CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIII LEGISLATURA
Nota stampa
della seduta n. 137 pomeridiana del
17 novembre 2005
Il Consiglio regionale, si è riunito sotto la presidenza dell'on Giacomo Spissu.
In apertura di seduta il Presidente ha comunicato la presentazione di:
Discussione
di interpellanze e mozioni
L'Assemblea regionale si è riunita per l'esame di interpellanze e mozioni presentate: sulla nomina del direttore generale della Asl n. 8 (interpellanza 127); sulla nomina dei componenti la commissione di selezione degli allievi da ammettere ai corsi di qualificazione per operatori socio-sanitari (interpellanza 117); sulle entrate finanziarie della Regione (mozione 49); sulla difficilissima situazione del comparto agricolo isolano (mozioni 46, 40, 27 ed interpellanze 29, 36, 37 e 49); sulla chiusura del reparto di ostetricia dell'ospedale di Ghilarza (mozione 48).
Interpellanza 127 Capelli - Oppi - Cappai -
Amadu - Biancareddu - F.I. Cuccu - Randazzo
Sulla nomina del dottor Gumirato a direttore
Generale della Asl n. 8 di Cagliari.L'interpellanza "molto ben articolata" è stata "non illustrata" dal primo firmatario on. Roberto Capelli (UDC), il quale si è riservato di utilizzare il tempo a sua disposizione in sede di replica, per "rispondere meglio alle risposte dell'assessore Dirindin".
Le risposte alla interpellanza sono state date, quindi, dall'assessore alla Sanità, Nerina Dirindin, la quale ha sgombrato il campo da "ogni equivoco", confermando che il dottor Gumirato, nominato direttore generale della Asl 8 di Cagliari l'11 aprile scorso, al momento di firmare il suo contratto di lavoro con l'Asl cagliaritana "poteva tranquillamente farlo, in quanto non esisteva alcuno ostacolo giuridico", alcun impedimento di natura legale che potesse rendere nullo quel contratto. L'assessore della Sanità ha ricordato, infatti, che lo stesso dottor Gumirato ricopriva, in quella data, l'incarico di presidente di una società pubblico-privata costituita, in Veneto, per sperimentare nuovi metodi di gestione delle strutture sanitarie per garantire una migliore assistenza sanitaria a costi inferiori. Una società regolarmente costituita secondo le leggi esistenti in materia, quindi e l'incarico era stato attribuito al manager in quanto "direttore amministrativo" della Asl 14 di Chioggia. Dopo la sua nomina a direttore generale della Asl di Cagliari, il dottor Gumirato aveva rassegnato le dimissioni dall'incarico veneto e, dopo alcuni mesi, era stato regolarmente sostituito. Nessun motivo di incompatibilità, quindi, ma la perfetta osservanza delle norme amministrative esistenti ed una assoluta correttezza nell'operato del direttore generale della Asl 8.
La risposta dell'assessore Dirindin non ha "convinto" l'on. Roberto Capelli, che l'ha giudicata "una grave offesa all'intelligenza minima dei rappresentanti eletti, presenti in questo Consiglio" ed ha chiesto al presidente Soru di "ristabilire, in quest'Aula, una situazione di legalità", perché le dichiarazioni della responsabile della Sanità non "rispondevano" alle domande contenute nell'interrogazione della quale si discute. Il dottor Gumirato, ha aggiunto Capelli, al momento di sottoscrivere il contratto con la Asl, infatti, ha dichiarato il falso, in quando in quel preciso momento, e per altri cinque mesi dopo quella firma, ha continuato a svolgere la propria opera professionale anche per un altro soggetto, seppur pubblico-privato. L'esponente dell'UDC, quindi, richiamando alcune dichiarazioni fatte nei giorni scorsi dalla assessore Dirindin, a proposito della pillola RU 486, la ha invitata ad una maggiore cautela ed ad approfondire meglio i problemi. Cautela e maggiore attenzione necessarie anche nel "caso Gumirato", sollevato con l'interpellanza, anche per evitare "nuove spese e nuove brutte figure". Concludendo il suo intervento, Roberto Capelli ha chiesto alla assessore "decisioni ed iniziative chiare", in mancanza delle quali si sarebbe visto costretto a trasformare in mozione la propria interpellanza.
