CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURA


Nota stampa
della seduta n. 121 pomeridiana del 20 settembre 2005


Il Consiglio regionale ha proseguito i suoi lavori sotto la presidenza dell'on. Giacomo Spissu.

In apertura di seduta il Presidente ha comunicato la presentazione di:


Prosecuzione esame del doc. 9 - Proposta di
modifica al regolamento interno del Consiglio.

L'Assemblea regionale ha ripreso l'esame della proposta di modifica al regolamento interno del Consiglio, approvata dalla speciale Giunta per il regolamento. Nella precedente seduta, i relatori Giambattista Orrù e Maria Grazia Caligaris, avevano svolto le loro rispettive relazioni di maggioranza e di minoranza. I lavori si sono aperti, quindi, con l'avvio della discussione generale sull'importante provvedimento.

Una proposta di modifica frutto di un grande e proficuo lavoro della Giunta per il regolamento, dell'impegno profuso da tutti i suoi componenti, specialmente dal presidente dell'Assemblea, e della stessa Giunta, Giacomo Spissu. Un lavoro, ha ricordato la vice presidente dell'Assemblea sarda, on. Claudia Lombardo (FI), che ha permesso di elaborare una proposta globale di modifica, in grado di incidere profondamente non solo sui lavori consiliari, ma sulla stessa vita, complessiva, dell'Assemblea sarda. Il nuovo regolamento, ha aggiunto Claudia Lombardo, avrà benefici effetti sull'attività del Consiglio, perché fissa nuove norme alle quali l'Assemblea dovrà necessariamente uniformarsi, tenendo anche conto che si è profondamente modificato il rapporto fra Giunta e Consiglio, perché si è passati da un sistema proporzionale ed assembleare ad uno presidenzialista e maggioritario. Presidente e maggioranza, infatti, sono scelti dal corpo elettorale ed il loro ruolo è significativamente cresciuto. Il nuovo regolamento, ha aggiunto la Lombardo, disegna un nuovo ruolo per il Consiglio, rafforza il compito ed i poteri del presidente dell'Assemblea, detta nuove norme per rendere più efficiente e proficua l'attività dei diversi organismi consiliari, specialmente dell'Aula. Particolare attenzione, ha aggiunto Claudia Lombardo, è stata posta nel fissare norme capaci di rendere più snello e certo il dibattito, più celere l'approvazione degli argomenti che saranno proposti all'esame dell'Aula.
Le modifiche al regolamento interno, inoltre favoriranno una maggiore collegialità, nell'organizzare i lavori consiliari, che saranno programmati a cadenza almeno bimestrale, su indicazione dei presidenti dei gruppi, ai quali sono anche riservati i compiti di concorrere a stabilire l'ordine dei lavori ed i tempi di "approvazione" dei singoli provvedimenti. Ampi spazi saranno riservati, comunque, anche alla minoranza, che avrà a disposizione tempi "certi", seppur contingentati, per intervenire nelle discussioni; così come saranno ben definiti i tempi entro i quali i provvedimenti "dovranno essere istruiti dalle commissioni di merito e portati all'esame definitivo dell'Aula".
Una profonda modifica del "nostro modo di lavorare", ha concluso Claudia Lombardo, con la garanzia per la maggioranza di governare, portando avanti le sue scelte, e con il diritto della opposizione di controllare, proporre, controllare l'operato dell'esecutivo. Norme chiare e certe che varranno per tutti e non solamente a difesa dei diritti della maggioranza, nuove regole che avranno benefici effetti sulla produttività, sulla complessa ed importante vita del consiglio Regionale.

