CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIII LEGISLATURA
------------------------------------
Nota stampa
della seduta n. 256 del 19 dicembre
2006
------------------------------------
Iniziata la discussione del Piano sanitario. Maggioranza e opposizione, giudizi opposti. Pacifico: intensa l'attività della maggioranza, col Piano si chiude un primo ciclo. Vargiu: aprire la vertenza con lo Stato, insufficienti le risorse; assistenza inadeguata.
Cagliari, 19 dicembre 2006 - Prima una lunga discussione sulla pregiudiziale di sospensiva introdotta dall'on. Atzeri (Psd'Az) circa l'opportunità di un passaggio del Piano in Commissione a causa dell'incertezza finanziaria che lo caratterizza ("lo sciagurato articolo 102 della Finanziaria del governo attribuisce alla Regione tutte le competenze. La Finanziaria non è stata approvata, perciò si brancola nel buio"), con interventi del presidente Spissu ("si tratta di un documento di programmazione, non di spendita; i limiti della spesa sono contenuti nel bilancio pluriennale e nelle indicazioni del governo; siamo, cioè, all'interno di un quadro finanziario"), dell'on, Capelli dell'Udc ("ma la parte terza del piano parla di 'governo economico' del servizio; giusto il parere, ma della Terza commissione"), dell'on. Liori di An ("evitare il passaggio in Commissione sarebbe una forzatura"), dell'on. Lai dei Ds ("stiamo facendo confusione; il Piano agisce nell'ambito dei vincoli maturati tra Stato e Regioni"), dell'on. La Spoisa di Forza Italia ("richiesta legittima, sia sotto il profilo formale che sostanziale; parte rilevante è dedicata al risanamento finanziario"), dell'on. Vargiu dei Riformatori ("problema sollevato in Commissione: gli uffici hanno detto di no. Con l'aria che tira in maggioranza inutile insistere"), dell'on. Uggias della Margherita ("stiamo approvando una norma a contenuto programmatorio, incastrata nella legge 10 di riordino"), dell'on. Ladu di Fortza Paris ("chiederei il parere dell'ufficio studi") e voto finale che boccia la proposta; poi l'avvio del dibattito sul Piano regionale dei servizi sanitari, un malloppo di 160 pagine, che fa un profondi restyling della sanità sarda dopo 21 anni di silenzio. Due le relazioni di avvio, dell'on. Pacifico (Ds) per la maggioranza e dell'on. Vargiu in qualità di consigliere osservatore.
Pacifico ha sottolineato il "trittico" legislativo su una materia a lungo trascurata, legge 23, esattamente un anno fa, sui servizi integrati alla persona, la legge 10, a luglio sul riordino dei servizi (e Agenzia sanitaria) ed ora il Piano. Licenziato dalla Giunta un anno fa che conclude un percorso. Piano che ha avuto un'ampia serie di consultazioni sia a livello di Giunta che di Commissione, ricavando consigli utili e arricchendosi di ulteriori aspetti operativi, piano "di forte impatto", che suscita, perciò, forti resistenze, ma cerca di coniugare efficacia assistenziale e terapeutica con la riduzione della spesa. Novità importanti, perché si cerca di aggredire sia patologie ad alta specificità per la Sardegna (diabete mellito, malattie rare, sclerosi multipla e talassemia), sia malattie a forte rilevanza sociale (demenze senili, Alzheimer, trapianti, malattie reumatiche), che patologie ad alta incidenza epidemiologica (malattie vascolari, l'ictus), oncologiche (individuando la rete oncologica) per finire con la salute mentale.
Due le parole chiave: la centralità della persona e il concetto di lavoro in rete ("i nostri medici sono abituati a lavorare per proprio conto; qui si chiede di mettere insieme le conoscenze a beneficio di tutti"), che diventa il filo conduttore del Piano.
Vi sono situazione da approfondire e aspetti da potenziare; mancano, tra le Asl, strategie comuni che spesso riducono effetti di reciproca utilità. Da segnalare il problema della radioterapia: quattromila i malati che hanno bisogno di cure che: 1400 sono assistiti nelle strutture sarde, 1500 vanno in Continente, 1000 ci rinunciano per le obiettive difficoltà e con immaginabili conseguenze.
