CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIII LEGISLATURA
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Nota stampa
della seduta n. 280 del 23 gennaio 2007
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Mozione di sfiducia, via al dibattito con oltre 35 iscritti a parlare
Cagliari, 23 gennaio 2007 - E' cominciata la discussione della mozione di sfiducia al presidente della Regione Soru ed alla sua giunta. Sotto la presidenza del presidente Giacomo Spissu, ha avuto inizio un confronto che si annuncia "senza esclusione di critiche" e lungo, con oltre 35 consiglieri già iscritti a parlare.
Il primo a prendere la parola per illustrare la mozione, il primo firmatario Giorgio La Spisa (Fi). "Il vero motivo di questa mozione di sfiducia sta nel fatto che il presidente Soru non da fiducia alla Sardegna ed ai sardi, una regione sempre più instabile e incerta". Così il capogruppo di Forza Italia che ha fra l'altro detto riferendosi al dibattito conclusivo sul piano sanitario: "io non chiedo scusa per ciò che ho detto nè cerco clemenza; quello che ho detto lo pensano migliaia di sardi".
La discussione delle mozione, già dalle prime battute si annuncia accalorata. Le critiche iniziali molto dure. Questa legislatura, ha ricordato La Spisa, è la prima caratterizzata da un governo presidenziale. Un governo che si è autodefinito innovatore e persino rivoluzionario contro l'instabilità dei vecchi governi regionali. L'obiettivo era ridurre gli sprechi e combattere le speculazioni, abbattere il disavanzo. Ma il disavanzo era cominciato fin dalla metà degli anni 90 e non può essere attribuito alla precedente legislatura. "Oggi si dice che il risanamento è compiuto, ma come è veramente possibile?", si è chiesto La Spisa. Con un colpo di teatro si è scelto di colmare i buchi con future entrate per altro ipotetiche, "una disinvoltura finanziaria e di bilancio, un modello inaccettabile". Dopo aver definito "governo di salute pubblica" quello del presidente Soru, "col principale difetto di un governo rivoluzionario che mira all'epurazione delle persone e dell'impresa", La Spisa ha ricordato che è inaccettabile "un governo contro". In realtà bisogna pensare a un percorso di sviluppo in positivo con un progetto che indichi obiettivi e speranze. "Questo è un modello di governo centralista e dirigista: un connubio fra la cultura dirigista del presidente-imprenditore e cultura egemonica della sinistra". Dopo aver sottolineato il distacco crescente fra società e governo, ha condannato "la delega continua alla Giunta e tutti in silenzio ad accettare le decisioni". "Siamo convinti -ha quindi detto La Spisa- che la Sardegna come ogni nave deve avere un capitano che sappia navigare e che si faccia rispettare", ma il capitano di una nave ha bisogno di un buon equipaggio su cui avere fiducia e non solamente su una sola parte. Purtroppo ha concluso, egli ha perso la fiducia e la stima di chi sperava in un confronto serio.
E' quindi intervenuto Mario Floris (Misto Uds), che ha esordito ricordando che un confronto e il dialogo sono un arricchimento e non un fastidio: "chi si isola sbaglia". Secondo Floris "siamo in presenza di un progetto politico che non esiste, si deve registrare lo sfaldamento del tessuto economico, l'incremento esponenziale della povertà con oltre il 20 per cento di famiglie sotto la soglia della povertà, e con un aumento vertiginoso della disoccupazione". Che fare? "Per prima cosa non si può rinunciare all'industria settore produttivo fondamentale per lo sviluppo". Ma tutto questo, ha detto Floris, non si è visto. Come titolavano i giornali anche poco tempo fa "Dopo i proclami ora servono i fatti". La realtà secondo Floris è che la politica del governo è lontana dalla Sardegna. La dialettica dovrebbe essere il cuore di quest'aula, il momento politico vitale che avrebbe meritato un respiro diverso. "Si sono schivate le responsabilità e il confronto con le forze sociali". "In due anni e mezzo si è assistito a una fantasmagorica escalation pirotecnica senza un preciso indirizzo: da Sardegna fatti bella, alla pubblica istruzione per non parlare del libretto delle favole inviato alle famiglie sarde. Una cosa da restare interdetti". In conclusione, secondo Floris, nel programma non c'è un disegno preciso, è il terzo anno che si va all'esercizio provvisorio, delle risorse pregresse da parte dello stato non si ha certezza". Ed ora nell'agenda dei lavori consiliari si preannuncia la legge statutaria. "Ma non sono queste le madri delle riforme necessaria, bensì la legge elettorale". La statutaria è solamente una scorciatoia inaccettabile.
