CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIII LEGISLATURA
Nota stampa
della seduta n. 110 pomeridiana del
27 luglio 2005
Il consiglio regionale ha proseguito i suoi lavori sotto la presidenza dell'on. Giacomo Spissu e dell'on Paolo Fadda .
In apertura di seduta il Presidente ha comunicato la presentazione di:
Prosecuzione esame Proposta di
legge n. 89/A - Norme per unioni di
Comuni e Comunità montane.
L'Assemblea regionale ha proseguito l'esame della proposta di legge che modifica le Comunità montane e prevede norme a sostegno delle unioni dei comuni ed a favore dei piccoli comuni, specialmente delle zone montane sarde.
La seduta antimeridiana si era conclusa con l'approvazione dell'articolo 1 del provvedimento (Finalità e principi), i lavori pomeridiani si sono, quindi, aperti con l'esame dell'articolo 1 bis "Riordino degli ambiti territoriali", che fissa i tempi (14 mesi ) per la predisposizione del programma per il "riordino degli ambiti territoriali per l'esercizio associato delle funzioni". Lo stesso articolo 1 bis prevede che il "programma" venga, successivamente, approvato ogni tre anni.
Il programma (la Giunta regionale predispone un apposito schema sulla base della situazione esistente) deve essere approvato entro trenta giorni dalla competente commissione consiliare e sottoposto alla Conferenza permanente Regione - Enti locali per "l'acquisizione" della necessaria intesa.
All'articolo 1 bis è stato presentato, dai consiglieri Maninchedda, Corrias, Cugini, Marracini, Orrù, Francesco Sanna, Uras, l'emendamento n. 69 che "riduce" a sei i mesi necessari per approvare il piano degli ambiti territoriali. Illustrando l'emendamento, l'on. Francesco Sanna (La Margherita) ha spiegato le modalità che gli enti locali dovranno seguire per "indicare" a quale ambito ottimale vorranno aderire. L'oratore ha anche illustrato gli altri adempimenti necessari per giungere alla rapida predisposizione ed approvazione del programma di riordino degli ambiti territoriali.
Il relatore del provvedimento, Peppino Balia, ha espresso parere favorevole, accogliendolo, sull'emendamento (sostitutivo totale) ed identico parere ha espresso, a nome della Giunta, l'assessore dell'Urbanistica e degli Enti locali, Gianvalerio Sanna.
Critico, nei confronti dell'articolo e dell'emendamento si è detto l'on. Mario Diana (AN), il quale ha rimarcato come nell'articolo e nell'emendamento manchino le norme da seguire, le regole da applicare, per giungere alla "necessaria concertazione" ed ha sollecitato, ancora una volta, il Consiglio regionale a predisporre ed approvare "queste norme, assolutamente necessarie".
L'esigenza di giungere a norme chiare, per realizzare un sistema realmente efficiente, evitando provvedimenti forzosi, è stata ribadita dall'on. Luciano Uras (PRC), il quale ha ricordato l'esigenza di evitare ogni "operazione dirigistica", tutelando le autonomie e i poteri decisionali dei comuni, grandi o piccoli, le scelte e le esigenze delle donne e degli uomini delle nostre comunità.
Questo articolo è il cuore della legge, ha concluso Luciano Uras, e questo Consiglio "deve spiegare, decidere oggi, il reale significato di questa norma, evitando i pericoli delle esemplificazioni forzate".
L'articolo 1 bis, e l'emendamento sostitutivo, sono stati decisamente criticati dall'on. Mauro Pili (FI) perché "si certifica" che è la Giunta a decidere anche in questa materia, svuotando il Consiglio di una sua precisa prerogativa, quella di fare leggi, di approvare programmi anche quelli di riordino delle autonomie locali. Questo articolo, o l'emendamento sostitutivo, ha aggiunto Mauro Pili permetterà alla Giunta di "decidere, di imporre le proprie scelte ai comuni, anche in materie, funzioni e prerogative di loro esclusiva competenza, secondo quanto prevede la riforma del Titolo V della Costituzione Italiana". Una palese violazione delle norme costituzionali, che pongono sullo stesso piano comuni, province e Regione. Un passo indietro, una preoccupante violazione delle norme dell'autonomia dei comuni della Sardegna, la certificazione che "gli enti locali sardi sono ancora minorenni" e devono passare sotto le forche delle decisioni della Giunta regionale.
