CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURA


Nota stampa
della seduta n. 107 pomeridiana del 21 luglio 2005


I lavori sono ripresi sotto la presidenza dell'on. Paolo Fadda e dell'on. Giacomo Spissu.

Prosecuzione esame Proposta di
legge n. 89/A -
Norme per unioni di
Comuni e Comunità montane.

Ha aperto i lavori della seduta pomeridiana l'on. Angelina Corrias (DS). Per l'esponente dei Ds questa proposta di legge è una scelta coraggiosa e  rappresenta una riforma di lungo e ampio respiro. L'obiettivo è quello di guardare oltre la razionalizzazione della spesa. L'on. Corrias ha detto che occorrono altre riforme, ma è necessario che la Regione si liberi di quei "pesi" che non hanno contribuito a far crescere il territorio e che spesso sono serviti solo a far costruire carriere politiche.  Per l'on. Corrias un governo "non strabico" deve puntare a rendere più forti gli enti locali: è una sfida politica e culturale perché si tratta di stipulare un patto di pari grado e rendere anche i comuni più piccoli protagonisti dello sviluppo del territorio.

L'on. Nello Cappai (UDC)  ha detto di condividere l'intervento dell'on. Maninchedda e ha rivendicato il diritto di ogni consigliere regionale di presentare  emendamenti.  L'esponente dell'Udc  ha invitato la maggioranza a ritirare la proposta di legge e a concordarla anche  con il Consiglio delle Autonomie locali per trovare una soluzione unitaria. Per Cappai questa PL è dettata dalla fretta di chi vuole arrivare alle Riforme senza un confronto democratico  e senza neanche degnarsi di venire in Aula ad ascoltare la maggioranza e l'opposizione. Il giudizio di Nello Cappai sul testo  è negativo: non si dice quante comunità montane ci saranno, quante Unioni di Comuni, quale sarà il costo di questi enti.  Per Cappai c'è troppa superficialità: da una parte si dice che si vuole risparmiare, dall'altra  si crea la possibilità di istituire una molteplicità di strutture. Ma - ha chiesto - non saranno altri carrozzoni? Non si può fare il moralista  da una parte e poi non applicare la morale dall'altra. Cappai, in conclusione di intervento, ha invitato, ancora una volta, la maggioranza a ritirare la proposta di legge.

L'on. Attilio Dedoni (I Riformatori)  ha ricordato che la democrazia è il sale della crescita di ogni società civile e ha detto di non capire perché la maggioranza e la giunta abbiano paura di discutere in aula e non vogliano che si presentino emendamenti. Anche per l'on. Dedoni l'altimetria non può essere l'unico parametro su cui basarsi per riformare le Comunità montane ma è necessario tener conto anche del principio socio - economico. Per Dedoni non si possono cancellare gli enti che hanno lavorato bene solo perché c'è la caccia alle streghe e perché il presidente Soru ha il furore autonomistico. L'esponente dei Riformatori ha suggerito, per correttezza istituzionale, di chiedere un parere sul testo al Consiglio delle Autonomie locali.

L'on.  Francesco Sanna (La Margherita) ha detto che siamo di fronte ad una rivoluzione. Il progetto di legge all'esame del Consiglio è di ampio respiro: riguarda i piccoli Comuni che devono sviluppare le funzioni amministrative, i poteri, i loro bisogni. Il compito della Regione in materia è particolarmente delicato perché si tratta di creare delle libertà e di aiutare i Comuni, anche quelli più piccoli, ad avere una giusta dimensione. Con questa legge, per l'on. Sanna, si scrive una pagina di leale collaborazione tra Regione e Comuni tenendo come base il principio della non proliferazione degli enti.  Auspicando un cambiando di mentalità da parte di tutti, l'on. Sanna, ha ricordato il grande carattere innovativo di questa proposta di legge che non dà per scontata l'equazione montagna = zona disagiata.   