Ma la sanità sarda deve progredire ancora. A livello europeo lo standard dei posti letto per acuti è del 3 per mille (in Sardegna abbiamo avuto difficoltà a rientrare nei più generosi parametri nazionali) e il tasso di spedalità è decisamente alto (223 ricoveri ogni 1000 abitanti). La nuova politica della salute deve affidare servizi al territorio ed è, questo, il proposito della giunta e della maggioranza. Punto critico la scarsità di risorse e la necessità di convincere lo Stato che un milione e 600 mila abitanti su 24 mila km quadrati non facilitano - senza un forte dispendio economico - la realizzazione di un sistema sanitario con le attuali disponibilità di cassa.
L'opposizione dice di no al piano: "non vorremmo - ha precisato l'on. Vargiu (Riformatori) - che questo piano, che, ha detto l'on. Pacifico, "nasce da un sogno condiviso da tutti i sardi", si trasformi "da fantasia onirica in incubo".
E sono proprio i più bisognosi a rischiare di essere esclusi dai diritti fondamentali " e costituzionali" dell'assistenza, ha aggiunto Vargiu. Il livello dell'assistenza, dopo due anni e mezzo di gestione da parte di "non sardi" (scelti con citeriore della neutralità rispetto alle beghe della sanità sarda, vero o presunte) non è migliorato; "ci vuole sempre la raccomandazione per effettuare una risonanza magnetica". Si punta sull'economia (ma nella gestione della salute l'economia è anche un atto di imprudenza) ma il disavanzo rimane: nel 2005 il buco è di 300 milioni; nel 2006 la spesa è in crescita. Senza contrattare con lo Stato nuove risorse o destinarne una parte fra quelle che arriveranno per la vertenza sulla fiscalità, qualunque previsione è azzardata e certe disfunzioni del sistema diventano un tumore, sono incurabili. Perché allora, ad una minoranza che propone queste riflessioni, la maggioranza risponde con alterigia "come se noi fossimo dei malfattori e voi possediate la verità in tasca". Battaglie comuni sono possibili, "contro lo Stato e a favore dei sardi"; ma occorre mettere in conto più soldi perché la nuova sanità sia davvero di tutti.
Al via la discussione generale sul Piano regionale dei Servizi sanitari.Cagliari, 19 dicembre 2006 - Dopo le relazioni degli on. li Pacifico e Vargiu si è aperto il dibattito generale sul Piano dei Servizi sanitari. Il primo ad intervenire nella discussione generale è stato l'on. Amadu (UDC) che ha detto di condividere la relazione dell'on. Vargiu. Spero - ha detto l'esponente dell'Udc - che già da oggi la maggioranza ci dia qualche segnale di apertura verso correzioni e miglioramenti. La sanità deve proporsi come obiettivo prioritario di curare chi ha bisogno, questo piano non persegue questo obiettivo. L'on. Amadu ha illustrato la situazione della sanità sarda con particolare riferimento a quella di Sassari. In questa provincia sono stati tagliati circa 500 posti letto, le liste d'attesa sono sempre più lunghe, non è garantito il diritto alla salute. Il nostro voto è contrario - ha concluso - perchè contestiamo sia il metodo sia i contenuti di questo Piano.
E' poi intervenuto il presidente della Regione Renato Soru che ha voluto tranquillizzare l'aula sulla spesa sanitaria che non è fuori controllo. Al contrario nel 2007 non ci sarà più nessun disavanzo e il 2006 si chiude con un disavanzo inferiore ai 100 milioni di euro. Il presidente della Regione ha chiarito che nel 2002 il disavanzo era di 256 milioni di euro, nel 2003 di 148, nel 2004 di 261, nel 2005 di 293. Questo dato, però, ha sottolineato il presidente della Regione è comprensivo degli oneri dei rinnovi contrattuali degli anni precedenti, quindi il disavanzo vero del 2005 è di 182 milioni di euro. Quindi, ha detto il presidente rivolto alla minoranza, non spaventiamoci se qualcuno paga i debiti che altri hanno fatto. Il presidente Soru ha anche affermato che nel 2006 la Regione ha accantonato circa 25 milioni di euro e ha pagato oltre 20 milioni per dei debiti che la Regione ha contratto verso il Policlinico di Cagliari (debiti insoluti dal 1995). Per quanto riguarda le infrastrutture il presidente della Regione è stato chiaro: nel prossimo Quadro comunitario di sostegno circa 15 milioni di euro saranno destinati alle strutture sanitarie del mezzogiorno. Di questa somma il 12,68% spetta alla nostra Regione. L'on. Cachia (La Margherita) ha detto che questo Piano sanitario (piaccia o non piaccia) ha il merito di far uscire la Sanità sarda dal disordine. Secondo l'on. Cachia si tratta di un buon piano che naturalmente può essere migliorato. Nel complesso lo condivide non solo come esponente della maggioranza ma anche come operatore della sanità. Cachia ha definito "ampio e responsabile" il lavoro della commissione. L'esponente della Margherita ha illustrato la situazione sanitaria di Olbia dove l'occupazione dei posti letto è elevatissima, le degenze sono "compresse" e dove il 42% dei ricoveri si fanno fuori dal presidio per ragioni logistiche e carenza di specialità. Cachia ha auspicato che al più presto sia completato il nuovo ospedale di Olbia, che sia istituito un reparto di oculistica con almeno 12 posti letto, che oltre al potenziamento di cardiologia si realizzi l'ambulatorio neurologico e un reparto urologico. Difendo a spada tratta - ha concluso - anche l'ospedale di La Maddalena. Avrà costi elevati, ma è indispensabile per offrire una soglia di tranquillità assistenziale alla popolazione che, a volte, è isolata a causa del maltempo.
