CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURA


Nota stampa
della seduta n. 126 antimeridiana dell'1 ottobre 2005


Il Consiglio regionale, si è riunito, per la seduta obbligatoria prevista dallo statuto,  sotto la presidenza dell'on. Paolo Fadda e dall'on. Giacomo Spissu.

In apertura di seduta il Presidente ha comunicato la presentazione di:


All'apertura dei lavori il presidente ha dato lettura di una lettera con la quali il Consigliere Pasquale Onida ha annunciato le sue dimissioni "irrevocabili" dal Consiglio. Dopo la lettura della lettera di dimissioni di Onida, accettate senza discussione, il presidente Fadda ha comunicato che la Giunta per le elezioni, convocata nei giorni scorsi per esaminare queste dimissioni, ha indicato nel dottor Domenico Gallus il primo dei non eletti nelle liste di Fortza Paris nel Collegio elettorale di Oristano.

Il presidente Fadda ha, quindi, proclamato consigliere regionale il dottor Domenico Gallus, presente in Aula, il quale è stato chiamato al banco della presidenza per il giuramento di rito. Dopo il giuramento l'on. Gallus ha preso posto nei banchi del Consiglio regionale.

Dichiarazioni del presidente Soru
sulle servitù militari nell'Isola
 

Al secondo punto dell'ordine del giorno le dichiarazioni del presidente Soru sulle servitù militari. Dichiarazioni di preoccupazione per la possibile "sperimentazione di sostanze" nel corso di esercitazioni previste a Capo Teulada in quella che si preannuncia come "la più imponente" attività, annunciata dalla "parata" di navi da guerra - presenti anche sommergibili - in questi giorni presenti nel porto di Cagliari. L'esercitazione di Teulada è un altro sopruso, deciso dal ministro della Difesa, "motu proprio", nonostante il no deciso nella commissione paritetica (nata - ha ricordato - dall'intesa istituzionale firmata dal presidente del Consiglio, D'Alema e della Regione, Palomba) della componente "civile" (con l'aggiunta di un rappresentate dello Stato) dopo la mancata risposta all'allarmante quesito se, in quelle esercitazioni, si sarebbe fatto uso di munizioni all'uranio impoverito, quesito che angoscia quanti temono gravi conseguenze per la salute dell'uomo e dell'ambiente.

Il disciplinare d'uso di Capo Teulada - ha ricordato Soru - scade il 12 dicembre prossimo ed è probabile che sia rinnovato. Rimarrà la clausola della sperimentazione "di tecniche, armi e sostanze?".

Ancor più allarmante la notizia, mentre si cerca di trovare un'intesa istituzionale per la riduzione-riequilibrio delle servitù militari e della relativa attività, che la base Usa di La Maddalena dichiari (non è più un mistero) di voler triplicare le strutture a terra. "Si era partiti - ha ricordato Soru - con una nave appoggio a Santo Stefano; oggi non sembra più in discussione la base militare permanente"; si sta verificando una vera e propria "occupazione" con l'assenso del ministero della difesa, cosa che ai sardi (c'è un ordine del giorno del Consiglio) non va giù.

Questa - ha concluso il presidente - la posizione della Giunta, che, nel documento integrativo firmato di recente sugli indennizzi alle marinerie danneggiate dal blocco della pesca durante le esercitazioni, ha comunque ribadito l'esigenza del riequilibrio delle servitù.

Nel successivo dibattito, ha aperto la serie degli interventi l'on. Mario Diana (AN), che ha sollecitato Soru a fornire informazioni più ampie sulle circostanze accennate, anche se si tratta, evidentemente, di notizie che hanno un elevato grado di segretezza. Ma, insieme, la Giunta dovrebbe dire al Consiglio se, sulle aree di futura smilitarizzazione, esistono strategie di utilizzo dei territori, nell'interesse della popolazione civile.