"Che cosa in questa discussione ci divide"? Così l'on. Roberto Capelli (UDC) si è interrogato, prendendo le mosse dal dibattito svolto fino a quel momento, per poi introdurre le proprie argomentazioni. Non si può, ad esempio, dissentire dall'ultimo intervento dell'on. Francesco Sanna, ha detto Capelli. Il problema è delicato anche in considerazione dei rapporti fra i nuovi enti intermedi e le nuove Province. La legge all'attenzione dell'Aula, come testimonia il voto in commissione, può essere considerata accettabile. E, tuttavia, pur nella sostanziale condivisione dei problemi e dei rimedi, ciò non significa  che non si possa ritenere necessario apportare ulteriori correttivi. Ecco allora la ragione degli emendamenti presentati. Indicando la via del dialogo, quale strumento fondamentale per elevare il dibattito, Capelli ha sostenuto l'esigenza di un franco confronto sugli emendamenti proposti. L'esigenza di una rivisitazione delle Comunità montane è reale ma sulla materia è necessario un confronto pacato e costruttivo. "Ecco perché le parti politiche dovrebbero sedersi e confrontarsi, il che non significa contestare l'ottimo lavoro della Commissione. Anche noi vogliamo ridurre il numero delle Comunità montane, ma vogliamo eliminare il muro che c'è fra noi".

Una legge può essere giudicata valida o meno quando viene applicata, per conoscere la corrispondenza fra obiettivi e rimedi proposti, ha esordito così l'on. Luciano Uras (PRC). Ecco perché questa legge può essere considerata buona solo quando la si applicherà. Perciò non bisogna assumere atteggiamenti di entusiasmo prematuri. Esprimendo riserve su "una stagione di nuovo dirigismo che sembra caratterizzare il nuovo costume politico", e sulle ossessioni che sembrano assillare gli strati intermedi della politica locale (ad esempio quella della conquista di sempre maggiori spazi di potere per mezzo della politica), Uras ha sostenuto che la Commissione con questa legge ha cercato di eliminare queste ossessioni. Il prodotto finale è certamente apprezzabile, ha affermato, ribadendo che meglio avrebbe fatto l'opposizione ad avanzare i propri emendamenti in quella sede piuttosto che in Aula. Poiché il dirigismo ha dimostrato la propria negatività, occorre evitare di instaurare anche con questa legge "processi forzosi" come ad esempio l'istituzione dei vecchi compressori o delle vecchie comunità montane. Con questa legge al contrario è data la piena libertà agli enti locali costituire Unioni di Comuni.
"Siamo davanti ad una legge che si sforza di dare risposte concrete ai cittadini - ha concluso Uras -; essa possiede i presupposti per potere diventare una buona legge".

È poi intervenuto l'on. Sergio Pisano (I Riformatori), che ha esordito affermando l'esigenza di una Regione diversa che abbia l'obiettivo di non fare scomparire l'identità dei piccoli Comuni. Prendendo spunto dall'iniziativa recente del presidente della Giunta di elevare le tariffe per la raccolta differenziata dei rifiuti, Pisano ha sottolineato l'importanza delle associazioni di piccoli Comuni. L'oratore ha, quindi, affermato di condividere il processo di riforma che con questo provvedimento si intende avviare; "Per questo ritireremo i primi cinque emendamenti firmati dal nostro gruppo politico" ha annunciato Pisano, il quale ha detto di condividere lo spirito che è alla base della riduzione delle Comunità montane. L'oratore ha, quindi, affrontato più nei dettagli l'articolato della legge, esprimendo giudizi variegati, ed ha indicato "la vera novità della legge nel fatto che favorisce le forme associative fra i piccoli Comuni".