"Parafrasando il titolo di un quotidiano sardo, si potrebbe dire: tutto il potere al presidente (o ai presidenti, della Giunta ed in subordine del Consiglio), perché questo è quello che favorirà questo regolamento, l'esaltazione del potere della giunta a scapito del ruolo e della dignità del Consiglio regionale". Serrata ed approfondita la critica di Mario Floris (Misto-Uds), il quale ha denunciato che in ogni sistema democratico i compiti ed i ruoli sono ben definiti e difesi da norme oggettive e generali, "valide per tutti, perché la politica è divenire e le maggioranze di oggi possono essere le minoranze di domani, e viceversa". L'ex presidente della Giunta e del Consiglio ha, inoltre, voluto ricordare dome certamente il sistema elettorale "non voluto da noi", utilizzato nelle ultime consultazioni regionali ha dato vita ad una maggioranza forte, ma ha schiacciato il ruolo democratico del Consiglio, esaltando il potere decisionale del presidente eletto da popolo. Qualche avvisaglia di questo pericolo si era captata anche prima delle scorse elezioni, ma questo primo anno di legislatura ha acuito i dubbi, le perlessità, il timore che il troppo potere svuoti la vita democratica, riduca ad insignificante il compito dell'assemblea eletta democraticamente dalla società sarda. Queste proposte di modifica del regolamento interno, tra l'altro ha aggiunto Mario Floris, rendono ancora più difficile una situazione "democraticamente insostenibile". Per garantire un ordinato svolgersi dei lavori, si limitano i diritti individuali dei consiglieri. Stiamo assistendo ad un progressivo decadimento del costume politico, ha aggiunto Floris, la società non è in grado di capire cosa avviene nelle sedi istituzionali; i giornali non informano compiutamente; non si conoscono le decisioni e le scelte di chi governa. Certamente, si parla di trasparenza e di controllo da parte dell'opinione pubblica, ma se i cittadini non sono informati come fanno a giudicarci? O ci giudicano tutti nello stesso modo: male. Questo strano modo di intendere la politica, ha aggiunto l'esponente dell'UDS, ha "criminalizzato i partiti, che hanno perso il loro ruolo di protagonisti attivi della vita democratica, sta portando alla criminalizzazione dell'intera classe politica, giudicata in modo sempre più severo e preoccupante dalla "opinione pubblica". Questa proposta di regolamento servirà per accrescere il distacco tra i politici e gli elettori, che non potranno giudicare l'operato dei loro rappresentanti sulla base degli atti compiuti, delle idee e proposte portate avanti, nelle sedi istituzionali opportune. "Queste proposte, spacciate come frutto di un attento lavoro della Giunta per le elezioni, ha detto ancora Floris, altro non sono che il frutto dello studio di alcuni consiglieri del presidente, "elaborate per rafforzare il potere di chi lo ha già". Giudicate negativamente anche le modifiche che prevedono notevoli limitazioni, vincoli, paletti per l'attività propria dei consiglieri. In aula, nei dibattiti ed esaminando i diversi provvedimenti, non si potrà intervenire come ora, ma si parlerà col cronometro in mano, con tempi tagliati e regole severe, che limiteranno il diritto dei consiglieri di esprimere le proprie opinioni, di avanzare critiche e proposte, di cercare di modificare o migliorare i provvedimenti all'esame dell'Aula. "Si vogliono limitare i nostri diritti oggettivi, come rappresentanti del popolo, eletti democraticamente dai cittadini che rappresentiamo".