L'on. Silvestro Ladu (Fortza Paris) ha suggerito, considerata la complessità (anche a livello istituzionale) del problema che si muovano le diplomazie. Il confronto con lo Stato deve essere paritario e non è accettabile che le decisioni sulle attività militari escludano di fatto - nonostante la commissione paritetica - la componente civile. Se, dunque, è legittimo che i sardi chiedano di riappropriarsi del proprio territorio, è giusto riconoscere le esigenze della difesa anche in funzione di equilibri internazionali. Alleggerire la base Usa di La Maddalena è possibile; ma allontanare gli americani diventa, in considerazione di quegli equilibri, assai più difficile.

Per l'on. Pierpaolo Vargiu (I Riformatori) anche le esigenze della difesa devono avere un giusto prezzo; nel caso della Sardegna non è così. Oltre il 60 per cento dei territori vincolati dalla presenza militare in Italia sono nell'isola, "che paga più degli altri". E mentre anche l'on. Vargiu ha chiesto informazioni più complete sul futuro della base Usa maddalenina, "nessuno sconto - ha detto - può essere fatto per armamenti o tecniche che arrechino danno alla salute della gente". Sull'uso dell'uranio impoverito "dobbiamo pretendere risposte precise" ed assumere iniziative in base al tenore delle risposte.  Vargiu ha ricordato l'alta incidenza di casi di tumore nella frazione di Quirra, nel poligono di Perdasdefogu. A questo punto inutile usare toni demagogici in Consiglio se poi non segue un'azione adeguata. Ma occorre anche, preventivamente, definire una mappa del rischio ("la Regione ha questi dati?"). Infine, ricordando che la Sardegna è in forte ritardo con l'Arpas, l'ente di protezione ambientale, l'on. Vargiu ha ricordato che "siamo vittime di altri spazi sequestrati ai sardi", quelli del demanio civile e militare, sottratti, di fatto, all'uso della comunità.

"Non vogliamo dichiarare guerra agli Stati Uniti; ma è auspicabile che, pur nella legittimità delle diverse posizioni, maggioranza e opposizione trovino una linea unitaria", ha detto l'on. Peppino Balia (Federalista Autonomista Sardo), ricordando la preoccupazione presente in tutti per le conseguenze sulla salute. La Commissione sanità - ha detto - ha nominato una commissione d'inchiesta per indagare sugli effetti dell'uranio impoverito; ma, al di là di questo, vi sono alcune esigenze che non possono essere trascurate, in primo luogo la corretta informazione dei fatti ("alcuni drammi sono stati vissuti a insaputa delle popolazioni e sono stati rivelati dai giornali americani"). Incontestabile la volontà di ridurre "il peso eccessivo" dell'apparato militare; se esso deriva da patti antichi, quei patti vanno riconosciuti ma adeguati alle esigenze di pace che, nel tempo, si sono modificate rispetto alla guerra fredda e alla politica dei blocchi. L'on. Balia ha anche chiesto che lo Stato rispetti l'intesa programmatica D'Alema - Palomba: il comitato paritetico è stato istituito per dare voce ai sardi; ma lo Stato continua a non udire quella voce.

Il problema delle servitù militari attiene "alla libertà del nostro popolo", ma su questo tema si deve respingere, con forza, "la cultura bellicistica, coloniale, del Governo nazionale" che impone le sue scelte alla Sardegna. L'on. Paolo Pisu (PRC) ha ribadito, con forza, che su questo grande e delicato tema "si deve voltare pagina, perché i sardi devono chiedere il rispetto del diritto della nostra Isola alla sua sovranità", anche perché la Sardegna è al centro del Mediterraneo e deve diventare un ponte tra l'Europa ed i paesi dell'altra "parte del mare", non un'isola di guerra, un deposito di armi e di militari.
Quando si parla di servitù militari, ha aggiunto Paolo Pisu, è necessario seguire una linea ferma, anche radicale, perché questi gravami imposti dallo Stato impediscono lo sviluppo e la libertà della nostra isola. Soffermandosi sulla presenza statunitense de La Maddalena, Pisu ha ricordato che Portorico, con una grande mobilitazione di popolo e con un referendum popolare, ha fatto abbandonare dalle forze militari Usa le basi esistenti in quel Paese, mentre questo diritto, ai sardi, è stato negato. Ecco, in questa situazione, "occorre una mobilitazione complessiva del popolo sardo. Per questa ragione è stata organizzata la quarta marcia per la pace che, nel prossimo mese di novembre, sarà l'occasione per mobilitare i sardi contro la presenza delle basi militari in Sardegna".