Interpellanza 117 Biancareddu - Cappai - F.I. Cuccu -
Amadu - Randazzo - Capelli - Oppi sulla nomina dei componenti
delle commissioni di selezione degli allievi da ammettere
ai corsi di qualificazione per operatori socio-sanitariL'interpellanza è stata illustrata dall'on. Giorgio Oppi (UDC), il quale ha ricordato che le "enunciazioni di principio" dell'assessore Dirindin troppo spesso vengono smentite dai fatti. Nel caso specifico delle commissioni per la selezione degli allievi da ammettere ai corsi per operatori socio-sanitari, ha ricordato Giorgio Oppi, "politici e sindacalisti erano ben presenti nelle commissioni di concorso". Se si è trattato di un difetto di informazione, va bene, ha aggiunto Oppi, l'atteggiamento dell'Assessore è però particolarmente indisponente, perché afferma che tutto è in ordine, tutto regolare, mentre agli atti risulta che politici e sindacalisti sono stati per molto tempo "presenti" in queste commissioni di concorso.
L'assessore Nerina Dirindin rispondendo brevemente all'interpellante, ha fatto notare che l'assessorato ha tempestivamente segnalato queste "presenze anomale" ed ha sollecitato la modifica della composizione delle commissioni giudicatrici, proprio per "evitare queste eventuali presenze non gradite". Ne sono prova le determinazioni dell'assessore del Lavoro, "competente" proprio per la scelta e la nomina di queste commissioni, e le sostituzioni di molti componenti delle commissioni di concorso.
Le giustificazioni dell'assessore, hanno convinto solo parzialmente l'interpellante; Giorgio Oppi ha, infatti, richiamato ad una "più puntuale e maggiore chiarezza", quando si danno risposte ai consiglieri ed ha ricordato, all'assessore della Sanità, la "mancata tempestività" nell'attuare quanto deciso dal Consiglio, ad esempio nell'autorizzare la presenza dei vigilanti giurati presso le guardie mediche, per evitare tanti spiacevoli episodi verificati negli ultimi anni in Sardegna.
Mozione n. 49
Mario Floris, La Spisa, Oppi, Diana, Vargiu, Ladu, Amadu,
Artizzu, Biancareddu, Capelli, Cappai, Cassano, Oscar Cherchi,
Contu, F.I. Cuccu, Dedoni, Gallus, Licandro, Liori, Moro,
Murgioni, Petrini, Pisano, Sanciu, Matteo Sanna, Sanjust, Randazzo
Sull'adeguamento della normativa vigente in materia di entrate della
Regione autonoma della Sardegna e sul rapporto Stato-Regione per
La definizione del contenzioso in essere, con richiesta di convocazione
straordinaria del Consiglio regionale.La mozione, particolarmente dettagliata, analizza la situazione delle entrate fiscali della Sardegna alla luce delle modifiche, più o meno recenti, delle norme sui trasferimenti finanziari dallo Stato alla Regione. Una situazione, ha detto illustrando il documento il primo firmatario, l'on. Mario Floris (Misto-UDS), particolarmente delicata, per la complessità della materia, per l'importanza che le entrate fiscali hanno nella vita della nostra Regione. "Delle entrate non si può parlare per slogan", ha aggiunto Mario Floris, ed è inutile che i venti soffino se non si è fissata la rotta che si vuole e si deve seguire. Nel 2007-2013 la Sardegna, molto probabilmente, per meri calcoli statistici e non per un effettivo incremento del suo prodotto interno lordo uscirà dall'Obiettivo 1, per entrare a far parte dell'Obiettivo ex 2, chiamato ora della competitività e conoscenza, un "passaggio di categoria" che costerà alla Sardegna un mare di trasferimenti comunitari. Passeremo, più o meno, ha aggiunto Mario Floris, da finanziamenti comunitari per oltre 5230 milioni di euro, quelli dell'intervento 2000-2006, a poco meno di 1300 milioni di euro, un taglio insostenibile, che limiterà le nostre possibilità di crescita. Tra l'altro, ha aggiunto Floris, questa uscita dall'Obiettivo 1 è stata fatta calcolando il Prodotto interno lordo della Sardegna con sistemi comparativi, aggiornando e rivalutando i valori, ignorando però altri "parametri obiettivi", quelli legati all'insularità, una condizione penalizzante riconosciuta anche recentemente dalle autorità comunitarie. Sembra quasi che il Governo abbia deciso