CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIII LEGISLATURA
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Nota stampa
della seduta n. 285 del 6 febbraio 2007
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Il dibattito sulla parte generale della legge statutaria: Critiche dell'opposizione, la maggioranza chiede il confronto in aula. Il provvedimento può essere migliorato.
Cagliari, 6 febbraio 2007 - Quarantacinque consiglieri iscritti a parlare. La discussione generale sulla legge statutaria, iniziatasi nel pomeriggio, si preannuncia faticosa. Si cerca di evitare il muro contro muro, ma l'opposizione usa subito toni fortemente critici: troppa fretta per approvare la legge, che doveva essere preceduta dallo Statuto. La legge contiene aspetti difformi rispetto allo statuto vigente, che la maggioranza ritiene di sanare con la nuova Carta costituzionale dei sardi. In sostanza la statutaria, che dallo Statuto discende, lo condizionerà. Ma, soprattutto, il centrodestra insiste sul ritardo della Finanziaria, che determina un danno per l'economica sarda.
La legge non è blindata, replica la maggioranza, in molte parti è emendabile, basta rimboccarsele maniche e trovare l'intesa. Ma anche nella maggioranza non tutto va per il giusto verso. Sul presidenzialismo prende le distanze l'on. Maninchedda, Fas ("contrario ad affidare a uno il destino di molti") e gli fa eco l'on. Caligars (Sdi-Rnp) per la quale è questo l'epilogo di una stagione politica sbagliata; presidenzialismo e maggioritario rappresentano "una degenerazione" e vanno combattuti.
Il primo intervento è dell'on. Francesco Sanna (Margherita), che chiede di completare l'iter legislativo "sottraendolo alla diatriba che cosa sia meglio fare prima: statuto, legge elettorale e legge statutaria". Quest'ultima è arrivata in aula (le altre sono in grembo a Giove) e gli ultimi, anche in questo caso, saranno i primi. Temi importanti, quelli contenuti nel provvedimento, attraverso i quali "l'autonomia ci guadagna", temi che riguardano forma di governo, neo parlamentarismo, partecipazione popolare (referendum); temi che fanno discutere ed hanno fatto discutere in commissione, dove il testo iniziale della Giunta è stato fortemente modificato. La legge che va in aula, limitando a due i mandati del presidente, anche in caso di dimissioni o sfiducia, mitiga il potere di scioglimento; propone una riflessione sul numero di firme d'iniziativa popolare (50mila) che da un lato sembrano scoraggiare il ricorso al referendum, dall'altro sembrano poche se il 16,1 degli elettori abroga, ad esempio, una legge votata dall'unanimità del Consiglio, che rappresenta l'intero popolo sardo. La legge intende dare dignità al Consiglio (che deve decidere di che cosa si deve occupare: di grandi leggi o di minuzie, per le quali bastano i regolamenti) e agli assessori, che sono nominati e revocati dal presidente, ma per il tempo del mandato sono a capo di una struttura amministrativa con responsabilità politica e non "meri collaboratori" del presidente stesso.
Per l'on. Maninchedda (Fas) è pericolo"il clima dogmatico" che accompagna la discussione; auspicabile un compromesso, togliendo alla parola le accezioni negative che l'accompagnano e ricordando che solo le regole concordate hanno modo di durare nel tempo. Contrario al presidenzialismo duro (tale è quello di Soru), Maninchedda annuncia che "lavorerò dentro e fuori quest'aula contro questa prospettiva", conscio che una forma così sbilanciata non serva a creare stabilità di governo ed a semplificare l'azione amministrativa, ma a escludere i partiti e i cittadini dalle scelte. Ricordando che oggi la comunicazione (politica) di massa non è più competenza dei partiti ma dei mass media, che questi sono condizionati dalla pubblicità, che i leader si rafforzano diventando "icone sociali" e che la Regione è la maggiore committente pubblicitaria del sistema sardo, Maninchedda conclude che affidare 7 miliardi di euro (il budget regionale) nelle mani di una sola persona vuol dire violare la democrazia a discapito dei deboli. No, perciò, al centralismo senza un adeguato contrappeso a tutela del cittadino.
