CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIII LEGISLATURA
Nota stampa
della seduta n. 157 pomeridiana del
1 febbraio 2006
Il Consiglio regionale si è riunito in seduta congiunta con il Consiglio delle Autonomie locali sotto la presidenza del presidente Giacomo Spissu.
Stato del sistema delle autonomie in Sardegna
(art. 10 L.R. n. 1/2005)
I lavori sono stati aperti dal presidente del Consiglio regionale Giacomo Spissu.
"Ci accingiamo - ha detto il presidente Spissu - a dare attuazione alla legge riunendo per la prima volta i due Consigli in seduta congiunta con la solennità che l'occasione richiede e l'incertezza che può derivare dall'avvio di un radicale mutamento dei rapporti fra la Regione complessivamente intesa e i Comuni e le Province oggi rappresentati nell'Assemblea del Consiglio delle Autonomie". Secondo Spissu questa riunione costituisce il visibile segno della volontà dichiarata nell'avvio di questa legislatura, di dedicarci a un'opera profonda di riforme tali da definirla legislatura costituente.
"Una riunione solenne, di grande importanza pratica e simbolica. Una collaborazione fortemente voluta dai protagonisti istituzionali più rappresentativi del popolo sardo che per essere fruttuosa", "per realizzare fino in fondo il principio di sussidiarietà e di leale collaborazione" ha necessità di uscire dalla genericità delle affermazioni di principio, che anche in queste settimane si levano in modo confuso, ed essere incanalato lungo i binari del confronto di merito negli organi reciproci di rappresentanza, Consiglio Regionale e Consiglio delle Autonomie, e attraverso quello che deve avvenire nella Conferenza Regione Enti Locali.
"La pari dignità e la pari ordinazione non devono diventare sinonimo di deresponsabilizzazione" ha proseguito il presidente, per il quale esse sono al contrario il risultato di un corretto ed equilibrato funzionamento "dei rispettivi organi democratici e l'esercizio puntuale delle competenze assegnate: quelle esclusive e quelle concorrenti".
"Siamo tutti impegnati in una grande scommessa di cambiamento e di riforma" ha proseguito e " penso che l'impegno riguardi le maggioranze e le minoranze, il governo e l'opposizione".
Precisando che ci si trova in una fase di transizione che impegna tutti a migliorare la qualità e la quantità dell' azione e che si devono recuperare ritardi anche forti che si sono accumulati Spissu ha ricordato che "nelle prossime settimane sarà ancora più concreto e visibile il profondo cambiamento che stiamo imprimendo nel Consiglio Regionale al nostro ordinamento istituzionale, di cui la legge istitutiva del Consiglio delle Autonomie costituisce un primo significativo passo".
Sono molti -ha ribadito il presidente- i fronti sui quali le istituzioni sono impegnate e che cambieranno profondamente la nostra Regione sui quali richiameremo il vostro impegno.
"La grande riforma che ci vedrà impegnati -ha sottolineato il presidente- sarà quella dell'approvazione della Legge Statutaria su forma di governo, ruolo delle rappresentanze, modalità di elezione degli organi rappresentativi della Regione e rapporti tra di essi nonché sulla disciplina degli istituti di democrazia diretta."
Il presidente ha quindi proseguito ricordando come la Prima commissione abbia approvato il provvedimento sulla Consulta statutaria, ed ha sottolineato che sulle recenti modifiche costituzionali sarà presentata dalle regioni referendum.
Il disegno di riforma è ampio, ha detto il presidente, e tocca molti settori: dalla legge 13 (scioglimento dei Consigli comunali e nomina dei commissari) alla legge 2 (Indizione delle elezioni), dal trasporto pubblico locale ai servizi alle persone, al sistema idrico integrato ai servizi dell'impiego.
Conclusivamente, ha quindi osservato l'on. Spissu, questo disegno di riforma, attraverso i progetti avviati, necessita di un Consiglio regionale autenticamente autorevole e con esso di un Consiglio delle autonomie sociali nel pieno delle sue funzioni nell'ambito del sistema complessivo delle istituzioni regionali.
Ha poi preso la parola Graziano Milia, presidente del Consiglio delle Autonomie locali.
Il presidente Milia ha sottolineato la grande sensibilità e la grande attenzione del presidente del Consiglio regionale e della conferenza dei capigruppo che hanno promosso la riunione congiunta di oggi. Il presidente Milia ha detto che è percepibile la necessità di collaborare, di condividere, di costruire assieme, di promuovere una mobilità collettiva intorno ai problemi della nostra regione.
