CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURA


Nota stampa
della seduta n. 138 antimeridiana del 18 novembre 2005


Il Consiglio regionale si è riunito sotto la presidenza dell'on. Paolo Fadda, dell'on. Giacomo Spissu e dell'on. Claudia Lombardo.

Discussione
di interpellanze e mozioni

L'Assemblea regionale ha proseguito i suoi lavori esaminando numerose interpellanze e mozioni presentate sulla difficile situazione del comparto agricolo.

Interpellanza n. 36 Cucca, Biancu, Addis,
Cocco, G. Cuccu, P. Fadda, Giagu, Manca,
Sabatini, F. Sanna, S. Sanna, Secci
sulla nuova emergenza determinata
da una recrudescenza della diffusione della peste suina

La difficile situazione del comparto suinicolo, alle prese con una eccezionale recrudescenza della peste suina, quest'anno almeno 150 focolai con oltre 12 mila capi abbattuti, è stata ricordata dall'on. Giuseppe Cuccu (La Margherita), che ha illustrato la interpellanza presentata dal suo gruppo su questa delicatissima situazione, che rischia di riportare il comparto ad una situazione di crisi simile a quella di 10 anni fa.

Una situazione difficilissima, aggravata, ha aggiunto Giuseppe Cuccu, dalla mancata erogazione dei premi, dei contributi previsti dalle leggi, nazionali e regionali, in materia di sostegno e di ristoro dei danni subiti dai produttori agricoli.

I capi infetti o "entrati" in contatto con animali malati, ha ricordato Giuseppe Cuccu, devono essere immediatamente abbattuti ed agli allevatori deve essere erogato un premio entro sessanta giorni dall'abbattimento. Invece, i tempi sono sempre più lunghi; inoltre, si blocca tutta la movimentazione degli animali. Anche gli allevatori "indenni", quindi, non possono vendere i loro capi, con nuovi costi aggiuntivi, quando raggiungono il peso ed il prezzo ottimali. L'oratore ha anche ricordato che i trasferimenti dallo Stato alla Regione, per questi interventi finanziari, sono eccessivamente lunghi e farraginosi e che nuove norme restrittive saranno decise, proprio in questi giorni, quando arriverà nell'Isola una commissione della Comunità che deciderà, quasi sicuramente, nuove limitazioni all'esportazione dei prodotti suinicoli isolani. 

Una situazione che impone, ha concluso Giuseppe Cuccu, iniziative immediate ed anche interventi finanziari adeguati da parte della Regione, anticipando anche le somme che poi saranno "trasferite" dalle autorità centrali.
 

Interpellanza n. 37 Atzeri, Scarpa
sui nuovi focolai di peste suina africana
Interpellanza n. 49 Atzeri, Scarpa
per il mancato indennizzo per i danni derivanti
dalla vaccinazione contro la febbre catarrale dei ruminanti

Due preoccupanti situazioni di crisi denunciate oltre un anno fa, ha ricordato l'on. Giuseppe Atzeri (Misto-Psd'az), ed ancora senza risposta. L'oratore, infatti, ha lamentato che l'assessore della Sanità "non abbia mai avuto il tempo e la necessaria sensibilità" per dare risposte concrete alle impellenti richieste degli allevatori impegnati nei due delicati ed importanti comparti. Una "scarsa attenzione"  manifestata anche in questa occasione, ha detto Giuseppe Atzeri, visto "che l'assessore competente non è neppure presente in Aula. Probabilmente arriverà". L'oratore, quindi, ha ricordato come in questi due ultimi anni la peste suina abbia portato all'abbattimento di quasi 40 mila capi, la maggior parte dei quali nella provincia di Nuoro, dove si sono registrati alcune centinaia di focolai. Per questo problema il consigliere sardista ha chiesto perché almeno i contributi previsti per questi abbattimenti non siano stati tempestivamente erogati.