Che quello delle servitù militari sia un tema che deve coinvolgere tutti, politici e popolo sardi, è stato ribadito anche da Antonello Licheri (PRC), il quale ha voluto ricordare come "la presenza militare invasiva" sia una delle ragioni che hanno "impedito lo sviluppo, portato allo spopolamento di molti comuni, strappato popolazioni dal loro territorio". La Regione, la Sardegna non possono accettare "questa visione distorta dello sviluppo, da parte del Governo centrale" e devono "avviare una nuova stagione di lotte", con l'obiettivo di "imporre" un nuovo modello di sviluppo, una "democrazia partecipata", risultati che appare difficile raggiungere per la "volontà arrogante" del Governo, delle autorità militari, che vogliono imporre nuovi sacrifici, nuovi gravami. "Non possiamo accettare queste nuove vessazioni, ha aggiunto Antonello Licheri; non possiamo accettare il raddoppio delle volumetrie della base statunitense di La Maddalena; non posiamo permettere che la Sardegna diventi una base strategica nella lotta mondiale per il controllo del petrolio". Tra l'altro, queste presenze "indesiderate" sono frutto di accordi segreti, mai ratificati dal Parlamento italiano. "Via questi segreti, ha concluso Licheri, via le presenze indesiderate. Si dia inizio ad una profonda operazione di bonifica del territorio occupato dai militari" per favorire un reale processo di sviluppo, si faccia luce sui troppi misteri che circondano le servitù militari facendo chiarezza, tra l'altro, sulle sostanze usate nelle esercitazioni, sulla ricerca e sperimentazione di nuovi strumenti di guerra e di morte, troppo spesso portate avanti nei siti nei quali operano i militari in Sardegna. Per evitare, nuovi, pericoli futuri, Licheri ha anche sollecitato che nel nuovo Statuto della Sardegna sia ribadito il diritto dei sardi "all'autogoverno, alla libertà"

La presenza delle basi militari ha caratterizzato, per moltissimi anni, il dibattito politico e Roberto Capelli (UDC) ricordando la sua forse "ingenua" ma appassionata partecipazione, 32 anni fa, alle manifestazioni "contro le basi militari", ha confermato che "queste servitù sono, come erano anche allora, anacronistiche". Ma per giungere al loro progressivo smantellamento, non si può auspicare "la lotta dei sardi contro lo Stato", non si possono favorire le contrapposizioni di una giunta di "un certo colore" nei confronti di un Governo che, magari, è di segno opposto. Questo tema, ha detto Capelli, non può essere affrontato "con i toni politici di parte, ma con proposte politiche concrete". Un progetto che non può prescindere dal diritto dei sardi di conoscere la verità, i contenuti degli accordi internazionali, i materiali usati, le sperimentazioni avviate, la realtà di una presenza "ingombrante". "E' un diritto conoscere la verità, ha aggiunto Capelli, ed è un dovere riferire ciò che si conosce. Se ci fosse un Consiglio, un presidente del Consiglio autorevoli, la voce del popolo sardo dovrebbe arrivare, con forza, nelle sedi istituzionali". La proposta di Capelli, quindi, è quella di trasformare le basi da servitù di guerra, in servitù di pace, nelle quali addestrare, come avviene a Foresta Burgos, i militari "ai compiti di pace" ai quali sono spesso chiamati. Programmi, con i progetti di sviluppo conseguenti, che devono essere proposti con forza, per ottenere dallo Stato, che deve ascoltare e programmare, le richieste della Sardegna, di una classe politica che ha l'obbligo di "chiedere per chi ha avuto di meno" e che ha diritti ed aspettative alle quali occorre dare risposte. "Quelli delle servitù, dello sviluppo, della conoscenza delle realtà anche militari, non sono, ha concluso Capelli, problemi di questa o di quella maggioranza, ma di tutti noi. Il Consiglio, la Presidenza, se autorevoli, rappresentano il popolo sardo e devono difenderne, tutelarne i diritti e gli interessi generali".

