CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIII LEGISLATURA
Nota stampa
della seduta n. 192 pomeridiana del
17 maggio 2006
Cagliari, 17 maggio 2006 - Prosegue, in Consiglio regionale, il dibattito generale sulla legge che istituisce la Consulta per lo statuto. Il rischio che il centrodestra resti sull'Aventino come annunciato in conferenza stampa ("Non sprechiamo questa occasione, le riforme si decidono insieme" ha detto l'on. Francesco Sanna della Margherita e l'on. Uras, di Rifondazione, ha aggiunto: "Se non siano uniti, il progetto rischia di andare a rotoli") è stato il tema centrale del dibattito pomeridiano sulla legge istitutiva della Consulta per il nuovo Statuto. Tutti d'accordo nell'avere criticato il Governo quando diede il via alla riforma costituzionale a colpi di maggioranza e insistente l'appello della maggioranza perché la situazione non si ripeta, a livello regionale. Ma l'opposizione ribatte: non sarà facile essere aventiniani in questo appuntamento con la storia, "ma ogni volta che ci siamo seduti a trattare, sono calate dall'alto rigide chiusure"; presentare emendamenti a un testo elaborato dalla maggioranza non basta, "anche perché - ha detto l'on. Capelli dell'Udc - la sorte degli emendamenti della minoranza è segnata da un costante 'parere sfavorevole'".
Il pericolo, tuttavia, ha spiegato l'on. Sanna, è la sclerosi delle posizioni. La frontiera del dialogo potrebbe essere la difesa a oltranza dell'Assemblea costituente, che il centrodestra sostiene con enfasi. In realtà la decisione assunta dal Consiglio (ma non all'unanimità) nella precedente legislatura si è dimostrata infruttuosa, per il rifiuto del parlamento italiano "di sottrarre a se stesso il ruolo di revisore della Costituzione"; la proposta della Costituente, che è legge costituzionale, si è bloccata, orientando l'attuale maggioranza a percorrere un'altra via: scrivere la legge di riforma dello Statuto e poi negoziarla con il Governo. "partiamo, perciò, da quello che c'è" e parliamo principalmente dello strumento; dei contenuti si discuterà successivamente, compreso il preambolo "che sta a cuore all'on. Mariolino Floris". Una convergenza, a giudizio dell'on. Sanna ancora possibile ("all'esterno si ha notizia di una posizione aventiniana; ma in Aula vedo la disponibilità ad entrare nel merito") potrebbe accelerare i tempi e il testo del nuovo Statuto potrebbe essere discusso in Aula nella seduta obbligatoria del primo febbraio 2007. Il punto cruciale, tuttavia, è riconoscere che la Costituente (lo stesso presidente Pili - ha sottolineato l'esponente della Margherita - che ne aveva fatto un cavallo di battaglia nelle dichiarazioni programmatiche della sua giunta, nel 2001, nei programmi elettorali del 2004 nonne ha neppure accennato) è tramontata e oggi si aprono prospettive diverse offerte dalla Consulta, che non sarà "l'approdo per i trombati della politica, come qualcuno, con insolenza, afferma; ma il meglio della cultura e delle competenze specifiche".
Anche per l'on. Uras (Prc) se non si troverà un'intesa comune "il tragitto sarà faticoso" e l'avvio della complessa procedura di una legge costituzionale, che segnerà la storia della Sardegna nei prossimi decenni, non sarebbe favorevole. La Costituente è stato un fallimento certificato dai lunghi tempi morti; intestardirsi (come fanno i Riformatori) determina una inevitabile situazione di stallo al progetto comune. Rifondazione crede, fra l'altro, che sia il Consiglio regionale ad avere le carte in regola per provvedere; ma di fronte a una decisione della maggioranza affronta con responsabilità questo passaggio, confermando l'adesione a un progetto che coinvolga non solo le forze politiche, ma anche le grandi associazioni collettive e tutte le risorse, culturali, giuridiche, sociali, del mondo del lavoro che sulla Carta costituzionale dei sardi ritengono di avere qualcosa da dire. Tutto ciò, per il convincimento che stare insieme significa dare forza alla riforma e assicurare un epilogo positivo al percorso.