Per quanto riguarda il mancato indennizzo dei danni derivati alle pecore in seguito alla vaccinazione contro la blue tongue, fatto con vaccini che hanno causato notevoli danni agli animali (zoppina, mastiti, aborti e consistente diminuzione delle produzioni di latte), Giuseppe Atzeri ha ricordato che proprio in quest'Aula questo pericolo era stato denunciato, molto spesso, da un altro consigliere sardista, senza alcun risultato. Sarebbe il caso, ha aggiunto Giuseppe Atzeri, di intervenire tempestivamente per ristorare quei danni e per evitarne nuovi, tra l'altro il rischio che quella malattia diventi endemica, coinvolgendo in questa iniziativa gli studiosi sardi, anche per "allontanare quel Solone di Teramo che, imponendo il vaccino prodotto in Sud Africa, ha provocato tanti danni al patrimonio ovino sardo".
 

Mozione n. 46 Sanciu, La Spisa, Diana, Oppi,
Vargiu, Ladu, Pili, Pisano, Sanjust, Rassu, Contu,
Licandro, lombardo, Milia, Petrini, Murgioni, Cappai,
F.I. Cuccu, Artizzu, Capelli, Moro, M. Sanna; Gallus,
Dedoni, Randazzo, Amadu, Cassano sulla grave
situazione del comparto agro-pastorale

La vertenza latte non è che la punta della crisi complessiva del settore agricolo, ha detto l'on. Fedele Sanciu (FI), illustrando la mozione presentata dal centrodestra con la quale si sollecitano interventi urgenti, una "strategia globale"per il rilancio dell'agricoltura sarda. Ma questa Giunta, questa maggioranza, ha aggiunto Fedele Sanciu, sono incapaci di affrontare la realtà. Al massimo possono promettere interventi per l'emergenza, senza poi però far seguire a queste promesse  dei fatti concreti. Questa Giunta, ha aggiunto Sanciu, è insensibile al grido di dolore che giunge dalle campagne; non sente quanto detto, anche ieri, da un allevatore in una trasmissione televisiva, che ha confessato la sua  drammatica "mancanza di speranza", una situazione comune a tutti gli operatori agricoli della Sardegna. Una situazione drammatica dalla quale si deve uscire, con iniziative, con interventi complessivi, "assistendo" gli operatori del settore, come avviene in tutte le parti del mondo, ha detto anche Fedele Sanciu, perché una Europa senza agricoltura è impensabile, così come non è ipotizzabile un settore produttivo isolano nel quale non sia presente il settore primario, da sempre tradizionale pilastro dell'economia sarda.

Il piano agricolo regionale, quindi, è una necessità impellente. Il presidente Soru, nel corso della sua campagna elettorale, nel programma presentato agli elettori ed anche a questo Consiglio, aveva riservato grande attenzione al problema agricolo. Sono necessarie proposte politiche adeguate, quindi, così come si devono elaborare, e proporre, programmi in grado di "liberare" gli allevatori dai lacci degli industriali, di potenziare il ruolo delle cooperative, permettendo agli operatori agricoli di diventare presenza importante ed attiva del mondo economico isolano, "per ridare speranza ad un settore che è ormai alla disperazione".
 

Mozione n. 40 Uras, Balia, Licheri, Davoli,
G. Fadda, Lanzi, Pisu, Masia, Caligaris sullo
Stato economico-finanziario delle aziende
Agricole sarde che sono ancora in attesa dell'avvio
e conclusione delle procedure di pagamento
degli indennizzi relativi ai danni subiti dalle colture
per virosi, degli allevamenti a causa delle epidemie
di lingua blu (con riferimento anche alle vaccinazioni)
e della peste suina e per eventi calamitosi

L'importanza del problema agricolo è stata confermata anche dall'on. Luciano Uras (PRC), il quale ha lamentato, però, che sui temi essenziali dello sviluppo della nostra regione si "veleggia" a lungo senza arrivare mai a risultati concreti. Eppure questi argomenti sono stati proposti, in quest'Aula, con interpellanze, interrogazioni, mozioni, documenti, ai quali troppo spesso non viene data alcuna risposta.