Il Consiglio delle Autonomie locali, ha proseguito, ha radici costituzionali ma in Sardegna deve avere una valenza particolare soprattutto in questo momento in cui si pone il problema delle riforme. L'identità, infatti, deve essere assunta non solo come elemento storico ma anche come quello che la "Sardegna vuole diventare". Noi chiediamo, ha affermato Milia, di diventare "sintesi di un sistema". Abbiamo il timore che la necessità, la volontà di cambiare posso introdurre delle tentazioni che ci facciano tornare in dietro rispetto a quanto e scritto nel titolo V della costituzione. Regione, Province, Comuni devono restare allo stesso livello, dobbiamo costruire un percorso collettivo. Ma davvero, ha chiesto l'oratore, noi pensiamo di poter affrontare la modifica dello statuto senza un percorso condiviso? Dobbiamo lavorare tutti insieme, vogliamo avere un rapporto di collaborazione con il Consiglio regionale e la Giunta. Non ci sentiamo un "parlamento aggiunto", ci sentiamo "i rappresentanti di un sistema".
L'assessore agli Enti locali, Gianvalerio Sanna, intervenendo, ha sottolineato l'importanza di questo incontro anche per fare il punto sulle modalità di raccordo fra tutte le istituzioni. Sono, essenzialmente, tre i percorsi da praticare. In primo luogo le politiche legislative, che devono essere più rapide e pronte a rispondere alle domande. Abbiamo messo in opera, pertanto, modifiche adeguate che consentano di attuare la competizione di idee, progetti e meritocrazia. Sono state approvate diverse leggi di riallineamento sulle potestà statutarie. Il Consiglio delle Autonomie deve essere uno snodo fondamentale. Il secondo percorso riguarda le politiche del bilancio che hanno mostrato particolare attenzione verso le autonome locali, pareggiando di fatti i tagli operati dallo Stato.
Tutto questo va nella direzione di realizzare un sogno di parità istituzionale. "L'equiordinazione", dentro la pari dignità, non manda nell'indistinto i mali e le responsabilità. Ogni processo decisionale comporta che ciascuno si assuma le proprie responsabilità. Ecco perché già da ora dobbiamo sentirci un unico sistema istituzionale regionale.
E' poi intervenuto l'on. Mario Floris (UDS) che ha sottolineato la notevole importanza politica di questa riunione congiunta. Il leader dell'UDS ha auspicato che la seduta di oggi sia solo la prima tappa di un processo le cui basi sono state gettate alla fine degli anni ottanta. Per Floris, però, la concertazione istituzionale oggi è "mortificata e annullata". La seduta congiunta, infatti, è mortificata dai tempi strettissimi che prevede il suo esaurimento nell'arco di un paio d'ore. Inoltre, il Consiglio delle Autonomie locali non ha avuto la possibilità ancora di svolgere pienamente il suo ruolo: non ha neanche avuto la possibilità di esprimere un giudizio sulla manovra finanziaria. L'ex presidente della Regione ha auspicato che, in futuro, le sedute siano meno "soffocate" e che ci sia un confronto più "libero". L'on. Floris ha ricordato che l'Uds e il Psd'az hanno presentato una mozione per delineare come dovrebbe essere in futuro il confronto con gli enti locali. Un confronto naturalmente basato sulla concertazione. Bisogna, infatti, correggere il ruolo sempre più "offensivo" e accentratore" del governatore e della giunta che si arrogano il diritto di decidere per tutti. Floris è per la "territorializzazione del bilancio" perché non si può più delegare l'assessore di turno a decidere e a dividere il territorio tra Nord e Sud.
Per l'on. Sergio Marracini (Misto - Udeur) l'elemento più importante da porre in essere è la cultura dell'ascolto: dei sindaci, dei presidenti delle province. "Sicuramente in questo dobbiamo dimostrare coraggio". Sottolineando la grande funzione che può svolgere il piano per il lavoro, ha detto che si devono mettere in essere trasferimenti di competenza e di responsabilità. "Oggi è una giornata che non avrà significato se non vi saranno conseguenza pratiche concrete".