Sottolineando i gravi danni che il ritardo della Finanziaria comporta ("effetti devastanti per l'economia", considerato che una buona fetta dell'economia si regge grazie all'intervento pubblico) l'on. Lombardo (FI) auspica "un sussulto di dignità della maggioranza", che non sia sempre acquiescente a Soru, presidente che non rispetta le istituzioni, la cui filosofia della non concertazione diventa pericolosa e destabilizzante. Anche in questo caso il giudizio sul presidenzialismo è negativo: potenzia l'autoritarismo, non la capacità di governo. Di qui il convincimento che il Consiglio,"luogo istituzionale dell'integrazione regionale", debba, attraverso la statutaria, trovare forme di tutela che ne ridisegnino il ruolo, oggi in pericolo ("c'è il rischio di perdere qualunque autonomia e diventare passacarte della Giunta"). Un accenno alle 50mila firme per i referendum, "una enormità". Lo Stato ne prevede, in sede nazionale, 500mila a fronte di 60 milioni di perone; sproporzionata la cifre di 50mila per una regione di un milione e mezzo.
Legge elettorale partecipazione dei cittadini sono i temi toccati dall'on. Caligaris (Sdi-Rnp). Impianto proporzionale corretto senza listini bloccati e strumenti di garanzia per la partecipazione dei partiti minori da un lato; evitare che alla politica accedano classi sociali elevate e lobby di potere (i cittadini depositari della democrazia sono estromessi dalla politica) dall'altro. Una legge di così alto spessore, del resto, rischia di essere un incontro-scontro tra coalizioni, quasi una sfida, mentre dovrebbe essere occasione di confronto fra i partiti, anche quelli politicamente distanti, che sostengono il governo. No secco ai poter aggiuntivi del presidente: "il centrosinistra, che nelle piazze era contrario al protagonismo presidenziale, ora, per coerenza, non può sostenere altre tesi autolesioniste".
Per l'on. Rassu (Fi) il presidenzialismo è fallito e l'esperienza di metà legislatura lo conferma. Soru ha condizionato il Consiglio con le minacce di dimissioni e ne ha "deformato" il ruolo. Sulla legge statutaria ha prevalso, un'altra volta, la fretta, di solito (e altre esperienze legislative lo confermano) cattiva consigliera. E' legge debole, incompleta, con un grande buco nero, la legge elettorale.
Ma sulla fretta l'on. Cugini (Ds) non è d'accordo: un anno in Commissione, 37 sedute ad essa dedicate, la statutaria ha i numeri e le condizioni per affrontare l'aula. Cugini, che in numerose occasioni aveva invitato l'opposizione a trovare un'intesa sui lavori, in senso costruens, dà colpa all'impostazione sbagliata di chi crede che perdendo tempo si raggiunga qualche risultato. "Non tutti vogliono il dialogo, altrimenti sarebbero stati smussati molti spigoli", dice aggiungendo che il presidenzialismo era contenuto nel programma elettorale, ma, se ci sono limiti, "vediamo insieme come superarli". E' giunto anche che il Consiglio accresca le sue funzioni parlamentari e legislative e che, sulle leggi riformiste, ragioni "come se fossimo tutti all'opposizione, per dare forza a chi ha meno potere"; ma se la legge deve essere concepita come uno strumento per sgambettare Soru, non c'è alcuna prospettiva per quello che definisce "il dibattito della conciliazione" che metta avanti l'interesse collettivo.
Ancora una volta il Consiglio non coglie l'opportunità per un percorso virtuoso, che ci avvicini a un modello cultura e politico europeo. Non si riesce a dare alla Sardegna prospettive di sviluppo (manca un progetto chiaro), essendo lo scopo di governo tagliare e scardinare il passato, anche quando è da salvare. Lo ha detto l'on. Mario Floris (Uds) che definisce una corsa contro il tempo ma senza logica quella della Giunta: e oggi "siamo al punto di non ritorno: bisogna fermarsi perché, oltre, c'è il baratro". Parte della maggioranza avverte questo disagio: il vertice di Arborea ha manifestato più d'un dissenso, soprattutto in casa Ds, a causa del piano sanitario che ha derubato Cagliari dei suoi ospedali; "ma quel piano è stato votato dai Ds". Chi si accontenta dei mugugni, ma poi fedelmente dà il suo assenso, non condivide le attese dell'opinione pubblica che chiede al governo regionale altre garanzie, al posto di una legge statutario non condivisa da tutta la maggioranza. Ma c'è una logica "soriana" in questo: la legge statutaria rafforza il presidente, la nuova legge elettorale sicuramente lo indebolisce. Senza quella ereditata dal governo nazionale, ha detto pubblicamente il presidente, non mi sarei candidato. E oggi "non sarebbe presidente". Quanto alla statutaria, coacervo di norme di altra natura, "serie caotica di tessere", è frutto ideologico di Soru e, come tale, difficile da emendare. La speranza di correggere in aula le evidente distorsioni (alcune di legittimità, altre costituzionali) è tenue; ma se non si affrontano i nodi e i nodi si sciolgono la politica parlamentare soffrirà di prevaricazioni, e all'azione legislativa del Consiglio sarà sottratta quella centralità che la Costituzione vorrebbe tutelare. (adel)
Prosegue il dibattito generale sulla legge statutaria.