Il giudizio di una Regione che detta legge e condiziona le autonomie dei Comuni, espresso dal centrodestra, rende "perplesso e preoccupato" l'on. Peppino Balia, relatore della legge. E' un giudizio gratuito - ha detto - perché la Regione "interviene per semplificare i percorsi" e senza "intaccare l'autonomia operativa".
Sotto questo profilo - ha detto, a sua volta, l'assessore Sanna - l'articolo 1 bis emendato, da tutti riconosciuto come "il cuore della legge", è più garantista della originale stesura; fissa procedure e percorsi, ma evita "che lo spontaneismo possa portare con sé un bagaglio di ingiustizie nei confronti dei cittadini". La Giunta regionale mette ordine, in una operazione di assemblaggio, ma ai consigli comunali resta la decisione di indirizzo del piano. Insomma, se la Regione "ha l'ultima parola", resta salvo il principio della "equiordinazione" e la sovranità comunale resta precisata con molta chiarezza.
Ma, per dichiarazione di voto, l'on. Mauro Pili (FI) ha ribadito la propria contrarietà a un dispositivo che complica la vita degli enti locali, violando, a suo dire, il contenuto costituzionale del testo unico (decreto legislativo 267/2000) sull'ordinamento degli enti locali. Obiettivi e indirizzi, infatti, vengono "tracciati" dalla Regione, che compirebbe un atto di "appropriazione indebita" diventando tutore dei comuni, che, "in tutta Italia si associano a prescindere dalle Regioni".
L'on. Pietro Pittalis (Misto) ritiene, invece, la procedura corretta e esprime un voto favorevole, che, tuttavia, non deve indurre a valutazioni sull'appartenenza a altre forze politiche, ma solo un modo per apprezzare l'avvio del processo delle riforme, rimasto incagliato per anni. Il Consiglio regionale - ha detto - "è un cantiere" dove ciascun consigliere ha il dovere di dare il proprio contributo.
Voto favorevole anche quello annunciato dall'on. Francesco Sanna (La Margherita). "Mi sono posto la domanda: potranno i Comuni continuare a fare ciò che vogliono, se lo vogliono? La risposta è affermativa. Perciò sostengo l'emendamento, che ripropone (sostitutivo totale) l'articolo 1 bis", che, se è il cuore della legge, come è stato più volte sostenuto, "è un cuore malato", ha detto l'on. Mario Diana (AN), sottolineando come nessuna delle disposizione del decreto legislativo 267 sia richiamata e precisata. Il voto, di conseguenza, è contrario.
La nuova versione dell'articolo 1 bis, contenuta nell'emendamento, è approvata con 39 voti a favore, 19 contrari e 7 astensioni.
Sull'articolo 2 che disciplina l'Unione di Comuni, l'on. Silvestro Ladu (Fortza Paris) ha presentato tre emendamenti (84, 85 e 86) che sono "contrari agli sprechi". C'è il pericolo, infatti, che una legge nata per ridurre la pletora delle Comunità montane ("le 25 attuali sono un'esagerazione") generi "il mostro", favorendo la nascita di 40, forse 50 enti sovracomunali. Quella che era una buona idea "si trasforma in corsa alle poltrone"; e bisognerà fare i conti con le poche risorse finanziarie, forse sufficienti a pagare solo gli amministratori. Da qui (emendamento 84) la richiesta di fissare almeno tra cinque comuni contermini la nascita delle unioni (il testo originario prevedeva "due o più comuni"), di ridurre il numero dei membri degli esecutivi (emendamento 85) e di decurtare del 50 per cento le indennità previste dal decreto legislativo 267 (emendamento 86).
