CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURA

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Nota stampa
della seduta n. 420 del 9 luglio 2008

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Regolamento di attuazione della legge regionale 23 dicembre 2005, n. 23 (sistema integrato dei servizi alla persona). Trasformazione delle istituzioni pub-bliche di assistenza e beneficenza.

Cagliari, 9 luglio 2008 - I lavori del Consiglio regionale si sono aperti sotto la presidenza dell’on. Giacomo Spissu. All’ordine del giorno l’esame del Regolamento di attuazione della legge regionale 23 dicembre 2005, n. 23 (sistema integrato dei servizi alla persona). Trasformazione delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza. La relazione è stata svolta dall’on. Paolo Pisu (PRC) che ha ricordato che la Commissione Sanità ha approvato all'unanimità, nella seduta del 12 giugno 2008, il regolamento n. 3 recante la trasformazione delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza (IPAB) e l'istituzione delle aziende pubbliche di servizi alla persona. Il regolamento - ha detto Pisu - si propone di dare attuazione alla legge regionale n. 23 del 2005 (Sistema integrato dei servizi alla persona) che, all'articolo 44, disciplina la trasformazione della forma giuridica delle IPAB operanti prevalentemente nel settore socio assistenziale, in aziende pubbliche di servizi alla persona o in enti morali di diritto privato e fa rinvio ad apposito regolamento di attuazione per quanto riguarda gli organi di governo, il funzionamento, la gestione, il patrimonio e gli aspetti statutari. Il sistema delle IPAB, in origine regolamentato dalla legge n. 6972 del 1890 (cosiddetta legge Crispi) che riconduceva nell'ambito del diritto pubblico le storiche opere pie e gli enti caritativi ed educativi nati dall'iniziativa privata, è stato riordinato dal decreto legislativo n. 207 del 2001 sulla base della delega disposta dalla legge n. 328 del 2000 (Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali). Il riordino ha posto fine ad un modello di assistenza fondato sulla beneficenza e su interventi di carattere discrezionale ed ha consolidato un sistema di servizi alla persona a favore della generalità dei cittadini nel rispetto del pluralismo sociale e sulla base di standard qualitativi nel rispetto di parametri di accesso fissati dalle autorità competenti. Il provvedimento in esame - ha aggiunto il relatore - prevede un percorso di trasformazione dipendente dalle caratteristiche delle IPAB, dalla loro importanza e dimensione e dalle attività che le stesse svolgono e pur prendendo in considerazione l'esperienza delle regioni che prima della Sardegna hanno proceduto alla trasformazione, si cala nella realtà regionale e tiene conto di alcune difficoltà esistenti. Rispetto a quanto già attuato nel passato in cui veniva privilegiato il passaggio delle IPAB ai comuni o la loro estinzione, il provvedimento prevede un percorso di trasformazione riconducibile a due modelli: l'azienda pubblica di servizi alla persona con personalità giuridica di diritto pubblico, autonomia statutaria, patrimoniale, contabile, gestionale e tecnica che opera con criteri imprenditoriali e informa la propria attività di gestione a criteri di efficienza, efficacia ed economicità; attraverso la tra-sformazione delle IPAB in aziende di servizi alla persona si intende infatti assicurare alle stesse istitu-zioni un minimo di capacità operativa, un patrimonio sufficiente ed un bilancio adeguato e le persone giuridiche di diritto privato trasformate in associazioni o fondazioni di diritto privato senza fini di lucro che beneficiano della flessibilità connessa al regime contabile, fiscale e patrimoniale ad esse ricondu-cibile. Con questo provvedimento - ha proseguito il consigliere di Rifondazione - Le IPAB entrano a pieno titolo nel sistema erogativo dell'assistenza, a livello regionale, mediante il ricorso a modelli ge-stionali ed organizzativi di tipo aziendalistico, sia mantenendo la natura giuridica di diritto pubblico (aziende pubbliche di servizi alla persona), sia trasformandosi in istituzioni a schema privatistico (associazioni o fondazioni). Il provvedimento - ha sottolineato Pisu - contiene una norma di salvaguardia del rapporto di lavoro a tempo indeterminato del personale delle IPAB sottoposte a trasformazione e delle IPAB dichiarate estinte il cui personale è assegnato al comune al quale sono attribuiti i beni e le funzioni dell'IPAB stessa. Le modifiche più rilevanti apportate al testo del proponente - ha affermato - riguardano: tempi più brevi per l'individuazione da parte degli organi statutari della nuova forma giuridica (articolo 2, comma 3), per la presentazione dell'istanza di trasformazione in associazioni o fondazioni (articolo 5, comma 1), per la presentazione del piano di trasformazione aziendale (articolo 18 bis, comma 1) ed ha disposto, inoltre, che il comune subentri nei rapporti giuridici attivi e passivi delle IPAB dichiarate estinte al fine di conferire continuità alla volontà di chi ha costituito l'IPAB stessa e di tramandarne nel tempo la funzione (articolo 18 bis, comma 2). L’on. Pisu ha auspicato la rapida approvazione del Regolamento da parte del Consiglio.
Nella discussione generale è intervenuto l’on. Giuseppe Cuccu (PD) che ha sottolineato il grave ritardo con cui questo Regolamento arriva in aula. Già un anno e mezzo fa in un’interrogazione, il consigliere regionale aveva affermato l’esigenza che il regolamento arrivasse al più presto all’esame del Consiglio. Per l’esponente del PD uno degli aspetti più importanti di questo Regolamento è quello che concede la possibilità ad alcune funzioni di natura sociale di rimanere nel settore pubblico. Per Cuccu è necessario specificare nel regolamento la destinazione sociale degli immobili che oggi hanno una funzione sociale.
L’on. Farigu (Misto) ha fatto rilevare di non aver potuto leggere il regolamento in quanto non ha avuto la possibilità di avere in tempo il testo scritto in Braille. L’intervento del consigliere socialista si è incentrato soprattutto sull’Istituto dei ciechi. L’Istituto - ha specificato Farigu - non è una Ipab, è un ente di istruzione riconosciuto come tale sin dal 1928 che ha perso le sue funzioni storiche con il processo di integrazione scolastica che ha visto chiudere le scuole statali annesse all’istituto dei ciechi. Le scuole - ha aggiunto - non sono mai state sciolte dal ministero ma sono andate esaurendosi per mancanza di alunni in quanto i genitori hanno preferito far frequentare ai figli le scuole non speciali appena è stata eliminata la norma che prevedeva che i ciechi non potessero frequentare le scuole ordinarie.
L’on. Uggias (Misto) ha annunciato alcune modifiche da apportare al regolamento. Prima di tutto - ha detto - è necessario che ci sia un raccordo maggiore sia con la legge 23 del 2005, sia con il decreto legislativo del 2001. Inoltre, è necessario speci-ficare meglio alcuni aspetti che l’articolo 18 bis trascura. Il primo: nel caso di liqui-dazione, se ci sono delle passività è necessario che il comune subentrante possa effettuare una sorta di “accettazione con beneficio di inventario”. Sarebbe poi ne-cessario, dato che le Ipab sono enti di antica memoria che operano in immobili di pregio storico, che nell’ipotesi di cessione ci fosse un obbligo di comunicazione alla Regione per effettuare una valutazione sull’importanza dell’immobile. Per Uggias un’altra modifica da apportare è il mantenimento del “vincolo sociale di destinazione dell’immobile”.
L’assessore regionale alla Sanità Nerina Dirindin ha auspicato l’approvazione del regolamento nel più breve tempo possibile.
L’aula ha approvato il passaggio agli articoli e gli articoli 1, 2 , 3, 4, 5, 8, 9, 10, 11.
I lavori proseguono. (R.R.)