Il dibattito generale sul testo della legge statutaria è proseguito con l'intervento dell'on. Pisu (Prc). Il presidente della seconda commissione ha detto di condividere il processo riformatore in atto. Se vogliamo concludere questa legislatura in modo dignitoso - ha affermato - dobbiamo costituire un gruppo di lavoro che predisponga un nuovo statuto da sottoporre alle popolazioni per farlo arrivare in aula dopo un'ampia convergenza. L'on. Pisu ha detto di essere in disaccordo con il testo di legge presentato dalla giunta e poi approvato in commissione. Rifondazione comunista è fortemente contraria al presidenzialismo. Tale scelta ha mortificato il ruolo dei partiti e ha messo in secondo piano le assemblee consiliari. Tutti noi possiamo constatare la decadenza in cui si trovano i consigli comunali. Il presidenzialismo crea effetti nefasti e fa dipendere le sorti di Giunta e Consiglio da un'unica persona : il presidente della giunta. L'esponente di Rc ha dichiarato che non voterà mai una norma di legge sul presidenzialismo. Quindi il suo giudizio sul testo all'esame del Consiglio è fortemente critico perchè si è scelto di dare una preminenza al presidente della Regione sulla Giunta e sul Consiglio. Pisu ha detto di "essere senza parole" anche per l'aspetto che riguarda il referendum. Per il consigliere di Rc se questa legge non verrà modificata sarà difficile condividerla e votarla.
L'on. Murgioni (Fortza Paris) ha sottolineato che questa legge di riforma richiede un vasto coinvolgimento. In questo difficile momento in cui versa la Sardegna si aspettavano risposte concrete ma anziché dar corso alla nuova manovra finanziaria si porta in aula una legge che dovrebbe arrivare in Consiglio anche dopo l'approvazione dello statuto. Siamo allo stravolgimento della razionalità, al rovesciamento dei valori. La scelta di portare in aula prima la legge statutaria è stata sbagliata. Se è tanto forte la necessità di fare le riforme - ha chiesto - perché non partire dalla legge elettorale? La legge elettorale attuale ci allontana dalle tradizioni: come può riconoscersi il nostro popolo in una legge che concentra tutto il potere su una sola persona? La mia non è un'analisi critica rivolta al presidente Soru, non è una critica all'uomo, ma al sistema. Un sistema dove il Consiglio regionale si trova sotto "una spada di Damocle" può essere definito presidenzialista? No, è assolutista. Per Murgioni se l'Assemblea non recupera la necessaria autorevolezza continuerà a farsi solo del male. Per questo è opportuna una piena riflessione. Il consigliere di Fortza Paris ha chiesto di sospendere questa legge per avviare l'esame della Finanziaria.
L'on. Diana (AN) ha ricordato di essere a favore del presidenzialismo che conferisce stabilità, evita crisi continue e permette di governare. L'esponente di Alleanza nazionale è stato critico con questa legge che conferisce poteri eccessivi al presidente della Regione, sembra voler limitare l'utilizzo del referendum (50.000 firme sono troppe) e che, in alcune parti (come l'articolo 2) è un'aberrazione del diritto, della politica, dello Statuto. Diana ha criticato l'eliminazione, nel testo approvato dalla commissione, del "preambolo" che invece era presente nel testo licenziato dalla giunta. Come si fa - ha chiesto - a fare una legge statutaria senza il preambolo?.Quali garanzie possiamo dare al popolo sardo con questa legge? Per Diana è necessario sospendere l'esame di questa legge e affrontare subito la finanziaria.