Gli emendamenti sono stati bocciati, dopo un battibecco, generato dall'intervento dell'on. Renato Cugini (Ds), per il quale il problema degli oneri economici non esiste (i sindaci hanno già un'indennità e questa non è cumulabile) mentre esiste un problema di coerenza da parte di chi, "anche quando era assessore", tendeva a cumulare le indennità politiche con quelle professionali.
Approvato anche l'articolo 2.
Sull'articolo 3, che stabilisce gli ambiti delle unioni dei comuni, fissando i requisiti minimi (oltre i cinquemila abitanti) nasce qualche problema. E' argomento che suscita qualche perplessità e l'on. Balia ne chiede il rinvio; ma si oppone l'on. Giorgio Oppi, (Udc) per ripagare "della porta sbarrata" trovata in mattinata, quando alcuni consiglieri, impegnati a Roma per il vertice del partito, avevano chiesto il rinvio della discussione, non concesso. L'on. Silvestro Ladu (Fortza Paris) ha chiesto di evitare la proliferazione degli enti, fermo nel convincimento che le risorse disponibili servono a "spesare politici di professione, temporaneamente disoccupati"; mentre l'on. Giambattista Orrù (Ds) ha chiesto (emendamento 70) che la dimensione degli ambiti sia portata ad almeno quattro comuni, indipendentemente dalla popolazione, perché la realtà sarda deve tener conto dei piccolissimi paesi e non si può pensare di metterne insieme un numero elevato: si complicherebbe l'organizzazione dei servizi amministrativi.
Ma la Giunta, chiamata a esprimere il parere sugli emendamenti, ha dichiarato di ritenere "superato" l'articolo 3, che era stato concepito come norma transitoria prima della riformulazione dell'articolo 1 bis, il quale, prevedendo l'immediata applicazione della legge, non ha bisogno di ulteriori specificazioni.
Ma l'on. Peppino Balia, relatore, non si è detto d'accordo. A parte il fatto - ha sostenuto - che nella discussione dell'articolo 1 bis non si è fatto alcun riferimento a questa evenienza, non si capisce perché "l'articolo 3 spaventi qualcuno". Contiene delle norme di garanzia e aggiunge la parola "di norma" che non esclude, in situazioni particolari, ambiti di dimensioni più ridotte.
Lo scontro tra Esecutivo e Legislativo, che si registra anche esaminando il contenuto dell'articolo 3, confermato dall'emendamento 70 (la Giunta è contraria mentre il relatore è favorevole), è stato nuovamente "denunciato" dall'on. Mauro Pili (FI), il quale ha voluto rimarcare come in Sardegna le norme siano più restrittive e penalizzanti rispetto a quelle delle altre regioni italiane. Perché, in Sardegna, ha aggiunto Pili, i comuni se si vogliono associano devono essere almeno quattro, con una popolazione di almeno 5.000 abitanti? Nella realtà sarda, per giungere a 5.000 abitanti, si devono riunire un numero di comuni molto maggiore di quattro. I limiti previsti dall'articolo (e dall'emendamento) impediranno la pratica gestione in comune di servizi, di impianti, impediranno reali economie agli enti locali. Questi paletti impediranno la nascita di molte unioni di piccoli paesi, "vicini e simili, come esigenze" ha concluso Pili ed ha confermato il proprio voto contrario all'emendamento in discussione.