Ha poi preso la parola l'on. Mauro Pili (FI). "Ci sono due visioni diverse della legge su cui accorre un ragionamento", ha esordito. "In primo luogo occorre affermare che in questa legge non c'è alcuna ombra di riforma, ma è un'azione di retroguardia e di restaurazione". Ricordando il "male necessario" adottato qualche anno fa con l'adozione di quattro nuove Province, Pili ha svolto una serie di considerazioni critiche sulla legge in esame, che moltiplica incarichi ed organismi istituzionali. "Vi è una sovrapposizione non più giustificabile. Non vi può essere un triplo passaggio istituzionale". Ha, quindi, criticato il fatto che i piccoli Comuni possano associarsi solo fra loro, senza le grandi città. Ed ha affermato che non ci può essere sviluppo delle zone montane senza l'interazione con le zone costiere e viceversa. Passando, poi, all'esame del piano finanziario ha definito la legge "un provvedimento virtuale", perché privo di dotazione adeguata. Negando, quindi, che questa sia una legge di riforma, Pili ha paventato il grave rischio della riduzione degli spazi democratici del Consiglio. Occorre una riflessione congiunta, ha ribadito, perché quando si fanno fughe in avanti si rischiano seri errori.

"Fatto importante" dell'attività del Consiglio, invece, per l'on. Antonello Licheri (PRC), questo disegno di legge "che avvia la riforma" e prelude "a un progetto di sviluppo equilibrato", consentendo un decentramento capace di avviare "forme stabili di cooperazione". I Comuni, soprattutto i piccoli, avranno un ruolo attraverso forme di aggregazione che consentiranno di avviare "una migliore articolazione dei servizi", condizionati, finora, dalla scarsità delle risorse. Non è, dunque, una legge di semplice riordino delle Comunità montane, anche se prende in considerazione, su questo versante, enti intermedi non esenti dal colpe ("alcune hanno risposto esclusivamente a esigenze di sottogoverno"), ma neppure da meriti ("alcune hanno lavorato bene"). Strumentale il giudizio di chi sostiene che si intendesse sopprimerle; il tentativo, al contrario, è di rafforzare le finalità (difendere il patrimonio montano, un patrimonio di cultura, di esperienze e di tipicità). Ma perché la legge abbia gambe, sono indispensabili le risorse finanziarie altrimenti le unioni di Comuni e le Comunità si ridurrebbero "a scatole vuote", tenute in piedi "per appagare la bramosia di qualche posto di sottogoverno"; non sarebbero, di certo, strumento per una nuova fase di sviluppo. La filosofia della legge è, dunque, quella di incentivare gli insediamenti abitativi e imprenditoriali, accrescendo "la legittima autonomia decisionale dei Comuni" perché le prospettive di sviluppo economico e di qualità della vita sono i rimedi per contrastare efficacemente lo spopolamento.

Ultimo intervento della giornata, quello del capogruppo di Forza Italia, on. Giorgio La Spisa. Il giudizio espresso è stato moderato: da una parte una dura critica al riordino delle Comunità montane ("se si voleva avviare una politica della montagna, l'occasione è fallita"); dall'altro un parere positivo sul tentativo, fatto dalla Commissione, di riequilibrare l'azione delle autonomie "incentivando sul piano finanziario e normativo la gestione associata dei servizi" (capo terzo della legge). Un tentativo che punta attraverso la pianificazione urbanistica e la programmazione economica a rendere le aree svantaggiate più appetibili per nuovi investimenti ed a migliorare le iniziative esistenti. Destinare risorse con priorità ai Comuni che si associano "diventa uno stimolo per favorire il cambio di mentalità"; servirà "a razionalizzare la spesa ed a renderla più fruttuosa per la comunità. Questo è sicuramente un aspetto positivo della legge". Quanto alle Comunità montane, è evidente che "non si supera la difficoltà a dire no agli amici di partito che pretendono spazi di potere a livello locare, anche in una stagione politica che non può consentire queste situazioni". Si potevano percorrere altre strade - ha precisato La Spisa - come quella di destinare le risorse del Fondo per la montagna alle Province, chiamate poi a distribuirlo ai Comuni designati come montani. Si è scelta, invece, la strada più banale e conformista per non scontentare chi chiedeva che, rimassero in vita  strutture e organigrammi scarsamente efficienti.

A questo punto il presidente Spissu ha concluso i lavori, rinviandoli a martedì prossimo.  


Il Consiglio si riunirà
martedì 26 alle ore 17.00.