CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURA

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Nota stampa
della seduta n. 423 del 10 luglio 2008

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Approvato il Regolamento di attuazione dell’articolo 43 della legge regionale 23 dicembre 2005, n. 23. Organizzazione e funzionamento delle strutture sociali.

Cagliari, 10 luglio 2008 - I lavori pomeridiani del Consiglio regionale sono ripresi sotto la presidenza dell’on. Giacomo Spissu. Il presidente del Consiglio, in apertura di seduta, ha avvertito che il presidente della Regione non era presente in aula perché impegnato in un incontro su Ottana. In attesa del presidente Soru i lavori sono proseguiti con l’esame del Regolamento di attuazione dell’articolo 43 della legge regionale 23 dicembre 2005, n. 23. Organizzazione e funzionamento delle strutture sociali. In poco più di un’ora sono stati approvati tutti gli articoli e il testo finale (57 presenti, 53 votanti, 53 sì, 4 astenuti).
I lavori sono sospesi in attesa che arrivi in aula il presidente Soru per proseguire il dibattito sulle comunicazioni fatte stamattina in aula sulla legge statutaria. (R.R.)

Sulla promulgazione della legge statutaria dura polemica dell'opposizione (sardisti e socialisti dello Sdi compresi). Soru: un atto dovuto, con la proposta di riportarla all'esame del Consiglio. Il dibattito. Lavori aggiornati a martedì 15.