Il presidente della Provincia di Nuoro Deriu ha chiesto al Consiglio l'approvazione di una legge organica sull'Autonomia più incisiva rispetto a quelle già in itinere. Per il presidente Deriu è necessario fare chiarezza sul ruolo e sui compiti delle province. Gli enti intermedi, infatti, sono utili al sistema dell'autonomia solo se sono al servizio dei comuni e non devono essere frutto solo di "benevola concessione" da parte dell'assessore di turno.
L'on. Ladu (Fortza Paris) ha posto l'accento sulla grave crisi economica che sta determinando situazioni allarmanti in tutta l'isola. Facendo riferimento al Piano paesaggistico regionale, Ladu, ha affermato che c'è poco spazio per gli enti locali. L'esponente di Fortza Paris ha auspicato l'apertura di una nuova stagione di consultazione con gli enti locali stigmatizzando l'atteggiamento dell'esecutivo regionale.
Non a caso - ha detto l'on. Paolo Maninchedda (Fas) - la legge istitutiva del Consiglio delle autonomie stabilisce l'incontro col Consiglio regionale prima del momento cruciale della Finanziaria; perché il malessere e il disagio economico dei Comuni dipendono, in parte, dalla manovra. Nel passaggio dal vecchio al nuovo e, in generale, in qualunque processo di riforme i costi sono a carico dei più deboli ed è, perciò, una politica di protezione a dover garantire la transizione . Il Consiglio delle autonomie può essere strumento di stimolo e di riflessione per chi governa, "che ha il dovere di capire la realtà, anche se questa è esuberante rispetto alle previsioni". La politica - ha aggiunto - crede nei poteri forti come strumento per l'efficacia dell'azione; in realtà il perseguimento di questo fine determina squilibri fra le istituzioni ed errori fra queste e i cittadini. Oggi viviamo di leggi delega, che rafforzano gli esecutivi e indeboliscono la periferia. Il Consiglio delle Autonomie servirà a compensare e riequilibrare questo sistema, a creare un rapporto di solidarietà fra gli enti locali, rappresentanti dei cittadini, e a promuovere una democrazia ampia. Il deficit di democrazia, mai esercitata abbastanza a lungo, ha sempre indebolito e diviso i sardi. Il Consiglio sarà un sistema possibile di correzione.
Una legge di facciata: ha definito così quella istitutiva l'on. Giuseppe Atzeri (Misto - Psd'Az), affermando che essa non dà possibilità di rispondere agli amministrati. Le scarse risorse finanziarie del triennale dimostrano che c'è scarsa attenzione per le riforme, quelle vere, maturate dalla base. In realtà ci sono altri segnali di allarme: ad esempio il dibattito attorno al piano paesaggistico, dove la Giunta sembra poco propensa a dare spazio agli enti locali, la cui competenza territoriale dovrebbe essere riconosciuta. I cinque minuti di tempo concessi dall'assessore ai sindaci per discutere i loro problemi sono un fatto ridicolo, se non offensivo. In realtà la concertazione viene vissuta con fastidio, come una perdita di tempo. "Se questa è davvero una Giunta autonomista - ha concluso - deve cambiare registro".
Il sindaco di Cagliari, Emilio Floris, ha sottolineato l'importanza della seduta, che inaugura una nuova stagione di collaborazione fra gli enti locali e le istituzioni, per dar luogo a sinergie di sicura utilità nel processo di sviluppo dell'Isola. Ha chiesto di calendarizzare successivi incontri anche su temi specifici - dalla pianificazione del territorio ai progetti economici - ed ha invitato la Regione, in un corretto processo di decentramento, a "non aver paura" della sussidiarietà ("ciascuno riconosce il proprio ruolo").
Ripristino di un "sano proporzionalismo", riequilibrio dei poteri e garanzia sulla rappresentanza di genere sono i punti toccati dall'on. Maria Grazia Caligaris (Misto - Sdi - Rosa nel pugno) "per non vanificare una legislatura importante, decisiva per il futuro". Sulla strada delle riforme, la Caligars ha chiesto una legge elettorale più equa per la rappresentanza femminile, che stona anche (da qui il giudizio di "debolezza" del sistema) nel Consiglio delle autonomie.
