CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIII LEGISLATURA
Nota stampa
della seduta n. 133 pomeridiana del
18 ottobre 2005
Il Consiglio regionale ha proseguito i suoi lavori sotto la presidenza dell'on. Giacomo Spissu e dell'on. Paolo Fadda.
Dibattito sulle dichiarazioni del
Presidente Soru sulle riforme.L'Assemblea regionale ha ripreso l'esame delle dichiarazioni del presidente dell'Esecutivo sulle riforme istituzionali. Nel dibattito generale, ormai avviato alla conclusione, sono intervenuti i capigruppo consiliari.
"Il cammino delle riforme sta iniziando male, infarcito come è di polemiche che lacerano la stessa maggioranza". Il primo capogruppo intervenuto nel dibattito, l'on. Silvestro Ladu (Fortza Paris), ha giudicato negativamente anche il dibattito che si è aperto sulle dichiarazioni del presidente della Giunta, caratterizzato "da una negatività che proviene dallo scollamento della maggioranza; una negatività aggravata dal fatto che manca un concreto programma di governo, concordato con le parti politiche, discusso anche con le forze sociali". Si va avanti senza un dialogo, ha aggiunto Silvestro Ladu, senza un confronto che porti a risultati costruttivi. Anche in questa occasione si nota un "preoccupante strabismo politico", che sembra caratterizzare molte forze della coalizione. Anche la proposta sulla quale il Consiglio discute, è "una riforma calata dall'alto", senza un preventivo confronto nelle sedi istituzionali; tra l'altro, nella ipotesi che circola e sulla quale ci si sta confrontando, mancano ipotesi concordate, sulle quali cercare di arrivare ad una soluzione concordata. Tra l'altro, ha aggiunto Silvestro Ladu, è difficile lavorare quando sono "troppe le lacune, i punti oscuri". Quale è il ruolo del Consiglio, quali i compiti degli assessori, i poteri dell'esecutivo, le incompatibilità tra gli stessi assessori ed i consiglieri, quali i trasferimenti di compiti e poteri dall'amministrazione regionale agli enti locali; così come la "ipotesi" che circola non tiene conto della necessità di accrescere la sovranità della quale la Sardegna ha assoluto bisogno. Se le riforme si devono realmente fare, ha concluso Silvestro Ladu, sono necessari rapporti più chiari, e corretti, tra maggioranza e minoranza, come devono essere ben chiari i concetti sui quali le forze politiche dovranno confrontarsi, per mettere a punto le riforme, sulla cui necessità tutti sono concordi.
"Si continua a parlare di riforme calate dall'alto" ha ribattuto, dal canto suo, l'on. Peppino Balia (Federalista, Autonomista Sardo), mentre quelle sulle quali si dibatte sono "proposte aperte". Su un dato, in ogni caso, tutti si sono dichiarati d'accordo: la necessità di procedere ad una profonda revisione dell'impalcatura statutaria, che mostra di essere "obsoleta, superata". La maggioranza, tutte le forze della coalizione sono decise, quindi, ad andare avanti per giungere ad una profonda modifica dello Statuto e delle leggi che da questo discendono, per disegnare un sistema istituzionale più moderno, adeguato alle mutate situazioni politiche, anche internazionali, nelle quali deve crescere la società sarda. Per giungere a questo obiettivo, ha detto anche Balia, si possono seguire due strade, quella dell'Assemblea Costituente o quella della Consulta, che forse ci potrebbe garantire un iter più rapido. Punto sul quale, comunque, tutti devono concordare è la necessità di procedere ad una revisione dello Statuto, inserendo in esso le ragioni, i principi dai quali i sardi non possono prescindere. Nel preambolo dello Statuto, quindi, dobbiamo inserire quei "diritti" sui quali si deve costruire la "nuova Regione", che devono garantire entrate fiscali eque e certe, interventi per superare le diseconomie causate dall'insularità, il riconoscimento dell'insularità come fattore penalizzante, la possibilità di decidere sull'utilizzo del