CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURA

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Nota stampa
della seduta n. 425 del 15 luglio 2008

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Prosegue il dibattito generale sulla legge di riordino dei consorzi industriali. Per il centrodestra è il tentativo di esercitare un ferreo controllo sullo sviluppo industriale; per il centrosinistra è indispensabile riformare organismi superati dalle funzioni e dalla legislazione.

Cagliari, 15 luglio 2008 – Prosegue, nel pomeriggio, la discussione generale sulla legge di riordino dei consorzi industriali.
Ha aperto la serie degli interventi l’on. Moro (An). Se la paternità della legge è incerta, anche la maternità non scherza. Il testo è frutto “di due gruppi di lavoro divisi sul piano politico e separati sulle idee”, mentre incombe il giudizio della Regione sul “male assoluto”che identifica i consorzi come “epicentro del malgoverno”. In realtà la manovra del presidente Soru è riportare sotto “un ferreo controllo politico” istituzioni che hanno dato un contributo allo sviluppo industriale. La Regione – ha detto Moro – fa di tutte le erbe un fascio, non separa i consorzi virtuosi da quelli che hanno operato ,meno, né – nel giudizio generale di sperpero – segnala quelli (cita il caso di Sassari-Alghero-Porto Torres) che hanno chiuso il bilancio con 2 milioni di utili né vengono premiati (sempre nel caso di Sassari, sarebbero stati dirottati i fondi per collegare la strada camionale alla “131” ed evitare il traffico pesante sulle strade di normale traffico. Indubbiamente la missione dei consorzi va ridefinita, ma la fretta di portare in aula una legge, nell’enfasi delle riforme, non consente di affrontare nel modo dovuto i problemi, con rischio di un pasticcio.
Nonostante “i tuoni e i lampi” il lavoro in Commissione è stato positivo, ha affermato Silvio Cherchi (Pd). Il testo all’esame dell’aula è buono, trova generale condivisione e può essere migliorato, anzi “rinforzato” in alcune parti più deboli. Tre i punti richiamati: il ruolo degli enti locali, ai quali viene restituito il compito di programmazione e pianificazione del territorio, le cui competenze (gerarchicamente prevalenti) erano stati acquisite dai consorzi; il superamento dei compiti che, anche in regime di supplenza, si erano sommati nel tempo e che ora devono tenere conto della nuova realtà economica; la moralizzazione in senso lato (organismi selli, trasparenti) con precisa rendicontazione delle spese. A volte i consorzi – ha aggiunto Cherchi – hanno avuto il merito di aver “fatto” rispetto alla “inerzia” di altre istituzioni (come nel caso del termovalorizzatore del Casic: passarci “con la ruspa” sarebbe un errore. Come è un errore affidare a un commercialista problemi di natura politica (la liquidazione al Casi, ad esempio, delle quote del Porto canale. La legge è buona, anche se “qualche pezza va messa”. I consorzi hanno ancora una funzione? “Io penso di sì – ha affermato Cherchi - nel senso che devono stimolare l’industria a crescere promuovendo servizi ed eliminando le diseconomie che spesso sono la zavorra delle imprese”. E le polemiche che accompagnano la legge di riordino? “Spesso sono frutto di una critica ingenerosa (si riferisce alla Confidustria sarda) di vecchie faide”.