E' stata poi la volta dell'on Gerolamo Licandro. Nessuna illusione da parte nostra con questa mozione che possa essere votata anche dalla maggioranza, ha esordito ma semplicemente l'esigenza di un confronto sui fatti. "Non avete lasciato disastri e materie da per tutto ha detto- ma quasi da per tutto". "Ciò che era stato promesso non è stato ancora mantenuto, non c'è traccia di legge elettorale e procedono lenti i lavori per dare un nuovo statuto alla Sardegna". In compenso, secondo Licandro, il governo è stato velocissimo nello smantellare il sistema della formazione professionale, per non parlare della sanità. Quanto alle servitù un mezzo complimento per ora ma potrà diventare compimento vero solo quando le aree passeranno davvero ai sardi. Quanto al lavoro e sviluppo, il lavoro manca sempre di più le imprese chiudono. "Vi chiediamo di prendere atto del vostro fallimento". (LP)
Trentacinque iscritti a parlare sulla mozione di sfiducia del centrodestra a Soru. L'opposizione: ha offeso la dignità del Consiglio, non siamo qui per lo stipendio. Si dimetta e ci mandi a casa.Cagliari, 23 gennaio 2007 - E'una sfida stizzita alla "provocazione" di Soru sulle laute prebende. "Ciascuno di noi è pronto a rinunciare al gratificante status economico, per tornare al proprio dignitoso lavoro. Soru si dimetta e ci mandi a casa. Altrimenti faccia le scuse al Consiglio". Dall'on. Murgioni (Fortza Paris) arriva la risposta a una polemica che non si è esaurita e che trascina anche le altre valutazioni politiche, dai risultati della Giunta, giudicati inadeguati, alla crisi dell'occupazione, segnalata dalle categorie economiche. Ma il nocciolo è quello, il pesante giudizio espresso dal presidente della regione qualche settimana fa, in un momento di tensione e l'invito all'opposizione ad avere il coraggio di chiedere le dimissioni, cosa improbabile - ha detto, nella sostanza, il "governatore" - quando si ha da difendere uno stipendio niente male.
La mozione di sfiducia è arrivata puntualmente e il centrodestra ha dato fuoco alle polveri dello scontro politico, dall'on. Gallus (Fortza Paris) che interpreta il nervosismo (allora) di Soru come la difficoltà di rispondere a una mozione "che mette a nudo le magagne della Giunta e il calo di appeal del suo presidente" (offuscata la dignità del Consiglio da frasi lesive; situazione intollerabile, dice Gallus, che rimprovera alcune inefficienze, dalle grandi battaglie senza vittoria nel confronto con lo Stato alla manovra finanziaria inesorabilmente in ritardo), al collega di partito Murgioni, che parla di "sprezzante prosopopea" ed elenca una lunga lista di deficit maturati in questi due anni nei settori produttivi, liquidano con la frase "poche idee, ma confuse", il lavoro dell'esecutivo.