territorio sardo, la riduzione o lo smantellamento delle servitù militari ed il riconoscimento del diritto dei sardi di disegnare il proprio futuro, scegliendo il migliore utilizzo delle risorse naturali ed ambientali isolane. Fissati i principi forti della sovranità e dell'autonomia della Sardegna, ha aggiunto Peppino Balia, dobbiamo procedere a riscrivere il nuovo Statuto, il "nuovo futuro" dell'Isola, contemporaneamente si devono predisporre le altre leggi (quella statutaria, quella elettorale, quelle di riforma dell'amministrazione regionale), impegnando in questo difficile compito Giunta e Consiglio, nel pieno rispetto della loro totale autonomia, evitando ogni forma di subordinazione e tenendo ben presente, in ogni caso, che non si può prescindere dalla esigenza di garantire la governabilità e la rappresentatività delle forze politiche
"In questo dibattito c'è l'esigenza di essere chiari, coerenti; dobbiamo esserlo con noi stessi, con il Consiglio, con i sardi, altrimenti anche questo sarà stato un confronto inutile". L'on. Pierpaolo Vargiu (I Riformatori), dopo aver ricordato che questo dibattito si è aperto su un'iniziativa della Giunta, che ha presentato un "articolato" che contiene tanto, se non tutto (Statuto, legge statutaria, legge elettorale, di riordino dell'intera struttura amministrativa regionale, persino del regolamento consiliare), ha detto che in una recente indagine statistica è emerso che il 70 per cento dei sardi considera "prioritario" il tema del lavoro, mentre il 5 per cento giudica importantissimo occuparsi di riforme. Se questi dati sono veri, ha aggiunto Pierpaolo Vargiu, vuol dire che la classe politica ha fallito nel suo compito principale, che è quello di portare all'attenzione dell'opinione pubblica i "problemi urgenti, sui quali impegnarsi per trovare le opportune soluzioni" Lavoro e riforme, ha aggiunto il presidente del gruppo de I Riformatori, sono due facce della stessa medaglia, sono due argomenti intimamente correlati, se non si è riusciti a farlo capire vuol dire che si è persa la capacità di dialogare con la gente. D'altro canto non si può neanche dire che esiste "un distacco dalla politica", perché gli oltre quattro milioni di cittadini che domenica hanno partecipato alle primarie dimostrano proprio che c'è una grande fame di politica e che la gente, quando la si coinvolge, "è ben felice di partecipare". Il tema delle riforme, quindi, è un argomento sul quale si deve assolutamente puntare ed i Riformatori sono disponibili ad avviare un serio ed approfondito confronto, a condizione che le leggi ordinarie vengano discusse in quest'Aula, perché il diritto di darsi buone leggi non deve, non può essere espropriato alla massima Assemblea dei sardi. Per quanto riguarda le leggi costituzionali (lo Statuto, quindi) la loro predisposizione "è un diritto al quale i sardi non possono rinunciare", ha aggiunto Pierpaolo Vargiu, ed ha aggiunto che quasi nove anni fa i Riformatori presentarono una proposta di legge per l'Assemblea costituente e molti, moltissimi riscoprirono l'orgoglio della loro appartenenza, rivendicarono il loro diritto a scrivere il loro Statuto di autonomia, la loro "legge costituzionale", sottraendole alle segreterie dei partiti. Quello dell'Assemblea Costituente era, ed è, un buon metodo, se quello strumento fosse andato avanti ora la Sardegna, in pieno clima di devolution, disporrebbe di uno strumento all'avanguardia, con il quale riscrivere il suo Statuto di autonomia, invece "non abbiamo questa soddisfazione". Comunque, ha concluso Pierpaolo Vargiu, I Riformatori non rinunceranno alle loro battaglie, nelle quali coinvolgeranno tutta la società sarda. I principi dello Statuto saranno scritti dai sardi, dall'Assemblea Costituente, in ogni caso I Riformatori andranno tra la gente, illustreranno le loro proposte, chiederanno il consenso dei sardi, di tutti i sardi.