Prosegue la discussione regionale sul Piano regionale dei Servizi sanitari.Cagliari, 19 dicembre 2006 - Prosegue a ritmo sostenuto il dibattito sul Piano dei servizi sanitari. Un dibattito senza sconti da parte dell'opposizione e di convinto sostegno da parte dei rappresentanti della maggioranza.
Fortemente critico, l'intervento dell'on Mario Floris (Misto - Uds) che ha parlato di "evidenti squilibri macroscopici con i quali occorre fare i conti" e di "confusione fra obiettivi strategici e realtà territoriali sui quali si dovrebbero calare". La Sardegna mostra una configurazione territoriale tale da doversi rigettare l'impostazione economicistica del Piano". Dopo aver ricordato che si configura una rete ospedaliera prevalentemente allocata nelle maggiori città, Floris ha auspicato con energia la necessità di un adeguato decentramento dei servizi sanitari e amministrativi: "si tratta di uno dei nodi attorno ai quali dovrebbe ruotare il piano". Per contro si assiste secondo Floris "a ragionamenti fatti sull'effimero e sull'astratto". Floris ha parlato dei due modelli di organizzazione sanitaria esistenti oggi in Europa: quello a carattere economicistico ed efficientistico dell'Inghilterra e quello socialmente più avanzato dell'esperienza scandinava. Sottolineando l'incompatibilità del modello di tipo "inglese" che si vorrebbe realizzare in Sardegna subordinando tutto all'efficienza economica, Floris ha ribadito che in questo modo si perde ogni visione fra obiettivi e valori finali che non possono essere solamente operazioni matematiche di risparmio.
Critiche anche da parte dell'on, Domenico Gallus (Fortza Paris), che, dopo aver sottolineato il lavoro svolto in commissione nell'esame di questo e di altri provvedimenti che hanno visto la collaborazione ed il contributo delle opposizioni, con la garanzia addirittura del numero legale, a fronte dell'assenza di molti consiglieri della maggioranza, ha rigettato le accuse di non collaborazione rivolte dalla maggioranza alla minoranza. "Difficile discutere di un provvedimento che muta continuamente come è avvenuto col Piano sanitario -ha detto Gallus- Eccessiva la fretta con la quale lo si è voluto licenziare in commissione". "In poche ore -ha ricordato- si è voluto approvare a notte fonda un provvedimento che si attendeva da 20 anni, nonostante l'opposizione avesse per protesta abbandonato l'auletta". Per Gallus si è trattato di un provvedimento che ha squalificato il lavoro svolto fin o a quel momento". Gallus ha criticato il fatto che si vogliano adattare in Sardegna criteri validi in altre regioni ed ha parlato di legge non adeguatamente approfondita.
Ha difeso il Piano sanitario il rappresentante di Progetto Sardegna, Mario Bruno: "Il primo piano sanitario risale al 1985 e ci sono voluti ben 20 anni per arrivare al nuovo piano". Osservando come in passato ma anche in questa occasione il dibattito si incentra sempre sulla rete ospedaliera, Bruno ha affermato che "questa è una strada sbagliata: occorre dare maggiore centralità ai cittadini e minore agli operatori sanitari caratterizzati da troppi interessi e molto potere". Bruno ha ricordato che il numero dei posti letto eliminati è "uguale a quello dei posti letto inutilizzati, ed ha rimarcato come "la qualità e la soluzione dei problemi non può però passare solo attraverso il parametro dei posti letto", ma deve puntare maggiormente "a dare risposte attraverso i servizi offerti, ai cittadini nei territori di riferimento". Il Piano può essere migliorato, ha concluso mo no stravolto: "da parte della maggioranza nessuna chiusura".
