CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURA


Nota stampa
della seduta n. 155 pomeridiana del 21 dicembre 2005


Il Consiglio regionale ha proseguito i lavori sotto la presidenza dell'on. Paolo Fadda e dell'on. Giacomo Spissu.

 

In apertura di seduta il presidente ha annunciato la presentazione di: 


Esame Disegno di legge n. 198

Esercizio provvisorio

 

Il Consiglio regionale ha ripreso l'esame del DL 19, con il quale la Giunta ha proposto l'esercizio provvisorio per due mesi. L'Aula ha rapidamente approvato gli articoli del provvedimento (complessivamente 3, l'articolo 1 era stato approvato in mattinata) ed il disegno di legge nel suo complesso. La votazione finale ha avuto questo risultato: presenti 64, favorevoli 40, contrari 5, astenuti 19.

Il Consiglio ha, inoltre, rapidamente approvato l'esercizio provvisorio, anche in questo caso per due mesi, del bilancio interno dell'Assemblea regionale.

Mozione n. 62  (Sanciu  e più)

sui ritardi nella predisposizione

del Piano paesaggistico regionale. 

Con la mozione n. 62 (primo firmatario l'on. Sanciu, FI) si riparla in Consiglio del Piano paesaggistico regionale, per la predisposizione del quale la legge regionale 8 del 25 novembre 2004 (la legge salvacoste) dava alla Giunta un anno di tempo. Nel frattempo le linee guida del Piano sono state rese note e non riguardano solo le zone costiere in senso stretto.

"Una data nefasta", l'ha definita Sanciu, quella della divulgazione del piano. Esso fa della Sardegna "una gabbia" nella quale "i sardi sono costretti, come animali allo zoo". Il Piano paesaggistico è all'insegna del "vietato costruire"; e se un futuro legato al mattone e al cemento non è nelle previsioni di alcuno, una legge "soprattutto di divieti" non potrà che avere conseguenze pesanti. I vincoli previsti non solo mettono il bavaglio  - ha aggiunto Sanciu - alle amministrazioni locali, ma vietano "anche le scelte personali". Fatto, questo, che dimostra come si pretenda autonomia dallo Stato, ma non se riconosca agli enti locali. Convinti del fatto - ha precisato - che l'ambiente è risorsa che "vogliamo lasciare in eredità", impostare la tutela del territorio sull'esclusione dell'uomo, impedendo all'uomo di vivere nell'ambiente, appare contro qualunque diritto civile e sociale; ma anche di scarsa utilità, visto che la presenza dell'uomo è garanzia di prevenzione, oltre all'aspetto meramente culturale di una storia millenaria delle attività rurali, che legano l'uomo alla terra. L'intenzione - che si evince dal piano - di bloccare l'edilizia nell'agro, imponendo vincoli esagerati, danneggia una miriade di piccoli proprietari, quell'80 per cento proprietario di case "che tengono vivo il legame con la terra e salvano le produzioni agrarie". Tutto ciò, fra l'altro, è incentivato dall'Unione europea. Infine, con le indicazioni del Piano, "la Giunta legittima una situazione paradossale" pretendendo di governare "su norme che ancora non esistono". Il Piano, in sostanza, non salvaguarda né coste né zone interne.

Le scelte pensate per le zone rurali premiano solo i proprietari di grandi estensioni terriere e penalizzano chi ha piccole proprietà, cioè la stragrande maggioranza dei sardi. Secondo l'on. Nicola Rassu (FI) "non sta scritto da nessuna parte" che nell'agro possa edificare solo chi fa agricoltura e dietro presentazione di un piano aziendale. Si equivoca, infatti, una norma prevista e richiesta per ottenere finanziamenti. Il limite dei cinque ettari di "coltura intensiva", previsti per ottenere la licenza, sono un limite invalicabile per quasi tutti; estensioni accorpate del genere sono in mano a poche persone. Si nega il diritto di sognare - ha detto Rassu - a tutti coloro che, con i risparmi di una vita, emigrati in prima fila, hanno acquistato un pezzo di terra dove costruire la casa e godersi la pensione. Se questo è "il metodo cinese per accorpare la proprietà agraria", la strada scelta è sbagliata perché ottiene l'effetto contrario: i piccoli saranno costretti a vendere a prezzi stracciati. Frenare l'urbanizzazione selvaggia attorno alle città è cosa saggia - ha concluso Rassu - ma, in questo caso, esistono strumenti urbanistici precisi di programmazione. Le regole generiche non giovano alla causa.

