CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIII LEGISLATURA
Nota stampa
della seduta n. 130 antimeridiana del
13 ottobre 2005
Il Consiglio regionale, si è riunito sotto la presidenza dell'on. Giacomo Spissu e dell'on. Paolo Fadda.
In apertura di seduta il Presidente ha comunicato la presentazione di:
Dibattito sulle dichiarazioni del
Presidente Soru sulle riforme.Il Consiglio regionale si è riunito per ascoltare, secondo quanto previsto dall'articolo 120 del proprio regolamento interno, le dichiarazioni del presidente della Giunta sulle riforme istituzionali che l'esecutivo intende promuovere e realizzare. Una sessione di particolare importanza, ha detto il presidente Spissu aprendo i lavori, perché saranno affrontati temi dei quali si è tanto parlato "in questa sede e fuori dal Palazzo".
"Il confronto sulla revisione degli assi portanti della nostra autonomia speciale - Statuto, legge statutaria, organizzazione della Regione e legge elettorale - è un compito impegnativo e ha necessità di una alta tensione politica e morale del Consiglio regionale in tutte le sue componenti, di maggioranza e di opposizione, e della convinzione che ci apprestiamo ad un'azione politica importante".
"Possiamo essere i protagonisti di una vicenda che ridefinisce i contorni della nostra istituzione democratica, dei suoi rapporti con la società sarda e della partecipazione dei cittadini, ha detto anche il presidente del Consiglio regionale. Senza retorica, dobbiamo sentire su di noi il peso di questo "non ordinario compito" che supera la momentanea collocazione dei gruppi politici, senza confondere i ruoli e le responsabilità. Come ho altre volte avuto modo di chiarire, le grandi riforme, quelle che si rivolgono al nostro "sistema", non sono un compito della sola maggioranza. Vanno scritte da tutti. Tutti si devono sentire partecipi. Le grandi riforme necessitano di due condizioni di partenza: la volontà politica di perseguire l'obiettivo della Riforma e una grande capacità di ascolto delle ragioni altrui. Non ci sono tesi e articolati precostituiti".
"Ci sono contributi al lavoro ai quali certamente altri si aggiungeranno, ha aggiunto Spissu. Registro un buon clima per affrontare questo impegnativo compito. Sono certo che lo porteremo a buona conclusione".
La sessione sulle riforme si è aperta, come prevede l'articolo 120 del regolamento consiliare, con l'intervento del presidente della Giunta regionale. Introducendo il tema delle riforme, Renato Soru ha ricordato che le sue dichiarazioni avevano lo scopo di avviare un confronto, necessario per "condividere alcune considerazioni" assieme al Consiglio e per decidere il metodo da "seguire" per avviare concretamente il cammino delle riforme.
Un impegno difficile, gravoso, che supera forse le capacità individuali dei consiglieri, ma che è necessario avviare rapidamente, perché in gioco ci sono non solamente l'oggi, la situazione attuale, ma anche il futuro, il destino delle prossime generazioni. Un cammino che deve essere avviato immediatamente, da subito, perché deve essere rivista tutta l'impostazione istituzionale complessiva della regione Sardegna, perché le lentezze e le inefficienze burocratiche ne limitano le possibilità di sviluppo.
Questa, d'altro canto, è stata da molti definita una "legislatura delle riforme", come hanno spesso ricordato anche i componenti la Prima commissione, competente appunto per le riforme e l'autonomia, e la riforma della Regione, partendo dalle leggi 1 e 31, che hanno un grande valore ma mostrano il logorio del tempo, deve essere immediatamente avviata, e non si può certamente ignorare la necessità di mettere ordine nelle competenze e nelle norme che regolano la composizione ed il funzionamento della Giunta, le deleghe e le competenze degli assessori, l'organizzazione degli stessi assessorati e dell'intera macchina amministrativa regionale. Ma il Consiglio, le forze politiche devono confrontarsi anche su altri temi di più ampio respiro: la separazione dei poteri e dei compiti tra l'esecutivo ed il legislativo, le prospettive per la società sarda dopo l'imminente uscita dall'Obiettivo 1 e l'ingresso nello speciale programma comunitario "Competitività". Una nuova situazione che imporrà scelte differenti rispetto al passato, che chiederà anche alla Sardegna di puntare sulla conoscenza sui saperi, sull'informazione, sulla ricerca e le nuove tecnologie, che chiederà un maggiore impegno per adeguar5si rapidamente alle realtà in rapida e continua evoluzione.