Parere decisamente contrario a questo emendamento, ma anche al significato dell'articolo 3, è stato espresso dall'on. Mario Diana (AN), il quale ha voluto ricordare come le unioni dei comuni siano associazioni volontarie di enti locali, che si mettono assieme per fare economie. Queste unioni non costano nulla e non ricevono contributi. In molte regioni italiane, ha aggiunto Mario Diana, vengono incentivate le unioni tra comuni piccoli, con una popolazione ben al di sotto dei 5.000 abitanti. Quindi, ha aggiunto Diana, perché fare una legge che impedisce queste unioni, che limita la costituzione di consorzi, chiamati a gestire funzioni o servizi comuni, con reali economie di risorse. In Marmilla, ad esempio, per arrivare a 5 mila abitanti si devono mettere assieme 10 o 15 comuni. Perché non parlare e legiferare, ora, sulle comunità montane, lasciando ad altra occasione le associazioni, le unioni, i consorzi tra i comuni? Ha chiesto Mario Diana. Se non si scindono i due diversi argomenti, che provocheranno disagi e "grossi problemi" tra gli stessi enti locali, si approverà un vero mostro giuridico. Comunque, ha concluso Diana, voteremo contro l'emendamento 70, anche se ciò "significherà votare a favore della Giunta, che si è pronunciata contro questa proposta di modifica".
La validità della legge è stata messa in discussione dall'on. Roberto Capelli (UDC), il quale ha detto di "aver capito" che questa legge non è la grande riforma che viene sbandierata dal centrosinistra, ma un provvedimento che non è condiviso neanche dall'intera maggioranza e dallo stesso esecutivo. La maggior parte dei venticinque articoli del provvedimento, tralasciando le norme finanziarie, è "emendata" dalle stesse forze della coalizione di centrosinistra, ha aggiunto Capelli. Se ci sono contrasti e c'è l'esigenza di "modificare questo testo", perché non chiedere una sospensione adeguata e riesaminare, nel complesso, l'intero provvedimento? Questa sarebbe potuta essere una vera riforma, perché prevedere, invece, norme che renderanno ancora più difficile riorganizzare il complessivo sistema degli enti locali intermedi? Perché tenere in piedi tutti questi organismi, ha aggiunto Capelli, forse per dare un incarico a qualche amico politico? Non possiamo, comunque, approvare "mostri giuridici", i cui costi ricadranno sulla comunità isolana, che non ne avrà alcun beneficio. Se è necessaria una pausa, in questo dibattito, ha concluso Capelli, decidiamo una sospensione dei lavori e "miglioriamo decisamente questo provvedimento, che appare sbagliato ed inopportuno".
La necessità di abolire le Comunità montane è stata ribadita dall'on. Giovanni Moro (AN), il quale ha anche voluto ricordare la passata e disastrosa esperienza dei comprensori. Perché non fare realmente piazza pulita di questi enti inutili? E' necessario, infatti, fare un reale atto di riflessione e decidere di razionalizzare questo sistema istituzionale, evitando, in tutti i modi, una preoccupane proliferazione di enti "dei quali non sentiamo proprio l'esigenza".
Perché non fermarci qualche minuto per esaminare la reale situazione? ha aggiunto Moro; perché non trasferire alle Province compiti e funzioni che si dovrebbero attribuire a questi nuovi enti, che vogliamo istituire e che non sappiamo come dovranno funzionare? Approfondendo l'emendamento 70, Giovanni Moro ha anche auspicato che le leggi vengano scritte in modo semplice e chiaro, come avveniva in un passato non proprio recente, in modo da evitare interpretazioni difficili e spesso capziose, dovute al molto, troppo involuto e farraginoso linguaggio che caratterizza il testo di troppi provvedimenti approvati recentemente.E' poi intervenuto il presidente Soru, che ha detto che questa legge non può essere vista solo come un provvedimento che sopprime le Comunità montane, ma come una legge di riforma delle Autonomie locali. "Le Comunità montane come le abbiamo conosciute - ha detto il Presidente - non esisteranno più. Ci saranno le unioni di comuni montani e non si parlerà più di enti intermedi. Non esisterà più un presidente della comunità montana eletto al di fuori dei sindaci dell'unione che la compongono, quindi non ci saranno incarichi retribuiti autonomamente e il numero degli assessori dei singoli esecutivi scenderà da 12 a 5". Il presidente Soru ha annunciato che con questa riforma spariscono in totale 300 posti da assessore. Quindi, l'approvazione di questa legge è un momento importante sia perché diminuiscono vertiginosamente i costi sia perché si applica il principio della semplificazione della pubblica amministrazione. Sull'unione dei comuni il presidente Soru è stato chiaro: "le unioni dei comuni sono delle associazioni che si formano sul presupposto di risparmiare e di dare servizi ai cittadini." Per il presidente della Regione nessuno può dire che questa legge crea una moltiplicazione dei posti, anzi è basata sul presupposto opposto.