Siamo solo alla prima fase; ora sarà la Commissione consiliare ad approfondire l'argomento e lo farà sicuramente tutelando l'interesse generale. La Quarta commissione sta acquisendo gli atti necessari, cartografia compresa, a valutare la proposta della Giunta e darà un giudizio in piena autonomia. Lo ha detto l'on. Luciano Uras (Prc), ricordando che non sono solo le grandi imprese turistiche a creare ricchezza alla Sardegna, ma, soprattutto, le piccole attività economiche, quelle messe in piedi dai sardi e non solo "da chi viene da fuori". Perciò, a questa vicenda devono partecipare tutti i sardi, anche chi potrebbe apparire meno coinvolto. La Commissione - ha precisato Uras - sentirà i soggetti sociali, le associazioni di categoria, le autonomie locali. Poi si discuterà dando pubblicità agli atti, perché uno dei possibili rischi della vicenda, è la disinformazione "che disorienta".

Per l'on. Carlo Sanjust (FI), che ha chiesto all'assessore, "una riflessione", il pericolo è che si tolga a chi "in anni di sacrificio ha costruito qualcosa" per dare "chissà a chi". Lo ha detto, in particolare, riferendosi all'articolo del Piano che dispone "la revoca delle concessioni demaniali in essere, da riassegnare su basi di pianificazione paesaggistica e direttive regionali". Sarebbe non riconoscere il contributo dato al turismo non solo "dalle gradi catene alberghiere e dalle compagnie low cost", ma dalle piccole cooperative che garantiscono la sorveglianza delle spiagge, dei territori limitrofi, con servizi di salvamento a mare. Tutto ciò - ha affermato - richiede una riflessione, prima di tutto da parte dell'assessore.

La mozione presentata dalla minoranza sui ritardi nella predisposizione del piano paesaggistico? Assolutamente condivisibile, anche da parte dei consiglieri della maggioranza. Non ha dubbi, l'on. Antonello Liori (AN,) sulla fondatezza del documento. Il piano paesistico regionale "è di là da venire" e senza un piano ben preciso si rischiano scelte sbagliate, perché non si conoscono le destinazioni reali, le possibilità di intervento, in sostanza le politiche di sviluppo che questo esecutivo intende promuovere. Altri aspetti "controversi", ha aggiunto Antonello Liori, sono, invece, condivisibili. Ad esempio, in alcuni casi l'estensione del vincolo totale dai due ai quattro chilometri dal mare, come anticipato da alcuni organi di stampa o secondo alcune indiscrezioni, sono giusti e giustificati, perché alcune zone costiere, ma non solo, devono essere protette, tutelate, salvaguardate per il loro inestimabile valore. Assolutamente incomprensibili, al contrario, certe scelte che impongono superfici minime, come i dieci, o anche i cinque, ettari necessari per costruire in campagna. Una superficie minima che contrasta con le tradizioni, la cultura di molte zone isolane, basti pensare al sulcis o alla Gallura dove lo stazzo è qualcosa di radicato, di tradizionale, che ha permesso la salvaguardia di particolari siti, di boschi e di paesaggi ancora "vivibili". Più che vincoli e blocchi, ha aggiunto l'esponente di AN, servono regole e direttive urbanistiche, che indichino come si può e si deve costruire. Ricordando l'esperienza della Costa Smeralda, Antonello Liori ha indicato un esempio "da seguire", perché si sono realizzati insediamenti turistici, residenziali, rispettando la natura, inserendo le costruzioni nell'ambiente naturale, senza "ledere la vista di chi guarda". La regione, quindi, potrebbe indicare tipologie, altezze, materiali da utilizzare, recuperando le pietre, gli altri materiali poveri che erano caratteristici delle costruzioni di molte zone isolane. Quindi, nessuna concessione alla anarchia costruttiva, ma regole certe che evitino l'abbandono delle campagne, "perché se uno non si può neanche costruire una casa in cui vivere, o passare i fine settimana, necessariamente quelle campagne saranno abbandonate", e si darà vigore al fenomeno dell'inurbamento, che ha già provocato "diversi guai", perché ha imposto ai comuni nuovi servizi, con costi che, troppo spesso, gli enti locali non possono sopportare. In Sardegna, regione scarsamente popolata, si devono assolutamente evitare massimalismi, fondamentalismi. Certamente, non si può prendere ad esempio il "modello Toscana", dove sono state vietate le costruzioni nelle campagne per "conservare quel particolare paesaggio". Da noi, ha concluso Antonello Liori, i legami con i paesi d'origine sono ancora fortissimi, sono numerosi gli esempi di persone che vengono a lavorare nelle grandi città ma continuano ad abitare nei piccoli comuni dove sono nati; cosi come sono numerosissimi i casi di persone che, terminata la settimana di lavoro, tornano nei loro paesi dove hanno costruito o vogliono costruirsi una casa, magari in campagna, utilizzando i loro risparmi o la liquidazione. Con i vincoli previsti dalla proposta delle giunta, le loro attese sarebbero vanificate, con danni sociali e materiali molto gravi.