"Non sappiamo cosa dire ai nostri elettori, ai sardi", ha aggiunto Luciano Uras e questo capita per tutti i settori economici, non solamente per quello agricolo. Abbiamo chiesto interventi urgenti, tempestivi, immediati in diverse occasioni, ha ricordato l'oratore, ma senza avere risposte. A proposito dell'indebitamento delle aziende agricole abbiamo avuto promesse, sentito impegni solenni, ma le banche continuano a mandare ingiunzioni, agli agricoltori si chiedono sempre nuove somme che non sono in grado di pagare, le aziende finiscono all'asta; una situazione sempre più grave, che impone scelte e decisioni che non si possono più rinviare.

Occorre maggiore chiarezza, maggiore efficienza e tempestività, ha detto anche Luciano Uras, un maggior coordinamento tra le diverse "amministrazioni regionali" che operano nel settore (contributi e finanziamenti sono, spesso, di competenza dell'Agricoltura, della Sanità, degli Enti locali). Si deve, quindi, predisporre un grande programma di intervento, che ridia slancio e vigore al comparto, si deve ricontrattare con lo Stato e con la Comunità europea il ruolo del settore, che non può essere abbandonato a logiche di mercato o esclusivamente economicistiche.

Siamo di fronte ad una rivoluzione globale, ha concluso Luciano Uras, con il rischio che le produzioni si spostino nei paesi in via di sviluppo, con un progressivo, inarrestabile "indebitamento alimentare" globale, che porterebbe ad una crisi dagli effetti disastrosi, ad un "enorme sfruttamento dell'umanità", a vantaggio delle multinazionali che operano nel settore e che sono in grado di condizionare le scelte politiche mondiali. Un rischio che non possiamo correre ed al quale dobbiamo opporci con tutte le nostre forze.
 

Interpellanza LADU - MURGIONI - ONIDA sul prezzo del latte
Mozione LADU - MURGIONI - ONIDA sul prezzo del latte

L'on. Silvestro Ladu (Fortza Paris) ha illustrato la mozione n. 27 e l'interpellanza n. 29  (sul prezzo del latte ovino).

"Abbiamo presentato questi provvedimenti - ha detto il capogruppo di Fortza Paris - perché siamo preoccupati per la situazione drammatica del comparto. La Giunta non sembra in grado di  trovare soluzioni e di mettere in atto quelle strategie per rilanciare il comparto".

Silvestro Ladu ha fatto l'analisi della situazione: "a fronte di spese in continua crescita c'è una forte riduzione del prezzo del latte. A questo si aggiunge il ritardo nelle trattative". Per Ladu i 51 centesimi al litro non pagano neanche le spese di produzione . Sono necessari, dunque, provvedimenti immediati per evitare che prosegua il fenomeno dell'abbandono delle campagne (nel settore operano 18.000 aziende e ci sono 3.300.000 capi ovi - caprini),  l'indebitamento delle aziende, lo "strozzinaggio" da parte delle banche. L'abbandono del mondo agro pastorale rischia, infatti, di trascinare nel baratro altre parti importanti dell'economia sarda. Il capogruppo di Fortza Paris ha chiesto alla Giunta quali impegni intenda assumere per salvare il settore dal tracollo e che fine ha fatto l'accordo raggiunto nell'aprile del 2005 secondo il quale il prezzo del latte veniva fissato in 65 centesimi (una parte era a carico della Regione che, però, non ha mai rispettato gli accordi). Ladu vuole sapere anche cosa sta facendo la Giunta per diversificare il prodotto, se si sta sollecitando la comunità europea per aumentare i tempi di stoccaggio del pecorino romano, quale politica si sta portando avanti sul credito. Per l'esponente di Fortza Paris l'agricoltura va sostenuta con ogni mezzo. Ma è necessario capire, prima di tutto, quali sono le strategie che la Giunta vuole mettere in campo.