Per l'on. Roberto Capelli (UDC) la richiesta di sospendere i lavori è sempre più opportuna, per dare modo al presidente Soru "di collegare il file". "L'argomento trattato dal presidente Soru - ha detto il vice capogruppo dell'Udc - non fa parte dell'ordine del giorno di quest'Assemblea". Capelli ha elencato una serie di dati illustrati dal presidente secondo lui "inesatti". "Lei ha parlato di un'altra legge - ha detto rivolgendosi al capo dell'esecutivo - oppure non ha avuto modo di verificare il testo della legge e degli emendamenti. Forse lei non sa che in commissione è stato approvato un emendamento che prevede che il presidente dell'unione dei comuni non debba essere per forza un sindaco dei comuni che ne fanno parte". Capelli ha confermato la sua astensione all'emendamento 70.
L'on. Mario Diana (AN), con una metafora, ha paragonato l'Aula del Consiglio regionale all'Arena dove si svolgono le corride e il presidente della Regione al toro che suscita un sentimento di aiuto. "Per un presidente della Regione partecipare sempre e comunque ai lavori dell'Aula è difficile, però quando non si è presenti si perdono passaggi importanti". Dall'intervento fatto dal presidente in Aula - ha detto Diana - l'unico che non ha responsabilità sul tipo di legge che si sta approvando in quest'Aula è proprio lui. La legge, infatti, sembra ben lontana dagli input che lui aveva dato. Forse il presidente è venuto in Aula stasera proprio per verificare se la Giunta e la maggioranza stanno seguendo le sue direttive".
L'on. Andrea Biancareddu (UDC) ha ringraziato il presidente Soru perché è l'unico che è totalmente d'accordo con la sua idea di riforma delle comunità montane. "Presidente - ha detto rivolgendosi al capo dell'esecutivo - mentre l'assessore Sanna fa filosofia e l'assessore Dadea ci parla del titolo V lei è pratico. Ma questa legge non raggiunge lo scopo di razionalizzare, qui si dice una cosa e se ne fa un'altra. Si vuole risparmiare, ma poi fatti i conti non sarà così".
L'on. Giuseppe Balia (Misto - SDI-SU) ha detto che l'intervento dell'on. Capelli era sicuramente sopra le righe e che troppi fanno degli interventi che non trattano dell'articolo in esame. Sulla possibilità di sospendere l'esame della legge, possibilità avanzata dall'on. Capelli, l'on. Balia ha detto che la maggioranza non è d'accordo anche perché quando si era chiesto di rinviare l'esame dell'articolo 3 il presidente del Consiglio Giacomo Spissu, accogliendo una obiezione dell'on. Oppi, aveva rigettato la richiesta, quasi che il capogruppo dell'Udc fosse il dominus dell'Aula e avesse diritto di veto. Il capogruppo dello Sdi-Su ha espresso parere contrario all'emendamento 87.