Se la mozione della minoranza aveva l'intento di richiamare la Giunta al rispetto dei tempi previsti dalla legge di tutela e di salvaguardia ambientale (la salvacoste), "come minimo appare fuori luogo, perché il piano paesaggistico è stato presentato dall'Esecutivo regionale". Respinge deciso le ragioni delle opposizioni, il presidente della Quarta Commissione, Urbanistica, l'on. Giuseppe Pirisi (DS), il quale ricorda che "ora, sta per partire" la delicata fase del confronto, della concertazione, che porterà alla elaborazione definitiva del piano paesaggistico regionale. Se proprio si vuole essere pignoli, ha aggiunto Giuseppe Pirisi, la Giunta ha presentato questo suo importante ed interessante piano con una quindicina di giorni di ritardo; nessuna critica aprioristica, quindi, anche "perché questa è una proposta aperta, che sarà esaminata, approfondita, in 22 conferenze di servizio", alle quali parteciperanno i sindaci, gli amministratori pubblici, tutti coloro che hanno interesse a far conoscere le loro opinioni su un argomento delicato ed importante come è, appunto, il piano di intervento paesaggistico. Anche il Consiglio farà sentire la sua voce, ha aggiunto Giuseppe Pirisi, ed i consiglieri, nelle sedi opportune, potranno dare il "loro sempre prezioso contributo". Se poi si vuole fare un'attenta analisi di ciò che è accaduto nel recente passato, ha aggiunto il presidente della commissione Urbanistica, la minoranza di oggi, quando era maggioranza, nella scorsa legislatura, avrebbe potuto "reiterare" i piani paesaggistici allora in vigore, "cassati per carenza di tutela" ambientale ed avrebbe potuto dare pratica attuazione alle norme contenute nel "codice Urbani", che era pur sempre un ministro del governo di centro-destra. La verità, ha aggiunto Giuseppe Pirisi, è che questa maggioranza non accetta la norma "Las Vegas", con la quale il Governo centrale prevede la possibilità di edificare anche nelle zone demaniali. Questa Giunta, questa maggioranza, vogliono tutelare l'ambiente, abbandonare un inutile approccio di tipo ideologico, che porta a "cristallizzare le situazioni, evitando ogni genere di confronto" e co-gestire la risorsa ambiente. La Commissione, la sede istituzionalmente deputata all'istruttoria dei provvedimenti legislativi, ha detto anche Giuseppe Pirisi, chiamerà l'assessore all'Urbanistica, avvierà un approfondito confronto, esaminerà i documenti, la cartografia, i dati raccolti ed elaborati in un anno di attento e proficuo lavoro, approfondirà aspetti del piano che, per alcuni versi, possono apparire eccessivi. Diremo la nostra, ha aggiunto Pirisi, e se alcune proposte non ci convinceranno, la superficie minima per le costruzioni in campagna o i materiali usati per le strade comunali o interpoderali, esamineremo con maggiore cura questi temi e troveremmo le necessarie intese, anche modificando le proposte originarie. "Vogliamo puntare sullo sviluppo sostenibile", ha concluso Pirisi, riscoprendo le tradizioni, valorizzando quei "saperi locali", quegli artigiani che sono "cresciuti" e che possono contribuire alla crescita generale della società sarda. "Aprire un dibattito solamente su alcuni resoconti giornalistici, su indiscrezioni, non è opportuno e costruttivo: collega Sanciu, un discorso sul merito, nell'interesse generale della società sarda, si può e si deve avviare nelle sedi istituzionali, ritiri la sua mozione"