Contrario al Piano predisposto dalla giunta l'on. Gerolamo Licandro (FI), che ha denunciato "un eccessivo trionfalismo da parte di molti settori della maggioranza". "Se davvero vogliamo realizzare un sistema della sanità sarda veramente solidaristica, dove i conti sono importanti, ma la salute lo è ancora di più, allora questo piano è da rigettare". Licandro ha stigmatizzato la negativa brusca accelerazione che la discussione del piano ha avuto in commissione, e ha enumerato una serie di lacune che a proprio giudizio caratterizzano il documento elaborato "in mezza nottata in commissione". Un piano scritto da tante mani che "non hanno una esatta conoscenza della realtà sarda: noi non siamo a Milano e dobbiamo garantire prevenzione e cure a tutti i sardi anche dei piccoli centri".
Ha con decisione respinto l'accusa di eccessiva fretta l'on. Elio Corda (Ps): "un paradosso dopo venti anni di vuoto legislativo". Per Corda un serio processo di riforme deve essere capace di far fronte anche alle pressioni dei poteri forti e degli interessi particolari. "Fino a oggi la tutela sanitaria non è stata la stessa in tutto il territorio sardo, e troppe inefficienze sono andate a carico dei cittadini". Corda ha sottolineato l'esigenza di "superare le impostazioni ideologiche e la necessità di migliorare l'efficienza dei servizi, oggi piuttosto carenti". Dopo aver a lungo esaminato quelli che a suo giudizio sono gli aspetti più positivi ed innovativi del Piano, l'on Corda ha passato in rassegna una lunga serie di settori e di servizi che risultano potenziati dal piano sanitario. Il dibattito prosegue.
Prosegue la discussione regionale sul Piano regionale dei Servizi sanitari. I lavori riprenderanno domani mattina alle 10Cagliari, 19 Dicembre 2006 - La discussione generale è proseguita con l'intervento dell'on. Contu (F.I.) che ha sottolineato il grande ritardo (due anni) con cui l'assessore Dirindin ha presentato il piano. Il giudizio dell'on. Contu sul documento sanitario è negativo e ha chiarito che la maggioranza si deve prendere tutte le responsabilità delle conseguenze causate dalla sua applicazione.Rivolto all'assessore regionale alla sanità, l'esponente di Forza Italia ha detto che la maggioranza non accetta diktat soprattutto rispetto ai tempi di approvazione del piano. L'on. Contu ha detto che la minoranza vuole una sanità a favore delle persone. Ma il benessere dei nostri cittadini non si realizza smantellando la rete ospedaliera. Per Contu è necessario abbandonare gli scontri ideologici sul concetto di salute. Il concetto di salute è un concetto che deve essere condiviso da tutti e che si deve allontanare da interessi che creano sulla sanità "un alone leopardato" Per Contu è necessaria una vera riforma che non può essere solo basata su enunciazioni.
L'on. Mariuccia Cocco (La Margherita) ha detto che l'esame del Piano sanitario rappresenta un momento molto serio sia dal punto di vista politico che istituzionale. Per l'esponente della Margherita non si tratta di un piano perfetto ma è perfettibile, quindi, non è giusto "martirizzarlo" come vuole fare la minoranza. Il piano contiene molte novità - ha detto l'on. Cocco - come le malattie ad alta specificità della Sardegna, l'umanizzazione e la centralità del malato, una visione della sanità a disposizione di tutti. Viene abbandonata la visione "ospedalocentrica" (che non è più sostenibile) e si è creato un nuovo concetto di sanità dove si inverte la linea tradizionale che era basata sull'ospedale. "Il nostro desiderio - ha concluso - è quello di umanizzare l'ospedale, di avere un assessorato più vicino alla gente, medici più pazienti, direttori generali più disponibili.
L'on. Uggias (La Margherita) ha detto che la realtà (la sanità attualmente non funziona) impone di cambiare le cose e di fare in fretta. Con l'approvazione di questo piano non si supereranno certo tutti i problemi della sanità sarda ma si creeranno i presupposti per far cambiare radicalmente questo settore. Il piano è uno strumento normativo di secondo grado che contiene una programmazione ad alto livello. La pianificazione prevista indirizza il sistema verso la "deospedalizzazione", cioè l'allontanamento dall'ospedale. Inoltre, questo Piano tiene conto del riequilibrio territoriale e del nuovo rapporto pubblico - privato. Insomma, è un piano che rappresenta un cambio di mentalità e che si sintetizza nella frase "meno sanità più salute".
I lavori del Consiglio regionale riprenderanno domani mattina alle 10.