Sarà necessario, ha aggiunto Soru, per fare fronte a queste nuove situazioni, riformare le istituzioni, decidere nuove e moderne forme di governo, disegnando appunto un ruolo per la Giunta, un ruolo per il Consiglio, nuovi rapporti tra Giunta e Consiglio, nuovi rapporti tra presidente ed assessori, avviando un rapido ed immediato processo di riordino degli enti e della intera struttura regionale.
Sono temi di grande interesse generale, che devono essere affrontati e discussi "insieme", che devono essere risolti "col consenso di tutti". L'esecutivo, ha aggiunto il presidente Soru, ha il compito e la responsabilità di indicare quale sia il suo progetto politico, quale il sistema istituzionale che intende realizzare (e la bozza di legge statutaria circolata nei giorni scorsi è proprio una base per questa discussione, una proposta aperta al contributo di tutti) sarà sottoposto al parere dello stesso Consiglio, che proprio per le sue peculiari responsabilità ha il potere di analizzare, cambiare, anche stravolgere le proposte sulle quali è chiamato a decidere. Tutti rappresentiamo la Sardegna, ha ricordato Renato Soru, per questo dobbiamo lavorare uniti per dare un significativo contributo all'avvio delle riforme.
Stagione delle riforme che può essere avviata tenendo conto, ad esempio, che è opportuno porre mano alla Legge Statutaria, ma si può lavorare contemporaneamente alla legge elettorale (un provvedimento di esclusiva competenza del Consiglio), da predisporre tenendo conto di due indicazioni ben precise dei sardi, rafforzate dal referendum del 1999, l'elezione diretta del presidente della regione ed il sistema maggioritario, per dare garanzia e stabilità all'esecutivo. Su tutto il resto si può discutere, si può studiare la diminuzione dei consiglieri, un numero inferiore di assessori, accorpando le materie simili, anche per rendere più efficace l'azione politica del Governo. Su questi temi, però, è necessario il "contributo di tutto il Consiglio regionale", che rappresenta il pilastro politico del sistema democratico sardo. L'impegno maggiore, in tutti i casi, è quello della riscrizione del nuovo Statuto di autonomia, perché dobbiamo inserirvi i principi fondamentali della nostra vita, presente e futura, prevedendo maggiori margini di autonomia, maggiori poteri in termini di sicurezza: la garanzie delle entrate fiscali, della gestione del territorio regionale(con la riduzione (o l'annullamento) delle servitù militari, il riconoscimento del nostro diritto ad essere protagonisti sulla scena europea, il diritto di scegliere le soluzioni migliori per il nostro sviluppo. Sono certamente temi dibattuti quasi quotidianamente, approfonditi dall'intera società sarda, sono argomenti sui quali devono esprimersi le autonomie locali, le forze sociali, imprenditoriali, perché dalle soluzioni che saranno proposte, ed attuate, dipenderà non solo il presente, ma il futuro della Sardegna, il domani, la vita delle generazioni alle quali consegneremo una regione che deve essere migliore, la migliore possibile.
La situazione attuale impone, in ogni caso, di fare in fretta, di prendere immediatamente le opportune iniziative, anche per superare l'isolamento al quale ci stanno condannando: non siamo solamente un'isola, ha aggiunto il presidente Soru, rischiamo di essere ancora più lontani dalle altre regioni, dall'Europa, perché siamo tagliati fuori dalle "reti", che uniscono le altre regioni, gli altri paesi. In questa situazione di inferiorità come possiamo difendere le nostre tradizioni, la nostra cultura, la nostra lingua o la nostra identità? E' necessario un grande comune impegno, una grande "solidarietà", che deve caratterizzare i rapporti tra questa generazione e le altre, che deve portare la Sardegna ad essere una regione europea, presente nelle decisioni che riguardano tutti, nei momenti delle grandi scelte, nel Parlamento europeo. Lo Statuto, quindi, deve portare ad un effettivo superamento dell'angusto confine del regionalismo, per aprire realmente la Sardegna all'Europa dei popoli, al mondo. Un traguardo al quale dobbiamo necessariamente puntare e che possiamo raggiungere se sapremo lavorare in fretta, perché il resto del mondo corre veloce, e se sapremo adeguarci alla realtà che ci circonda e nella quale vogliamo inserirci. In questo ambizioso progetto il Consiglio ha un grande, delicato ruolo: deve scrivere, con l'aiuto e la collaborazione di tutti, il nuovo Statuto, deve fare le nuove leggi ed indicare come si deve sviluppare il futuro della Sardegna.