"Un tema condiviso. Il problema delle servitù è di tutta la classe politica ed è un problema serio, reale; ma anche in questo caso il presidente della Regione non ha, a disposizione, strumenti efficaci; contro lo strapotere dello Stato ha, solamente, armi spuntate". L'on. Chicco Porcu (Progetto Sardegna) ha voluto ricordare che, nonostante il voto contrario della speciale Commissione paritetica, in questi giorni le finestre di Teulada tremano per la presenza di 37 navi, di 52 aerei, di 10 diverse nazioni, la "più grande flotta da guerra" mai vista nel Mediterraneo. Una presenza massiccia, nel mare di un'Isola gravata, su 37 mila ettari, di vincoli e servitù militari, il 70 per cento degli impianti bellici esistenti in Italia, dove si parano l'80 per cento delle bombe utilizzate nelle attività di addestramento. Una situazione, ha aggiunto Porcu, non più sostenibile, che rischia di aggravarsi, dopo la decisione di ampliare la base di La Maddalena, sottraendo quell'isola ad una "forma di sviluppo sostenibile", come era ed è nei programmi di "questa Giunta. Dopo aver ricordato le recenti prese di posizione del Presidente, le iniziative politiche di questa maggioranza, per decidere "quale sviluppo scegliere", l'esponente di Progetto Sardegna ha ribadito che le tante domande avanzate al Governo, alle autorità militari italiane ed a quelle diplomatiche statunitensi, sono rimaste senza risposte. Senza le necessarie informazioni, senza conoscere la reale situazione, non si può decidere niente. "Noi, tra l'altro, non siamo contro la presenza dei militari, ha aggiunto Porcu, ma contro le imposizioni e le servitù, che impediscono uno sviluppo sociale ed economico moderno e ragionevole". Dobbiamo puntare ad un federalismo solidale, ha concluso Chicco Porcu, ad instaurare "nuovi rapporti con lo Stato, perché tutti devono avere il diritto di guidare il proprio popolo e di decidere il proprio destino".
Il tema è delicato ed importante, deve essere affrontato con coerenza e decisione, comunque, qualche "buona notizia" anche in una situazione così delicata, sono in atto le "più imponente esercitazione di questi anni" filtra sempre ed il consigliere regionale sardista Giuseppe Atzeri (Misto-PSD'Az) ha rivelato di aver sentito, da "fonte confidenziale", che in questa occasione navi, aerei ed uomini impegnati a Teulada utilizzeranno, invece delle bombe e dei proiettili usuali, "coriandoli e stelle filanti. Tutti tranquilli, quindi". Se si è arrivati a questa delicata situazione, ha detto ancora Giuseppe Atzeri, come denunciato dal presidente Soru, la ragione è perché si sono abbandonate le "battaglie sardiste" che avevano caratterizzato gli ultimi decenni e che avevano portato, grazie all'impegno ed alla intransigenza di Mario Melis, al positivo accordo col Governo italiano, con il ministro Spadolini. Quegli accordi, però, sono stati disattesi, trascurati, ignorati, perché i politici sardi hanno dimenticato le lezioni, le indicazioni sardiste. La presenza fastidiosa e gravosa delle servitù, ha aggiunto Giuseppe Atzeri, è stato subita e non si ha avuto il coraggio di chiedere il rispetto di quei patti, delle clausole che imponevano "il riesame" della situazione ogni cinque anni, che dichiaravano decaduti i vincoli non necessari e non rinnovati, che prevedevano il riesame periodico degli accordi, con incontri e colloqui tra lo Stato e la Regione. Adesso, ha aggiunto Giuseppe Atzeri, si deve avviare un confronto complessivo sulla materia, si deve arrivare ad un nuovo accordo che tenga conto delle mutate condizioni internazionale. La validità delle battaglie sardiste è evidente, ha detto anche Atzeri. I sardi devono avere il diritto di esprimersi, anche attraverso i referendum, di decidere cosa vogliono. "I militari devono andare via, la nostra sovranità deve essere riconosciuta, come l'Europa deve tener conto che noi continuiamo a fornire servizi delicati ed onerosi (i teatri per le esercitazioni militari) alla Comunità europea. Usciamo dall'Obiettivo 1, ma dei nostri sacrifici la Comunità deve tenere conto. Occorre, comunque, un grande segnale politico, diamolo: la prossima seduta del Consiglio regionale si tenga a Teulada ed invitiamo a parteciparvi tutto il popolo sardo".