E' poi intervenuta l'assessore alla Sanità Nerina Dirindin.  L'esponente della Giunta ha detto che per i rimborsi per la peste suina, il ministero ha accreditato, per il 2004, 2.000.000 di euro (ne sono stati chiesti 4.000.000) che serviranno a pagare 180 aziende sarde. Per le altre aziende che hanno fatto richiesta di indennizzo (per circa 2.500.000 di euro) sono ancora in corso le visite ispettive.  Per il 2005 le richieste delle aziende ammontano a 1.800.000 euro. Per combattere la peste suina la Giunta, per il 2005, ha predisposto un piano che è stato approvato da Bruxelles ed è quasi pronto un nuovo piano per il 2006 che sarà presentato a Bruxelles entro la fine del mese di Dicembre. Per combattere questo fenomeno l'assessore ha assicurato che c'è la massima sorveglianza e che si stanno attuando tutte le misure necessarie per una migliore prevenzione e si stanno definendo  delle iniziative sperimentali, concordate con i comuni, come la trasformazione del "pascolo brado" in pascolo protetto". Per la Blue tongue, l'assessore ha ricordato che per tutto il 2004 i rimborsi per i danni derivanti dalle vaccinazioni sono stati anticipati dalle ASL in attesa dei fondi del ministero. Restano in sospeso 1.300.000 euro per danni ancora non riconosciuti come rimborsabili e per i quali l'assessorato sta sollecitando il Ministero ad effettuare le verifiche. Per i danni arrecati ai capi non vaccinati, nonostante i solleciti, il ministero ha risposto che non sono rimborsabili. Per questo - ha proseguito l'assessore - abbiamo istituito un gruppo tecnico di lavoro per verificare la possibilità di intervenire per dare delle risposte.

Dopo la replica dell'assessore sono intervenuti gli onorevoli Franco Ignazio Cuccu (Udc), che ha auspicato  che l'attenzione sui problemi del comparto si mantenga sempre altissima e che è importante intervenire sulle strutture e  Giuseppe Atzeri (misto -Psd'az) che si è dichiarato totalmente insoddisfatto  perché manca una politica regionale attiva e c'è solo una politica di "retroguardia" . "Stupisce - ha detto Atzeri - che l'assessore aspetti passiva i "capricci" dei funzionari ministeriali".

Il primo ad intervenire nel dibattito generale sulle mozioni  è stato l'on. Pierpaolo Vargiu (I Riformatori), che ha raccontato che al termine della conferenza dei capigruppo di ieri sera il presidente Soru ha detto che è scontento del Consiglio perché lavora poco, sono state approvate poche leggi, ci sono troppe interrogazioni mozioni e interpellanze. Per Vargiu le parole del presidente della Regione rispondono a verità. "E' vero questa Giunta e questa maggioranza fino ad ora hanno fatto poco. Il presidente della Regione se la deve prendere con i 50 consiglieri della maggioranza che lo sostiene". Anche l'on. Vargiu sostiene che in agricoltura si nota una assenza totale di strategia per risolvere la situazione una volta per tutte. Se la strategia non viene individuata vuol dire che la Giunta non funziona.

Per l'on. Alberto Sanna (Ds) questa maggioranza sta affrontando seriamente i problemi dell'agricoltura sarda. Certo, in 15 mesi non si possono risolvere i problemi del settore che stagnano ormai da decenni. Dall'indagine fatta dalla commissione Agricoltura - ha detto il presidente Sanna -  risulta che il comparto ovicaprino è quello più debole ed è sempre più evidente che è necessaria una sola legge che riordini enti, servizi e funzioni del settore.  Sanna ha ricordato che la Giunta ha già approvato due disegni di legge e che il processo organico di  riforma è già in itinere.  Il settore  in Sardegna è anomalo, è cresciuto intorno al pecorino romano la cui commercializzazione è gestita dagli industriali sardi. Questa situazione crea un'egemonia e un monopolio che blocca il comparto. Infatti, la cooperazione non è in grado di avere uno sbocco autonomo e di aggregarsi per produrre un'unica strategia.  La Giunta regionale sta lavorando proprio in questa direzione: incentivare la cooperazione.