Nel dibattito generale, il primo consigliere ad intervenire è stato Mauro Pili (FI). "I quotidiani locali - ha detto il leader dell'opposizione - oggi titolano: "Soru voli alto". Ma volare alto in politica significa cercare orizzonti nuovi elevando il confronto tra le diverse parti politiche". Per Pili, invece, il presidente della Giunta ha "vagato senza meta" presentando una "riforma tra le nuvole". Mi sarei aspettato - ha continuato l'ex presidente della Regione - la presentazione di punti certi, di una proposta organica su cui dibattere. Invece, ci troviamo di fronte ad un articolato che ostacola questo dibattito. "Se questa è l'alba delle riforme - ha aggiunto - siamo ormai al tramonto". Per Mauro Pili non si può parlare di riforme davanti al "commissariamento" della Prima commissione voluto dalla coppia presidenziale Soru - Spissu; non si può iniziare a discutere davanti ad una proposta già scritta non per principi ma per articoli; non si può affrontare un dibattito serio e costruttivo con chi vuole ogni giorno delegittimare il Consiglio. Con questi presupposti non si può avere un confronto che si basa solo sull'alchimia della politica. L'on. Pili, inoltre, ha ricordato che il dibattito nasce per iniziativa del presidente della Giunta, che ha così dato uno "schiaffo" ad un Consiglio inadempiente. Il consigliere di Forza Italia ha detto anche che la Sardegna deve rivendicare la sua autonomia; ha fatto riferimento ai "patti di governance", totalmente ignorati nella proposta della Giunta; ha sottolineato che le riforme sono utilizzate come "paravento", perché non si riesce a risolvere i problemi del lavoro e del pane. Riferendosi al numero degli assessorati, Pili è stato chiaro: "se veramente c'era la volontà di ridurli con la massima urgenza, si poteva fare ricorso all'"interim", bastava un accordo della maggioranza. Ma evidentemente questa volontà non c'è". Chiamando questa riforma un "incidente di percorso", l'ex capo dell'esecutivo ha invitato il Consiglio a ripartire da capo, dalla commissione Autonomia.
Il presidente Spissu ha specificato che il dibattito di oggi è stato fortemente voluto dal Consiglio e dai capigruppo e non solo dalla Giunta.
Per Mario Floris (Misto - UDS) prima di parlare di Riforme, il Consiglio deve fare una norma statutaria - stralcio che eviti lo scioglimento del Consiglio regionale in caso di dimissioni del presidente della Giunta. Solo così, secondo l'ex presidente della Regione, si potrà avere un dibattito sereno e senza condizionamenti di sorta. Lo scioglimento dell'Assemblea, infatti, pende come una "spada di Damocle" sulla testa dei consiglieri regionali. Per Floris la proposta della Giunta è avulsa dalla società ed è priva di rigore scientifico. Pertanto, è un atto imprudente a cui può essere messo rimedio solo ricominciando da capo. L'ex presidente della Giunta ha detto, inoltre, che il malcontento su questa proposta è generalizzato e non solo da parte dell'opposizione: tutti i gruppi contestano metodi e contenuti. Per Floris si tratta di una riforma "calata dall'alto" e c'è il tentativo di voler imporre all'organo legislativo, con la forza dei numeri, decisioni già prese. Questo atteggiamento umilia ogni singolo consigliere. Floris ha suggerito di perseguire l'obiettivo di una sintesi unitaria, non solo con la minoranza ma con le varie componenti della società civile, perché "progettare una nuova Regione insieme ai sardi" non può essere uno slogan. Il leader dell'UDS ha messo in guardia l'intero Consiglio sul pericolo di un "neocentrismo presidenziale", che potrebbe mettere in ginocchio la Sardegna. Per Floris il Governatore sta diventando una sorta di amministratore unico della Regione a discapito della democrazia. E' allarmante che una Regione anziché aprirsi alla gente si isoli. Mario Floris ha suggerito di "ripartire da zero" e di proseguire nel segno della democrazia. Ma prima di parlare di Riforme è necessario chiedersi: "Quale Regione vogliamo? Una Regione di programmazione o di gestione?"
