CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIII LEGISLATURA
Nota stampa
della seduta n. 108 pomeridiana del
26 luglio 2005
I lavori del Consiglio sono proseguiti sotto la presidenza dell'on. Paolo Fadda e dell'on. Giacomo Spissu.
In apertura di seduta il Presidente ha comunicato la presentazione di:
Prosecuzione esame Proposta di
legge n. 89/A - Norme per unioni di
Comuni e Comunità montane.Con l'intervento dell'on. Mario Diana (An) è ripreso, nel pomeriggio, il dibattito sulla proposta di legge che disciplina le "unioni dei Comuni e le Comunità montane" e prevede "misure di sostegno per i piccoli Comuni". Mitico il tono: questa legge - ha detto l'esponente di Alleanza nazionale - "nasce per arginare lo strapotere del presidente Soru", che nella Finanziaria 2004 aveva previsto la soppressione delle Comunità. La necessità di fare in fretta ha spinto a varare un testo unificato carente in alcune parti; alcune competenze che le leggi vigenti assegnano ai Comuni non sono chiare o, addirittura, non sono previste. La stagione delle riforme - così qualcuno l'ha definita - si avvia in tono minore; se da una parte, con l'istituzione delle nuove Province, bisognava aggiornare l'assetto amministrativo, e se da qualcuno arrivava una sorta di de profundis per le Comunità montane, "arrivate - si diceva - al capolinea", questo processo, sicuramente impegnativo, è stato avviato fra malumori e diffidenza, senza la necessaria concertazione. Per l'on. Diana sarebbe preferibile "fermare le bocce" e riprendere il filo del discorso. Il testo del progetto di legge non soddisfa l'opposizione; ma, a quanto pare, non soddisfa neppure la maggioranza. C'è un rischio da scongiurare, quello di riproporre, questa volta in capo alle Unioni dei Comuni, quell'esercito di presidenti, assessori, segretari generali e funzionari. Se il pericolo era una pletora di incarichi, il pericolo non è stato sventato. Per mettere ordine sarebbe stato preferibile - ha concluso l'on. Diana - intervenire esclusivamente sulle Comunità montane, anziché allargare il discorso in modo confuso e poco convincente.
Il fattore tempo ha giocato un ruolo, nell'avvio delle riforme, ha riconosciuto l'on. Stefano Pinna (Progetto Sardegna) definendo "importante" questa legge che ridisegna alcune competenze ed alcune funzioni degli enti locali. Ingeneroso da parte degli organi di informazione parlare di scarsa attività del Consiglio, che, al contrario, nonostante un regolamento superato, ha lavorato molto. Questa legge è un segnale dell'impegno, anche se, d'ora in avanti, "dobbiamo lavorare meglio". Smentita qualunque sovrapposizione e interferenza fra esecutivo e Consiglio, Pinna ha affermato che la Giunta "è stata, invece, di sprone" chiamando il Consiglio a precise responsabilità. Il fattore tempo è intervenuto per l'avvio delle riforme, volute in parte dalla "Bassanini", ma rimaste per anni a livello di incompiuta. Il progetto di legge in discussione arriva al cuore di una Sardegna "debole e frammentata", quella dei piccoli Comuni, a prevalente organizzazione agro pastorale, sui quali incombe il pericolo dello spopolamento, una "riserva di identità, cultura e tradizione" da non perdere. Piccoli Comuni altrimenti destinati "alla morte civile". Le Unioni (spontanee e libere, non imposte) avranno ambiti a proposito dei quali forse è necessario un approfondimento. Domanda spontanea: la soglia dei 5.000 abitanti deve essere un'eccezione o una regola? E' una delle domande alle quali il Consiglio dovrà dare risposta.