Sono sotto gli occhi di tutti, ha aggiunto Mario Floris, gli atteggiamenti, i modi di governare di un presidente assolutamente irrispettoso dei diritti dei singoli consiglieri. Queste sono norme, elaborate da pochi, che non trovano riscontri seri ed obiettivi nelle tradizioni democratiche più evolute. "Si vogliono ridurre gli spazi di libertà, si impongono regole dettate solamente dall'esigenza del presidente della Giunta di "liberarsi" dal controllo del Consiglio, un inutile, fastidioso, passaggio del quale si può tranquillamente fare a meno. La verità, ha aggiunto Mario Floris, è che si vuole limitare ogni forma di controllo politico, si vogliono conculcare i diritti e le prerogative dei singoli consiglieri. Con questo regolamento, infatti, non sarà possibile alcun controllo: la Giunta andrà avanti per la sua strada, non sarà possibile criticarla e muoverle rilievi di alcun genere; l'esecutivo andrà avanti con arroganza, continuando ad ignorare le interrogazioni, le interpellanze, le domande che i consiglieri, inutilmente, continuano a fare. "Abbiamo meno diritti di un qualunque consigliere comunale di un qualunque paese italiano, perché almeno loro possono ricorrere al Tar; noi non abbiamo neppure questa possibilità". Queste norme uccideranno la democrazia, porteranno ad un progressivo esautoramento del Consiglio, ridurranno ulteriormente gli spazi dei rappresentanti della società "perché anche i consiglieri hanno ottenuto l'investitura popolare, ha aggiunto Mario Floris ed hanno il dovere, il diritto, di portare anche in quest'Aula le loro idee, le loro proposte". Una esigenza particolarmente sentita, tra l'altro, in questa delicata situazione, dove le accuse per il costo della politica, una strana polemica affrontata e subita con grande superficialità, rischiano "di gettarci addosso altro discredito". Servono, quindi, regole nuove, certe. Perché, come chiedevano molti, non si è compresso il numero dei consiglieri regionali? Perché non si è fatta una legge elettorale che rispecchiasse realmente le esigenze e le aspettative dei sardi? I difensori delle grandi riforme, anche in questa occasione, invece, si sono defilati, e le polemiche rischiano di travolgere anche quei consiglieri che vogliono lavorar e lo fanno, senza risparmiarsi, quattordici e quindici ore al giorno, tutti i giorni, compresi sabato o domenica e lavorerebbero anche di più, " se potessero utilizzare gli spazi istituzionali che, invece, sempre più spesso trovano chiusi". Affrontando alcun aspetti contingenti delle proposte, Mario Floris ha anche detto che certe norme devono essere "chiare ed obiettive", per favorire i rapporti tra gli stessi consiglieri, tra i vertici e la base delle istituzioni. "Ad esempio, perché alla verifica di mezza legislatura, 30 mesi dopo l'insediamento, non deve essere sottoposta l'intera presidenza del Consiglio (quindi anche il Presidente) senza escludere nessuno?", strozzare il dibattito non vuole dire aumentare la produttività, perché si possono trovare altri sistemi regolamentari per allungare i tempi; tutti i consiglieri devono poter dire la loro e lo devono fare nel modo e nei tempi necessari, perché le leggi, tutti i provvedimenti devono essere esaminati, approfonditi, approvati dopo il necessario, approfondito, sereno esame; le scorciatoie non sono la strada maestra della democrazia, ha aggiunto Mario Floris, mentre compito precipuo di tutti i consiglieri regionali deve essere quello di difendere, tutelare i diritti dei singoli, accrescere, esaltare, il ruolo ed i compiti del Consiglio regionale. "Questa proposta di modifica del regolamento consiliare, ha concluso Mario Floris, è inutile, anacronistica, deleteria. "Disegniamo un nuovo ruolo per il Consiglio, progettiamo una grande riforma istituzionale, decidiamo quale Regione, quale sistema democratico vogliamo realizzare (servono una legge elettorale democratica ed autenticamente rispondente alle esigenze della Sardegna, un nuovo Statuto di autonomia, una chiara divisione dei compiti e dei doveri tra Esecutivo e Legislativo) e solo dopo queste riforme scriviamo il regolamento interno dell'Assemblea regionale, non il contrario".

