CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIII LEGISLATURA
Nota stampa
della seduta n. 116 pomeridiana del
7 settembre 2005
Il Consiglio regionale ha proseguito i suoi lavori sotto la presidenza dell'on. Paolo Fadda .
Prosecuzione esame Documento n. 7 -
Documento di programmazione
economica e finanziaria (DPEF 2006-2008)
La lunga serie di interventi nella discussione generale del Dpef è ripresa, nel pomeriggio, con quello dell'on. Vicenzo Floris (DS), il cui giudizio è molto favorevole. Il documento - ha detto - "costruisce una seria prospettiva di sviluppo partendo dai punti di forza della nostra isola e uscendo dalla cultura del lamento che ha caratterizzato la nostra storia politica". In sostanza col DPEF si cercano nuove strade industriali, favorendo non solo le imprese orientate a produzioni innovative (anziché a produzioni "mature" o scarsamente competitive), ma puntando decisamente sull'innovazione tecnologica e puntando sul sapere (il fattore umano deve fare un salto di qualità per adeguarsi ai nuovi scenari). Le nuove strategie non devono liquidare, tuttavia, il vecchio assetto esistente; non si celebreranno i funerali dell'industria di base né si dovrà cadere - ha detto - nella retorica delle piccole imprese. La chimica resta ancora un punto di forza della nostra economia; va difesa ma orientata verso prodotti appetibili per il mercato. Le poche risorse finanziarie disponibili (qui ritorna, puntuale in molti interventi, il confronto con lo Stato per ottenere la giusta quota delle risorse fiscali spettanti all'Isola) non consentono di liberare la fantasia; al contrario, questa limitatezza rende difficile la soluzione del problema più assillante, quello del lavoro; il DPEF, tuttavia, indica alcuni strumenti che, qualificando la spesa, potranno sostenere l'economia sarda, sulla cui fragilità sono purtroppo tutti d'accordo. L'uscita dall'Obiettivo 1 complica le cose e richiede molta attenzione nel mettere a profitto gli investimenti, con l'impegno di disegnare un futuro di modernità, dove la posizione strategica del Mediterraneo e le relazioni col Nord Africa possano consentire di avviare nuove attività.
Anche per Mario Bruno (Progetto Sardegna) bisogna fare i conti con i pochi soldi in tasca. Una politica finanziaria rigorosa dovrà limitare "la spesa non produttiva". La prospettiva di monitorare l'efficacia degli investimenti diventa perciò una strada obbligata. Il DPEF parte dai punti di forza della società sarda (l'identità, la ricchezza ambientale, la posizione strategica nel Mediterraneo), ma non può eludere i punti di debolezza (bassi livelli di istruzione, dimensione insufficiente delle imprese, nuove povertà, spopolamento; soprattutto la forte disoccupazione). Il documento presentato dalla Giunta indica alcuni percorsi necessari, a cominciare dalle risorse umane. Vi sono comparti, come il turismo, che possono crescere rapidamente, nella logica di un riequilibrio territoriale che si attua attraverso la coesione sociale, "parola chiave del DPEF", che bruno ha sostenuto essere "nel Dna della nostra gente". Solidarietà, accoglienza, cultura del volontariato sono risorse da mettere in campo per fronteggiare il disagio sociale e restituire dignità alla persona.
Molto critico, invece, l'intervento dell'on. Luciano Uras (PRC) che ha definito il DPEF "elemento di disturbo" nella programmazione economica, "non funzionale a definire la manovra finanziaria nel suo complesso". Questo DPEF, in particolare, "uscito frettolosamente dalla Commissione senza neppure un emendamento" propone una serie di osservazioni sul "copia e incolla" rispetto al precedente ("almeno le tabelle sbagliate potevano essere corrette"). Di qui il dubbio se elogiare il lavoro dell'assessore o dare un contributo per migliorare alcune situazioni. Intanto l'on. Uras ha dichiarato di disapprovare l'uso del termine "capitale umano", riferito ai lavoratori ("non vogliamo alcun riferimento alla cultura capitalistica") ed ha precisato che lo stare in maggioranza diventa faticoso quando si trascurano argomenti di punta della cultura del suo partito, come il lavoro, cui è dedicato "un paragrafetto". Non c'è alcuna previsione di intervento né, tanto meno, alcuno strumento che consenta di dare qualche risposta ai 140 mila sardi che vivono il dramma della povertà. Rifondazione comunista rischia perciò di pagare "un prezzo politico" sostenendo misure giudicate del tutto insufficienti.