A conclusione del dibattito generale sulla mozione, l'assessore all'Urbanistica Gian Valerio Sanna, intervenendo a nome dell'Esecutivo regionale, ha dichiarato la propri "soddisfazione" per il lavoro svolto e perché "è stato rispettato un difficile impegno di legge", quello appunto di presentare un piano paesaggistico entro un anno, in fondo, "abbiamo sbagliato di molto poco, solo di qualche giorno". La mozione, invece, non è proprio "convincente". In democrazia, ha aggiunto GianValerio Sanna "ad ogni critica, è collegata una proposta alternativa. In questo caso non vedo proposte". Gli oratori hanno sottolineato che noi vogliamo il cambiamento? Se non avessimo previsto un cambiamento avremmo dovuto confermare lo status quo, una situazione che non ci convince, "per questo dobbiamo, necessariamente, cambiare". D'altro canto, ha aggiunto il responsabile della politica Urbanistica della Giunta, le norme nazionali e comunitarie in materia "ci impongono scelte diverse", perché anche a livello europeo è cambiato il modo di affrontare il problema. La tutela del paesaggio è "prioritaria" rispetto alle regole urbanistiche, ecco perché abbiamo puntato sulla co-pianificazione, anche in attuazione delle norme introdotte con la modifica del Titolo V della Costituzione, coinvolgendo nelle scelte urbanistiche gli enti locali, gli altri soggetti che ne hanno titolo. Co-programmare, infatti, vuol dire partecipare alle scelte, ma anche assumersi la responsabilità delle decisioni. Il confronto, l'approfondimento dei diversi temi, saranno la strada che seguiremo, ha aggiunto GianValerio Sanna, senza dividere la società "in pezzi", ma affondando l'insieme delle esigenze con nuove regole che garantiscano "la coesione sociale", che permettano di fare le nuove scelte in relazione a ciò che si vuole ottenere, a "ciò che si è prodotto". Abbiamo, in buona sostanza, superato l'esperienza dei vincoli rigidi previsti dalla legge 45, le vecchie norme urbanistiche, che hanno fatto il loro tempo e favorito la "disgregazione" delle città, il loro depotenziamento. Vogliamo giungere al recupero della solidarietà, dei rapporti di vicinato; vogliamo far emergere quei valori condivisi che erano una caratteristica del nostro vivere in comune, ha aggiunto GianValerio Sanna. Non vogliamo, però, liberalizzare le "campagne", anche perché le città sono state gravate di troppi compiti, ai quali spesso non possono assolvere, e vogliamo impedire che i comuni debbano affrontare nuovi costi e nuovi sacrifici, per fornire servizi e dotare di infrastrutture case sorte qua e la senza un organico e razionale piano di sviluppo. In questi ultimi tempi, infatti, nelle "campagne delle periferie urbane" sono sorti, o sarebbero dovuti sorgere, nuovi insediamenti abitativi "in quantità industriali", rendendo ancora più gravi le situazioni finanziarie di molti comuni. Con il nostro piano, questo rischio sarà evitato, così come si daranno risposte democratiche, trasparenti, alle richieste dei cittadini. Il nostro provvedimento non è "penalizzante", ha aggiunto Sanna, vuole solamente mettere ordine in un settore che ha visto molti comuni lavorare bene, mentre altri "hanno fatto ciò che hanno voluto". E' necessario, a questo punto, stabilire nuove norme, certe, chiare, capaci di mettere realmente ordine. Un impegno, questo, difficile, ma ci siamo preparati con cura e scrupolo, ha aggiunto GianValerio Sanna, raccogliendo dati ed elaborando una cartografia che ci permette di conoscere, perfettamente, tutto il territorio sardo. Un impegno gravoso, ha detto con orgoglio l'ingegnere Sanna, che si è costato, tra l'altro, un decimo di quanto speso, una quindicina di anni fa, per una identica indagine. Replicando, infine, alla critica di aver "utilizzato" professionisti non sardi (del comitato scientifico e tecnico che ha materialmente elaborato il piano paesaggistico presentato dalla Giunta facevano parte professionisti di fama mondiale), GianValerio Sanna ha ricordato che "noi abbiamo accresciuto la nostra preparazione culturale confrontandoci con loro", ma questi grandi professionisti si sono anche resi conto che le nostre capacità sono notevoli "e che la Sardegna non è proprio indietro come molti temevano". Concludendo il suo intervento, l'assessore Sanna ha voluto ricordare che, quando il piano sarà completato, condiviso, approvato, "ci saranno regole chiare, non ci sarà più alcuna discrezionalità, ma la assoluta certezza del diritto".

In sede di replica, l'on. Fedele Sanciu (FI) ha detto che è stata stravolta una questione che è conosciuta da tutti, ed ha replicato all'assessore con fermezza precisando l'esatta situazione di certi episodi sollevati nel dibattito. Criticando, poi, il contenuto complesso dell'intervento del presidente della Commissione, ha ricordato che le decisioni ultime verranno alla fine assunte da un uomo solo al comando: l'on. Soru. Il fatto è che i sardi non parteciperanno così alla pianificazione del proprio territorio perché le cose sono state già decise. Parlando di prevaricazione sulle popolazioni locali, l'on. Sanciu ha sottolineato che questa mozione un risultato lo ha già raggiunto: fare capire ai sardi quanto si sta facendo, accendere cioè i riflettori sul problema. Sanciu ha, infine, dichiarato il ritiro della mozione.

Il presidente Spissu ha, pertanto, annunciato la conclusione dei lavori dell'Aula, rinviando ad altra data alcune mozioni.


Il Consiglio regionale
sarà riconvocato a domicilio.