CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIII LEGISLATURA
Nota stampa
della seduta n. 115 antimeridiana del
7 settembre 2005
Il Consiglio regionale ha ripreso i suoi lavori sotto la presidenza dell'on. Paolo Fadda.
In apertura di seduta il Presidente ha comunicato la presentazione di:
Dopo le comunicazioni di rito, il presidente ha posto in discussione il primo punto all'ordine del giorno.
Esame Documento n. 7 - Documento
di programmazione economica e
finanziaria (DPEF 2006-2008)Nell'illustrare il provvedimento, il relatore on. Eliseo Secci (La Margherita), presidente della commissione Programmazione, ha esordito sottolineando che il documento ha una caratteristica peculiare, che è quella di venire in Aula con tempi che possono portare al completamento della legge finanziaria entro l'anno: un fatto singolare e importante negli ultimi anni. Sottolineato il lavoro importante di analisi svolto dalla Giunta, Secci ha precisato che il DPEF rappresenta in qualche modo un raccordo importante con gli altri strumenti di politica economica e finanziaria, che sono alla base della inversione di tendenza dell'economia sarda.
Proseguendo, Secci ha ricordato che la Commissione programmazione ha sentito in audizione tutte le parti sociali, che non hanno dato indicazioni negative né risolutive in merito al documento in discussione. Il documento evidenzia le criticità ed i ritardi della Sardegna rispetto al resto del Paese, che denuncia, già esso stesso un ritardo di crescita rispetto al resto del mondo.
Il presidente della Commissione ha fatto poi riferimento alla grave crisi del settore industriale ed all'insufficienza degli investimenti nel settore della ricerca. Ritardi gravissimi vi sono nella infrastrutturazione materiale e immateriale, così come gravi ritardi vi sono nell'istruzione e nella formazione.
Facendo riferimento al titolo del documento, Secci ha richiamato i concetti di compatibilità, coesione e occupazione in esso contenuti, affermando che questi sono le direzioni in cui si dovrà sviluppare la futura manovra di politica economica. C'è un punto nevralgico, ha ancora ricordato l'oratore, che è quello di ammodernamento della P.A. Tutto ciò per creare un processo autopropulsivo di crescita. Osservando che la nuova politica di rigore finanziario, già avviata, sta portando i sui frutti positivi, ha ribadito come la manovra finanziaria del 2006 prospetta già gli interventi positivi che dovranno essere posti in atto. Ma un altro elemento deve concorrere al quadro generale, che è costituito dalla concertazione con lo Stato, per le entrate dovute e non erogate.La relazione di minoranza è stata svolta dall'on. Nicola Rassu (FI), il quale ha detto che il DPEF è caratterizzato dalla mancanza di chiarezza, da una ricercata complessità, da una stesura ridondante.
Per l'on. Rassu, il documento è, in massima parte, una manifestazione di "buona volontà" e proposte di "buone intenzioni", che, ovviamente, in sostanza potrebbero essere condivise, se si disponesse di indicazioni su quali mezzi adottare per realizzare gli obiettivi individuati. Al contrario, il DPEF è in buona parte un insieme di dichiarazioni di intenti e di affermazioni di principio, invece dovrebbe essere l'esposizione di un programma articolato in analisi e proposte risolutive ed operative; insomma, siamo di fronte ad un buon saggio teorico, ad un'ottima esercitazione accademica.Nel documento sono eccessivamente descritte, talvolta in modo puntiglioso, proprio dell'esercitazione accademica, le note problematiche storiche e socio - economiche che da sempre hanno caratterizzato i punti critici della realtà economica sarda. A tale analisi, scontata e da tempo nota (al riguardo esiste, da sempre, una vasta letteratura, che costantemente ripete le stesse valutazioni), non corrisponde un concreto apparato di obiettivi da realizzare, né, tanto meno, vengono proposti i tempi e i mezzi per possibili realizzazioni. A tale carenza si deve aggiungere il fatto che non vengono assolutamente indicate le risorse, che si intendono impiegare per la risoluzione dei programmi.
Questi gravi limiti dimostrano una grave carenza progettuale e di programmazione del documento presentato.
Per il relatore di minoranza, per essere all'altezza dei tempi in modo oggettivo e non solo teorico, l'attuale DPEF avrebbe dovuto inserirsi come un documento di programmazione rinnovabile, nel contesto del piano di sviluppo regionale. Un Piano questo che, come è noto, a tutt'oggi, malgrado le assicurazioni periodiche, non ha ancora visto la luce.