Critiche, ovviamente, dal centrodestra. Le ha espresse l'on. Franco Ignazio Cuccu (UDC), non solo per il fatto che il DPEF di quest'anno, "ha saccheggiato, con quote industriali", il DPEF dell'anno passato, ma soprattutto perché in quelle parti "non copiate", come per l'artigianato, finisce per cadere in alcune evidenti contraddizioni, come a proposito della legge 51, che l'anno scorso, "considerata la forte crescita della domanda" e la necessità di dare impulso alle imprese con le scarse risorse disponibili, si prevedeva di avviare a revisione con la collaborazione delle associazioni di categoria, mentre quest'anno la revisione si limita alle modifiche delle direttive di attuazione e delle associazioni di categoria non si parla neppure. Cuccu ha ripreso un vecchio argomento, quello dell'insistente domanda (della categoria) per istituire un assessorato ad hoc. L'artigianato è, infatti, un incarico residuale di un assessorato più complesso, nonostante le piccole aziende artigiane siano "l'anticorpo che interviene sulla malattia (crisi economica) dando vita a microimprese capaci di garantirsi il futuro col sacrificio del titolare". In questo discorso ritorna d'attualità anche il ruolo dell'Isola, l'istituto regionale creato per i servizi alle imprese, che mai ha svolto questo ruolo "rifugiandosi" nell'artigianato artistico (il 5 per cento del settore), che, peraltro, non ha saputo aiutare, offuscando, al contrario, l'identità degli artisti e non determinando alcuna promozione d'impresa.
Un DPEF "senza testa e senza gambe", senza un'analisi della situazione e senza proposte strategiche per superarle: l'ha definito così l'on. Mauro Pili (FI) affermando che, nel documento, c'è solo la rivendicazione nei confronti dello Stato, come per assegnare ad altri le responsabilità del malgoverno locale. L'attuale Giunta - ha precisato - non dimostra di essere capace di difendere neppure le posizioni acquisite ed ha accettato passivamente l'esclusione dall'Obiettivo 1 della Comunità europea (risorse da 12 mila miliardi di vecchie lire), che - a suo giudizio - è ancora in discussione e potrebbe essere rivisto se la Regione intervenisse denunciando alcuni parametri (l'occupazione, prima di tutto) che potrebbero far rivedere i conti dell'UE, la quale ha sempre tentato di ostacolare le giuste pretese dei sardi. L'esempio viene dai finanziamenti destinati da Stato e Regione per la continuità territoriale delle merci, risorse (38 milioni di euro complessivamente) che l'UE ha bloccato. Se questo è il deficit più evidente del DPEF (fra l'altro - ha aggiunto Pili - la Giunta sostiene di avere risolto il problema della spesa comunitaria, ma tace sul fatto che, per assenza di progetti, l'overbooking è calato dal 172 al 127 per cento), l'altra vistosa carenza è quella del lavoro stabile. I Comuni, che sono gli artefici principali del progetto del piano straordinario, vengono tagliati fuori con la riduzione delle risorse. Terzo handicap, la mancanza di una strategia per le infrastrutture, alle quali, evidentemente, non si dà il giusto peso nelle previsioni di sviluppo economico.
L'on. Pierpaolo Vargiu (I Riformatori) ha detto che nessuno può considerarsi arricchito da questo dibattito. Per l'esponente deI Riformatori ormai il DPEF è un rituale in cui non si riconosce più nessuno. In quest'Aula si svolge un rito stanco, in cui l'opposizione critica e la maggioranza difende il documento. Ha un senso, ha chiesto l'on. Vargiu, che il Consiglio regionale venga bloccato in Aula su una sterile discussione? Davanti a questo documento, per Vargiu, si ha un senso di scoramento perché è pieno di inesattezze (come quella riportata a pagina 156 in cui si dice che la Giunta ha approvato il Piano Sanitario Regionale). Questo DPEF è una vaga riedizione del programma elettorale del centrosinistra, mancano i rapporti con il precedente DPEF e con la successiva Finanziaria e la sua caratteristica non è certo la chiarezza e la semplificazione.
Per Vargiu la lettura del DPEF è comunque interessante, perché il lettore vi trova spunti per un eventuale prossima campagna elettorale o per un convegno. Vargiu ha definito il DPEF "inutile" e autolesionistico. Questo DPEF è scritto come una pubblicazione scientifica, è uno strumento debole che non risponde all'esigenza di una seria programmazione, pertanto deve essere "rottamato".Per l'on. Giuseppe Balia (Gruppo Misto SDI-SU) questo DPEF ha un carattere fortemente innovativo. Questo DPEF è , infatti, il tramite verso il programma regionale di sviluppo e prevede, per la politica delle entrate, scelte ben precise. "Non è, quindi, un libro dei sogni, ha proseguito Balia, c'è concretezza e l'impegno a passare dalla sola politica di Rigore alla politica di Rigore - Ripresa.