Il clima generale, in questi ultimi tempi, è cambiato e "con la riforma del Titolo V le regioni hanno acquisito maggior protagonismo", però è necessario far partecipare tutti alle scelte della Regione. L'on. Paolo Antonio Licheri (PRC) ha auspicato una "azione comune", per coinvolgere tutti i cittadini nelle scelte politiche della Regione, perché la democrazia diretta si favorisce e si può attuare, realmente, partendo dalla base. Le riforme, lo Statuto, le leggi statutarie, la legge elettorale, in sostanza, si devono scrivere coinvolgendo nel processo di elaborazione tutti i cittadini. Nei nuovi statuti su "base presidenzialista", ha aggiunto Licheri, si da vita ad una struttura verticistica che "appiattisce la democrazia, svilisce la partecipazione popolare". Un fenomeno che i comunisti non possono assolutamente accettare: "noi difendiamo la natura parlamentare della democrazia, ha aggiunto Antonio Licheri, anche perché vogliamo evitare la deriva autoritaria che il presidenzialismo spesso comporta". D'altro canto, sono numerosi gli esempi di democrazia progressiva, della quale sono parte attiva i lavoratori e le classi subalterne, che altrimenti sarebbero ai margini del processo decisionale. Partendo da queste "posizioni" il PRC darà, quindi, il suo attivo contributo alla riscrittura dello Statuto, ma anche delle altre leggi di riforma, cercando di elaborare un documento che "non sia bolso", ma la sintesi delle istanze della società isolana, "la carne ed il sangue del popolo sardo". Dobbiamo andare oltre l'esistente, superare gli statuti ordinari, che in parte sono simili, o quasi, a quelli delle "speciali", dobbiamo imporre alle arroganti autorità del governo centrale "scelte e poteri ben più ampi di quelli dei quali godiamo". Dobbiamo avere potestà reali in tema di autogoverno, di ambiente e territorio, dobbiamo essere in grado di scelte autonome, di disporre "di poteri ben più ampi e significativi". Sono principi che dobbiamo inserire nello Statuto, ha aggiunto Paolo Licheri, e nella legge statutaria, perché "dobbiamo dare una impronta precisa alle riforme, dobbiamo garantire una gestione pubblica dei servizi e delle iniziative sociali; dobbiamo difendere lavoro ed occupazione, dobbiamo garantire il diritto al lavoro stabile e garantito, la equa riddistribuzione delle risorse finanziarie"; sono questi i principi che dobbiamo inserire nel nostro Statuto, perché è compito dei "comunisti rilanciare le istituzioni, porle al passo con i tempi, evitare la controriforma e gli attentati alla Costituzione che caratterizzano le scelte" di questo centro-destra che in Sardegna si sottrae al confronto, mentre in campo nazionale "a colpi di maggioranza, cambia la Costituzione e la legge elettorale"
Le timide aperture fatte dalla maggioranza alle opposizioni sembrano "impalpabili" dopo l'intervento del capogruppo di PRC. L'on. Mario Diana (AN), dopo aver ricordato con orgoglio il suo diritto di fare parte di quest'Aula, per un mandato ricevuto dall'elettorato, ha confermato che le dichiarazioni del presidente Soru, in materia di riforme non erano assolutamente delle novità. Quando il Presidente ha "aperto al contributo delle opposizioni, superando lo spartiacque esistente tra i poteri della Giunta ed il ruolo del Consiglio, non ha fatto