di "sacrificare" la nostra isola per ridurre al minimo le perdite di trasferimento complessive dalla Comunità alle regioni italiane. Forse, ha aggiunto Mario Floris, questo è anche frutto della incapacità della giunta regionale di far valere le nostre ragioni. Ma questo esecutivo è stato anche incapace di costringere il Governo centrale ad osservare gli accordi raggiunti nel 1999, quando Governo e Regione raggiunsero un'intesa che prevedeva un adeguamento dei trasferimenti finanziari, un aumento delle quote fiscali prodotte in Sardegna da "da trasferire" nelle casse regionali, quando furono previsti interventi importanti per ammodernare i settori strategici, quali i trasporti, la viabilità, l'energia, che limitano le possibilità di crescita del sistema economico sardo. E' inutile ora fidarsi di impegni che non sono stati mantenuti, dei programmi dei grandi gruppi pubblici e privati che destinano alla Sardegna solo le loro briciole. Quella ormai lontana intesa riguardava tutto il sistema isolano, quale battaglia si sta ora combattendo per cercare di far rispettare quegli accordi? Occorre, quindi, riavviare una dura contestazione delle decisioni governative, anche alla luce dei calcoli fatti dal professor Macciotta, che ha riconosciuto che dal 1993 al 2003 alla Sardegna sarebbero dovuti andare maggiori trasferimenti, per l'Irpef e l'Iva, di oltre 10 miliardi di euro. Lo stesso Macciotta, però, per molti anni sottosegretario nei governi del centro-sinistra, ha recentemente ammesso che "i trasferimenti dovuti" sono stati bloccati, dimenticati, per la netta opposizione della Lega. Quei soldi, dovuti in base agli accordi D'Alema-Palomba, ha aggiunto Mario Floris, avrebbero permesso di sanare il bilancio regionale e di destinare una consistente somma a nuovi programmi di sviluppo. Ma quello che manca, ha aggiunto l'ex presidente della Regione, è una visione d'insieme del problema, perché si deve modificare lo Statuto, per imporre il rispetto degli impegni solennemente raggiunti, perché si deve ottenere che nelle casse regionali finiscano quote sempre maggiori delle tasse prodotte in Sardegna, perché si deve arrivare ad una riscossione dei tributi nell'isola, per trasferire poi allo Stato le quote riservare alla finanza statale. Si deve ricontrattare tutto, ha aggiunto Floris avviandosi alla conclusione, anche la presenza militare, costringendo le forze armate italiane, ma specialmente quelle degli altri Stati, a contribuire ai bisogni della Sardegna con "trasferimenti finanziari" proporzionali ai gravami, ai disagi, ai sacrifici che le presenze militari impongono. "Non esiste autonomia politica se non è sostenuta da una adeguata autonomia finanziaria". Noi stiamo ancora tergiversando, baloccandoci con le parole, intanto la Catalogna è ridiventata "nazione" ed è in grado di decidere realmente sul suo futuro. Ecco, il significato della mozione è proprio questo, avviare una grande azione politica che porti al riconoscimento del diritto della Sardegna ad essere "nazione".
L'on. Eliseo Secci (La Margherita) e presidente della Commissione bilancio, ha inaugurato la serie nutrita di interventi, giudicando negativa la tendenza dell'on. Floris a dissociarsi rispetto alla mobilitazione comune del Consiglio. Lo ha fatto, ha detto, nel luglio scorso non votando l'ordine del giorno nato dalla risoluzione della Commissione; non lo fa oggi ("eppure sembrava l'occasione per recuperare"). E' vero - ha ammesso - l'on. Floris indica obiettivi reali, ma guarda soprattutto al futuro mentre oggi "è più importante raggiungere gli obiettivi che la legislazione vigente indica". Mettere troppa carne al fuoco potrebbe pregiudicare la battaglia. Prevedibile, perciò, "concentrarci sulle competenze"; del resto ci sono esigenze di bilancio che vanno rispettate, come dire che è meglio l'uovo oggi della gallina domani. La commissione paritetica Stato-Regione va messa, come chiede l'on. Floris, in campo; ma per modificare la situazione è necessaria una legge, i cui tempi sono sicuramente più lunghi rispetto agli esiti della vertenza.