Ma ciò che risulta più negativo è la mancanza di un collegamento tra lo stesso DPEF e la manovra Finanziaria 2006. Tale grave limite dell'impostazione generale è ancor più evidente nei temi riguardanti i settori specifici. Per esempio, è sorprendente la genericità dell'approccio alle varie problematiche ed il modo in cui vengono affrontare le prospettive di sviluppo per i diversi settori produttivi. Per il comparto agro-pastorale non emergono indicazioni chiare sulle prospettive di sviluppo di un comparto di vitale importanza, né tanto meno vengono indicate soluzioni per affrontare l'insostenibile indebitamento che è pari al 40 per cento della produzione, in quanto ammonta a 625 milioni di euro. Si tratta di una situazione che, connessa alla decennale crisi che attraversa il settore, ne sta mettendo in serio pericolo la stabilità, con gravissime ripercussioni sull'intero sistema.
Per il settore industriale, inoltre, ci si limita a prevedere una revisione dei meccanismi di erogazione degli incentivi, senza soffermarsi sulle contingenti difficoltà della grande industria (chimica e metallurgica) e sulla situazione di malessere che è presente nei poli chimici. Non si è affronto per niente il problema dell'alto costo energetico, che rischia di provocare il collasso dell'attuale organismo produttivo, con conseguenze disastrose sul piano economico e occupazionale. Non si intravedono proposte certe, nel breve tempo, sulle fonti energetiche alternative.
Per quanto riguarda il commercio e i servizi in genere, non si coglie alcuna novità rispetto a quanto fatto fino ad ora. Il settore commercio è ancora in attesa di una legge organica che lo regoli.
Per l'artigianato, le piccole e medie imprese, se bene possa essere valutato positivamente l'orientamento verso la selettività nelle politiche di sostegno, volte a dare impulso autopropulsivo nel nuovo modello competitivo, preoccupa l'impatto che potrebbe subire il settore, rappresentato per l'85 per cento da micro-imprese, se non si programma un'assistenza tecnico - economica adeguata alle nuove frontiere del mercato internazionale.
Riguardo al turismo, ha proseguito Rassu, si rileva che si insiste su una politica contraddittoria; infatti, si punta su concetti scontati e tradizionali, riguardanti lo sviluppo turistico sostenibile, ormai condiviso, nel quale viene presentato come argomento forte l'offerta "ambiente", che è la parola d'ordine "sprecata" sulle proposte turistiche di tutto il mondo. Di contro, non si prevede un adeguato sostegno alle imprese ed al marketing. Si insiste, invece, sulla scelta di bloccare un modello che, per anni, ha dato esiti di crescita e di sviluppo, in tante aree dell'attuale Sardegna turistica.
Inoltre, per quanto riguarda le politiche sociali si avverte una estrema banalizzazione dei problemi, accompagnata da una sorprendente carenza di confronto con le parti sociali, con il territorio e le relative economie locali.
Insomma, per il consigliere di Forza Italia, in questo DPEF non si intravedono proposte operative certe, che possano nel breve periodo dare risposte all'emergenza occupazionale, madre di tutti i problemi della nostra Isola, e l'azione di governo appare sempre più concentrata nella preoccupazione di correggere il passato, invece di programmare un'intelligente e lungimirante politica atta ad impostare nuove strategie di sviluppo. Il giudizio sul DPEF del relatore di minoranza è negativo sul piano politico ed economico, mentre è positivo per il suo valore accademico, in quanto è solo una "esercitazione di analisi generiche ed una enunciazione di buoni propositi".Il primo intervento, nel dibattito generale sulla proposta di DPEF, è stato svolto dall'on. Mario Floris (UDS), che ha detto che il governo di questa legislatura si caratterizza per l'enunciazione di alcuni slogan, che sono ripetuti ciclicamente. E', infatti, incessante il riferimento a profondi mutamenti di strategia, che rendono obsolete le strategie delle precedenti legislature, l'adozione di strumenti programmatici "metodologicamente completi", a fronte dei vecchi modelli di dipendenza, tipici delle economie assistite, a partire da un quadro degli obiettivi strategici sino agli indicatori di realizzazione, risultato e impatto, l'adozione di nuovi strumenti di programmazione di ambito tematico. L'obiettivo, secondo gli intendimenti della Giunta, sarebbe quello di passare da un modello di sviluppo economico assistito ad un nuovo assetto competitivo, caratterizzato da una nuova cultura del risultato, espressa da una valutazione sistematica dell'impatto delle azioni intraprese.