L'on. Sergio Pisano (I Riformatori) ha sottolineato "l'atto di coraggio" del presidente del Consiglio per aver istituito ed insediato il Consiglio delle autonomie, nonostante il governo abbia impugnato la legge (ciò dice, fra l'altro, che il Consiglio non è un "atto dovuto" che deriva dall'articolo 123 della Costituzione). Anche per Pisano il nodo da sciogliere è quello delle risorse previste in finanziaria, perché "la compartecipazione ai processi decisionali deve essere sostenuta sul piano finanziario" altrimenti il Consiglio si avvia ad avere solo funzioni consultive. La crisi (soprattutto dei piccoli) è paradossale: calano le risorse da un lato, cresco a dismisura i costi dall'altro. Appaiono del tutto insufficienti, a fronte delle nuove competenze delegate, i 94 milioni previsti in Finanziaria.
Anche per l'on. Luciano Uras (Prc) se si vuole dare voce alle autonomie locali bisogna creare condizioni diverse, chiamando Comuni e Province a una partecipazione reale. Il vero pericolo e ingabbiare tutto nella burocrazia, che ha sempre svilito l'entusiasmo. Il Consiglio delle autonomie deve rivendicare un ruolo attivo; ma la Regione deve garantire le risorse per far funzionare le leggi che Comuni e Province sono chiamate a gestire. Nel caso dei servizi all'impiego - ha ricordato -, legge approvata alla fine dello scorso anno con l'impegno di trovare risorse in finanziaria, le risorse (20 milioni) in realtà sono rimaste "impigliate" e le Province, chiamate a questo compito, importante e delicato, non avranno i mezzi per operare, rischiando non di migliorare la situazione, ma di peggiorarla.
Per il sindaco di Sassari, Gianfranco Ganau, la legge ha grossi limiti, ma il passo iniziale segna una tappa importante. Solita solfa sulla situazione economica e finanziaria, che non penalizza solo i piccoli Comuni. Anche Sassari rischia non solo di peggiorare la qualità dei servizi, ma anche 64 posti di lavoro. Riferendosi ai "poteri" della regione, ha ricordato non c'è più (con la riforma del titolo quinto della Costituzione) alcuna gerarchia fra enti territoriali e locali e, pertanto, le decisioni vanno prese di comune accordo, ricordando che "se le scelte sbagliate danneggiano il territorio, le scelte virtuose, se non condivise, risultano inefficaci". L'accresciuta consapevole e le sinergie messe in atto dagli enti locali sono una risorsa importante, che il Consiglio delle autonomie può rafforzare.
Per l'on. Diana (An) l'incontro di oggi è una opportunità politica. Sottolineando che il governo del territorio è un valore irrinunciabile, l'on. Diana, ha auspicato una grande riforma che passi attraverso la crescita degli enti locali. Per l'on. Diana bisogna ripensare ad un nuovo ruolo degli enti locali, definire nuove strategie, riflettere sul voto disgiunto e sul ruolo dei presidenti delle province e dei sindaci.
Il consigliere di Alleanza Nazionale ha auspicato anche l'istituzione di un'authority degli enti locali.
Per l'on. Pinna (Progetto Sardegna) questa prima riunione rappresenta un'importante occasione di consultazione con gli enti locali. Il presidente della prima commissione ha sottolineato il grande lavoro del Consiglio regionale che, in questa legislatura, ha approvato importanti leggi in materia dando segni concreti e positivi al mondo delle autonomie locali. L'esponente di Progetto Sardegna ha concordato sulla necessità di incontri tematici tra Consiglio regionale e Consiglio delle Autonomie locali.
È, quindi, intervenuta Pina Cherchi (Sindaco di Soddì) che ha lamentato il fatto che gli enti locali non siano stati coinvolti in passato. Sottolineando l'esigenza di un confronto fra amministrazioni locali e Consiglio regionale, Cherchi ha ricordato come a volte la legislazione regionale è fatta senza tenere conto della effettiva situazione degli enti locali. "Noi vogliamo essere al vostro fianco per contribuire a migliorare le leggi".
Per l'on. Andrea Biancareddu (UDC) occorre sottolineare che il Consiglio delle Autonomie non è una invenzione della Regione sarda. Allo stesso modo, i riferimenti legislativi forniti dal presidente Spissu, in realtà spesso riguardano atti che sono ancora al vaglio delle Commissioni. Cogliendo l'occasione della presenza dei presidenti delle Province, ha affermato che non esistono differenze fra le stesse ma è giunto, ormai, il momento di farle funzionare con opportune risorse.