Per l'on. Vincenzo Floris (DS) l'obiettivo delle modifiche al regolamento interno è quello di realizzare un efficiente impianto legislativo, per permettere al sistema autonomistico di dare risposte certe alla comunità regionale che è stanca delle "alchimie" di Palazzo. L'esponente dei Ds ha detto di concordare pienamente sulle modifiche proposte che sono il frutto di un "dialogo vero". Per l'on. Floris questo Consiglio regionale ha il dovere morale e politico di risollevare la propria credibilità e l'Assemblea, approvando il testo di legge, fa fare un salto di qualità alla politica isolana.

Anche per l'on. Giuseppe Cucca (La Margherita) l'approvazione di queste modifiche darà "prestigio " all'intero Consiglio regionale.  Il lavoro svolto dalla Giunta per il Regolamento servirà a dare maggiore funzionalità all'Assemblea che potrà svolgere i suoi lavori più speditamente. L'on. Cucca ha ricordato il clima di grande collaborazione e di dialettica costruttiva in cui si sono svolti i lavori all'interno della Giunta per il regolamento.
Per Cucca le modifiche apportate non trasformeranno certo il Regolamento in uno strumento perfetto, perché tutto è perfettibile, ma con l'approvazione ci saranno migliori risultati nell'interesse del popolo sardo.  La riforma del Regolamento rappresenta un momento importante, ha concluso, perché è il primo passo verso altre riforme come quella elettorale e quella statutaria.

Per l'on. Mariano Contu (FI) la discussione in Aula sulle modifiche al regolamento interno del Consiglio è un momento coinvolgente. L'Assemblea ne uscirà rafforzata e si abbandonerà il vecchio modo di fare politica, purtroppo ancora presente in questa legislatura.  Contu, infatti, ha fatto un'analisi impietosa dell'attività del governo regionale. "I risultati tardano ad arrivare - ha detto - non c'è trasparenza e siamo in attesa di provvedimenti importantissimi come il Piano Sanitario regionale". Molto critico anche sulla grande disattenzione al dibattito da parte dei consiglieri regionali. Mariano Contu ha chiesto al presidente del Consiglio di intercedere perché i consiglieri rientrassero in Aula: i banchi erano quasi deserti.

L'on. Paolo Maninchedda (Misto - Federalista Autonomista Sardo) ha subito sgombrato il campo dalla "querelle" che ha accompagnato gli ultimi atti della sua presidenza in Prima commissione: "intendo dimettermi in modo irrevocabile - ha detto - ma intendo farlo davanti alla Commissione che mi ha eletto". Ricorrere ad atti privi di fondamento "giuridico regolamentare" e quindi "illegittimi" per allontanarlo da un incarico "che è sempre stato nella disponibilità della maggioranza", si avalla "una crisi di credibilità istituzionale, mai registrata".
Quando alla proposta di modifica del regolamento, se "è necessario migliorare l'efficienza dell'Aula", tuttavia questa riforma va correttamente collocata nel quadro più vasto delle riforme istituzionali. In sostanza il Consiglio lavora su un provvedimento provvisorio, che va rivisto e rimodulato "alla luce delle leggi sulla forma di governo e sulla legge elettorale".
C'è, ha aggiunto Maninchedda, "chi ancora ritiene che il progresso sia non possibile, ma necessario", dove la differenza è rappresentata, nel primo caso, dall'opportunità "di fondare la politica sulla ragionevolezza e sul bene comune, nel secondo sulle leggi necessarie e ineluttabili della storia". E' su queste leggi non scritte che i parlamenti sono stati indeboliti. Definendo la società non in base ai valori reali, ma al mercato; anteponendo il "neoindividualismo liberista" ai bisogni sociali della comunità si rischia di cadere "nel neodarwinismo sociale" - ha spiegato - dove l'ordine sociale è fondato sui rapporti di forza non della ragione. Che senso avrebbe, perciò, il parlamento se i rapporti sociali sono determinati dalla competizione fra i singoli? Maninchedda ha ricordato il recente giudizio dell'on. Violante, teorico DS "del parlamento diffuso", quando afferma che le assemblee regionali, provinciali e comunali "sono schiacciate sotto il potere degli esecutivi. Quando si parla di regolamento, di modifiche al regolamento, bisogna tenere presenti queste posizioni ed evitare che il potere di decidere sia concentrato nelle mani di pochi. Limitarsi a stilare un ordine del giorno, deciderne contenuti e tempi, è davvero - si è domandato - una delle funzioni principali della democrazia? Lo stesso regolamento, se non scioglie alcuni nodi, può diventare "strumento di garanzia o di subordinazione". Occorre dunque che esso contenga "atti e dichiarazioni di affidabilità democratica" altrimenti rischia di diventare "un gioco molto pericoloso". Uno dei punti fondamentali è "difendere la possibilità reale di incidere sulla spesa pubblica", la sola in grado "di liberare un individuo dalla tirannide della culla, dall'essere colpevole per essere nato in una famiglia o in una terra svantaggiata". E non c'è welfare che tenga, se non c'è un parlamento in grado di incidere.