Dal duro giudizio dell'on. Capelli, Udc ("Soru ha sbagliato a scendere in politica, ha fatto tramontare il suo carisma di imprenditore e la speranza di molti giovani"), che ha sottolineato come la politica "sporca, lontana dalla gente, inefficiente e inefficace" sia sempre più distante dall'immaginario collettivo (negativo il bilancio, "di questi nuovo illuminismo che mortifica la concertazione", del "colonialismo, che mortifica le intelligenze sarde", di un Piano paesaggistico "che alimenta speculazioni mascherate", "del clientelismo politico e bancario". Mancano segnali di speranza, da una legge elettorale che ristabilisca la democrazia a regole certe, "non modificate dalla maggioranza di turno"); severo quello dell'on. Sanjust di Forza Italia ("basta alle risse verbali e quasi fisiche, all'arroganza e alla supponenza; basta con la condanna del passato che alimenta la cultura del sospetto e dell'occulto") che ribadisce come la maggioranza tenga più al numero delle leggi che alla loro qualità, dimostrando un distacco dalla società reale; il presidenza punisca le teste pensanti (assessori) che non hanno voluto tradire il programma elettorale, costringendole alla dimissioni e legittimando una situazione che può essere risolta solo ritornando alle urne.
A fronte dell'attacco "rozzo e incivile" del presidente - ha detto l'on. Moro (An) - che offendeva i consiglieri "colpiti nella tasca", l'opposizione "è qui, a testa alta, che non si affida ai veleni e non raccoglie la spazzatura del Palazzo" per restituire "dignità alla politica". La crisi dell'economia colpisce pesantemente tutti ed allontana quel modello di sviluppo velleitario che avrebbe dovuto far marciare la Sardegna verso traguardi migliori. Marcia solo il contenzioso giudiziario generato "dalle guerre sante del presidente", un fondamentalismo che (vedi sentenza del Tar Lazio) dà ragione all'ex assessore Dessì sul muro della Syndial e smentisce l'autoritarismo esasperato del governatore.
Ma Soru è davvero il solitario cavaliere dell'Apocalisse? La tremenda iattura della Sardegna? Se lo è chiesto, con ironia, l'on. Cachia (Margherita), primo esponente della maggioranza ad intervenire nel dibattito. Un solo cavaliere invece di quattro a seminare sventure? Ma dubita, Cachia, che l'attività della Giunta e della maggioranza sia tutta da rottamare, che il Piano paesaggistico (invidiato da molte democrazie avanzate) sia la causa della fame dei sardi; che il Piano sanitario, dopo 20 anni di silenzio, abbia sconvolto tutti perché introduce regole certe e frena certi interessi economici. E invita la Giunta ad andare avanti.
Per l'on. Matteo Sanna (An) è invece in atto un processo di accaparramento politico e di spartizione della Sardegna, mentre falliscono le riforme, sulle quali, aveva dichiarato Soru, "si gioca la fiducia dei sardi". Dai grandi proclami ai miseri risultati di questo "re Mida al rovescio", che svilisce ciò che tocca ed ha avviato la sardegna a un preoccupante declino.
Replica dell'on. Uras (Prc): la mozione è una delle cose "più inutili, insignificanti e modeste" partorite dal Consiglio: "non abbiamo tempo da perdere per giocare 'a marrano'", ha detto, invitando l'opposizione a un'altra sfida, quella per costruire la stabilità del lavoro. Una sfida "buona" che può garantire i sardi e non una quaresima di lamentele, di accuse, di previsioni allarmanti che non servono a nessuno.
Il dibattito va avanti. (adel)
Prosegue a ritmo serrato il dibattito sulla Mozione di sfiducia
Cagliari, 23 gennaio 2007 - "Questo Consiglio sa tutto della crisi industriale della Sardegna, e sa del piano deleterio sulla formazione professionale, del Piano paesaggistico, del Piano sanitario, per questo la mozione di sfiducia". Così Raffaele Farigu (Gruppo Misto) nel corso del dibattito sulla mozione di sfiducia al Presidente Soru ed alla giunta. Un dibattito che prosegue a ritmo serrato ma che annovera ancora numerosi iscritti a parlare del lungo elenco iniziale. "Il Robin hood della politica sarda", ha definito Farigu il presidente della Regione, "che presenta un Piano paesaggistico contro gli speculatori ma con una clausoletta che contiene delle deroghe". "Ed ecco l'elicottero che sorvola i siti minerari abbandonati lungo le coste con importanti imprenditori". Secondo Farigu è la dimostrazione di "un vassallaggio, a cominciare dalle tante consulenze date fuori Sardegna". "Una risposta è quindi necessaria di fronte al dubbio che ci si trovi di fronte ad un processo di colonizzazione della Sardegna".