Soddisfazione, per l'unità delle forze politiche e sociali e per il contributo dato dall'on. Floris è stata invece espressa dall'on. Maria Grazia Caligaris (Misto - Sdi - Su). Essere uniti in questa battaglia è fondamentale, ha detto; lo era prima, lo è in misura ancora maggiore ora che un federalismo "lesivo" riduce il peso della Sardegna in ambito nazionale. La vertenza delle entrate, del resto, accomuna tutti i sardi perché rispecchia la difesa dell'identità, il riconoscimento di una realtà "diversa e speciale". Tuttavia, in questa battaglia, nella quale gli appelli si sono sprecati, si registra il solito disinteresse per le donne, quelle non coinvolte direttamente nelle istituzioni, per le quali non c'è stata "neppure una sommessa voce di chiamata", nonostante le donne siano in prima fila per rivendicare risorse, essendo le prime a soffrire della crisi economica della regione.
"Tutto questo can can semplicemente per permettere alla Giunta di predisporre una Finanziaria migliore?". Se lo è chiesto l'on. Mario Diana (An) riprendendo l'intervento dell'on. Secci, "che svilisce il dibattito sulla mozione". Va apprezzato, invece, l'impegno dell'opposizione ("l'incontro di ieri è servito alla maggioranza per ricucire lo strappo con i sindacati, non provocato da noi") impegnata in battaglia "per le cose di oggi", ma anche, come ha detto la Cisl, "per futura memoria". La vertenza con lo Stato, tuttavia, serve a dare visibilità a una Giunta che, per il resto, non ha affrontato né risolto, un anno e mezzo dopo il suo insediamento, alcun problema dei tanti definiti autentici cavalli di battaglia. Ma all'origine di questa vicenda - ha aggiunto Diana - c'è uno Statuto "timido", che riduce, rispetto alla Sicilia, la specialità sarda e che diventa la chiave di volta di future rivendicazioni. Ecco perché appare incomprensibile che del nuovo Statuto non si parli denunciando l'inconcludenza dell'attuale maggioranza, che consentirà, forse, al presidente Soru di prendere l'iniziativa e decidere da solo.
Per l'on. Paolo Maninchedda (Federalismo autonomista) come fa l'opposizione a voler partecipare alle riforme e non pensare a una battaglia unitaria sulle entrate, visto che le une e l'altra sono di comune interesse dei sardi? Considerato poi che da parte di Soru non c'è stato "alcun giudizio sanzionatorio" nei confronti dei precedenti governi regionali, né censure su chi ha guidato quei governi, ma solo l'intenzione di recuperare un rapporto fiscale con lo Stato, come si fa a fare distinzioni o a diversificare gli obiettivi? Bisogna stare col presidente, "lo dico io che notoriamente non sono un suo 'afficionados'". Chi non ha "ansia da palcoscenico", del resto, "non perde nulla se rappresentato in questa battaglia dal presidente della Regione". L'unità delle forze politiche, economiche e sociali è, del resto, condizione indispensabile; il fondamento della politica è la dimensione, quel gigantismo che riesce a far rimbalzare a livello nazionale una questione regionale. Ma la mobilitazione non è cosa facile, e qui - ha aggiunto Maninchedda - occorre fare autocritica. "Abbiamo manifestato un complesso di superiorità morale nei confronti di ampi settori della società sarda e ne stiamo pagando le conseguenze"; così è accaduto con i sindacati ("la rottura non è avvenuta per l'errore di Roma; ma prima, nel giudizio spesso dato nei loro confronti di organismi parassitari"); stessa cosa con i Comuni, indicati come "centri dissipazione". Manca un pensiero sullo sviluppo economico, "l'ascensore sociale resta fermo", non possiamo affidarci a uno snobismo politico e poi pretendere che la base ci segua.