Il centrodestra riconosce l'importanza storica del momento, anche perché "dalle parole si passa ai fatti", ha detto l'on. Dedoni (Riformatori); ma è la riconosciuta importanza del momento a chiamare in causa tutti i sardi. Qui, invece, la riforma dello Statuto rischia di realizzarsi all'interno del Consiglio e il dibattito rischia di essere privato della partecipazione popolare che rispecchia "gli interessi veri dei sardi". Tutti d'accordo sul fatto che lo statuto va riscritto; in quasi 60 anni è invecchiato e su molte cose è fuori moda, ad esempio sui rapporti con l'Unione europea. Ma la "vecchiaia" si è fatta sentire in maggior misura dopo la revisione del titolo V della Costituzione, che "ha azzerato le autonomie speciali". Ma il ricordo dei contrasti interni che hanno indebolito all'esterno i contenuti dello statuto del '48 consiglia la mobilitazione popolare, come garanzia di risultati concreti.
Nessun pregiudizio da parte dell'Udc ("parlo a nome personale, ma…") sul percorso individuato, ha detto l'on. Capelli, ma non vorremmo che l'intransigenza della maggioranza facesse scrivere alla Sardegna "un'altra pagina buia". Affidarsi ai corsi e ricorsi della storia e non al confronto può "a volte, nascondere mancanza di idee". La Costituente era un percorso "dignitoso"; l'Udc "si stente tradito da quel governo", ma l'iniziativa andrebbe sostenuta col governo nuovo (e amico). Non si comprende come anche chi (dell'attuale maggioranza) ieri era convinto sostenitore di quel percorso, "oggi abbia deciso di mollare la preda". La proposta di legge all'esame del Consiglio ("testo votato dalla sola maggioranza") contiene passaggi che non possono essere condivisi: in essa "si sdoganano i partiti e si ingabbiano le parti sociali" e, in generale, non si dà respiro popolare alla riforma. A colpi di maggioranza le riforme non si fanno; Capelli ha ricordato come l'Udc si sia schierato sul referendum per la devolution, "macchiata" proprio dall'essere espressione di parte. In questo caso, tuttavia, alla minoranza, "che vuole partecipare" si ritaglia un ruolo "di sterile opposizione". A queste condizioni non si può pretendere di stare insieme. Ci pensino "i saggi del Consiglio" a trovare una via d'uscita, "facendo prevalere il buon senso rispetto ai muscoli e ai numeri". L'opposizione resta ferma sulle sue posizioni: "o riapertura al dialogo, o le barricate". (adel)
L'on. Angelina Corrias (Ds), s'è detta convinta "che trovandosi di fronte a una atto istituzionale certamente non semplice, è necessaria la più ampia convergenza possibile"."E' imprescindibile la più ampia partecipazione al processo di riforma. In questo quadro la Consulta meglio risponde alle esigenze contingenti". Dopo aver ricordato la necessità di evitare il dualismo fra Regione ed enti locali ("Fondamentale avere chiaro il quadro socio economico regionale"), ha ribadito "che se l'obiettivo è giustamente quello di ridisegnare l'Autonomia sarda, questa non deve essere un'altra occasione mancata".
Per l'on. Paolo Pisu (Rc), presidente della Seconda commissione, "siamo di fronte ad una storica occasione e non possiamo disattendere le aspettative". Eppure la sensazione sembra quella di essere ancora lontani dalla riscrittura dello Statuto: del fatto che esso sia ormai superato lo si dice da vent'anni, "ma nulla è stato fatto finora". Per Pisu occorre avviare subito il dibattito per dare contenuti alla nuova autonomia regionale. Sottolineando l'esigenza di uno statuto realmente federalista, ha ricordato che esso dovrà affrontare "il rapporto fra Regione, Stato ed Europa", in senso moderno. "Non bisogna confondere l'unità dei sardi con un partito unico dei sardi. Deve essere salvaguardata la nazionalità della Sardegna con un l'attenzione rivolta alla variegata realtà socio economica dell'isola", e di conseguenza alle diverse opzioni politiche che ne derivano".