Malato terminale "con un piede nella fossa", il settore agro-pastorale ha bisogno di risposte immediate per fronteggiare l'emergenza e di una seria programmazione per il rilancio del comparto. Ma il punto di partenza non può che essere un'analisi socio-economica per individuare le cause che hanno portato l'agricoltura al capolinea. Per l'on. Nicola Rassu (FI) bisogna sapere - ad esempio - perché produrre un litro di latte in Toscana costa meno di 40 centesimi ed in Sardegna più di 50. In realtà è un segreto di Pulcinella; in Sardegna costa di più l'energia, il trasporto, i mangimi e i concimi, persino il danaro e non ci sono infrastrutture sufficienti. E' compito della politica rimuovere le cause di questo aggravio di costi e dare fiato ad aziende che, se fossero sottoposte alle regole societarie, porterebbero i libri contabili in tribunale. Indispensabile, dunque, sciogliere alcuni nodi, affrancare i produttori dalla sudditanza degli industriale, ridare fiducia agli allevatori, perché - ha concluso - se crolla questo settore, la cui rilevanza strategica nell'economia regionale è a tutti nota, per "effetto domino" le ripercussioni saranno a catena.

Anni di "disattenzione" e "manifesta incapacità delle istituzioni" incapaci di dare risposte concrete hanno fatto precipitare l'agricoltura che oggi paga un prezzo altissimo. Esempio lampante il prezzo del latte, determinato "dall'atteggiamento ottuso e intransigente degli industriali" e aggravato dall'insufficienza del ruolo delle cooperative. Per l'on. Maria Grazia Caligaris (Misto - Sdi - SU) alcuni prodotti significativi, come il pecorino rimano, non hanno sufficiente tutela, neppure a livello europeo, rispetto alla concorrenza sleale. Indebitamenti "letali" con le banche, "bollette pazze" per l'acqua a uso irriguo fanno il resto. Il mondo pastorale è allo sbando e si verificano autentici paradossi che, da soli, spiegano l'entità del malessere: ci sono allevatori che non riscuotono l'indennità compensativa per paura di doverla restituire gravata di penali e interessi. E' il segno della scarsa fiducia nelle istituzioni. E mentre il settore precipita, la gran parte dei consumi alimentari riguardano produzioni d'importazione. La mancanza di marketing e commercializzazione grida vendetta.

Per l'on. Fedele Sanciu (FI) la politica è la grande assente ("se c'è, batta un colpo"); focalizza l'attenzione sulle emergenze, ma, nel caso del prezzo del latte ovino, non riesce neppure a rispettare gli impegni presi, come l'integrazione di 0,14 euro a litro promessa dal presidente Soru. Contro gli industriali, che condizionano il mercato, avendo in mano la commercializzazione, "occorre una politica autorevole e decisa", che intervenga anche a tenere in piedi imprese soffocate dal dissesto finanziario. Da parte loro gli allevatori hanno fatto la loro parte impegnandosi nella qualità; ma, paradossalmente, l'agricoltura sarda produce di più e meglio e gli allevatori sono più poveri. Ad arricchirsi sono intermediari e mediatori.

Strumentali, secondo l'on. Elio Corda (Progetto Sardegna) i contenuti delle mozioni che tendono a spostare sull'attuale maggioranza la responsabilità della crisi del settore. Disagio economico e malessere sociale inseguono l'agricoltura da sempre e rimangono al cambio di governi e maggioranze. Evidentemente l'assenza di una politica agricola della legislatura passata pesa sul presente e non può essere superata a pie' pari. Ci sono mali endemici (la frammentazione delle aziende, gli alti costi di gestione) e punti di debolezza (la scarsa diversificazione dei prodotti rispetto al mercato. La monocoltura del pecorino romano rischia di essere soggetta ai mercati tradizionali, dove i periodi di crisi sono ricorrenti). Più in generale c'è da mettere in conto la crisi dei consumi (anche il parmigiano reggiano non è indenne a questo fenomeno). Il nostro pecorino, declassato a "formaggio da grattugia", non ha prospettive sicure. Ma anche la cerealicoltura è in crisi; la riduzione dei seminativi è la più alta d'Italia. Di qui la necessità di mettere in piedi un progetto che faccia sistema, dove produzione, trasformazione e commercializzazione siano parti di una stessa logica.

Assistere l'agricoltura è inevitabile; lo fanno gli USA, dove il peso del settore è marginale e dove dimensioni aziendali e meccanizzazione accompagnano un processo commerciale molto sviluppato. Figurarsi in Sardegna, dove l'agricoltura ha una forte compenetrazione col tessuto sociale. C'è bisogno - ha detto l'on. Attilio Dedoni (I Riformatori) - di una riforma seria, che affranchi i pastori "dai contratti d'usura delle caparre", punti sugli stoccaggi, non costringa i pastori ad accettare le clausole capestro degli industriali.