L'on. Carmelo Cachia (Misto - UDEUR) ha accusato i presidenti della Regione del passato di aver preso "sottogamba" le riforme. La proposta presentata dalla giunta, per l'esponente dell'Udeur, è un insieme di linee generali su cui discutere e da cui si partirà per costruire le riforme. Cachia ha sottolineato l'importanza della centralità del Consiglio regionale e ha detto che le riforme non sono né del presidente Soru, né della maggioranza, ma dell'intero popolo sardo. Pur auspicando un'ampia riflessione, il consigliere regionale, ha dato ragione al presidente della Regione quando chiede al Consiglio di andare avanti con rapidità. Per Cachia, però, non è pensabile "rimettere le mani" sullo Statuto e sulla legge statutaria senza un accordo tra maggioranza e opposizione. "La condivisione - ha aggiunto - è il presupposto di ogni riforma".
L'on. Luciano Uras (PRC) ha chiarito che è importante costruire un sistema fondato sui « diritti » e che il primo deve essere il rispetto delle persone e delle comunità soprattutto da parte di chi ha responsabilità di governo. Citando il recente caso di Via Manzoni (ieri pensionati e cittadini che difendevano un diritto sono stati allontanati con la forza su ordine del sindaco di Cagliari), l'esponente di Rifondazione ha detto che i risultati della "politica centralista" sono pessimi, dobbiamo prenderne atto e cambiare rotta. Per Uras i contenuti dell'azione riformatrice hanno valore se si ricostruisce un clima sereno che non può essere fondato sulla competitività ma sui diritti. Il consigliere regionale di Rifondazione ha rivendicato il diritto di esporre il suo pensiero e di essere ascoltato. "Voglio un momento alto di discussione, voglio un procedimento rispettoso per avere la speranza di stare meglio, voglio meno poveri e meno bisogno; più soddisfazione e gioia. Per avere tutto questo è necessaria la promozione di una nuova stagione costituente, frutto di sentimenti veri". Uras ha invitato tutti ad abbandonare atteggiamenti precostituiti.
Un appello all'opposizione, "per costruire insieme le riforme", è arrivato dall'on. Renato Cugini (Ds), a giudizio del quale il presidente Soru ha indicato un metodo di lavoro che non indebolisce, anzi esalta, il ruolo del Consiglio. Non ci sono proposto preconfezionate; se ci fossero, da parte della Giunta, sarebbe forse comprensibile la reazione della minoranza, ma in questo caso sarà il Consiglio a segnare la strada e l'intonazione polemica dell'opposizione appare strumentale. Le leggi di riforma - ha ricordato Cugini - disegnano il futuro della Sardegna; per questo motivo devono essere scritte da tutto il parlamento sardo e bisogna "fare in fretta e bene" puntando su una larga partecipazione delle forze politiche e sociali perché, queste" sono "leggi senza colore politico". L'esponente DS ha auspicato che si trovi un'intesa, "almeno sul metodo"; al merito "ci penseremo in seguito". Dalla maggioranza non arriva alcuna sfida, "ma solo l'invito a partecipare" ad una grande impresa mettendo da parte le tentazioni "di scontro". Si potrebbe pensare a lavorare in Commissione autonomia, "per sgrezzare" una materia molto complessa; così come sarebbe utile, per il tono solenne dell'iniziativa, convocare tutti i Consigli comunali per aprire ufficialmente il confronto democratico. Chi dice di no a questa proposta - ha sottolineato Cugini - ha più l'aria di voler fare un dispetto alla maggioranza che portare avanti una proposta alternativa. Novembre potrebbe essere il mese del "grande confronto unitario" che darebbe dignità allo stesso Consiglio ("così si eviterà di parlare di noi solo per gli stipendi").