Decisamente critico e contrario alla istituzione della Consulta, l'on Mauro Pili (Fi). "Con il dimissionamento del precedente presidente della commissione autonomia, e l'elezione del nuovo che è espressione del partito del Presidente Soru si è rotto l'asse fra maggioranza e opposizione, non si è tutelata l'agibilità politica necessaria per una soluzione condivisa". La Consulta, ha detto Pili "nasce senza ali, è l'aborto della fase costituente a causa della mancanza di sostanza in questo progetto". Il Consiglio aveva tre strade, si è scelta la più riduttiva ("E' una retrocessione in serie C"). Per il leader di Fi "lo Statuto dovrebbe avere l'imprimatur popolare, invece si presenta una consulta formato condominio. Non è questa la strada che ci interessa". "Partendo dal condominio non si può progettare una nuova città".
Gli ha fatto da contraltare l'on Pietro Pittalis (Misto): "La strada è quella giusta, ho il fondato sospetto che non si sappia veramente di cosa si stia parlando quando si discute della Consulta". Secondo Pittalis vi è una lacerazione nel centro destra su questo argomento. "Questa è invece l'occasione per misurarci su una proposta veramente efficace", "la Consulta è uno strumento efficace per costruire l'ossatura di una Regione in Europa". Dopo aver ricordato il fallimento del progetto dell'Assemblea costituente per colpa del Governo Berlusconi, ha ribadito che le divisioni non hanno mai aiutato la Sardegna. "Su questi temi occorre mettere da parte la logica dell'appartenenza. Se tutti insieme non terremo alto il livello del confronto si affonda nelle sabbie mobili dello status quo. E' il tempo del fare, fare assieme nel nome dell'unità".
E' stata quindi la volta dell'on. Francesca Barracciu, che ha ripercorso le fasi del primo dopoguerra che portarono alla elaborazione ed approvazione dello Statuto speciale della Sardegna, sottolineando che le condizioni storiche e socio economiche di allora erano totalmente diverse da oggi. "Anche allora la Consulta regionale per l'autonomia era un eminentemente organo tecnico", il fatto che esso sia stato costituito elettivamente, ha sottolineato la rappresentante della maggioranza, derivava dal fatto che si usciva da una guerra e non esisteva un organo di rappresentanza popolare. "Oggi non è così, l'organo elettivo esiste ed è il Consiglio regionale". Per la Barracciu, si può discutere di composizione e rappresentatività di tutte le parti sociali, "ma non si può ripartire la potestà rappresentativa del popolo sardo". Sarebbe un doppione e sarebbe riduttivo per il Consiglio. (L.P.)
Per l'on. Silvio Lai (DS) la Consulta è uno strumento mediano, nuovo, bipartisan, che garantisce il rispetto dei ruoli e la trasparenza e che non espropria il Consiglio regionale dalle sue funzioni. E' uno strumento atteso dal popolo sardo. Pertanto, non deve essere un patto che soddisfa solo i giuristi: perché se la nuova Carta si trasforma in un solo cambiamento di regole, la sfida è fallita. Per il consigliere diessino è urgente che si arrivi all'approvazione del nuovo statuto anche perché la gran parte del popolo sardo considera la Regione come un'antagonista e protagonista nelle disuguaglianze esistenti. Per i sardi questa Regione "si guarda i piedi mentre sta ferma". L'on. Lai ha auspicato una collaborazione anche della minoranza: ci sono gli spazi perché dal processo si vada speditamente verso la ricerca di un risultato che, se sarà raggiunto insieme, avrà un valore per l'intera classe dirigente. Per l'on. Stefano Pinna (Progetto Sardegna) chi non conosce la storia è condannato a ripeterla. Per il presidente della commissione Autonomia, la Sardegna si trova oggi agli albori di una nuova Autonomia. "Abbiamo assolutamente bisogno - ha detto - di dotarci di un aggiornamento dello strumento statutario". La Sardegna