Sull'uscita della Sardegna dall'Obiettivo 1, Balia ha detto che il Governo nazionale è inadempiente. Nonostante questo l'on Balia ha auspicato che la Regione intervenga con forza per evitare che la Sardegna sia estromessa. L'on. Balia ha invitato la Giunta a fare una battaglia non sulla base del PIL, ma su parametri legati all'istruzione, alla disoccupazione, alle infrastrutture. Con l'uscita della Sardegna dall'obiettivo 1 la possibilità di ricevere aiuti dallo Stato si riduce ulteriormente. E la Sardegna pagherà un misterioso effetto statistico, passando dall'obiettivo del sottosviluppo all'obiettivo della competitività.Anche per l'on. Ladu (Fortza Paris) questo DPEF è inutile e niente cambia rispetto al passato. Il consigliere regionale di Fortza Paris ha definito questo DPEF un documento transitorio e ha auspicato l'approvazione, nel più breve tempo possibile, del Piano Regionale di Sviluppo. Per Ladu il documento è generico è non fornisce risposta ai tanti bisogni della Sardegna. Oggi la nostra Isola si trova davanti ad una situazione stagnante molto pericolosa in tutti i settori. Dal turismo alla scuola, all'industria, all'agricoltura. Le scelte della Giunta non sono chiare. "L'esecutivo decide tagli indiscriminatamente, senza pensare a una strategia di sviluppo". Per Ladu, in conclusione, in questo DPEF non c'è nessun elemento di novità rispetto al passato.
Ha poi preso la parola l'on. Mario Diana (AN), che ha giudicato troppo evanescente il DPEF, nel quale non si ravvisano certezze, né alcuna linea logica che faccia intravedere le innovazioni attese dopo la riforma della legge elettorale.
Nell'esprimere un giudizio critico sulla manovra programmatica proposta, Diana ha deplorato che in esso siano contenuti solo principi teorici senza alcuna concretezza. "È finita l'epoca delle mere enunciazioni" ha detto il rappresentante di AN, per il quale ambiente, prodotti tipici, cultura non possono essere esaustivi di un progetto di sviluppo che punta a creare posti di lavoro e crescita economica.
Proseguendo il suo intervento, Diana ha chiamato pesantemente in causa l'intera maggioranza ed ha sostenuto che, al di là delle evidenti responsabilità del presidente della Regione, questi non può, tuttavia, rappresentare un comodo parafulmine per i partiti politici che lo sostengono. Dopo avere affrontato con numerosi dettagli alcuni dei temi inerenti il DPEF, l'oratore si è soffermato sulla crisi agricola e sulla scarsa competitività del sistema agro-pastorale. Perplessità, ha espresso Diana, anche sulla politica nel campo della formazione e dell'istruzione, chiedendosi se siano perfettamente fondate le basi sul fabbisogno di laureati nell'Isola.Il DPEF ha il merito di proporre una struttura complessa di aree di interventi in funzione dello sviluppo. Così, invece, ha esordito l'on. Licheri (PRC), il quale, tuttavia, ha ricordato come le potenzialità di rinascita si scontrino con una serie di diseconomie e di ritardi che occorre eliminare. "Occorre innescare una nuova stagione di rinascita", ha proseguito Licheri per il quale, accanto a molteplici aspetti positivi il DPEF contiene alcuni limiti che bisogna superare. Dopo essersi soffermato sul tema dell'istruzione e della cultura, l'oratore ha ribadito che il processo di sviluppo deve avere alla base la promozione della cultura. Corretto nelle enunciazioni il DPEF dovrebbe fornire più solide risoluzioni per garantire un reale accesso a tutti. Proseguendo, Licheri ha ribadito l'urgenza di una riforma della pubblica amministrazione per renderla efficiente ed al passo con un efficace progetto di sviluppo. L'oratore si è anche soffermato sul problema dei trasporti, con particolare riferimento alla "continuità territoriale interna". Dichiarando di condividere l'impianto complessivo del documento ha tuttavia ribadito che occorre prestare maggiore attenzione alle problematiche del lavoro.