Le servitù sono un peso, un gravame dei quali, storicamente, i sardi si sono fatti carico, ma adesso non è più possibile sopportare "tutto passivamente". Anche l'on Antonio Biancu (La Margherita), dopo aver lamentato i costi, in termini di mancato sviluppo e di gravami di ogni genere, che condizionano molte parti della Sardegna, ha proposto "iniziative in grado di ridurre questi pesi". Le servitù esistenti nei centri urbani devono cessare, gli immobili dismessi devono passare alla Regione, alle Comunità locali; il patrimonio militare, in molti casi inutilizzato a parzialmente utilizzato, deve avere un'altra destinazione pubblica, deve servire alle collettività che, per troppo tempo, hanno subito pesanti condizionamenti, onerose presenze. Certamente, ha detto anche Antonio Biancu, è una situazione delicata che non si può affrontare "con inutili tensioni, con un braccio di ferro che non porterà a nessun risultato positivo. Gli accordi devono essere raggiunti con ragionevoli trattative, La posizione della giunta, comunque "è giusta, assolutamente condivisibile", e su questa strada si deve camminare. Certamente, le contrapposizioni possono portare a risultati negativi, anche se è difficile avviare una trattativa seria, con un Governo senza idee, "allo sbando, tanto è vero che propone di vendere le spiagge per fare cassa". Questa maggioranza, però, non può ignorare che la presenza delle servitù abbia impedito lo sviluppo di molte parti dell'isola, ed il mandato sviluppo ha un costo sociale, al quale si deve fare fronte. Troppe zone dell'Isola sono state sottratte all'uso sociale, ecco, si riparta da questa situazione e si ridiscuta tutto il complesso problema. La "vertenza" ha detto anche Antonio Biancu, ha certamente una valenza generale, perché generali sono gli interessi che si difendono. Per avere successo, quindi, occorre una battaglia alla quale partecipino tutti, "perché i sardi hanno il sacrosanto diritto di far valere le loro ragioni. Questo deve essere, quindi, un obiettivo unitario che si può raggiungere solamente con il contributo di tutti i sardi".

Appello all'unità, per un a battaglia comune, è stato fatto anche dall'on. Renato Cugini (DS) il quale ha voluto ricordare, comunque, che le indicazioni che il Consiglio aveva dato alla Giunta, al termine di una discussione su questo stesso argomento, nello scorso mese di giugno, sono state "rispettate" e gli obiettivi che l'esecutivo e la maggioranza avevano proposto "raggiunti". Sulle servitù, comunque, non è possibile cantare vittoria, non è opportuno irrigidirsi. "Ci vuole prudenza", perché il tema è delicato, gli interessi in campo particolarmente importanti. Gli indennizzi ai pescatori sono stati "ottenuti", ha detto anche Cugini, va bene, ma l'obiettivo principale deve essere quello di rimuovere le "ragioni di questi indennizzi". Non si può continuare ad ignorare se nelle basi sarde l'uranio è sempre utilizzato, se le sperimentazioni e gli studi che si stanno facendo prevedono ancora l'uso di questo elemento o, peggio, di altre sostanze anche più pericolose e nocive. Le basi le "abbiamo accettate, senza dare il nostro consenso", non è più possibile andare avanti così. Le popolazioni chiedono un diverso progetto di sviluppo, chiedono che i territori gravati dai vincoli "vengano restituiti all'utilizzo dei sardi". La Maddalena deve diventare, realmente, un parco, deve "trainare" lo sviluppo compatibile di tutta quella vasta area. Con prudenza, con la dovuta e necessaria prudenza, deve essere, comunque, riavviata "una trattativa" con lo Stato. I capigruppo consiliari, che rappresentano tutta la società sarda, "affianchino il presidente della Giunta", formino la delegazione che deve affiancarlo in questa delicata trattativa. Una operazione di grande importanza, alla quale dobbiamo contribuire tutti. "Mettiamo avanti il merito dell'iniziativa, accantoniamo i progetti elettorali, elettoralistici; raccogliamo gli inviti del presidente Soru ed andiamo avanti. C'è bisogno del lavoro, dell'apporto di tutti".