L'opposizione deve essere per prima cosa progetto sul piano economico, culturale e di governo, ma progetto alternativo: così Renato Cugini (Ds), rispondendo alle accuse del centrodestra. Respingendo l'accusa di una occupazione dei consigli di amministrazione degli enti, Cugini ha ribadito "che una qualsiasi indicazione progettuale alternativa da parte del centro destra non c'è". Si è parlato della riapertura del confronto sulle riforme, "ebbene fra pochi giorni saremo al cospetto di una importante legge di riforma: allora si potrà parlare di sfiducia confrontandosi su di essa". Dopo aver evocato la passata legislatura, i tre presidente succedutisi, ed i nove assessori che non sono stati poi rieletti, ha dichiarato che il presidente Soru "ha eliminato tutti gli enti inutili che io consideravo ferrivecchi", ma occorre che il dibattito torni sui problemi importanti: siamo di fronte a un passaggio delicato, fuori dall'obiettivo 1 per entrare nell'obiettivo 2, su questi temi occorre il confronto.
Fortemente critico Mariano Contu (Fi), che ha "respinto le critiche gratuite del presidente della Regione sul raziocinio dei consiglieri", ed ha accusato il capo dell'esecutivo "di personalizzazione della politica: noi siamo portatori di una cultura che vuole garantire e salvaguardare le rappresentanze popolari". Quanto al governo, "i nostri cittadini si aspettano ben altro", ha detto Contu. "La Sardegna ha bisogno di un risanamento economico reale, non quello virtuale delle entrate attese per il 2010". Ed ha concluso Contu: "La finanza creativa va fatta con risorse certe, ci preoccupa il terzo mese di esercizio provvisorio". Poi una domanda : "Presidente davvero lei ha risolto tutti i conflitti di interessi?".
E' stata quindi la volta di Paolo Pisu (Rc), che prendendo spunto dalle motivazioni della mozione dell'opposizione, ha dato un giudizio critico sul fatto che si sia voluto legare l'iniziativa del centrodestra a presunti timori da parte dei consiglieri di una chiusura anticipata della legislatura. "Vi è in tutto ciò una sorta di invidia politica per quanto è stato fatto finora", ha detto. Certo problemi da risolvere ce ne sono ancora molti, "Ma occorre andare avanti e continuare a costruire regole certe come si sta facendo". Pisu quindi si è dilungato sulla questione dello status di consiglieri regionali su cui per altro non vi è mai stata alcuna proposta di riforma da parte del centro destra.
Per Oscar Cherchi (Misto Uds), il vero problema sta "nel fallimento della giunta Soru". La disfatta, secondo Cherchi è scritta nei fatti e l'atteggiamento "prevaricatore del presidente tenta di camuffare le difficoltà del governo regionale". Ricordando le accuse ai consiglieri di essere attaccati allo scranno fatte da Soru, "E' umiliante -ha detto- per una sede istituzionale una bassa insinuazione come quella". "Siamo pronti ha togliere il disturbo", ha dichiarato Cherchi. Ma "la sfiducia vera -ha concluso- è quella che viene dalla gente".
A sostegno dell'operato del presidente Soru e della giunta, l'intervento di Vincenzo Floris (Ds), che si è chiesto invano "a quale principio reale possa rispondere la mozione di sfiducia?" "Quale obiettivo? Forse quello di conquistare uno spazio mediatico". Secondo Floris non emerge alcuna proposta progettuale alternativa da parte del centro destra, mentre il confronto deve avvenire sulle idee, sulle riforme, sulla azione quotidiana". Floris ha quindi affrontato il tema della crisi del settore produttivo, ricordando che essa viene da lontano e da fattori dell'economia globalizzata. "E' su questo scenario che si deve costruire il nuovo progetto di sviluppo indirizzandovi le risorse maggiori". Il dibattito prosegue. (LP)
Mozione di sfiducia al presidente Soru: il dibattito si concluderà domani in mattinata.