Ma se è tempo di riscrivere le regole del patto democratico, "regole che legano i sardi alle istituzioni, fra loro, con l'Italia e l'Europa", si parte col piede sbagliato; quelle regole "Soru le ha già scritte", ha detto l'on. Mimmo Licandro (FI), denunciando per questo fatto un forte "imbarazzo". Consulta a parte, il Parlamento dei sardi "ha davvero conservato il proprio ruolo"? Il Consiglio e la Sardegna "stanno vivendo la peggiore stagione"; le istituzioni "sono mortificate"; il Consiglio prende atto "di verità preconfezionate dal presidente Soru" sotto la costante minaccia "dello scioglimento anticipato del Consiglio"; un Consiglio "ingessato, costretto a ratificare" le proposte della Giunta. Ingessata anche la Commissione autonomia, "primo motore del processo riformista", perché il presidente Maninchedda "ha commesso l'errore di non essere in linea col Presidente". Del passato criticato dal centrosinistra nulla è cambiato: né le lottizzazioni delle Asl, né "i figli e figliastri della pubblica amministrazione"; si fanno battaglie sterili - ha proseguito Licandro - sulle servitù militari e si trascurano problemi gravi, come il lavoro; si parla si "conoscenza e innovazione" che non danno buste paga. Non si costruiscono diritti minimi e garanzie sociali. Resta la Consulta, Soru l'accetta, ma se la Consulta dovesse sposare principi "poco cari al Presidente", scoppierà un altro caso Maninchedda?
Parità di accesso alla politica per le donne - "il percorso di emancipazione e il nuovo suolo sociale non possono essere ignorati" - è stata indicata dall'on. Maria Grazia Caligaris (Misto - Sdi - SU) fra i temi che il nuovo Statuto dovrà contenere. Il recente dibattito sulla legge elettorale nazionale - ha ricordato, rifacendosi alla votazione a scrutinio segreto di ieri sull'emendamento che disciplinava l'alternanza dei due sessi - "ha arrecato offesa alla democrazia"; la maturità dei sardi deve correggere quello che non è difficile definire un abuso. Altro spunto da mettere in agenda, la lotta all'emergenza sociale: l'obiettivo è quello di tenere alta la dignità delle classi sociali deboli. L'on. Caligaris ha chiesto un'autorità regionale indipendente per governare il sistema delle comunicazioni, la messa al bando degli Ogm "a salvaguardia delle nostre biodiversità". Quanto alla legge statutaria - ha precisato - essa deve limitarsi a quanto previsto dall'articolo 15 dello Statuto, "senza estensioni a principi o valori che appartengono alla Carta costituzionale". Il tema complesso - ha concluso - richiede la condivisione da parte di tutti.
Un giudizio positivo, sul metodo ma anche nel merito, sulle dichiarazioni del presidente Soru è giunto, invece, dall'on. Franco Sabatini (La Margherita), che ha voluto ricordare come sullo Statuto si sia sviluppato, in Sardegna, ormai da lungo tempo, un grande dibattito. E molte delle indicazioni di quel dibattito sono ancora valide, anzi. Partendo da quelle proposte, "un ricco patrimonio culturale", si può velocemente studiare una profonda riforma del "sistema Sardegna"; una riforma alla quale deve poter partecipare, però, tutto il popolo sardo. "Perché non organizzare grandi assemblee popolari nelle province sarde, per illustrare i nostri progetti e per ascoltare la voce viva della società sarda?" ha chiesto Franco Sabatini. Anche perché nell'Isola sono molte, ben oltre il 12 per cento della media nazionale, le famiglie che vivono "in stato di disagio" e le riforme devono portare ad un miglioramento della situazione generale.
Perché, intanto, non attuare quelle leggi di incentivazione, quelle riforme in campo sociale ed economico già avviate; perché non rendere operative quelle leggi che potrebbero rimettere in moto lo sviluppo di alcuni settori particolarmente significativi nel sistema produttivo sardo? Concludendo il suo intervento, Franco Sabatini ha invitato la Giunta a "non tagliare" il trasferimento di risorse finanziarie agi enti locali, perché i comuni sono il principale volano dello sviluppo, della ripresa economica, gli unici che possono dare una qualche speranza ai giovani, ai disoccupati, ai bisognosi. Per rendere operative le leggi esistenti, per elaborare ed approvare quelle di riforma, in ogni caso, "non si possono prendere scorciatoie o norme stralcio", ma si deve seguire la strada della correttezza e della coerenza.