Per l'on. Luciano Uras (PRC) il regolamento non risolve il problema della politica, "neppure all'interno di quest'Aula"; problema aggravato da una legge elettorale aberrante "che dà rappresentanza a chi non ce l'ha e la toglie a chi ce l'ha", che crea squilibri perché crea effetti distorti sull'applicazione delle norme; una legge che elegge (una parte dei) consiglieri non in base al consenso popolare, ma alle indicazioni dei segretari dei partiti.
Ciascun consigliere rappresenta la Regione - questo nell'etica della politica - ma è difficile accertare chi e che cosa rappresenti se il potere viene esercitato da altri, fuori dell'assemblea e talvolta fuori della stessa Regione. Questi sono i nodi da sciogliere, nodi che non passano nella proposta di modifica del regolamento, utile, semmai, "come piccolo esercizio per migliorare la qualità del lavoro del Consiglio". Se qualcuno vuole attutire, dentro il palazzo, il rumore della società che chiede giustizia sociale e lo vuol fare "imbrigliando i consiglieri" attraverso norme regolamentari, stia certo - ha aggiunto Uras - che la partita è persa in partenza. Le rivendicazioni "torneranno di prepotenza in quest'aula". Ma la partita delle riforme si gioca altrove, con lo Statuto, la forma di governo, la legge elettorale. Per ora, comunque, prendiamo atto di modifiche che Prc condivide che aiuteranno il Consiglio a condurre battaglie più efficaci.

L'on. Oscar Cherchi (Uds) ha giudicato paradossale una proposta che arriva all'Aula con un voto di unanimità, ma che al suo interno non nasconde evidenti tensioni, non solo fra maggioranza e opposizione, ma all'interno della stessa maggioranza. L'obiettivo da non perdere di vista è quello di verificare l'effettiva possibilità di garantire a tutti la possibilità di esprimere le proprie idee, senza i vincoli dei "blocchi", che distorcono l'uso del sistema maggioritario. Cherchi ha annunciato alcuni emendamenti che hanno lo scopo di "rendere giustizia"; fra i punti annunciati, la necessità di garantire le rappresentanze politiche all'interno dei gruppi misti, a volte di dimensioni assai vaste; tanto più che il premio di maggioranza avvantaggia alcune forze politiche che hanno una rappresentanza maggiore, a parità di consenso, rispetto a partiti di minoranza. Una vera discriminante che non difende i principi della rappresentatività e della democrazia.
Quanto alla "accelerazione" dei lavori, essa non è stata dettata dal pericolo dell'ostruzionismo, ma da un altro fantasma: la scarsa produttività del Consiglio.
Non si difende, invece, il lavoro dei consiglieri. Alcune norme sono ignorate; non c'è alcun rispetto dei tempi per le risposte alle interpellanze e alle interrogazioni e, ancora peggio, non è indicato un termine per l'iter delle proposte di legge, spesso insabbiate in commissione. Altro aspetto, l'eccessiva discrezionalità del presidente, che va sicuramente limitata, soprattutto quando incide sugli interventi dei consiglieri.


I lavori riprenderanno
domani  mattina alle ore 10.