Approvato il regolamento sulle Ipab; iniziata la discussione sul regolamento che disciplina organizzazione e funzionamento delle strutture sociali.

Cagliari, 9 luglio 2008 – Il Consiglio ha approvato praticamente all’unanimità (59 sì, 5 astenuti) il regolamento sulla trasformazione delle Ipab. Ha, successivamente, preso in esame il regolamento sulla organizzazione e il funzionamento delle strutture sociali, in particolare il rilascio dell’autorizzazione al funzionamento e all’accreditamento delle strutture residenziali e a ciclo diurno, le procedure di verifica, la definizione dei criteri per la valutazione della capacità economica dei destinatari degli interventi e la determinazione della compartecipazione alla spesa. In seguito all’approvazione del regolamento, andrà in pensione la legge 4 del 1988. Un regolamento complesso (così l’ha definito il relatore, l’on. Silvio Lai, Pd), che, tuttavia, è stato votato all’unanimità dalla Commissione, il cui scopo è quello di costruire un unico sistema di strutture residenziali che si integri con le strutture socio-sanitarie.
Quattro le tipologie previste: le comunità di tipo familiare e dei gruppi di convivenza (anche come prima risposta in attesa di interventi più adeguati); le strutture residenziali a carattere comunitario (caratterizzate da bassa attività assistenziale e prevalen-te accoglienza alberghiera, con disciplina, nel proprio ambito, le comunità di sostegno a gestanti e madri con bambino), le strutture residenziali di tipo integrato (nelle quali è previsto anche un sopporto sanitario) e, infine, le strutture a ciclo diurno (con funzioni di accoglienza per alcune ore al giorno).
Sono strutture la cui utenza è costituita da anziani, minori, portatori di disabilità.
Alcuni percorsi innovativi riguardammo le cosiddette comunità “dopo di noi”, che si occupa di disabili che hanno perduto il sostegno familiare.
Ma si parla anche di prima infanzia, che hanno caratteristiche sempre più marcate sotto il profilo educativo, ma assolvono anche compiti di carattere sociale (dai micro-nidi, ai nidi aziendali, alle sezioni primavera (che anticipano in qualche misura la fase più compiutamente scolastica).
La Sardegna  ha spiegato l’on. Lai - non difetta di strutture generiche; anzi, l’offerta è sopvrabbondante); difetta invece di strutture specifiche. Il regolamento in discussione tende a mettere ordine ed a consentire il recupero di strutture non autorizzate, che, attraverso un piano da presentare al Comune di riferimento, previsto su 24 mesi ma con step trimestrali, consente il recupero e l’adeguamento e, allo stesso tempo, dare certezze all’impresa sociale, che cresce secondo canoni di qualità.
Tra le segnalazioni del relatore, l’osservatorio regionale della povertà (articolo 50) , degli appalti e dell’applicazione dei contratti collettivi di lavoro del settore (articolo 51). Due gli scopi: evitare che intervengano sul mercato soggetti inadeguati e che si respinga, da parte dell’amministrazione pubblica la tentazione di appalti al massimo ribasso.
Discussione generale rinviata al pomeriggio (l’inizio è previsto alle 17) per dar tempo di esaminare il documento e di presentare eventuali emendamenti. (adel)