Battaglia unitaria sì, ma all'insegna della lealtà. La scadenza elettorale può essere l'occasione perché il richiamo all'unità "sia un maglio" per demolire altrui resistenze. Anche alcune dichiarazioni ad effetto, veri e propri slogan, come "pignorare la scrivania del ministro del Tesoro" rischiano di condizionare il dibattito oltre a svilire la nostra autonomia. Giusto perciò scegliere gli obiettivi.
Meglio il pesce o la canna da pesca? Lo ha detto l'on. Mauro Pili (FI), ritenendo "sacrosante" le rivendicazioni della Giunta, ma ponendo in cima ai problemi il nuovo Statuto, che dovrebbe ampliare i confini della nostra autonomia, che una negligenza dei padri costituenti ha reso meno ampio e autorevole di quello siciliano. Pili ha ricordato come questa vertenza sia vecchia di anni e come, in passato, i governi (ha citato quello guidato da Prodi) abbiano sempre risposto picche ("la richiesta non trova favorevole accoglimento per la difficile situazione della finanza statale", era scritto nella risposta per cui il massimo riconosciuto era l'incremento legato al tasso di inflazione. Pretendere che, in condizioni di disagio finanziario, lo Stato ci riconosca tutto il pregresso è "cosa poco seria". Meglio affiancare alla vertenza in atto altre battaglie, come ha suggerito l'on. Floris, con lo Stato sì, ma anche con l'Unione europea ("L'esclusione dall'obiettivo 1 è una sconfitta") per il riconoscimento dell'insularità.
"Ennesima entrata a gamba tesa dello Stato nei confronti dei sardi": così l'on. Giuseppe Atzeri (Misto - Psd'Az) ha definito la morosità del governo. I sardi non hanno difeso abbastanza (in passato) i propri diritti ("la Sicilia ha avuto la capacità di fare lobby; noi restiamo pochi 'y male unidos'"). Oggi, con un clima inquinato dalla vigilia elettorale, usare la vertenza come una clava da far roteare non costituisce una soluzione adeguata. Alcune cose vanno risolte subito, anche attraverso leggi ordinarie, come l'istituzione di un ufficio tributi regionali (il Psd'Az ha presentato una proposta di legge) che riscuota i tributi ed assegni allo Stato le quote di sua spettanza, segnando un percorso inverso all'attuale che lascia allo Stato la discrezionalità di dare, quanto e come vuole. Uno Stato centralista - ha concluso Atzeri - che resta tale nonostante una mano di vernice di federalismo. A Soru il merito di aver ricreato un clima unitario e una coscienza comune che il "deficit di sardismo" aveva compromesso.
Anche per Attilio Dedoni (I Riformatori) occorre evitare che una battaglia necessaria ("nessuno disconosce i meriti di Soru") sia rovinata da elezioni in vista e bilancio regionale. Ritenendo indispensabile il coinvolgimento e l'unità della politica con la società civile e l'economia, Dedoni ha chiesto che Soru senta la responsabilità del momento e non agisca in solitudine. Non solo, che questa vertenza mettere insieme tante risorse, ma pretende che a tutti le componenti sia riconosciuto pieno diritto di cittadinanza, nel creare condizioni di sviluppo. La crisi economica, la disoccupazione, l'emarginazione delle fasce deboli non possono essere trascurate in nome, appunto, di quell'unità sollecitata dal governo regionale. Quanto al federalismo, non aiuta la Sardegna, "per questo esprimiamo un giudizio negativo" e i Riformatori chiedono fin d'ora l'avvio del percorso referendario per l'abrogazione di una legge che divide l'Italia.
L'on. Peppino Balia (Federalista - Autonomista sardo) ha detto che finalmente è stata intrapresa una giusta iniziativa da parte della Regione in materia di entrate. La battaglia è giusta, è legittima e l'occasione non deve essere sprecata. E' una lotta che deve essere portata avanti, però, da tutti i sardi uniti. "E' una battaglia che non deve essere fatta solo nei confronti del governo di centrodestra, ma deve essere orientata verso qualsiasi tipo di governo nazionale per perseguire quello che è un diritto dei sardi". Per l'on. Balia, la maggioranza è pronta ad abbassare i toni e a lavorare con l'opposizione e con chiunque possa (e voglia) dare un contributo. Non serve, quindi cercare inadempienze e responsabilità del passato ma è necessario fare un fronte unico per vincere questa battaglia.