L'on. Uras (Prc) ha dichiarato, rispondendo ad alcuni interventi, che per i piccoli partiti la semplificazione vuol dire "chiudere bocche" e "non riconoscere diritti" , per questo, spesso, sostengono l'idea di un sistema di tipo parlamentare. Vincere per alcuni vuol dire occupare una posizione di potere all'interno delle Istituzioni - ha proseguito - per altri vincere vuol dire affermare diritti, dare risposte, riconoscere legittime esigenze. L'elezione diretta dei presidenti e dei sindaci eletti direttamente dal popolo non ha migliorato la situazione. Uras è convinto che tra parlamentaristi e presidenzialisti si deve aprire un confronto vero. La statutaria deve servire a migliorare il nostro sistema istituzionale non mortificando gli organi della regione (nell'ordine: il Consiglio regionale, il presidente, la giunta). Per questo non possono essere ceduti pezzi di sovranità del Consiglio regionale. Con la statutaria (Uras ha ricordato che tratta anche di parità tra i sessi e che in Consiglio regionale, a parte l'on. Lombardo, le donne ci sono solo per "gentile concessione " del presidente Soru) si deve avere il coraggio di cambiare le cose . Il consigliere di Rc ha invitato tutti i partiti maggiori e minori e i movimenti perché si possa fare un dibattito "libero e rispettoso" sui singoli articoli.
L'on. Pisano (Riformatori) ha fatto rimarcare che il clima in aula è sereno. In aula traspare la necessità di confrontarsi. Questo appuntamento - ha detto - rappresenta una pagina della nostra autonomia. Entrando nel merito del testo ha sottolineato la scomparsa del "preambolo" in cui era contenuta la definizione di "comunità". L'esponente dei riformatori ha auspicato una grande condivisione da parte di tutti sulle riforme e ha proposto alla maggioranza la riscrittura "a più mani" del nuovo statuto. L'on. Pisano ha ribadito la convinzione che è un errore storico fare la statutaria prima dello statuto ma la situazione non è irreversibile: cosa cambia - ha chiesto- se questa legge statutaria la approviamo fra 30 giorni? Per il consigliere riformatore la vera urgenza è approvare la finanziaria.
L'on. Orru' (Ds) ha affermato che siamo in un momento importante di riforma del nostro sistema autonomistico. Per l'esponente Ds la grande contrapposizione politica che si è avuta su questa proposta di riforma è stata generata dal fatto che questa legge è il primo tentativo concreto di ridisegnare il nucleo centrale del nostro sistema autonomistico. E' il primo passo che può condizionare il prosieguo del percorso di riforma. Rappresenta, inoltre, la prima occasione di questa legislatura per rispondere all'editto parlamentare del 2001 che ha imposto anche in Sardegna l'elezione diretta del presidente della Regione. Non c'è dubbio - ha proseguito - che l'elezione diretta ha profondamente modificato i rapporti tra le forze politiche. La legge statutaria è diventata il "catalizzatore" delle tensioni positive e negative. L'on. Orrù, esaminando a grande linee la legge ha detto che se c'è la volontà politica il testo può essere cambiato anche in alcune parti essenziali come l' elezione diretta del presidente della Regione o quella che riguarda il referendum. Per Orrù le esperienze e le ragioni che tendono a sottolineare le storture devono servire a creare un sistema migliore, per esempio un potere policentrico dove non vi siano "invasioni di campo".
L'on. Farigu (Misto) ha auspicato una pausa di riflessione perché questo non è il momento di fare questa legge di riforma. Se approvata così come è, infatti, questa legge sarebbe un grosso macigno per la nuova legge elettorale e per il nuovo statuto. Farigu ha ricordato di essere nettamente contrario al sistema presidenziale. Lo sono sempre stato - ha detto - ora, dopo l'esperienza di questa legislatura, lo sono ancora di più. Il presidenzialismo ha creato tormenti e sofferenze anche a coloro che lo sostenevano, perché l'attuale presidente della giunta suscita preoccupazione. La stabilità va procurata con altri sistemi prima di tutto con la legge elettorale dove ci deve essere la "sfiducia costruttiva". Ma se dovessimo scegliere di essere presidenzialisti a tutti i costi - ha continuato - darei i poteri al presidente del Consiglio di nominare il presidente della giunta e l'esecutivo sentendo le forze politiche. E' impossibile, infatti, stabilire un equilibrio quando due organi (poteri esecutivo e legislativo) sono espressi direttamente dal popolo. Farigu ha sottolineato il clima di confronto costruttivo che ha caratterizzato i lavori del pomeriggio e ha detto che l'occasione non va sprecata: "Andiamo a costruire gruppi di lavoro con uno spirito di larghe intese. Propongo di sospendere l'esame di questo testo di legge , affrontiamo la finanziaria e verifichiamo se esiste veramente la volontà della maggioranza di modificare questa legge che non può essere certo cambiata ricorrendo agli emendamenti ma che deve essere riscritta" .
Il presidente Eliseo Secci dopo l'intervento dell'on. Farigu ha chiuso i lavori.
Il Consiglio si riunirà domani mattina alle 10,30. (R.R.)