Questa nuova azione dovrebbe passare attraverso il risanamento del bilancio, del potenziamento delle risorse umane, la ricerca, la società dell'informazione, i trasporti, l'internazionalizzazione, il rilancio dei Pit, la riforma della Regione e delle competenze degli assessorati. Questi slogan della Giunta, però, secondo il leader dell'UDS sono rimaste mere enunciazioni. "L'unica novità - ha detto Mario Floris durante il suo intervento - consiste nel nuovo linguaggio, mutuato dalla programmazione comunitaria delineata dai Consigli europei di Lisbona e Goteborg, che hanno caratterizzato la revisione del Quadro comunitario di sostegno 2000-2006 e del Por Sardegna, revisione che, guarda caso, è intervenuta nel corso del 2004, nella precedente legislatura".
L'ex presidente della Regione è stato molto critico nei confronti del DPEF 2006 - 2008. Un documento - ha sottolineato - che non si discosta dai contenuti fondamentali dei precedenti, non fa programmazione ma descrive solo "con auspici" quali siano gli intendimenti del Governo regionale. Inoltre, nella definizione degli obiettivi strategici di competitività e coesione sociale, il DPEF riprende pari pari gli obiettivi generali del Quadro comunitario di sostegno 2000/2006, fatti propri dal POR Sardegna e dai vari DPEF presentati negli ultimi anni. Dunque, gli stessi obiettivi (aumento dell'occupazione, dei tassi di attività, redditi elevati, miglioramento dell'efficienza e qualità dei fattori produttivi, attivazione di un processo positivo di crescita endogena, in un contesto di sostenibilità ambientale, rispetto delle pari opportunità) e nessuna novità, anzi qualcosa di meno: mentre nei programmi precedenti si quantificavano gli incrementi di reddito e di occupazione, questo DPEF non fa previsioni. Nessuna novità, neanche per quanto riguarda gli strumenti di programmazione.
"Si afferma - ha proseguito Mario Floris - che il governo regionale stia adottando strumenti programmatici metodologicamente completi, che partano da un quadro degli obiettivi strategici sino agli indicatori di realizzazione, risultato e impatto". Anche questa, che viene annunciata come una novità, in realtà è solo una dichiarazione di intenti, in quanto non esistono documenti né attività che mettano in pratica tali affermazioni.
Dunque, per Mario Floris, in questo DPEF , oltre alle enunciazioni di nuove strategie, non esiste nessuna programmazione operativa, ma solo un'ipotesi di pianificazione settoriale e le scelte in materia di politica economica continuano ad essere decise senza un quadro programmatico definito, sulla base di valutazioni che solo il "principe Soru" conosce. Dure critiche sono state fatte alla decisione di destinare, al Piano regionale del lavoro solo 30 milioni di euro (per Floris quando si annulla uno strumento di programmazione lo si deve sostituire con uno migliore), alla politica in materia di POR ed al ritardo dei PIT. Il leader dell'UDS ha, inoltre, sottolineato il silenzio della maggioranza sulla decisione della Giunta di moltiplicare le convenzioni. "Ci sono - ha detto Floris - 50 nuovi esperti profumatamente pagati, che percepiscono uno stipendio più alto delle più importanti cariche amministrative della Regione, e nessuno chiede spiegazioni".E' intervenuto, poi, l'on. Capelli (UDC), che ha definito questo DPEF la fotocopia di quelli precedenti. Anche per il vicecapogruppo dell'UDC la politica di questa Giunta è fatta di spot. Questo esecutivo parla molto di riforme - ha detto Capelli, ma poi non applica neanche l'esistente. Per esempio, il regolamento sul procedimento amministrativo è lettera morta. Critiche anche sui tempi di presentazione del DPEF. Perché tre mesi di ritardo - ha chiesto - se il 70% di questo documento è una fotocopia del precedente? Roberto Capelli, inoltre, ha letto alcune tabelle inserite nel documento, rilevando numerosi errori nei dati riportati. "A quali dati dobbiamo fare riferimento - ha chiesto all'assessore al Bilancio - a quelli riportati nel DPEF di quest'anno o a quelli riportati nell'anno precedente? Se vogliamo fare una discussione seria è necessario rinviare il DPEF in Commissione, correggere i dati, e riportarlo in Aula".
Ma la moralità non fa difetto al DPEF. La valutazione attenta degli strumenti di politica economica e degli effetti che sortiscono dall'intervento pubblico ne sono un esempio. Per l'on. Silvio Lai (Ds) la volontà di intervenire non solo sulla "qualità" dei contributi, ma anche sulla capacità di spesa (i troppi residui sono un aspetto da non sottovalutare) e sul diritto all'intervento pubblico (avere le carte in regola e utilizzare correttamente i finanziamenti) meritano una sottolineatura e sono motivo di apprezzamento complessivo del documento, che, fuori dalle banalità e dagli slogan, è documento strategico dello sviluppo della Regione.
