CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIII LEGISLATURA
Nota stampa
della seduta n. 132 antimeridiana del
18 ottobre 2005
Il Consiglio regionale ha ripreso i suoi lavori sotto la presidenza dell'on. Giacomo Spissu.
In apertura di seduta il Presidente ha comunicato la presentazione di:
Dibattito sulle dichiarazioni del
Presidente Soru sulle riforme.L'Assemblea regionale ha ripreso l'esame delle dichiarazioni del presidente della Giunta in materia di riforme istituzionali.
In apertura di seduta, il presidente Spissu, ha brevemente ricordato il gravissimo episodio avvenuto in Calabria, dove è stato ucciso, mentre si recava a votare per le primarie, il vicepresidente del Consiglio regionale calabrese.
Il feroce assassinio del vice presidente del Consiglio regionale della Calabria Francesco Fortugno, ha detto Giacomo Spissu, colpisce la coscienza di tutti i cittadini e del sistema politico calabrese e nazionale per la gravità del fatto, per le modalità con le quali è avvenuto durante l'esercizio di un primario diritto democratico, il voto, per la sicurezza con la quale i sicari si sono mossi.
La condanna e l'indignazione del Consiglio regionale della Sardegna, ha aggiunto il presidente dell'Assemblea sarda, si unisce a quella di tutte le istituzioni e della società civile del Paese e della Regione Calabria nel richiamare una maggiore presenza dello Stato nella lotta contro la malavita organizzata, che mina la libertà dei singoli e della comunità.
Alla famiglia del collega Francesco Fortugno va il nostro pensiero e il nostro cordoglio affettuoso, ha concluso il presidente Spissu. Al suo Partito e al Consiglio Regionale Calabrese la nostra solidarietà e il sostegno nella comune battaglia contro la malavita organizzata per garantire a quelle popolazioni sicurezza e condizioni civili e democratiche di convivenza.
Il presidente Spissu ha, quindi, invitato l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio in segno di cordoglio.
Alla ripresa dei lavori, è proseguito il dibattito sulle riforme istituzionali, "un impegno qualificante di questa Assemblea Costituente", ha ricordato l'on. Mario Bruno (PS), anche per la particolare delicatezza della attuale fase politica e storica. E' necessario, infatti, intervenire per modificare profondamente l'assetto istituzionale, l'organizzazione della struttura amministrativa regionale e, anche se l'opinione pubblica "appare distratta, distante, da questa esigenza, più attenta ai problemi del lavoro, dell'economia, della sicurezza sociale", è proprio il precipuo obiettivo della classe politica, il cui compito è appunto quello di fungere da raccordo tra le istituzioni ed i cittadini, di attuare il "progetto politico" sul quale è stato chiesto, ed ottenuto, il consenso degli elettori.
Senza un chiaro processo politico, ha aggiunto Mario Bruno, "le riforme sono fini a se stesse". Questa maggioranza, quindi, vuole realizzare le riforme annunciate anche in campagna elettorale, per "dare nuove risposte" alle mutate richieste della società sarda. Riforme che devono portare ad una nuova Regione, capace di garantire la necessaria "solidarietà orizzontale e verticale", di rispondere alla "domanda di maggior governo, di maggiore partecipazione democratica", che si coglie anche nella società isolana.