Per l'on. Pierpaolo Vargiu (I Riformatori) è necessario cercare di portare la discussione sul piano del ragionamento. "La vertenza delle entrate - ha detto - non è l'unica "grande" vertenza aperta che la Sardegna ha nei confronti dello Stato. Ce ne sono tante altre (specialità, federalismo, Statuto) e la vertenza entrate è una tessera di un mosaico che riguarda il ruolo della Sardegna nei confronti dell'Italia e dell'Europa". Per questo è necessario che questa vertenza sia sostenuta con una grande forza che non può avere solo il presidente della Regione o solo la giunta o solo la maggioranza. La vera forza deve arrivare dal coinvolgimento di tutta la Sardegna. Per questo l'ipotesi dell'Assemblea Costituente è ancora valida. Perché - ha chiesto l'on. Vargiu - non riapriamo un nuovo ragionamento sul tema della Costituente?
L'on. Paolo Pisu (PRC) ha sottolineato che la mozione presentata dall'on. Floris arriva quando la "lotta è già in campo". La maggioranza aprendo questa battaglia ha chiesto ancora una volta il rispetto dell'articolo 8 dello Statuto sardo. "La violazione di questa norma ha prodotto non solo un credito verso l'Isola, ma anche un indebitamento enorme e un "furto di futuro" nei confronti delle giovani generazioni sarde". Il presidente della seconda commissione ha fatto appello alla maturità della classe politica e ha detto che la battaglia deve essere condotta nei confronti di qualsiasi governo nazionale (qualunque sia il colore politico) perché in palio c'è il futuro della Sardegna.
L'on. Silvestro Ladu (Fortza Paris) ha definito "giusta" la vertenza entrate. Per il capogruppo di Fortza Paris il presidente della Regione e la maggioranza devono condurre la battaglia coinvolgendo tutto il Consiglio regionale, le parti sociali e sindacali, la Sardegna intera. "Noi non ci tireremo indietro - ha aggiunto - vogliamo avviare una rivendicazione bipartisan. Ma non dobbiamo puntare solo al recupero delle risorse, noi dobbiamo individuare strategie per evitare in futuro altre "processioni" a Roma per chiedere ai vari governi nazionali risorse che ci spettano di diritto". Quindi, per Ladu, è prioritario avere "certezza di risorse" e rivedere alcune parti dello Statuto.
"Certo che, in ogni caso, siamo strani, riusciamo a rendere difficili, tortuosi, anche i percorsi più semplici". L'on. Siro Marrocu (DS), invitando tutti i gruppi politici a ritrovare lo spirito unitario messo in mostra in questi ultimi tempi, si è chiesto come mai, poche settimane dopo aver approvato "un documento unitario", il Consiglio sia chiamato ad esaminare una mozione, sullo stesso argomento, che potrebbe portare ad una pericolosa contrapposizione. I numeri li conosciamo tutti, ha aggiunto Marrocu, e sono quelli forniti dal professor Pigliaru, su quei numeri non esistono contrasti, non esistono dubbi. La vertenza con il Governo può e deve essere un momento unificante, un'occasione per una grande mobilitazione che sostenga chi ne ha titolo (il presidente rappresenta l'intera Sardegna) a chiudere la vertenza, con il supporto di tutta la società isolana. L'unità, ha aggiunto Siro Marrocu, si raggiunge rinunciando ognuno ad un "piccolo pezzo di protagonismo"; l'accordo potrà permettere di avviare anche una più decisa richiesta per ricontrattare e recuperare "l'arretrato". Ecco, superiamo gli sterili schematismi, ha concluso Marrocu, manteniamo questa unità che ieri sembra sia stata ritrovata, favoriamo una grande mobilitazione del popolo sardo e portiamo avanti questa "nostra battaglia, che è una battaglia di tutti".