altro che confermare quando contenuto nelle sue dichiarazioni programmatiche". Niente di nuovo, per Mario Diana, ma solamente la conferma che il presidente della Regione intende assegnarsi altri, maggiori poteri di quelli dei quali gia gode. "E lo fa per l'insipienza della maggioranza che lo sostiene, che non è stata in grado in questo anno e mezzo scarso di governo, di elaborare le riforme annunciate e sbandierate in campagna elettorale. "Non le avete proposte voi, ha aggiunto Mario Diana ed il presidente Soru le ha predisposte e servite. Ed il progetto di riforma istituzionale è ben chiaro: meno autonomia, più sovranità e più poteri, riservati però solamente all'esecutivo. Ed Il "Governatore" le riforme se le farà a suo uso e consumo, accrescendo i suoi poteri e limitando quelli, ad esempio, dell'Assemblea regionale. Ed il suo progetto darà facilmente realizzato perché, sino ad oggi, questa Giunta, questa coalizione non ha saputo proporre un solo provvedimenti in grado di dare risposte concrete alle esigenze della Sardegna: la lingua blu, la peste suina, le grandi emergenze sono state affrontate solo a parole, non con atti concreti. Quanto ai contenuti delle leggi di riforma, nel merito delle riforme proposte, ha aggiunto Mario Diana, "avremo altre occasioni per discutere". Oggi, in questo dibattito, mentre si sta cercando di arrivare ad un documento comune, l'unica cosa da fare è tracciare un percorso, decidere dove andare, poi mettersi a lavorare per raggiungere soluzioni condivise. Le riforme si fanno con il concorso di tutti, coinvolgendo maggioranze ed opposizioni; ma si fanno con il dialogo, anche serrato, ma costruttivo e gli accordi, se si dovessero raggiungere, si farebbero alla luce del sole. In ogni caso, i temi da affrontare devono essere concreti, non fumosi. Il presidenzialismo, il ruolo del Consiglio, la divisione dei compiti, le incompatibilità, sono argomenti da approfondire, da sviscerare, così come devono essere affrontati gli altri temi, economici e sociali che sono intimamente legati, che condizionano il cammino delle riforme. Ma questa maggioranza parla semplicemente di confronto, di dialogo, in realtà è chiusa, blindata, arroccata sulle sue posizioni. Alleanza nazionale, da tempo, ha presentato proposte di legge per lo Statuto, per la legge statutaria, per quella elettorale, per modificare gli enti e la struttura burocratica regionale, anche altre forze politiche hanno presentato le loro proposte nelle diverse materie. Ma queste proposte sono finite in un cassetto e non hanno ancora visto la luce. Ecco un altro argomento di contrasto. Chi deve fare le riforme? La maggioranza ha scelto la Consulta, che però è rimasta lettera morta, Alleanza nazionale ed anche altre forze politiche sono convinte che le leggi, anche quelle di riforma, le possa scrivere lo stesso Consiglio. "Confrontiamoci, ha aggiunto Diana, ma stabiliamo un percorso, di andare da qui a li. Poi ci confronteremo, anche con forza, sui contenuti delle riforme stesse". Anche in questa occasione, invece, la maggioranza ha eretto un muro. Se l'accordo non si trova, ha aggiunto il capogruppo di AN, noi andremo avanti per la nostra strada e se ci troveremo davanti un muro continueremo ad andare avanti, e quel muro da li dovrà essere rimosso.