Dall'on. Antonio Biancu (Margherita) l'invito alla minoranza perché non sia opposizione, ma collabori (lo ha fatto qualche esponente a livello individuale) perché questa, come tutte le riforme, "ha bisogno di tutti". Dovrà essere, infatti, una "vera" riforma, la migliore possibile; non una riforma "gattopardesca" nella quale il solo modo di cambiare è quello di non cambiare; e neppure una mini riforma, inadeguata al nuovo assetto amministrativo e alla tendenza di trasferire ulteriori competenze agli enti locali, che, se di piccolissime dimensioni, non sono in grado di esercitarle, quelle competenze. Il contenuto attuale è frutto del confronto fra esecutivo e maggioranza; oggi tocca all'Aula - ha aggiunto Biancu - proseguire nel confronto. Quanto alle Comunità montane, alcune hanno lavorato con profitto, altre no. Una parte di responsabilità ricade sulle politiche carenti a livello regionale (montagna e zone interne non hanno avuto le attenzioni necessarie). Ma la riforma deve partire comunque, chiamando questi enti a nuove e più precise responsabilità. Quanto, invece, all'unione dei Comuni, "siamo fiduciosi, anche per alcune esperienze maturate nel territorio" e per il fatto che l'associarsi "non limita l'autonomia, ma aiuta a crescere insieme". Fra gli emendamenti presentati, di particolare rilevanza è quello che riguarda le risorse: "nessuno - ha concluso Biancu - né fra i 234 Comuni classificati montani, né fra i Comuni che decideranno di non associarsi dovranno perdere un solo euro".
Per l'on. Siro Marrocu (DS), questa legge non chiude un anno di legislatura, ma apre una nuova stagione ricca di impegni di particolare importanza, al punto che, se i prossimi appuntamenti non saranno compiuti, "rischia di fallire la legislatura", non solo la maggioranza. Fra gli appuntamenti, oltre a quelli canonici di Dpef e bilancio, piano sanitario e socio assistenziale, riforma dei consorzi industriali, Arpa, legge urbanistica e piani paesaggistici, riforma statutaria e legge elettorale. Basta scorrere l'elenco per rendersi conto che il clima di scontro e diffidenza che spesso anima l'opposizione, deve lasciare posto, "nell'interesse di tutti" e "nella distinzione dei ruoli" ad uno spirito corale, di collaborazione. Oggi l'opposizione "oscilla" fra posizioni radicali (diamo tutto alle nuove Province e cancelliamo gli altri enti intermedi) e chi tenta di cavalcare il malessere degli amministratori locali. Ci vuole invece una visione di prospettiva - ha aggiunto Marrocu - prevedendo l'importanza che questa legislatura è chiamata ad avere nel futuro della Regione.
E' poi intervenuto, a conclusione del dibattito generale, l'assessore regionale agli Enti Locali, Gian Valerio Sanna, che ha ricordato che l'Ordinamento ha ormai 25 anni. In questi 5 lustri c'è stata la riforma del titolo V della Costituzione e la nascita di un nuovo ordinamento provinciale. "Alla luce di tutto questo - ha chiesto Sanna - è scandaloso rimettere mano al proprio Ordinamento? L'esponente della giunta ha detto ancora che tanti consiglieri regionali che oggi parlano di "concentrazione di potere" si sono battuti perché ci fosse il cambiamento. Inoltre, l'assessore ha chiarito che non è vero, come sostengono alcuni giornali che, all'interno della maggioranza e della Giunta, siano "tutti contro tutti". La Giunta ha le sue idee - ha aggiunto - le esprime e vuole partecipare con umiltà al processo legislativo. "Lo facciamo confrontandoci con il Consiglio. La democrazia comporta fatica: perché vuol dire partire da punti diversi per arrivare ad un punto comune". L'esecutivo - ha chiarito G.V. Sanna - è ansioso di portare avanti il programma di governo. Sulle riforme il compito è particolarmente delicato: si tratta di saperle fare scegliendo un modello e non facendosi condizionare dallo status quo. Di fronte alla razionalizzazione delle spese questo Parlamento vuole garantire a tutti i cittadini le medesime opportunità. "Io credo che dobbiamo aderire con impegno a questo Progetto di legge - ha concluso l'Assessore - che è equilibrato ed esalta le 8 province. Abbiamo fatto un buon lavoro e vogliamo creare un percorso condiviso per definire una riforma che è soltanto ai primi passi."
Il presidente Spissu ha dichiarato chiusa la discussione generale e ha sospeso la seduta, che riprenderà domani mattina, alle 10, con la votazione sul passaggio agli articoli.
I lavori riprenderanno
domani mattina alle 10