Ha poi preso la parola l'on. Stefano Pinna (Progetto Sardegna), che ha esordito affermando che, il ribadire (come ha fatto precedentemente Vargiu) l'inutilità del DPEF non sia affatto condivisibile. Il documento di programmazione si rifà di fatto alle indicazioni date dalla Comunità europea, che ha disegnato una politica di programmazione adeguata alle esigenze, ha detto, Pinna, ed ha motivato l'esigenza di dare una struttura complessa al documento in discussione, a causa della situazione di fatto della nostra Isola. Il DPEF, ha ricordato Pinna, coniuga il tema della coesione, con il tema della competitività. Partendo poi dalla condizione di stagnazione del sistema economico sardo, Pinna ha ricordato che il documento pone importanti priorità, che sono: "la società della conoscenza", lo sviluppo dei territori, gli investimenti nelle "infrastrutture immateriali", che possono agevolare la nascita di sistemi umani, sociali e territoriali. E, tuttavia, il documento non trascura i settori tradizionali, dall'industria al terziario. Perché coniugare coesione e competitività? Perché è la nuova strada per lo sviluppo, ha detto Pinna, giudicando il DPEF positivo, pur nei margini di miglioramento comunque esistenti.
Riserve sono state espresse, quindi, dall'on. Giuseppe Atzeri (Misto - Psd'Az) per il quale il primo anno di rodaggio della Giunta si è concluso, pertanto il DPEF doveva essere più concreto e non caratterizzato da un "vuoto progettuale". Non bastano più le enunciazioni, ma occorre entrare nei dettagli e nella concretezza. Denunciando una politica "del capello in mano" Atzeri ha parlato di una "manovra spezzatino", di errori e lacune contenute nel DPEF.
Il leader sardista ha denunciato che cresce la dipendenza della Sardegna dal resto del paese, l'aumento della povertà, l'esigenza di una forte politica di sviluppo. La quale cosa non è compatibile con la politica di contenimento della spessa troppo drastica e temporalmente troppo limitata.
Il DPEF avrebbe dovuto fondarsi su tre direttrici: risorse, questione energetica, continuità territoriale per persone e merci.
Denunciando come il tasso di sardismo sia venuto scemando nel tempo, Atzeri ha ribadito che sarebbe stato preferibile lavorare sui limiti strutturali derivanti dalla insularità. Ed ha criticato la scelta di focalizzare gli interventi sui settori immateriali, mentre restano marginali altri settori come, ad esempio, il sistema agricolo.
Scarsa coerenza è stata, poi, denunciata da Atzeri in riferimento alla riforma della Regione, con il puro trionfo del neo centralismo regionale. Dopo avere denunciato la totale genericità delle enunciazioni in tutti i comparti (dal turismo, all'industria, all'agroalimentare) l'oratore si è avviato a conclusione criticando la politica per le risorse idriche.Giudizio sostanzialmente positivo quello espresso dall'on. Antonio Biancu (La Margherita), che ha approfondito con un attenta analisi gli aspetti qualificanti del documento, a partire dalla riduzione del deficit finanziario.
Il DPEF anticipa il quadro generale del programma di sviluppo con l'adozione di adeguati strumenti programmatori e progettuali. Il documento si incardina su tre idee forza: coesione, competitività e occupazione, ha ricordato l'oratore, che ha analizzato con attenzione le proposte contenute nel DPEF per dare le risposte necessarie. Particolare attenzione Biancu ha prestato nel suo intervento alle proposte a favore del "capitale sociale" a cominciare dalla famiglia. In una competitività, globalizzata, ha proseguito l'oratore, la Sardegna deve puntare sulle proprie peculiarità a cominciare dall'ambiente e dal territorio, e su questa linea si muove il documento di programmazione. A questo si collega il tema del turismo, ha ricordato Biancu che ne ha approfondito i vari aspetti. "Il DPEF ci offre un nuovo modello di sviluppo" ha, quindi, proseguito il rappresentante della Margherita che ha indicato nel "terzo cardine", rappresentato dall'occupazione, un punto nodale del documento di programmazione. Si tratta di una autentica emergenza, su cui occorre lavorare subito. Occorre dare risposte chiare e coerenti ha concluso Biancu: la sfida è difficile, ma occorre un supplemento di disponibilità.
Intervenendo sull'ordine del giorno dei lavori, l'on. Pili (FI) ha chiesto, in riferimento alla votazione, se sia stata prevista una votazione per parti e con quale articolazione.
Il Presidente ha preannunciato che la presidenza valuterà, nella seduta di domani, tali modalità.
I lavori del Consiglio riprenderanno
domani mattina alle ore 10.00