Deluso per l'invito del "collega Cugini" di avviare un ragionamento comune, "mentre invece la Giunta va avanti come un treno e non accetta consigli da nessuno" si è detto l'on. Giovanni Moro (AN), il quale ha tuttavia riconosciuto al presidente Soru un tono conciliante, inusuale, quando ha detto che il Consiglio può modificare profondamente, perfino stravolgere, la sua proposta di legge statutaria. Ma un lavoro comune sembra impossibile, per Giovanni Moro, in questa particolare situazione politica: la maggioranza, infatti, non è una coalizione con la quale ci si possa confrontare, anche "perché non si riconosce mai in ciò che fa il presidente Soru".
L'ipotesi di legge statutaria, inoltre, "è un progetto senz'anima, una proposta caratterizzata da un preoccupante relativismo etico e politico, da un assolutismo del Presidente, da demagogia spicciola e da un fondamentalismo" sui quali non ci si può certamente trovare d'accordo. Tutta l'impostazione proposta, inoltre, contraddice le norme dell'attuale Statuto e, cosa più preoccupante, non tiene conto dei principi basilari della democrazia. In ogni sistema parlamentare, il Governo o la Giunta attuano le leggi e le scelte del Parlamento, sotto il coordinamento del Presidente. Nella proposta che circola, "il Presidente decide e gli assessori attuano le sue direttive, i suoi indirizzi. Ed il Consiglio?". La sovranità appartiene al popolo, ha aggiunto Giovanni Moro, che sceglie una maggioranza, un programma, un Presidente (ma solo come espressione di una coalizione) e delega la sua rappresentanza all'Assemblea. In questo caso, in quello proposto dal presidente Soru. "il corpo elettorale non conta niente. Allora il Presidente dovrebbe candidarsi da solo, raccogliere il cinquanta per cento più uno dei voti e dare vita ad una democrazia molto particolare!". Entrando nei dettagli della proposta "in circolazione", Giovanni Moro ha criticato, con forza, le norme sulla incompatibilità (Soru rientra certamente in alcune di queste ipotesi); la difesa di una lingua costruita in laboratorio e la mancata, reale, tutela delle minoranze storiche e linguistiche (queste si, esistenti realmente) l'assoluta mancanza di un richiamo ai valori della famiglia, alle esigenze delle donne, dei giovani e degli anziani; la mancanza di norme e regole di controllo sull'operato del presidente-padrone; l'assenza di contrappesi e di norme di tutela dei diritti dell'Assemblea, che sono una caratteristica della democrazia. "Le norme proposte, in sostanza, prevedono la riscossione delle quote di tutti i soci, dei condomini, senza poter disturbare, controllare, l'opera dell'amministratore unico, del capo del condominio". De Gasperi, ha concluso Moro, diceva che per governare bene occorre solamente molta pazienza. Questo Presidente ne ha, però, abusato. Questo tipo di riforme non serve; questo riforme non sono una priorità di oggi. "Forse Soru, con questa proposta, ha voluto dare una spallata all'attuale sistema. Se ne assuma le conseguenze".
Prima della conclusione della seduta, il capogruppo del DS Marrocu ha proposto che i lavori, anche in "assenza" del presidente Soru, proseguano nel pomeriggio; il vice capogruppo UDC Capelli, dal canto suo, ha confermato che la richiesta di una "eventuale" sospensione non aveva alcun intento "dilatatorio" del dibattito, ma era una forma di rispetto nei confronti del Presidente, perché un confronto politico di questa importanza impone un "confronto con lo stesso presidente Soru". Il capogruppo di AN, Diana, ha chiesto di "capire se è opportuno" un dibattito sulle riforme senza il presidente della Giunta. Per decidere sul proseguo dei lavori, il presidente Spissu ha convocato una breve conferenza dei presidenti dei gruppi, al termine della quale ha comunicato che il dibattito sulle riforme proseguirà nel pomeriggio e riprenderà martedì mattina, con inizio alla ore 10.30.
I lavori del Consiglio regionale
proseguiranno questo pomeriggio alle 16.30