è cresciuta grazie al proprio statuto. In 60 anni ha fatto passi da gigante. Per l'on. Pinna lo Statuto non è uno strumento vecchio di cui liberarsi totalmente. La modifica del titolo V della Costituzione ha rivelato che l'idea di specialità è ancora viva e sempre più attuale. Il momento, per l'esponente di Progetto Sardegna, è particolarmente favorevole: abbiamo alle spalle 60 anni di Autonomia, abbiamo preso confidenza con gli strumenti del Governo, abbiamo capito le difficoltà nei rapporti tra lo Stato e la Regione. I tempi sono maturi per creare uno statuto che soddisfi le esigenze della Sardegna. Quindi, non bisogna indugiare. Archiviata l'esperienza dell'Assemblea Costituente si deve guardare avanti. Questa proposta di legge coinvolge la realtà sarda, propone l'osmosi tra la prima commissione e la Consulta, consacra l'attività del Consiglio. Entro 8 mesi, dunque, saranno pronte una o più bozze che esalteranno la partecipazione per la rinascita di una nuova Autonomia che sarà l'espressione del popolo sardo. Dopo un passaggio in prima commissione si aprirà il dibattito in Consiglio che dovrà approvare il provvedimento. Un testo di legge, ha detto Pinna che ha bisogno di una grande unità politica. L'on. Pisano (Riformatori) ha dato un giudizio totalmente negativo sulla Consulta che è un grosso arretramento rispetto all'Assemblea Costituente perché con la Consulta si delega tre volte (Il Consiglio delega alla Consulta; la Consulta delega al Consiglio; il Consiglio delega al Parlamento) e c'è una rinuncia all'autonomia. Per Pisano approvare la Consulta vuol dire avere un'Autonomia delegata e rinunciare alla sovranità. Per l'esponente dei Riformatori c'è ancora spazio per un confronto. Perché il popolo sardo ha il diritto di vedere scritte in maniera diretta le regole. L'on. Artizzu (AN) ha ricordato le proposte di legge presentate dal suo gruppo in materia. Per il capogruppo di Alleanza Nazionale è il Consiglio regionale che deve riscrivere lo statuto. Questa Consulta - ha detto - mi sembra una immotivata autolimitazione del Consiglio regionale. Sono gli "eletti dal popolo" che devono fare le leggi e, quindi , a maggior ragione "la legge delle leggi". Quindi No all'Assemblea Costituente ma No anche ad un "ibrido" come la Consulta. Per Artizzu è la commissione Autonomia che dovrebbe riscrivere lo Statuto. Totale il dissenso sul testo di legge soprattutto nella parte in cui prevede che il testo elaborato dalla Consulta possa essere solo approvato, non discusso, dal Consiglio regionale. "Non possiamo accettare , ha sottolineato, che entrino in Consiglio testi blindati non suscettibili di modifiche". Sulla composizione della Consulta l'on. Artizzu è stato chiaro: sarà un organo politico, partitico e sottoposto alle regole della spartizione. Insomma, il solito carrozzone frutto di un atto arrogante. Alleanza nazionale ha espresso ancora una volta la totale contrarietà sia sul metodo che sul merito e ha invitato la maggioranza a riflettere. Sul testo, comunque, AN non parteciperà al voto. Per l'on. Licheri (PRC) la Consulta è lo strumento più idoneo per elaborare il nuovo statuto e per porre rimedio al fatto che gli strumenti dell'autonomia sono, ormai, obsoleti. E' uno strumento efficace di garanzia e di rappresentanza che coinvolge più soggetti, rispetta il voto degli elettori e non svuota il Consiglio dalle sue prerogative. Con questo dibattito, per Licheri, si apre una pagina importantissima nella storia dell'autonomia della Sardegna. L'esponente di Rifondazione ha fatto un appello alla minoranza per utilizzare le diversità di vedute e così arricchire il contenuto della legge. Infatti, è strategicamente sbagliato non partecipare in una fase così importante per la nostra Isola. (R.R.)
I lavori del Consiglio riprenderanno domani mattina alle 10.00.