D'altra parte, la "coscienza autonomistica" della Sardegna, la sua lunga tradizione democratica, impongono di considerare "l'insularità" non come un handicap geografico, ma come una risorsa da mettere a disposizione dell'intera nazione. Uno status capace di creare le migliori condizioni per "un governo efficiente", per mettere a punto le necessarie procedure da seguire per valorizzare la "nostra" identità, un percorso al quale devono partecipare tutte le forze politiche, tutte le diverse espressioni della società sarda. Questa è, ha aggiunto Mario Bruno, la sfida da portare avanti anche per "scrivere uno Statuto per le nuove generazioni". Una sfida che si può raccogliere solamente superando il gioco delle parti, se la classe dirigente sarda saprà unirsi per "fare sistema". E' necessario, quindi, superare la crisi di identità che sembra penalizzare anche il Consiglio regionale, disegnare i "suoi nuovi poteri", un diverso scenario nel quale i consiglieri siano "interpreti della rappresentanza popolare", sappiano decidere quale sia la nuova forma di governo, quali i poteri dell'Assemblea legislativa. Un cammino che impone, ha concluso Mario Bruno, l'elaborazione di una legge Statutaria, un diverso ordinamento dell'intera comunità regionale; sarà anche necessario predisporre una nuova legge elettorale, per modificare le norme nazionali che non appaiono adeguate alla realtà regionale. Contemporaneamente, il Consiglio, avvalendosi anche della collaborazione della "Consulta degli esperti", dovrà riscrivere il nuovo Statuto, tenendo sempre ben presente l'esigenza di difendere i valori istituzionali ed antropologici della Sardegna. Un compito che deve partire da due esigenze: la governabilità e l'equilibrata divisione dei poteri tra Esecutivo e Legislativo, rafforzando quelli di vigilanza, controllo ed indirizzo propri dell'Assemblea regionale. Attorno a queste esigenze, quindi, si dovrà lavorare per realizzare una efficace rete di istituzioni locali, coinvolgendo in questo lavoro anche le autonomie locali, chiamando ad un ruolo più incisivo la collettività sarda, stimolandone la partecipazione attiva, giungendo quasi "ad una mobilitazione generale dei cittadini". Nuovi metodi di lavoro, quindi, per favorire un confronto generalizzato che porti ad una "reale convergenza di intenti".Un lavoro comune, al quale partecipino tutti i sardi, perché le riforme sono frutto di un "processo di modifica e di elaborazione condiviso", è stato auspicato anche dall'on. Raimondo Ibba (Misto-Sdi-Su), il quale ha ricordato che non è possibile avviare un processo di riforma "senza riformismo", che non è possibile realizzare delle riforme serie senza essere ben coscienti che esistono, e si devono osservare, regole di rispetto reciproco, di garanzia di libertà e di giustizia. In questo ampio panorama, ha aggiunto Mondino Ibba, è possibile esaminare e modificare l'intero impianto istituzionale regionale, a cominciare dal numero dei consiglieri, che può essere modificato, e dalla esaltazione della realtà autonomistica sarda. Il tutto, però, "incastonato nel contesto dello Stato italiano", tenendo conto che anche le recenti scelte europee portano ad una rivalutazione delle autonomie speciali, dei diritti di un popolo, come quello sardo, che deve essere riconosciuto "nazione". Sono i valori tipici della Sardegna, quindi, che devono essere "proiettatati nel futuro", per giungere ad un impianto complessivo che non sia "policentrico", ma che tuteli, valorizzi la specificità della realtà regionale". Un compito difficile, delicato, ha detto anche Mondino Ibba, perché si devono mettere a punto "pur nella differenza dei ruoli, nuovi rapporti", che devono portare ad una reale autonomia del Consiglio, la massima espressione della rappresentanza democratica isolana, che devono compensare i diversi doveri, i diversi diritti. All'elezione diretta del presidente della Giunta, in sostanza, deve affiancarsi l'elezione della Giunta da parte dell'Assemblea regionale, la "scelta" di un vice presidente eletto dal Consiglio, la possibilità che lo stesso Consiglio resti in carica anche se il Presidente dovesse dimettersi. E' necessario ipotizzare, infine, un diverso ruolo per il presidente della Regione, che deve diventare anche il "ministro degli esteri della Sardegna", per poter difendere i diritti, le esigenze della società sarda anche nel difficile consesso internazionale. Sono temi, ha concluso Mondino Ibba, sui quali da tempo ci si confronta, che impongono un attento ed approfondito esame, per mettere a punto un nuovo sistema istituzionale che, per alcuni versi, può sembrare anche "rivoluzionario", alla cui elaborazione devono poter partecipare tutte le forze vive della società sarda.