Cagliari, 23 gennaio 2007 - Il dibattito sulla mozione di sfiducia al presidente Soru, presentata dal centrodestra, occuperà anche la mattinata di domani (inizio dei lavori previsti alle 10,15). Previsti altri 18 interventi. Un dibattito di ampia partecipazione, ma abbastanza ripetitivo, come del resto accade in queste circostanze. L'opposizione attacca: governo inadeguato, programma elettorale in forte ritardo e deficitario; la maggioranza replica: superficiali le accuse.
Dalla "epurazione" dei dirigenti regionali "del sistema" all'iniziale no all'eolico (salvo poi trattare direttamente con le società interessate), dallo stop fabbrica-disoccupati della formazione professionale al blocco indiscriminato delle coste (tra Quartu, Mara e Ninnai "si arriva in montagna"), dalla tassa sul lusso alla eliminazione della legge 37 sul lavoro, dall'agricoltura in crisi al ricorso (come norma) agli avvocati esterni all'ufficio legale ha parlato l'on. Cappai (Udc) sottolineando l'inadeguatezza politica di una giunta presidenziale che fa e disfa (vedi esercizio provvisorio), preparandosi "a spendere e a spandere".
Ma la mozione di sfiducia non fa male; non ha argomentazioni di sostanza e rassomiglia di più - ha detto Davoli (Prc) a una "reazione istintiva" del centrodestra alla dichiarazione fatta da Soru "la scorsa settimana" Una dichiarazione che non va giù e determina una reazione "insistente e noiosa". Positivo il giudizio sull'attività di governo espresso da Davoli a nome di una maggioranza "che è una sperimentazione politica diversa dal passato" e merita sicuramente fiducia in prospettiva (anche se Rifondazione, che porta le sue idee, non ha condiviso tutte le scelte).
Anche nel centrodestra c'è qualche distinguo sul "peso" della mozione. I Riformatori - ha detto l'on. Pisano - non l'hanno firmata, ritenendola riduttiva rispetto al giudizio politico generale che emerge dalla verifica di metà legislatura, quella verifica che Soru propone in un libretto non ancora in circolazione, ma rintracciabile sul sito della Regione. La prospettiva di scioglimento del Consiglio, in caso di sfiducia, rivela "un percorso democratico non interamente compiuto" e richiede "strumenti leali di confronto politico, non semplici sfide". Ma i Riformatori si allineano con l'opposizione sul giudizio politico complessivo della Giunta: una "grande delusione" rispetto agli obiettivi che il programma di governo indicava.
In realtà la mozione patisce i limiti delle "prime volte", quando le nuove situazioni (elezione diretta del presidente) hanno bisogno di rodaggio. L'on. Orrù (Ds) vede anche in questa situazione i limiti dello strumento usato dall'opposizione "che difficilmente, fuori dall'aula, convincerà la gente che bisogna ricorrere a nuove elezioni". Questa Giunta (con rispettiva maggioranza) è impegnata in un percorso di responsabilità: recuperare il gap che ci separa dal resto del Paese. "Per oltre un decennio - ha detto Orrù - la Sardegna è rimasta al palo". Quanto al presidenzialismo, il diavolo è meno brutto di come si dipinge. Da una parte ha consentito di avviare riforme, non sempre popolari, ma necessarie; dall'altro denota un coraggio politico (grande fermezza su alcuni temi decennali, vedi le servitù militari) che danno a Soru e alla maggioranza il diritto di proseguire in questo percorso. Salvo un nuovo rapporto tra Giunta e Consiglio che è argomento di vivace dibattito, non solo nell'Isola. (adel)