Il "valore" della mozione in discussione è stato difeso dall'on. Giorgio La Spisa (FI), il quale ha voluto ricordare che tutti hanno, di fatto, condiviso nella sostanza questo documento. Rispetto all'ordine del giorno approvato recentemente dal Consiglio, ha aggiunto Giorgio La Spisa, questa mozione propone alcune importanti novità, come l'ipotesi di nuove risorse finanziarie legate alla presenza delle servitù militari (una forma di compensazione non nuova, basti pensare alla situazione di Malta), come altre proposte, largamente condivise, che hanno lo scopo di "spronare" la giunta ad avviare azioni politiche concrete, sulle quali da tempo si discute e sulle quali vi è larga convergenza. Nessun intento polemico, quindi, ma il tentativo di coinvolgere tutto il Consiglio, in questa iniziativa che deve superare le polemiche, le contrapposizioni dei giorni scorsi, fortunatamente superate con l'incontro con le parti sociali di ieri mattina. Però, ha aggiunto la Spisa, occorre anche moderare i toni, perché non ci possono essere incitamenti alla violenta, non si può "banalizzare" una vertenza importantissima per il futuro e lo sviluppo della nostra isola. Il livello di indebitamento è altissimo, ha riconosciuto la Spisa, servono nuove risorse per ripianare il debito complessivo e rimettere in modo "la macchina". Si deve anche evitare che ci siano contrapposizioni istituzionali pericolose e laceranti, "questa è una vertenza tra il governo nazionale e quello regionale nella quale tutti devono essere e sentirsi coinvolti. Nessun intenzione di disturbare, quindi, ma uno stimolo, anche provocatorio, per avviare una iniziativa incisiva alla quale concorra tutta la società sarda".
Il tema dell'uscita dall'Obiettivo 1, ha confermato dal canto suo il presidente della Giunta regionale, on. Renato Soru, rispondendo agli oratori intervenuti nel dibattito, è di grande, grandissima importanza "e questo esecutivo sta facendo di tutto per conservare le risorse che la permanenza in questo obiettivo comportano". Se la Sardegna dovesse uscire da questo programma, infatti, la perdita secca sarebbe anche maggiore di quella denunciata dall'onorevole Floris, una diminuzione di finanziamenti non calcolabile, perché non è stato ancora raggiunto un accordo sulle contribuzioni dei diversi stati al Quadro comunitario di sostegno. Si potrebbe, quindi, scendere anche sotto il "misero" limite del miliardo di euro. Una rovina. Ma la Giunta, chiedendo il supporto di tutta la società sarda, non intende cedere senza difendersi. Il confronto con lo Stato, anche per ottenere il necessario appoggio in sede comunitaria, per far riconoscere il "parametro dell'insularità", continua e continuerà con vigore. Il governo, ha aggiunto Soru, ha ignorato le giuste richieste della Sardegna di essere presente alle discussioni sulle scelte comunitarie, se questo atteggiamento dovesse continuare, sarebbe assolutamente necessario il ricorso alla Corte di Giustizia per far riconoscere, in quella sede, il valore del "principio di insularità". Ma il presidente Soru non ha intenzione di abbassare la guardia anche per quanto riguarda i trasferimenti dallo Stato alla Regione. Ci sono accordi, ci sono impegni, se il Governo dovesse ledere, ancora, i diritti dei sardi, il ricorso alla Corte Costituzionale sarebbe inevitabile. "Sono pronto ad andare di fronte alla Corte", ha confermato Soru, se il governo non dovesse riconoscere i nostri crediti. Intanto, entro poche settimane, il presidente potrebbe denunciare penalmente il funzionario responsabile del procedimento amministrativo che riguarda il calcolo dei crediti vantati dalla Sardegna nei confronti della tesoreria statale; poi sarà la volta dei responsabili politici dello stesso dicastero. I crediti, calcolati con metodi prudenziali, saranno inseriti nel prossimo bilancio regionale e se il Governo dovesse impugnare il documento contabile, si finirebbe, senza dubbio, di fronte alla Suprema Corte. Non è possibile, ha aggiunto Soru, difendersi in un modo diverso. D'altro canto i diritti de i sardi sono sanciti dallo Statuto speciale, una