"Le riforme possono essere un punto di partenza, e queste lo sono" ha, invece, detto, difendendo le proposte avanzate dal presidente Soru e dalla maggioranza, l'on. Stefano Pinna (PS), il quale ha confermato la validità del quadro istituzionale disegnato dal presidente della Giunta. L'Italia è cambiata, ha fatto la sua comparsa l'Europa, che ha alterato lo scenario isolano, limitato, angusto, non più in grado di offrire opportunità di sviluppo possibilità di crescita ai sardi, specialmente ai giovani. La crescita della Comunità, passata a 25 Stati, ha imposto anche nuovi rapporti, che la sar5degna, se vuole restare al passo dei tempi deve cogliere con decisione. Conservando la memoria storica "di noi stessi, ha aggiunto Stefano Pinna, ma conquistando nuovi spazi di autonomia e di sovranità"un compito difficile, perché l'autonomia è una conquista progressiva, in parte consolidata, mentre la sovranità la si conquisterà contrattandola con lo Stato. Dobbiamo esaltare il nostro diritto all'autogoverno, ha aggiunto di capogruppo di Progetto sardegna, riscattando un passato di emarginazione che ci ha condizionato non poco, nel cammino della crescita e dello sviluppo. Dobbiamo avere il coraggio di volare alto, quindi, e di scrivere uno Statuto che contenga la nostra storia e le nostre tradizioni, che sia un "valore per le nuove generazioni, per i nostri giovani, che sono l'unica reale risorsa. Ecco lo Statuto di autonomia deve parlare della Sardegna ai giovani". Anche questo primo scorcio della legislatura, ha detto Stefano Pinna, non è passato inutilmente; sono state poste le basi per un cammino più rapido, ora diamoci de tempi: entro il prossimo autunno dovremmo aver scritto il nuovo Statuto, da inviare la Parlamento, dove il camino sarà più lungo, ma dovremmo aver elaborato anche le altre leggi di riforma. Decidiamo i tempi (entro un anno tutto pronto), fissiamo i concetti sui quali lavorare, approfondiamo i temi sui quali possono esistere maggiori differenze (ad esempio il ruolo del legislativo), ed alla luce delle nuove conquiste democratiche mettiamo a punto i nuovi strumenti che possono far crescere la nostra società. Un compito al quale devono collaborare tutti
E' poi intervenuto l'on. Roberto Capelli (UDC), che ha definito il dibattito "noioso e stanco". Pur non essendo un convinto sostenitore del sistema autonomistico (cosa hanno prodotto - ha chiesto - 50 anni di autonomia?), il vicecapogruppo dell'Udc ha detto che le riforme sono urgenti , necessarie e non più rinviabili. Una riforma di questo tipo non è una riforma tecnica ma è politica e come tale va affrontata. Capelli ha definito la proposta presentata dal presidente Soru una "fuga in avanti" nei confronti di questa maggioranza. Il consigliere dell'Udc ha rimandato al mittente le critiche fatte all'opposizione di scarsa collaborazione. "Quando mai - ha detto - la minoranza si è sottratta al dibattito?" Capelli ha, però, subito chiarito che la minoranza non accetterà nessun accordo su ordini del giorno precostituiti e ha chiesto come mai oggi il centrosinistra cerca la collaborazione del centrodestra. Capelli ha dichiarato, inoltre, di non credere nel Progetto presentato dal presidente Soru pur riconoscendo il diritto - dovere del presidente di fare una proposta.
Per l'on. Antonio Biancu (La Margherita) il 2006 potrebbe essere l'anno delle riforme. Si porrebbe così fine ad un lungo periodo durante il quale spesso la specialità si è trasformata in un handicap per la Sardegna. E' ora di cambiare le cose attraverso le Riforme che devono essere la base indispensabile per affrontare i problemi del lavoro, della salute, della vita della Regione. Avviare questa sezione delle riforme vuol dire portare avanti un impegno programmatico preciso. Per l'esponente de La Margherita in materia di riforme la maggioranza ha l'obbligo di cercare il confronto con la minoranza, come l'opposizione ha il dovere di collaborare. Per Biancu i tempi devono essere strettissimi: la Consulta deve essere costituita entro il mese di dicembre e i suoi lavori devono concludersi entro l'estate del 2006 ed entro la fine del prossimo anno il Consiglio deve assumere l'impegno di approvare la nuova legge elettorale. Alle critiche della minoranza sul disegno di legge presentato dal presidente Soru, Biancu ha risposto che si tratta solo di una "bozza" che traccia un quadro entro cui muoversi. Il consigliere de La Margherita ha riconosciuto che c'è anche una parte della minoranza che ha dato la propria disponibilità a collaborare e ha assicurato che da parte del suo partito non ci saranno atti di prepotenza o tentativi di strumentalizzazioni.