Apprezzamento sulle dichiarazioni iniziali del presidente Soru, "che non ha imbavagliato nessuno, ma ha semplicemente posto una questione di metodo e tracciato le linee guida", sono arrivate dall'on. Pietro Pittalis (Misto - Udeur). Si parla finalmente di riforme e si esce, finalmente, "dalla palude" in cui questo tema - così importante e sentito - era stato relegato nell'ultimo decennio. Qualcuno - ha aggiunto Pittalis - ha detto che è imbarazzante parlare di riforme mentre la Prima commissione, che se ne occupa, priva del presidente, non può funzionare. Ma non si tratta di un limite; al contrario è l'Aula investita dal compito di condurre il dibattito, in assoluta libertà e col concorso di tutte le forze politiche. Nota di merito anche per il centrodestra, "che ha isolato il goffo tentativo di banalizzare il problema riformista; le riforme - a spiegato - "non devono avere sapore di parte"; è importante che anche la minoranza partecipi a dare stabilità "all'edificio comune".
Pittalis ha ricordato la legge, approvata nella scorsa legislatura, che istituiva l'Assemblea Costituente, frutto di un comune sentire: il coinvolgimento della società sarda. Purtroppo quella legge non ha compiuto il necessario iter parlamentare ed è diventata "carta straccia"; ma le riforme sono necessarie perché da esse dipende il rafforzamento "dell'identità e della sovranità di popolo". Vanno realizzate per rispondere ad una società sempre più frammentata nei "soggetti attivi" (quella "poliarchia" citata dagli economisti moderni), veri e propri "corpi intermedi". Pittalis ha indicato alcune priorità, nel processo riformista: in primo luogo, ha detto, ridimensionare il centralismo regionale ("un elefantismo pernicioso"), per dare regole a una democrazia che tuteli i diritti dei cittadini di fronte all'inquietante fenomeno della globalizzazione. Di fronte a questo obiettivo, anche il riequilibrio fra Consiglio e Governo regionale sembrano passare in secondo piano."Piacevole sorpresa" ha manifestato anche l'on. Franco Ignazio Cuccu (Udc), per le dichiarazioni del presidente Soru, "che dopo 15 mesi ha parlato, finalmente, come presidente della Regione", difendendo la specialità sarda e l'autonomia dinnanzi a scenari minacciosi di un federalismo "governativo", che tende a generalizzare, appiattendo le singole identità regionali. Giusto e opportuno anche il riconoscimento al Consiglio, attore principale delle riforme.
Tuttavia - ha aggiunto Cuccu - il "senso di diffidenza non è superato" dopo un lungo periodo di legislatura in cui "la minoranza è stata costretta a essere sempre e solo opposizione" e dopo il "brutto episodio" del mancato giuramento davanti al Parlamento sardo, avvisaglia della difficoltà di riconoscere "la primazia istituzionale del Consiglio". E poi, ancora, l'avvio di "una cultura peronista", che ha emarginato l'Assemblea, i cui riti della democrazia parlamentare sono stati giudicati "estenuanti".
Ora è giusto riconoscere un cambiamento significativo da parte del Presidente ed un sollecito invito, da alcuni esponenti di rilievo della maggioranza, perché tutto il Consiglio partecipi a un dibattito, che, "per quanto ruvido", deve tendere a un obiettivo unitario.Le riforme - ha detto l'on. Elio Corda (Progetto Sardegna) - tendono a ridurre la distanze fra società e politica ed a stabilire la sincronia dei tempi. Molto più veloce la società; molto lenta e in retroguardia la politica, i cui meccanismi, evidentemente, vanno modificati. Riforme indispensabili, dunque, dalle quali discendono le risposte - sull'efficacia della politica nella soluzione dei problemi - che la gente sollecita. Azioni concrete che non possono prescindere da un riordino generale, dei principi generali e della macchina organizzativa.
Corda ha ricordato alcuni temi di fondo sui quali è necessario riaffermare i principi della nostra autonomia, dall'ingombrante e intollerabile presenza delle servitù militari, ai mancati trasferimenti finanziari ("il Governo filosofeggia sul federalismo fiscale, ma in realtà pratica una politica di accentramento feudale").