Anche per l'on. Giuseppe Cuccu (La Margherita) negli ultimi anni il comparto si è modernizzato, più di qualunque altro settore; ma questo modo imprenditoriale, che ha volontà e non lesina impegno, è assente sul mercato. A conseguenza diretta è il crollo dei prezzi alla produzione e l'aumento dei costi dei servizi. Conseguenza di questa situazione, l'andamento inverso alla norma: se per altri settori sono le materie prime a determinare il prodotto finito, per il latte avviene il contrario: è il prodotto finito (formaggio) a stabilire il prezzo della materia prima. Segno di debolezza del sistema e di rigidità degli industriali; necessità, allora, di un "patto di filiera" che tuteli i produttori. Opportuno - ha aggiunto - anche rompere il mercato bloccato dagli industriali locali chiamando ai tavoli tecnici anche quelli di oltre Tirreno.

Sull'assenza di una politica regionale efficace ha incentrato l'intervento l'on. Roberto Capelli (UDC): "avete sostituito un assessore per dichiarata assenza di qualunque programmazione - ha detto - non avete approvato una sola legge del settore". Tutto ciò ha aggravato la crisi e inizia a spegnere la fiducia degli addetti ai lavori. Inutile cercare le responsabilità a problemi atavici; i governanti hanno cercato, in buona fede, di sciogliere i nodi, andando, talvolta, oltre il dovuto, come nel caso del presidente Soru che ha promesso l'integrazione del prezzo. Le responsabilità maggiori, tuttavia, riguardano la mancata crescita dell'imprenditorialità agricola, l'estraneità dei produttori al sistema commerciale, quel ruolo defilato che, da un lato, rende più forti gli industriali, dall'altro non consente di acquisire una cultura adeguata a comprendere l'andamento dei mercati.

Per Pinuccio Fadda (Prc) lo scaricabarile non serve a nessuno; mentre serve un piano regionale che metta insieme "l'impegno straordinario" di tutte le forze politiche, compresa la minoranza, che oggi ha dato una collaborazione assai utile. La riforma degli enti agricoli per ridurre gli sprechi, ma soprattutto la capacità di spesa (le risorse comunitarie ci sono, e restano lì) sono due aspetti importanti di un problema complesso.

"Vorremmo che quest'Aula avesse le finestre, così potremmo vedere quel che succede fuori" ha detto l'on. Sergio Pisano (I Riformatori) ricordando i 50 Comuni occupati dai pastori e la pressione della piazza che non tarderà a farsi sentire. La crisi agropastorale equivale alla vertenza sulle entrate; i suoi riflessi sulla società sarda non sono inferiori a quelli. Alcuni rimedi sono possibili, a cominciare da un fondo di solidarietà che consenta agli allevatori di evitare il giogo della caparra data dagli industriali, a proposito dei quali il consigliere dei democratici ha segnalato che un industriale del Lazio ha offerto una remunerazione di un euro a litro nel periodo estivo e di 92 centesimi nel periodo invernale. Due, tuttavia, le strozzature: i trasporti e la quantità (50 mila litri giornalieri), soluzioni che, comunque, aprono il dibattito. Ma i mali del mondo pastorale sono complessi ed occorre una seria programmazione, rapida e responsabile, per evitare che, a pagare, siano sempre i pastori.

L'on. Giorgio La Spisa (FI) ha sottolineato l'importanza del dibattito e la necessità di attuare interventi di natura strutturale e di puntare sulla qualità e sull'organizzazione.  Il problema del prezzo del latte non dipende, infatti, solo dall'"egoismo degli industriali". Nella trattativa - ha precisato La Spisa - è necessario che la Regione sia molto prudente nell'addebitare responsabilità all'una o all'altra parte. La Regione deve mantenere la sua "Terzietà"  Per il capogruppo di forza Italia si devono trovare delle soluzioni che  consentano di dare a tutta la filiera produttiva la possibilità di competere nel mercato alla pari degli altri.  Basta con le facili promesse: come la questione dei 14 centesimi promessi dalla Regione e mai dati. 