L'on. Giuseppe Atzeri (Misto - Psd'az) ha detto, ironicamente, che oggi sono tutti riformisti perché la Sardegna è ultima in tutti i settori. "Non c'è dubbio - ha detto il consigliere sardista - che il nostro Statuto abbia bisogno di una rivisitazione e deve essere cambiata anche la legge elettorale "truffa" in quanto concede poteri enormi al presidente della Regione". Per l'on. Atzeri, però, le riforme devono servire anche per le generazioni future e la democrazia decidente deve andare di pari passo con la democrazia concertata. Quindi, nessuna fretta eccessiva (la fretta è la sindrome di questo sistema) e via libera alle riforme frutto di concertazione. Atzeri è stato molto critico con i tagli indiscriminati decisi dalla giunta Soru (se non alimentati da speranze sono provvedimenti sbagliati) e su una stabilità fatta "sotto ricatto". Per Atzeri si sta vivendo una stagione "antidemocratica".
L'on. Siro Marrocu (DS) ha avvertito nel dibattito sulle riforme mancanza di "passione" e ha accusato i consiglieri che hanno criticato l'Autonomia di essere "ingenerosi". Chiarendo che il presidente Soru ha parlato sempre a nome e in totale sintonia con la maggioranza ha auspicato che entro il 2005 si istituisca la Consulta che avvii la revisione dello Statuto. Il capogruppo dei Ds ha chiarito che la "bozza" presentata dalla Giunta non intende offendere il Consiglio e che non è un atto prevaricatore. E' semplicemente una ipotesi di lavoro aperta alle modifiche. Marrocu ha proposto all'opposizione un percorso comune attraverso quattro punti: riforma dello statuto, della legge statutaria, della legge di riorganizzazione, della legge elettorale. "Noi - ha concluso - cerchiamo con ostinazione un percorso unitario, ma non vogliamo attribuire alla minoranza un potere di veto. Sappiate che andremo avanti ad ogni costo verso le riforme".
E' poi intervenuto l'on. Giorgio La Spisa (FI), che ha chiarito che la minoranza vuole le riforme nella stessa misura in cui le vuole la maggioranza. "Le riforme vanno fatte - ha detto - ma arriviamo al nodo politico: ci chiedete di condividere un documento unitario, ma il problema non è come concludere questo dibattito è capire cosa si vuole fare. Riformare lo statuto, da parte del Consiglio, è difficile perché l'Assemblea è vincolata a chi governa . E' normale che chi governa vuole avere più poteri rispetto all'organo legislativo". Per il capogruppo di Forza Italia le riforme e le nuove leggi statutarie devono essere fatte con la società civile attraverso un meccanismo di formazione delle norma staccate dai vincoli di governo. "La minoranza - ha concluso - è disponibile ad un confronto serio ma non chiedeteci un preventivo assenso su un documento che già nella sua impostazione non possiamo condividere.
L'on. Siro Marrocu (DS) ha chiesto una breve sospensione per raggiungere un'intesa su un ordine del giorno unitario. I lavori sono stati sospesi, ma dopo mezz'ora il presidente Spissu ha comunicato all'Aula che non si era raggiunto un accordo e che la seduta sarebbe ripresa domani mattina.
Prima di concludere il Presidente ha dato la parola all'on. Francesco Sanna (La Margherita), che ha illustrato una mozione (largamente condivisa dalla maggioranza e dall'opposizione) sulla situazione di centinaia di lavoratori licenziati dalla centrale elettrica di Portovesme e che non potevano godere degli ammortizzatori sociali .
Sulla mozione è intervenuto l'on. Mauro Pili (FI) che ha dichiarato di condividerla e ha sottolineato che la situazione si è creata perché la Giunta non è stata in grado di risolvere la situazione per propria inadempienza. Inoltre, ha detto Pili, questa mozione è in contrasto con l'ordine del giorno precedentemente approvato dal Consiglio sull'argomento, quindi sconfessa totalmente il precedente documento della Giunta.
La mozione è stata approvata.
I lavori del Consiglio riprenderanno
domani mattina alle 10,30