L'on. Giorgio La Spisa (FI) ha annunciato voto favorevole all'emendamento in discussione e ha sottolineato l'estemporaneità e la superficialità dell'intervento del presidente Soru, che ha definito uno "spot", un "comunicato stampa impreciso". "Soru non è quasi mai presente ai lavori del Consiglio e interviene non conoscendo neanche il testo in discussione, tentando di far credere che si tratti di una riforma che razionalizza la spesa. Ma non è così e siamo stanchi di questo comportamento che è inqualificabile. Non possiamo più ammettere che quest'Aula venga sistematicamente offesa".
L'on. Silvestro Ladu (Fortza Paris) ha chiesto alla Giunta quale è la sua posizione su questa legge. "L'articolo 2, che abbiamo già approvato, prevede cose diverse da quelle che vuole il vostro leader. Ma siete sicuri di quello che state approvando?". Per Ladu con questa legge (che ha definito un "pappocchio") si creerà un danno enorme alla Sardegna, ma ci sono ancora i tempi per rimediare. Il voto sull'emendamento 87 da parte dell'on. Ladu sarà favorevole.
L'on. Siro Marrocu (DS) ha annunciato il voto contrario all'emendamento 87. Il consigliere diessino ha difeso la proposta di legge sostenendo che è una legge equilibrata e di buon senso, che consente ai comuni di organizzarsi in associazione e che non prevede aggravi di costi. Sulle indennità per questi amministratori l'on. Marrocu è stato chiaro: "non trovo scandaloso che una persona che svolge una funzione pubblica abbia una giusta indennità. La democrazia ha i suoi costi. L'importante è lavorare bene e non creare scatole vuote".
Per dichiarazione di voto è intervenuto, quindi, l'on. Giorgio Oppi (UDC), il quale dopo avere annunciato il proprio voto a favore dell'emendamento 87 (soppressivo), ha ricordato come tutte le proposte della minoranza siano state respinte, nonostante prevedessero reali riduzioni dei costi e delle spese. Abbiamo sempre proposto, ha aggiunto Giorgio Oppi, norme razionali e serie, come la reale abolizione delle comunità montane. Ma le nostre proposte sono state tutte respinte. Per fare un lavoro realmente utile, sarebbe necessario decidere, ora, subito, la soppressione delle comunità montane ed approfondire, poi, il tema dell'unione e delle associazione dei comuni, evitando tutti i guai che questa legge produrrà. Concludendo il suo intervento, Giorgio Oppi, ha confermato il suo voto a favore dell'emendamento 87 e la necessità di rapporti "più corretti, in quest'Aula, tra le diverse parti politiche".
La validità dell'emendamento 87, che se approvato libererebbe la strada da molti ostacoli, è stata confermata dall'on. Mauro Pili (FI), il quale ha ricordato l'esigenza di facilitare la nascita di unioni, di aggregazioni di piccoli comuni "come prevedono, ad esempio, le norme nazionali" per gestire funzioni in comune e fornire servizi reali ai propri cittadini. Questa legge, inoltre, non produrrà questi effetti benefici, farà crescere i costi dei servizi, aggraverà la difficile situazione delle casse pubbliche, favorirà sprechi e spese inutili. Esaminando gli aspetti più propriamente politici del provvedimento, Mauro Pili ha sottolineato come le dichiarazioni del presidente Soru non siano "in linea" con i contenuti della legge in discussione ed ha "consigliato" l'approvazione dell'emendamento 87 (soppressivo dell'articolo 3), per evitare "nuove lacerazioni all'interno della stessa maggioranza". In ogni caso, ha concluso Pili, sta nascendo una riforma che riformerà poco e renderà ancora più difficile, pesante, la situazione degli enti locali isolani.
Concluse le dichiarazioni di voto, il presidente Fadda ha posto in votazione l'emendamento 87 (Ladu, soppressivo totale), che è stato respinto con 14 voti a favore e 37 contrari, e l'emendamento 70 (sostitutivo totale, Maninchedda e più) che è stato approvato con 38 voti a favore , 16 contrari ed 1 astenuto.
I lavori del Consiglio riprenderanno
domani mattina alle ore 10.00