L'on. La Spisa ha chiesto maggiori iniziative che intervengano anche nel settore della trasformazione, nelle politiche di marketing, sulla tutela della qualità dei marchi. La questione del prezzo del latte, inoltre, deve essere affrontata nella sua globalità.

Nella replica, l'assessore all'Agricoltura Francesco Foddis ha detto che le mozioni in discussione partono da una serie di premesse e considerazioni che richiamano il grave stato di crisi dell'agricoltura in generale  e del comparto ovi-caprino in particolare.  La crisi non è un fatto nuovo. Il venir meno delle disponibilità di risorse sta portando nuove tensioni in un settore che, storicamente, ha sempre faticato ad essere competitivo sul mercato. Per l'assessore Foddis ogni confronto su posizioni chiare è positivo. L'esponente della Giunta ha risposto punto per punto alle critiche mosse dai consiglieri dell'opposizione sull'operato della Giunta. Non è vero che la Giunta è inerte.  Per il comparto ovi caprino siamo in prima fila. Sappiamo - ha continuato - che il prezzo di remunerazione del latte è molto inferiore al suo costo di produzione. In altre regioni italiane  lo stesso prodotto, forse di minore qualità, viene pagato notevolmente meglio. Abbiamo il dovere di lavorare per rendere conveniente ai produttori di latte il mercato isolano e per non far perdere al nostro sistema economico quella parte di valore aggiunto dato dalla trasformazione e commercializzazione. Sulle quote di restituzione, l'assessore ha rimandato al mittente ogni accusa ricordando che la Giunta si è insediata nel luglio del 2004 e che su questo problema si dovevano cimentare i predecessori. Sulla trattativa del prezzo del latte Foddis ha ricordato che è stato firmato un protocollo di intesa  "Accordo per lo sviluppo ed il rilancio del comparto ovi-caprino della Sardegna" che affronta i problemi in una visione di prospettiva e indica strada da percorrere ed il contributo dei vari attori.

"E' un documento che individua un metodo di approccio nuovo, attraverso un tavolo interprofessionale - la commissione paritetica - dove tutti gli autori della filiera sono chiamati ad affrontare, in modo collegiale, tutti i nodi del comparto". La commissione si è insediata nel giugno scorso e ha affrontato, tra l'altro,  le questioni della qualità del latte, dei formaggi, la promozione istituzionale, la modifica delle condizioni per l'ammasso, la programmazione delle produzioni , la questione legata all'Ocm Latte, la definizione della nuova misura sul benessere degli animali, la questione dell'incremento dell'indennità compensativa. Sul prezzo del latte, l'assessore ha ribadito che la Regione si è impegnata non ad erogare un'integrazione al prezzo di 14 centesimi ma a sostenere finanziariamente  il comparto e che questo impegno è stato assolto. Infatti, sono state destinate risorse pari a circa 100 milioni di euro (di cui oltre 80 sono stati destinati direttamente alle aziende zootecniche e pastorali con interventi che hanno valenza pluriennale). Sull'accordo sul prezzo del latte l'assessore ha specificato che il prezzo sarà  determinato sulla base dei prezzi di mercato delle quattro maggiori categorie merceologiche di formaggi pecorini e da un sistema di calcolo che tenga conto dei costi di produzione, delle rese e dei cali di peso delle diverse tipologie. Pertanto, il prezzo di 51 centesimi è un prezzo di acconto. L'assessore ha ammesso che la trattativa sul prezzo del latte si è arenata ma ha detto di essere fiducioso che, nell'incontro del 23 novembre, si trovi un accordo.

Al termine della replica è intervenuto l'on. Giorgio La Spisa (F.I.) che ha chiesto una breve sospensione per valutare le dichiarazioni dell'assessore e un eventuale ordine del giorno unitario.

 L'on. Alberto Sanna (DS) ha chiesto un rinvio a martedì.


I lavori del Consiglio regionale
riprenderanno martedì 22 alle ore 10.00