Cagliari, 10 luglio 2008 - Il dibattito sulla promulgazione della legge statutaria, avviato con l'arrivo in aula del presidente Soru, riattizza la polemica su un atto che, per quanto confortato dal parere di ("più o meno") autorevoli costituzionalisti (così li definisce l'on. La Spisa) non ha il pregio della univocità della scuola di pensiero. Nel senso che altrettanto autorevoli costituzionalisti sono e restano di parere diverso. Apre la serie degli interventi l'on. Capelli (Udc) che avrebbe preferito "non un atto teatrale, ma il dialogo con il Consiglio" e, semmai, la promulgazione dopo le conclusioni dello stesso. Ma c'è, nel comportamento di Soru, dice, scarso rispetto delle istituzioni e della democrazia (da quel giuramento mancato e poi reso d'inizio mandato; all'accordo sulle entrate, maturato col concorso di tutte le forze politiche e poi siglato in solitudine, alle tasse sul lusso, alle anticipazioni di bilancio, al Piano paesaggistico; iniziative prese con parere di costituzionalisti e poi naufragate). E' il festival dell'antipolitica, vissuta "con demagogia e prepotenza" ha detto l'on. Farigu (Nuovo Psi); ma qui non si nega un principio democratico, ma si violano "spudoratamente" leggi vincolanti, seguendo una logica che Tar, Corte dei conti e Corte costituzionale hanno rigettato. Farigu fa appello alla maggioranza ("il presidente è irrecuperabile") perché restituisca dignità al Consiglio sanando un vulnus che nuoce alle istituzioni e, soprattutto, all'autonomia.
"Una forzatura, se non un abuso" è la formula, secondo l'on. Maninchedda (Psd'Az), che accompagna il provvedimento del presidente. Non era un provvedimento inatteso, né inattesa sarà la resistenza di chi si oppone a questo percorso. Soru è pronto a riportare la legge in Consiglio per migliorarla? Significa che cadono molti trionfalismi e affiorano dubbi; ma soprattutto entra in crisi l'autarchia politica che ha accompagnato il presidenzialismo di Soru. In un momento in cui s'annuncia la liquidazione della Legler (dimostrando l'inadeguatezza dei personaggi che hanno seguito la vicenda e "quel porto delle nebbie" che è diventata la Sfirs), il presidente dovrebbe valutare l'opportunità di accrescere il proprio potere ed il Consiglio se squarciare il velo di imbarazzante silenzio sulle dubbie legalità che la statutaria legittima. Questa legge non è la cornice di grandi riforme, ma risponde al tornaconto del presidente ha detto l'on. Atzeri (Psd'Az), definendola "legge ad personam". Ripropone un vulnus democratico già sperimentato, la strada verso "l'occupazione abusiva del potere", come sentenzia il Tar su Tuvixeddu, instaurando "una cultura che si ignorava". Parlare di riforme è inappropriato e ciò, ha concluso Atzeri, dimostra il fallimento della politica del centrosinistra, che, nonostante una maggioranza bulgara, colleziona solo limiti patologici della politica.
L'on. Masia (Sdì), "tra i promotori del referendum", ha contestato che il referendum sia stato considerato (dal costituzionalista Onida) abrogativo ("ciò può avvenire solo per leggi vigenti"). Vi sono aspetti non condivisibili (conflitto d'interessi, rapporto equilibrato tra Consiglio e Giunta) e svilisce la legge pensare di riportarla in aula per attenuare quelle parti che anche la società non condivide. Se la proposta fosse arrivata prima della promulgazione, avrebbe avuto un ben diverso significato politico. D'accordo, invece, sulla promulgazione l'on. Salis (IdV): i sardi - ha detto - non si sono presentati al referendum (hanno votato in 242 mila) esprimendo una precisa volontà. "Usciamo dal corpo a corpo" e pensiamo davvero di migliorare il testo, accogliendo l'invito di Soru.
Se questa era la strada delle riforme - ha detto l'on. Ladu (Fortza Paris) - bisognava iniziare a costruire l'edifìcio dalle fondamenta, non dal tetto. La statutaria dà ulteriori poteri al presidente e indebolisce il ruolo del Consiglio. Sembra un abito cucito addosso, un vero e proprio "mostro legislativo".
Era il miglior testo possibile, perlomeno in quel momento, sostiene l'on. Davoli (rifon-dazione) che ricorda la discussione, "aspra e delicata", qualche "fantasia politica", ma, al traguardo, una legge dignitosa sulla quale l'opposizione dovrebbe meditare e non reagire per partito preso.
"Pericoloso e sospetto" l'on. Diana (An) definisce l'invito al dialogo fatto dal presidente Soru che riaprirebbe, in Consiglio, il cantiere sulla statutaria. Diana riflette sul fatto che la legge sia stata approvata solo poche ore prima che il presidente si presentasse in Aula per fare le comunicazioni annunciate. Forse - afferma - si è trattato di una provocazione, per suscitare la reazione dell'opposizione e convincerla ad impugnarla. Del resto, a rileggere, ad esempio, le incompatibilità sulle candidature alla Regione, si metterebbe in gioco "il sistema delle autonomie locali", che "metterebbe il centrosinistra in condizioni di difficoltà".
"Rimango con i miei dubbi", dice l'on. Cugini (Sinistra Arcobaleno), ma tengo conto che la legge è stata votata, a maggioranza assoluta, dal Consiglio, mentre il referendum non ha raggiunto il suo obiettivo. Non sarà una legge per avvocati (pensando ai ricorsi, che l'opposizione ritiene saranno numerosissimi); ma potrà essere migliorata in Consiglio e, prima ancora, in Commissione Autonomia, dove sarà possibile trasferire i suggerimenti che provengono dalle consultazioni avute con la società sarda. Sarà un'occasione importante, alla quale la maggioranza non può sottrarsi. Invito ai socialisti e ai sardisti per ritornare dalla parte del centrosinistra e collaborare. Se il presidente Soru non avesse promulgato la legge, si sarebbe creato un precedente assai pericoloso: dare al presidente una discrezionalità ampia su un atto che, invece, è rigoroso. Lo ha detto Con. Orrù (Pd e presidente della Commissione Autonomia) pur sostenendo che le correnti di pensiero dei costituzionalisti non sono univoche. A suo giudizio la legge del 2002 (varata in fretta e in previsione di una legge elettorale che non arrivò) rimandava il riferimento alla legge sui referendum, che prevedeva il quorum. Rammaricato da atteggiamenti pregiudiziali, l'on. Orrù ha invitato l'opposizione a raccogliere la proposta del presidente ed a riaprire il dibattito in aula. "Non siamo sorpresi sull'atto del presidente", ha detto l'on. La Spisa (Forza Italia) concludendo il dibattito. La statutaria ha avuto un percorso tormentato e la polemica, all'indomani dell'approvazione, è stata assai aspra. Convinto che non si dovesse promulgare, La Spisa si è detto stupito che "l'autorevole costituzionalista" (Onida) si sia dovuto "arrampicare sugli specchi dettando, egli stesso, una formula che viola i dettato legislativo e dimostra l'esistenza di una carenza perlomeno formale. Quanto al referendum, non esiste il quorum per quello confermativo, ma esiste un'espressione di volontà politica, molto marcata (70% i no, solo 30% i si) che viene disatteso. In questa "leggina" la maggioranza ha dimostrato - ha concluso - la sua debolezza, essendo stata costretta ad usare la forza, con tutte le conseguenze che ne derivano.
Infine la replica di Soru. Prima di tutto sulla notizia del fallimento Legler: non è in liquidazione, ma si segue una procedura per evitare "l'aggressione dei creditori". In secondo luogo chiede che non si ritorni, per l'ennesima volta, sul giuramento mancato. "Oggi non lo rifarei", dichiara e desidera metterci una pietra sopra. Quanto alla promulgazione, "ho aspettato il verbale della Corte d'Appello". Verbale che i consulenti hanno valutato. Promulgare è un dovere, ha precisato, perché non avrei rispettato le istituzioni (e, tanto meno) il voto del Consiglio, se fossi entrato nel merito a leggi votate dal Consiglio. Se ci sono dubbi, i dubbi vanno sciolti: o con i ricorsi, a sciogliendo quei nodi che il Consiglio riterrà opportuni, compreso ("e ne sono felice") il conflitto d'interessi. "Avrei voluto una statutaria migliore, che contenesse, nella parte generale, norme valoriali, l'idea sulla Sardegna che abbiamo, il senso attuale della nostra visione. Mi è stato detto - ha concluso - lo faremo con lo Statuto. Che non siamo riusciti a fare".
I lavori riprenderanno martedì prossimo, 15 luglio, alle 10 e 30, con la legge di riforma dei consorzi industriali. (adel)