Più che una riforma, questa legge rappresenta “il censimento delle ceneri del patrimonio industriale sardo”, ha detto l’on. Contu (Forza Italia), sottolineando come la politica industriale di Soru sia stata, finora, fallimentare. L’assessore “è il notaio del fallimento”; da parte della Regione “nessuna bombola di ossigeno” al capezzale del moribondo. Si registrano situazioni di privilegio per alcuni, “amici del presidente”, e disagi per molte altri: è la storia recente della produzione di energia, ceduta in mano a speculatori. Grave errore – sostiene Contu – prevedere un sistema politico controllato dall’alto: l’esperienza insegna che non può governare il sistema economico né favorire la nascita d’imprese.
Per il presidente della Commissione autonomia, on. Orrù (Pd) la legge sconta un decennale ritardo (dalla legge Balzarini del 1998) mantenendo in vita organismi “che non rispondono alle esigenze di una politica industriale moderna”. Di fronte a carente istituzionali e alla fragilità del sistema amministrativo i consorzi hanno assolto un ruolo importante: ma oggi sono superati e devono essere profondamente modificati anche perché alcuni servizi (fonte di introito) saranno, per leggi nazionali, assegnati ad altri gestori. Da difendere il patrimonio di risorse umane che non può essere disperso. Il problema degli esuberi (che deriveranno dalle minori competenze) va risolto trasferendo nel territorio professionalità e competenze.
La spada di Damocle del commissariamento è stata richiamata dall’on. Pileri (Forza Italia), che ritiene questa manovra il tentativo di creare “uno sviluppo pilotato” in funzione delle elezioni dell’anno venturo. Per i consorzi – ha detto – “auspico una seconda giovinezza”: il problema non è il dualismo manicheo /consorzi-si o consorzi-no) ma portare avanti una riforma seria ed equilibrata a sostegno dello sviluppo industriale. I consorzi dovranno attrezzarsi per erogare servizi, avviare studi e ricerche sull’innovazione, creare sinergie di tipo distrettuale realizzando aree di eccellenza che esercitino attrazione per le industrie e creino un vero e proprio marchio di qualità. Opposizione disposta a collaborare – ha concluso – purchè non vi siano colpi di mano della giunta o della maggioranza con emendamenti a sorpresa.
Una ulteriore sintesi (“perché tutte le opinioni sono legittime”) è stata auspicata dall’on. Cugini (Sinistra autonomista), che ha chiesto ai colleghi di “farsi guidare la buon senso” tenendo conto di una realtà economica e produttiva affatto diversa rispetto al tempo in cui i consorzi nacquero, come strumenti di promozione della Cassa per il Mezzogiorno. Oggi sono gli enti locali a caricarsi di una responsabilità ed occorre che per tutti siano uguali le regole (“non ci può essere la zona franca fiscale per uno e non per l’altro”). Quanto ai consigli di amministrazione, Cugini ha paragonati i consorzi a grandi condomini dove, ogni giorno, imprenditori e lavoratori vivono l’esperienza della gestione. Giusto che le imprese siano rappresentate. E’ utile anche indicare in legge il limite di mandato del presidente (“visto che lo si impone al sindaco….”).
L’on. Porcu (Pd) ritiene utile che si superino alcune ambiguità del testo: in particolare, i consorzi non possono essere intesi come braccio operativo delle politiche di sviluppo regionale. Quanto alla rappresentanza delle imprese, se ne farà carico l’ente locale, che, di norma, si occupa i egual misura di tutti gli utenti di un qualunque servizio, avendo fatto l’analisi dei bisogni e valutato l’appropriatezza degli interventi. Sulla riforma, nessun dubbio. Basterebbero due numeri a rappresentare questa esigenza: i consorzi industriali sardi sono il 25 per cento dei consorzi esistenti nel Paese e rappresentano appena il 2 per cento della capacità produttiva. Evidente che esiste una situazione pletorica, sia di consigli di amministratori che di dipendenti, legati a funzioni che spariscono, stando alla nuova legislazione. La riforma, insomma, è un passo obbligato. (adel)