legge costituzionale, e questa legge "devo difendere". Il Consiglio, nei suoi pieni poteri, scriva un altro Statuto, faccia altre leggi ed il presidente, la Giunta quello statuti, quelle leggi difenderanno strenuamente. Oggi difendiamo Statuto e leggi che abbiamo. Comunque, ha aggiunto il presidente della Regione, è necessario conservare a tutti i costi l'unità raggiunta, perché tutti si devono sentire coinvolti nelle grandi battaglie. Esaminando la mozione nel merito, il Presidente si è meravigliato della presentazione "così tempestiva", perché quasi tutte le iniziative chieste, proposte, sono state da tempo avviate dalla giunta, dalla maggioranza che la sostiene. Molte delle proposte non sono altro che "l'azione costante che la giunta sta portando avanti, con coerenza e dignità, giorno dopo giorno, per cercare di uscire dall'emergenza, per costruire passo dopo passo il futuro". Un disegno portato avanti in piena autonomia, ricordando però che non esiste autonomia se non è sostenuta da una "reale autonomia finanziaria. Confermando la necessità di andare avanti uniti, il presidente Soru ha ricordato che il Consiglio deve scrivere le leggi nell'esclusivo interesse del popolo sardo e che è compito della giunta osservarle ed applicarle ed a questo suo preciso dovere certamente non intende sottrarsi, "lo faccio come lo posso fare; probabilmente, qualcuno in futuro lo farà meglio di me".
La mozione non aveva nessun dilatorio, non voleva mettere in atto alcun depistaggio. Con rammarico, l'on. Mario Floris (Misto-UDS), concludendo il dibattito, ha sottolineato come quasi nessuno sia entrato nel merito della mozione, un documento che non è non vuole essere "un intralcio". Certamente, oggi il Consiglio avrebbe dovuto "dibattere sul quadro complessivo del problema entrate, sulle tasse da riscuotere nell'isola, sui calcoli che devono essere fatti sulle produzioni isolane, sulla diversa organizzazione fiscale e tributaria da realizzare per garantire una reale, moderna autonomia. Invece, si è evitato il confronto, come ieri si è avviato un confronto tra i capigruppo e le parti sociali, "quello si un depistaggio, perché i capigruppo non possono e non devono mediare". Forse, ha aggiunto Mario Floris, si sarebbe dovuto avviare un confronto complessivo, partendo dal problema delle entrate, per esaminare anche come è possibile "ristrutturare il tessuto politico sociale", che tanta importanza ha nella vita di ogni società. Ma se questi temi si evitano, forse è anche perché siamo "alle prese con un rincretinimento politico", che sta provocando parecchi problemi. Come si può rinunciar alla propria storia, alla propria cultura, alle proprie idee; forse si è perso il gusto di ricordare, di conservare le proprie tradizioni. Comunque, avviandosi velocemente alla conclusione, Mario Floris ha difeso la validità di questa mozione, ricordando che, con qualche piccola aggiunta dovuta alle mutate condizioni generali ed alla compensazione per le servitù militari, "una innovazione, su un tema che sta a cuore a noi, ma anche a voi", il testo ricalca fedelmente, "comprese le virgole", la mozione n. 96, presentata da tutti i consiglieri del centrosinistra nel dicembre del 2002. "La mozione è quella, ha concluso Mario Floris, lascio a voi decidere cosa fare".
Conclusa la discussione sulla mozione, l'on. Giorgio Oppi (UDC) ha proposto una "sospensione" per decidere cosa fare. Proposta condivisa dall'onorevole Marrocu (DS) , il quale ha rinnovato l'invito a "mantenere l'unità". Invito che ha trovato consenziente anche l'on. Mario Diana (AN). Il presidente Spissu ha, quindi, deciso che la mozione sia inserita al primo punto della seduta di martedì prossimo, mentre i lavori continueranno, come previsto, domani mattina con l'esame delle mozioni e delle interpellanze presentate sulla difficile situazione del comparto agricolo sardo.
Infine, il Consiglio ha eletto nell'Ufficio di Presidenza in qualità di segretario l'on. Tore Serra in rappresentanza del Gruppo Federalista Autonomista sardo.
I lavori del Consiglio riprendono
domani mattina alle ore 10.00