Per l'on. Francesco Sanna (La Margherita) la seduta di oggi è significativa della rilevanza che hanno, per questo Consiglio, le riforme istituzionali. L'esponente della Margherita ha affermato di essere d'accordo sulla necessità di mettere a punto una legge quadro sulle autonomie locali in Sardegna. Per Sanna è necessario il riordino e la non proliferazione degli enti e bisogna respingere l'idea di una "Autonomia immatura"approvando rapidamente delle leggi che servano alle autonomie locali per governare.
Per l'on. La Spisa (F.I.) l'autonomia è un valore politico. Per noi - ha detto La Spisa - l'autonomia coincide con l'esigenza che il nostro popolo ha di dare risposte al nostro bisogno di crescere e di risvegliarci dal torpore. La Sardegna, per il capogruppo azzurro, ha ancora bisogno di una rinascita fondata su un nuovo orgoglio e sulla propria capacità. L'Autonomia, secondo La Spisa, è libertà dai poteri forti dell'economia, è rispetto della capacità di decisione. Purtroppo, ha aggiunto, oggi al vecchio centralismo statale si è sostituito il dirigismo regionale alimentato dai leader di partito che cinicamente hanno consegnato la Regione alla demagogia. Per La Spisa i protagonisti degli enti locali devono ottenere dal Consiglio il rispetto delle leggi, le strutture, le risorse, ma soprattutto spazi decisionali per essere protagonisti delle scelte. Non si può, infatti, barattare poche risorse in cambio della possibilità di decidere sul proprio territorio.
L'on. Barracciu (DS) ha sottolineato l'importanza della riunione di oggi e delle leggi approvate dal Consiglio regionale in materia di autonomie locali. Il cammino è ancora lungo - ha detto la consigliera diessina - ma la seduta di oggi deve contribuire al decollo definitivo della legge e a porre in essere una seria riflessione sulla riforma del titolo V della Costituzione. L'on. Barracciu si è soffermata a lungo sulla necessità di una sempre maggiore concertazione. Solo con una programmazione partecipata e democratica si può dare una svolta alla Sardegna. Per Francesca Barracciu è necessario rafforzare il ruolo degli enti locali e il rapporto tra la regione e gli enti locali. L'on. Barracciu ha espresso solidarietà ai sindaci del nuorese e del Sulcis Iglesiente che combattono una battaglia per salvaguardare il comparto industriale del loro territorio.
Su due punti, emersi dal dibattito, la replica del presidente della Regione Soru: le accuse di neocentralismo regionale e la necessità di derogare dai programmi per far fronte alle emergenze. Sul primo tema ("preferisco parlare di autonomia che di neocentralismo"), Soru ha detto che è necessaria una legge organica. Primo passo già fatto; riguarda la riforma delle comunità montane e dell'Unione di Comuni; ma il problema è più vasto e complesso "e il Consiglio se ne deve fare carico". Intanto, in bilancio, la Regione, in controtendenza con lo Stato che taglia le risorse ai Comuni (chi dice del 7%, chi oltre), ha cercato di non far mancare i finanziamenti. Uno sforzo importante, segnale di una tendenza confermate dalla continua attribuzione di competenze (il disegno di legge 85 sulla devolution si è arricchito via via, ogni qual volta la Giunta ha affrontato argomenti e materie che potevano essere trasferiti agli enti locali). E mentre lo Stato toglie alcune competenze alla Regione (in materia ambientale, di autorità portuali e parchi marini) e non cede beni demaniali inutilizzati (un esempio per tutti, i beni della Difesa a La Maddalena), la Regione trasferisce "ben volentieri" i propri beni ai Comuni, con i quali esiste un rapporto di "equo ordinamento" e di rispetto ("quanto visito un Comune, anche per una semplice sagra paesana, mi sento di andare in casa d'altri; entro in punta di piedi e mi informo sulla situazione della comunità").
Quanto al programma, "mi sento molto responsabile", perché il programma ha contraddistinto la coalizione e gli impegni legati alla presidenza. Le riforme - ha aggiunto Soru - vanno portate avanti, consapevoli che disagi e povertà non derivano dalla riforme fatte, ma da quelle non fatte. Alle emergenze - che esistono e spesso sono drammatiche - la Giunta sta cercando di rispondere; ma non a scapito del programma, poiché - ha concluso - esiste una differenza fra i programmi di sviluppo e quelli di solidarietà.
A chiusura dei lavori, il presidente Spissu ha auspicato nuove occasioni di confronto, su temi più puntuali, per realizzare nello spirito istitutivo l'attività del Consiglio delle autonomie.
Il Consiglio regionale
sarà riconvocato a domicilio