Ultimo intervento, quello dell'on. Giorgio La Spisa (FI). Né pregiudizi, né atteggiamenti elettoralistici da parte del centrodestra - ha detto - ma la stessa cosa faccia la maggioranza e la Giunta. Un approfondimento è necessario, considerato che le parole del presidente Soru "hanno un peso" e portate all'esterno possono determinare allarmismo. Le servitù militari rientrano nell'uso globale del territorio, sia dal punto di vista economico ("non possiamo ignorare il giudizio espresso dalle comunità locali"), sia dal punto di vista ambientale. Ci sono situazione che vanno oltre la politica dello Stato e rientrano nella difesa della pace, bene supremo da difendere. Ciò non toglie - ha aggiunto - che ai sardi sia riconosciuta dignità nel trattare con Governo: ciò può avvenire, soprattutto, per via parlamentare, impegnando le forze politiche a un dialogo che abbia lo scopo di raggiungere gli obiettivi.

Nella replica, il presidente Soru ha detto che tutta la documentazione da cui trae origine la sua preoccupazione sulla presenza e, soprattutto, l'attività militare nell'Isola è a disposizione del Consiglio. Le strategie Usa sulla presenza maddalenina sono contenute in atti della Navy Agency Support. "Ho chiesto all'ambasciatore di confermare quanto detto in quei documenti; ma ancora non ho avuto risposta. Ho chiesto la stessa cosa anche al Ministro della difesa, senza (per ora) successo. Ma è evidente che La Maddalena è un punto focale nel far conseguire agli Stati Uniti una maggiore efficienza in Europa". Una persona che Soru ha definito "importante" e "in qualche modo sarda", a colloquio con l'ambasciatore Usa, avrebbe saputo ed ha riferito che il governo americano "ci sta riflettendo". Questo è, perciò, il momento, "per far sentire la nostra voce". Quanto al disciplinare del poligono di Capo Teulada, la possibilità di sperimentare armamenti o sostanze è negli atti. "Cercheremo, anche su richiesta del sindaco, di levare questa condizione che dipende esclusivamente dall'autorità militare".
Riconoscente per quel che gli americani hanno fatto per l'Isola, Soru ha tuttavia affermato, che "sono venuti in amicizia e in amicizia sono stati accolti; ora è tempo che in amicizia vadano via"; ed a quelle popolazioni che hanno paura di essere danneggiate dalla partenza delle basi, ha risposto ricordando quei film dove chi ha trascorso anni in carcere, privo di libertà, al momento di riacquistarla ha paura di varcare l'uscio andando incontro all'ignoto; "ma qui - ha concluso - chi riacquista la libertà non è solo. Ci saremo noi ad aiutarlo".

A fine dibattito il presidente Spissu ha dato notizia di una mozione presentata dai Riformatori per chiedere alla Giunta la documentazione sul patrimonio demaniale, militare e civile. Nel dispositivo finale, la mozione impegnava l'esecutivo a fornire tutte le notizie possibile per un'appropriata valutazione. L'assessore degli Enti Locali ed Urbanistica, Gian Valerio Sanna, ha assunto tale impegno. La mozione è stata ritirata.

A sua volta il presidente Spissu ha manifestato la volontà di definire, d'intesa con i capigruppo, una linea politica che consenta di raggiungere gli obiettivi che l'intero Consiglio ha indicato.


I lavori riprenderanno
martedì 4 ottobre alle ore 17.00