha affermato La Spisa – siamo a fine legislatura e appare strana la fretta con cui, entro il mese di agosto, si devono nominare i componenti del Corecom. Per il consigliere azzurro, infatti, il fatto che la nomina del Comitato sia slegata alla legislatura in cui avviene fa pensare al fatto che questa maggioranza e questa giunta vogliano “ mettere le mani” su questo organismo.
Per l’on. Uras (Prc) non si può andare avanti nella discussione di ogni proposta di legge pensando che ci sia “un’origine peccaminosa” da parte del presidente della Regione che appartiene al sistema imprenditoriale. Da quando l’impresa e i suoi protagonisti – ha aggiunto - si sono lanciati nella politica e svolgono funzioni di primo piano nella gestione dell’amministrazione ogni cosa ha sapore di conflitto di interessi. Il giudizio di Uras sulla proposta di legge è fortemente negativo perché non coglie le esigenze della Sardegna. Nel testo non c’è un oggetto e all’articolo 1 la formula usata è incomprensibile. Uras ha espresso forti dubbi anche sull’impostazione di questo provvedimento. “A nostro avviso – ha concluso - prima di votare il passaggio agli articoli è necessario un dibattito all’interno della maggioranza. Noi siamo maggioranza a pieno titolo ma vogliamo entrare nel merito delle questioni per difendere i diritti dei cittadini”.
Al termine della discussione generale è intervenuto l’assessore regionale alla Pubblica Istruzione Mongiu che ha detto che questa legge è utile e che, visti i ritardi con cui arriva in aula, sarebbe necessario approvarla al più presto. L’assessore ha auspicato che ci sia un’ampia condivisione anche se – ha aggiunto – ogni testo di legge è perfettibile. Questo PL – ha concluso l’esponente della giunta - darà la possibilità alla Sardegna di avere le concessioni e il trasferimento delle frequenze. Dunque, un’opportunità da non perdere. Dopo l’intervento dell’assessore il presidente Spissu ha chiuso i lavori che riprenderanno questo pomeriggio alle 17. (R.R.)