Prosegue il dibattito sul Testo Unificato di riordino delle funzioni in materia di aree industriali

Cagliari, 15 luglio 2008 – Il dibattito generale sul testo unificato di riordino delle funzioni in materia di aree industriali è proseguito con l’intervento dell’on. Meloni (PD) secondo il quale la riforma si è caricata di un peso politico rilevante, forse anche eccessivo. Per Meloni c’è urgenza di intervenire per cercare di risolvere la questione dei Consorzi Industriali che sono ormai inadatti ad assolvere alle funzioni per cui sono fatti. Il consigliere del Pd si è soffermato a lungo sui costi dei Consorzi, sul loro funzionamento, sul fatto che sono visti dall’opinione pubblica come “luoghi oscuri di gestione clientelare”.
Dunque, la riforma è opportuna e bisogna farla bene salvaguardando i livelli occupativi attuali e creando enti riconoscibili e trasparenti.
Anche per l’on. Mario Bruno (PD) questa riforma è un atto necessario, opportuno e in linea con gli obiettivi della maggioranza. Il testo, però, può essere ancora migliorato. Si tratta di una riforma emblematica, simbolica, necessaria e concreta che nasce parallelamente alla legge finanziaria 2008 in cui è stata varata la prima vera riforma dei Consorzi industriali. L’obiettivo della riforma deve essere quello di migliorare l’efficienza dei servizi alle imprese con una netta riduzione dei costi.
L’on.. Attilio Dedoni (Riformatori) è molto critico nei confronti di una riforma che in realtà non prevede nessun piano di sviluppo per la Sardegna. Per il consigliere dei Riformatori è necessaria una riflessione più attenta sui nuovi Consorzi. Dedoni è molto scettico anche sulla soluzione di individuare la provincia come entità di programmazione. Per Dedoni prima di procedere con questa riforma è necessario capire se i Consorzi servono o meno per lo sviluppo della Sardegna.
L’on. Oscar Cherchi (F.I.) è convinto che una legge di riforma dei consorzi industriali sia necessaria ma crede che non sia corretto confrontarsi su un testo che sarà stravolto dagli emendamenti. Per Cherchi è necessario capire, in via pregiudiziale, se è legittima la soppressione dei consorzi e se si può, quindi, attuare il trasferimento di personale e beni. Per Cherchi nel testo in esame c’è un controsenso perché non è in discussione l’esistenza dei consorzi ma la loro gestione. Oggi la trattativa – ha affermato - verte sugli eventuali commissariamenti ma la politica non può limitarsi ad un controllo del potere deve puntare a creare consorzi che siano proiettati allo sviluppo. Il punto principale è fare una riforma che serva allo sviluppo del nostro territorio per riuscire ad essere competitivi con il resto d’Italia e d’Europa. I consorzi industriali – ha sottolineato - devono rimanere enti pubblici economici.
L’on. Vargiu (Riformatori) ha sottolineato le sue perplessità su questo dibattito generale che verte su un testo che molto probabilmente sarà cambiato. In questa legislatura è successo spesso – ha detto - che le attività svolte in commissione siano state sostituite e stravolte in Consiglio da iniziative di giunta. Per Vargiu questo non è un modo ragionevole di procedere. “Noi dobbiamo difendere- ha affermato - le prerogative del Consiglio.
Per il capogruppo dei Riformatori anche in questa materia l’ amministrazione regionale sembra un’amministrazione “in mezzo al guado” : lancia proclami individua obiettivi ma poi non mette in campo strumenti adeguati. Il vero problema è capire a cosa servono i consorzi industriali. Per Vargiu questa legge è solo un piccolo passo in avanti rispetto a quello che c’era, ma la Sardegna non ha bisogno di piccoli passi, ha necessità di una vera rivoluzione.
L’on. Ladu (Fortza Paris) ha detto che questa riforma dei Consorzi industriali sembra la solita riforma “di facciata” della giunta Soru. Noi non vogliamo – ha detto il capogruppo di Fortza Paris - il commissariamento generale dei Consorzi Industriali, anzi, siamo del parere che a questi Consorzi devono essere dati i mezzi per funzionare. Per Ladu questa maggioranza non ha ancora deciso come fare la riforma. Infatti, sta per essere presentato un emendamento che rivoluziona il testo che si sta discutendo in aula. In materia di riforme non si può improvvisare. Noi dobbiamo partire da una considerazione: vedere se la riforma che stiamo facendo serve a risolvere i problemi della Sardegna o meno. Io credo che questa riforma non servirà a niente. Tutti siamo d’accordo che le competenze dei Consorzi industriali dovevano essere cambiate. Ma la legge che stiamo esaminando non creerà né sviluppo né occupazione. La riforma è incompleta ma è indispensabile per evitare il commissariamento dei Consorzi.
Per l’on. Artizzu (AN) l’esito di tutte le riforme fatte dal presidente Soru è disastroso. La regione non è trasparente, i Bilanci regionali sono un “mistero buffo” pieni di soldi finti. In realtà si respira, nella stessa maggioranza e in giunta, un clima in cui emerge rassegnazione al peggio che prelude al tracollo di questa triste parentesi della storia autonomistica della Sardegna . Artizzu ha sottolineato anche oggi l’assenza in aula del presidente Soru nonostante l’importanza dell’argomento in discussione. Il capogruppo di An non ha dubbi: sul testo pende “la solita spada” che porterà alla metamorfosi in corso d’opera. Artizzu è molto critico: “Si ha la sensazione – ha detto - che la vera partita riguardi non il rilancio dell’industria ma le leve del potere. Anche in questo PL è evidente che non c’è un disegno per rafforzare un modello di sviluppo ma solo il controllo del territorio. Certo, ha aggiunto, è condivisibile l’orientamento di semplificare e ridurre le spese ma non è condivisibile la volontà di politicizzare quello che rimarrà dei consorzi. Insomma, ancora una volta manca l’intento di condividere il testo e di rispettare il lavoro svolto dalla commissione . Dietro il termine riforma – ha concluso - c’è la volontà di occupare potere. Tutto questo in un quadro economico e sociale drammatico. I lavori riprenderanno domani mattina alle 10. (R.R.)