La politica - ha proseguito l'on. Corda - deve accelerare i processo decisionali; dare risposte rapide e certe, senza comprimere la partecipazione e la democrazia; ma deve anche essere strumento di riequilibrio del territorio, le cui esigenze (ha fatto riferimento alle nuove Province, che rischiano di essere "strutture autoreferenziali", slegate dal processo di sviluppo) vanno saggiamente equilibrate secondo principi di sussidiarietà e di giustizia sociale.L'on. Giuseppe Cuccu (La Margherita) ha ribadito la necessità e l'urgenza di avviare un processo di revisione dello Statuto. L'esponente della Margherita ha ricordato le recenti riforme costituzionali "subite" dalla Sardegna, che rendono non più rinviabili le riforme. Per Cuccu, però, non è sufficiente un mero adeguamento dello Statuto ma è necessaria una riscrizione che coinvolga tutta la società e che nasca da un'ampia condivisione, che superi le contrapposizioni e gli "sterili" dualismi.
Quindi, è necessario individuare un percorso comune magari partendo proprio dalla Consulta che, secondo Cuccu, è ancora attuale e che dovrà configurarsi come un'assemblea straordinaria a tempo in cui siano rappresentati tutti i territori e la società. Sui contenuti dello Statuto, Cuccu ha affermato la necessità di prevedere un preambolo che sottolinei la nostra identità regionale e la nostra specialità. Inoltre, l'Assemblea deve pensare ad una nuova forma di governo, ad una nuova legge elettorale, al riequilibrio dei poteri rispetto all'organo esecutivo, a come reinterpretare, in chiave moderna, la rappresentanza, a valorizzare il suo ruolo di controllo e di indirizzo. Tutto questo per non vedere definitivamente "svilito" il suo ruolo.Anche per l'on. Salvatore Mattana (DS) le riforme non sono più rinviabili sia alle luce delle modifiche costituzionali già avvenute sia rispetto all'evoluzione della società. La nostra Regione - ha detto - davanti a questi cambiamenti è rimasta "al palo" guardando da spettatrice esterna i cambiamenti che stavano avvenendo".
Lo Statuto del 48 - ha sottolineato il consigliere DS - aveva posto come base dell'idea dell'Autonomia "il risarcimento dei danni al sottosviluppo economico". Dunque, la specialità si proponeva di essere uno strumento per la Rinascita. Questa concezione, ormai, è superata e si affaccia la concezione che la nuova specialità sia legittimata dalla "sardità". Per Mattana la difesa dell'identità è un principio da inserirsi nello Statuto, ma non può essere il presupposto della specialità, quindi la specialità deve essere rilanciata sulla base di presupposti nuovi. Sulla Forma di governo, l'esponente diessino è stato chiaro: l'elezione diretta del presidente del Consiglio rimane un punto fermo, è necessario invece rafforzare i poteri del Consiglio regionale che deve avere una nuova centralità.L'on. Sergio Pisano (I Riformatori) ha ricordato che il Consiglio il 31 luglio del 2001 ha approvato la legge che avrebbe dovuto portare alla riscrizione dello Statuto attraverso l'Assemblea Costituente. "Noi Riformatori - ha detto - rivendichiamo il diritto di ripercorrere la strada dell'Assemblea Costituente e diciamo "no" ai percorsi su binari preordinati e alle interferenze partitocratriche". Per Pisano non si possono accettare "bozze" che arrivano dalla Giunta, ma è necessario fare uno sforzo per scrivere, in Consiglio, le nuove regole.
Ha rivendicato il ruolo centrale del Consiglio, nel riscrivere lo Statuto, anche il consigliere regionale Mariano Contu (FI) . "La dignità del Consiglio va salvaguardata - ha affermato - contro il neocentrismo presidenziale. Questo Disegno di legge della Giunta ci fa pensare alla favola La volpe e l'uva, perché il presidente Soru, con quella proposta, ha pensato di cogliere un momento di distrazione dell'Assemblea".
Ma davvero - ha chiesto Contu all'Aula - il Consiglio vuole abdicare al suo ruolo accettando passivamente la bozza presentata dall'esecutivo?
Il consigliere "azzurro" ha detto che Forza Italia non vuole "menù preconfezionati" ma che aspetta "intese" sul metodo. Per Contu bisogna pensare a delle riforme che esaltino l'insularità e la centralità della Sardegna nel Mediterraneo.Il presidente Spissu ha sospeso i lavori che riprenderanno questo pomeriggio alle 16,30 con l'intervento dei capigruppo.
I lavori del Consiglio
proseguiranno alle 16.30