Del resto è indispensabile un'azione politica che "ci faccia uscire dal guado". "Siamo nella fase - ha precisato l'on. Lai - in cui le scelte del governo regionale possono portarci al passo dello sviluppo europeo o condannarci all'arretratezza". Lai ha ricordato come sia necessario puntare sulla competitività. Il DPEF affronta il problema puntando sulle risorse umane e sull'efficienza delle imprese; favorendo le condizioni perché le imprese rimangano sul mercato e chiudendo il capitolo dell'assistenza, che in passato ha regolato alcuni momenti di emergenza. Altro punto critico è - secondo l'on. Lai - quello della coesione sociale, affidata in buona misura ai comuni, capaci di promuovere scelte economiche a livello locale.
Da ciò deriva l'impegno non solo a non prevedere tagli nei confronti degli enti locali, con la prossima finanziaria, ma ad aumentare le poste. Un DPEF impegnativo, insomma, da una parte per le condizioni attuali di un'economia regolata dall'incertezza, dall'altra dall'impegno a percorrere insieme le strade dello sviluppo e delle riforme, che impegnano, queste ultime, tutti con eguale titolo per costruire una Sardegna migliore e un'azione di governo capace di restituire fiducia ai cittadini e alle imprese.Per l'on. Carlo Sanjust (FI), invece, il DPEF è "un atto consunto", al quale non crede più nessuno. Il suo finale "è già scritto". C'è anche un vecchio rituale da smentire, quello che indica il centrodestra come la causa di tutti i mali e di tutti i debiti dell'attuale gestione Soru; ma il giudizio politico, vero e proprio "refrain" del dibattito, è smentito da alcuni numeri riportati nelle tabelle dell'allegato; ad esempio i 3,4 miliardi di euro ottenuti dalla Giunta Pili per le risorse idriche, la sicurezza e la mobilità, risorse che potranno costituire volano di sviluppo (la Giunta Pili non ha avuto il tempo necessario).
Altra parola magica della politica di centrosinistra è "discontinuità". In realtà si seguono, invece, vecchie esperienze ormai superate, come nello sport, dove si continua a favorire i club professionistici, il cui compito è "saper stare sul mercato", aiutandoli con somme che sono "una fetta piccolissima" del loro bilancio, sottratta, però, allo sport giovanile. In questa prospettiva, che il DPEF sostiene solo a parole, manca un progetto serio.
Stessa considerazione per la politica della casa: la Regione enfatizza gli interventi sociali a favore delle fasce più deboli, ma pratica mutui "agevolati" solo nella dizione (in realtà sono pari ai mutui ordinari concessi dalle banche), di durata limitata (15 anni, rispetto ai 30 praticati dagli istituti di credito). Si promuove l'edilizia agevolata; ma questa - ha ricordato Sanjust - si rivolge a un cento sociale più abbiente e non può risolvere il problema di molte giovani coppie.Se l'"etichetta" del DPEF (competitività, coesione, occupazione) è di forte impatto comunicativo e il documento merita un sostanziale giudizio positivo (difficile, tuttavia, individuare gli strumenti per far fronte alle emergenze, che esistono e vanno aggredite), il centrodestra non dimostra di voler partecipare a migliorarlo; la relazione di minoranza, presentata dall'on. Rassu, è stata "generica, sommaria e priva di proposte". Lo ha affermato l'on. Maria Grazia Caligaris (Misto - Sdi-Su), che tuttavia ha precisato di non far parte del nuovo gruppo costituito dall'allargamento del suo partito ad altre componenti, (non essendo stata informata), ricordando come, invece, alcune situazioni, a cominciare dalla rivendicazione con lo Stato per ottenere maggiori entrate, richiedono una generale "chiamata alle armi", a difesa dei nostri diritti. Con un gettito superiore, ben diversa sarebbe stata anche la prospettiva di sviluppo indicata dal documento.
L'on. Caligars si è soffermata, in particolare, su due argomenti: la scuola ("la riforma Moratti è contro la scuola sarda. Per frenare la dispersione si chiudono le scuole, favorendo l'esodo dai piccoli paesi") e l'informazione, legata dalle nuove vie tecnologiche (digitale terrestre e banda larga), di cui il DPEF tace.
Infine due richiami, uno sul mondo femminile ("non c'è alcuna iniziativa specifica; si trascura il settore che ha dato segni di forte rinnovamento") e l'altro sul credito, con richiamo trasparente ai soci dell'ex Popolare di Sassari, "puniti per aver avuto fiducia in un istituto di credito". Problema sul quale il governo regionale "non può far finta di niente".E' stato questo l'ultimo intervento della mattinata.
I lavori riprenderanno
nel pomeriggio alle 16,30.